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Autore: anonymus_00    18/01/2015    1 recensioni
Il mito del "Rapimento di Eùropa" rivisitato in maniera più...scottante.
dal testo: "...Eùropa non sapeva se quello che vedeva fosse il vero aspetto del Dio, ma non indagò accontentandosi del giovane vigoroso che le si era manifestato. Era alto e il corpo, scoperto nella parte superiore, presentava addominali scolpiti ed Eùropa si ritrovò a desiderare quel corpo.
Non vi furono parole, Zeus si gettò bramoso sulla fanciulla e le prese il viso tra le mani, baciandola con passione..."
Genere: Erotico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sovrannaturale
- Questa storia fa parte della serie 'Seconda Stesura'
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IL RAPIMENTO DI EUROPA

I granelli di sabbia erano come piccoli cristalli che rilucevano alla calda luce del sole. Ogni tanto un’onda, con la sua spuma, si recava a salutarli ed ecco allora che essi si spostavano affannati l’uno sull’altro per poter essere rapiti e condotti nel misterioso Oceano, come richiamati dal canto di una sirena.
Nell’aria risuonò una risata. Era candida, cristallina e innocente.
Sulla spiaggia, poco distanti da quella danza dei granelli di sabbia si trovava Eùropa, la principessa di Tiro, figlia del re Agenore.
Ella era giovane e bella. La pelle era chiara e liscia, pura. Capelli biondi lunghissimi e intrecciati incorniciavano un volto perfetto in cui spiccavano due grandi occhi blu, blu come l’Oceano che lei amava.
Le forme generose erano solo in parte celate da una sottile vestaglia, che lasciva poco all’immaginazione, cosicché ogni volta che passava accanto ad un gruppo di giovani dell’isola essi ne restavano incantati ed ella poteva divertirsi provocandoli, spesso lasciandoli poi a bocca asciutta, a meno che non fossero di suo piacimento, e allora eccoli appartarsi sulla spiaggia, dietro gli scogli ad imparare a conoscersi l’un l’altro accompagnati dai sospiri e dai gemiti di pura emozione.
Ma non aveva destato solo l’attenzione dei giovani di Tiro, anche una divinità si era invaghita di lei e la desiderava, nello spirito come nel corpo.
Eùropa si era recata sulla spiaggia a salutare il mare accompagnata dalle ancelle con le quali spettegolava delle sue ultime avventure.
Erano tutte sedute in cerchio a far scorrere le mani sulla sabbia e a ridere, quando Eùropa si alzò per avvicinarsi alle onde e sentire il vento sferzarle il viso.
Fu allora che lo vide; la guardava con desiderio ma lei non capiva questa sua bramosia, in fondo era solo un toro. Il toro più bello, candido e puro che avesse mai visto. Un toro bianco che le si avvicinava.
Quando furono uno di fronte all’altra il toro si inchinò come ad offrirle la sua schiena da cavalcare e la principessa accettò l’invito, mentre le ancelle, ignare, proseguivano nei loro racconti.
Il toro si avventurò in mare e Eùropa serrò le cosce sulla sua schiena per non rischiare di cadere. Il toro sembrò apprezzare quel contatto.
Eùropa non pensava più, come se fosse normale solcare la spuma delle onde in groppa ad un bianco toro.
L’animale raggiunse un’isoletta che Eùropa mai aveva conosciuto. Vi era solo qualche ciuffo di vegetazione e si poteva attraversare con appena una ventina di passi, arrivando dalla parte opposta dell’isoletta.
Fu proprio tra quel verde, sotto un salice, che il toro depose la fanciulla.
Poi, sotto gli occhi increduli di Eùropa accade qualcosa che solo nelle leggende aveva udito: un Dio le si manifestò dinanzi.
Si da il caso che quel toro fosse Zeus che si era trasformato per attirare con se la giovane per placare il suo desiderio.
Eùropa non sapeva se quello che vedeva fosse il vero aspetto del Dio, ma non indagò accontentandosi del giovane vigoroso che le si era manifestato. Era alto e il corpo, scoperto nella parte superiore, presentava addominali scolpiti ed Eùropa si ritrovò a desiderare quel corpo.
Non vi furono parole, Zeus si gettò bramoso sulla fanciulla e le prese il viso tra le mani, baciandola con passione.
Le sue mani scesero, poi, veloci, sul suo corpo laddove i seni prosperosi sbocciavano candidi. La veste scivolo lungo i fianchi della ragazza, lasciandola completamente spoglia a ogni pudore.
Quando le mani del giovane Dio si strinsero attorno ai seni di Eùropa ella gemette e quel suono così puro e allo stesso tempo desideroso fecero animare ancora di più il ragazzo che strinse con più vigore, massaggiandoli e assaggiandone il sapore con le labbra, succhiando quei frutti della passione.
Eùropa, sempre più in balia del volere del ragazzo cominciò a spingergli il viso più giù, intrecciando le mani nei suoi capelli scuri e sbarazzini.
Un sottile velo divideva ancora l’intimità della giovane dal volere del ragazzo ed egli cercò di eliminarlo il prima possibile.
Quando la vide ebbe un attimo di esitazione, ma fu solo un istante che passò fugace e Eùropa sentì la mano forte del ragazzo accarezzarle con timore ma allo stesso tempo con desiderio la sua intimità.
I gemiti e i sospiri della principessa si facevano sempre più forti e ravvicinati e il ragazzo velocizzò i suoi movimenti, così che la sua compagna potesse godere di quegli istanti ancor di più.
Le mani di Eùropa si attaccarono ai fianchi di lui dove andarono a sganciare la veste che copriva il membro di lui, lasciandolo così libero ai suoi occhi.
Il viso di Zeus tornò a puntare in alto dove incontrò nuovamente la bocca della principessa e mentre il loro bacio si faceva sempre più ambizioso Eùropa lo sentì entrare.
Nell’istante in cui il membro di lui aveva cominciato a farsi strada nel corpo pure di lei entrambi avevano percepito una forza magica avvolgerli. Un grido era sfuggito dalla bocca di Eùropa e Zeus desiderò risentire ancora quel suono sapendo di esserne lui la causa.
Eùropa si ritrovò a non essere più poggiata al salice ma sdraiata a terra con Zeus che la sovrastava. Le mani di lui si strinsero nuovamente sui seni, carezzandoli, stringendoli e massaggiandoli mentre col bacino si faceva sempre più strada nel corpo della ragazza.
Quando uscì dal suo corpo Eùropa si sentì svuotata ma lui non tardò a colmare il suo vuoto, tornando a penetrarla con più forza e più velocità. In uno spasmo di desiderio la principessa inarcò la schiena così da sentirlo ancora più dentro, ancora più vicino.
Come se si fosse di nuovo impadronito della forza del toro Zeus la montava come mai aveva fatto prima, mettendo tutta la sua forza in quel momento di passione che da tempo aveva desiderato.
Più volte giunsero al momento di maggior culmine ma mai si fermarono. L’aria e pervasa dalle grida di Eùropa che ormai cominciava a desiderare un attimo di tregua, ma il suo Dio non accennava a capire quel desiderio.
Ogni angolo del corpo della principessa era stato esplorato dalle mani di lui e dalla sua bocca che bramosa aveva lasciato i segni del suo passaggio sul collo, sui seni e sul ventre.
Quando il membro di lui lasciò il corpo di Eùropa per l’ultima volta lei non aveva più forze prosciugate da tutto quel gridare e da quella passione, ma rimpianse quel contatto.
Sentì però il giovane scendere con viso e andare ad assaggiare il suo sapore e ogni volta che la sua bocca la sfiorava in quel punto fremeva e vibrava come pervasa da una scossa elettrica.
***
Quando si risvegliò, Eùropa, si trovava sulla spiaggia e poco più in là sentiva risuonare le risate delle ancelle.
Per un attimo temette che fosse stato tutto un sogno ma non ci mise molto ad accorgersi che era nuda e che sul suo corpo bruciavano ancora i segni del passaggio del giovane.
Nessuno seppe mai di quell’incontro, di quella passione tre un Dio e una mortale, anche se tutto questo aveva lasciato un segno. Nove mesi dopo Eùropa partorì tre gemelli frutto di quel giorno, e i figli presero il nome di Minosse, Radamanto e Sarpedonte. A lungo molti giovani del villaggio si chiesero se per caso fosse loro il seme di quelle nascite, ma Eùropa non rivelò mai a nessuno chi fosse stato a donarle quei tre figli.
   
 
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