Our
Coffee
Thing
Kate Beckett
stava aggiornando la lavagna con gli ultimi sviluppi di un caso
d’omicidio
davvero molto complicato.
Era nervosa
per svariati motivi. Uno di questi era il vicolo cieco in cui erano
incappati
con le indagini.
Un altro era
l’assenza di Castle.
Il suo turno
finiva tra pochi minuti e lui avrebbe dovuto essere lì al
distretto già da
tempo.
Chiuse il
pennarello dando un leggero colpetto al tappo e in quel momento il suo
cellulare segnalò l’arrivo di un messaggio.
Sorrise nel
leggere che suo marito
– adorava
chiamarlo così nella sua testa – la stava
aspettando fuori dal distretto.
Non vedeva
l’ora di passare tutto il weekend a letto.
Sembrava
strano, ma da quando Castle aveva iniziato la sua nuova carriera da
investigatore privato, e di conseguenza passavano molto meno tempo
insieme, non
ne avevano mai abbastanza l’uno dell’altro.
Martha e
Alexis dovevano averlo notato perché, saputo del
finesettimana libero di Kate,
si affrettarono a trovare entrambe una scusa per dormire fuori casa e
per
restarci fino a lunedì.
Sorrise
infilandosi la giacca di pelle, un po’ in colpa per averle
praticamente
cacciate da casa loro.
Ma
l’idea di
passare le successive giornate a letto le fece svanire in fretta ogni
rammarico.
Scese in
strada e con una piccola corsa lo raggiunse, appoggiato al cofano della
sua
auto.
“Hey,
detective”, Castle la salutò e la
abbracciò in vita.
“Hey,
investigatore privato”, ricambiò la stretta
circondandogli il collo con le
braccia.
“Pronta
per
andare?”, le domandò lasciandole un dolce bacio
sulle labbra prima di
sciogliere l’abbraccio e dirigersi verso la portiera del
passeggero per aprirla
galantemente a sua moglie.
“Portami
subito a casa”, rispose Kate con estrema malizia mentre si
accomodava sul
sedile.
“Ci
andremo”, le disse Castle prendendo posto al volante
“Ma non ora”.
Rimase
interdetta per un momento.
“Cosa
intendi?”, chiese perplessa mentre lui si immetteva nel
traffico.
Doveva forse
affinare le sue doti seduttive? Perché le era sembrato di
essere stata molto
chiara su come voleva passare il weekend.
“Rilassati,
è una sorpresa!”, rispose lui.
Sì,
beh...
anche lei aveva una sorpresa per lui. Di pizzo e parecchio cara.
“Non
possiamo andarci un’altra volta?”, gli
domandò lievemente seccata.
“Ho
già
preso i biglietti e sono sicuro che ti piacerà”,
le disse sorridendo e per
nulla turbato dal suo malumore.
Kate
corrugò la fronte. Biglietti? Per dove? O per cosa?
“Castle,
dove stiamo andando?”.
“A
Brooklyn,
più precisamente al numero 72 di Noble Street”,
affermò candido.
A
quell’indirizzo
c’era solo un edificio, che lei sapesse.
“Perché
andiamo al Brooklyn Expo Center?”, cercò di non
sembrare troppo irritata, ma
continuava a non capire cosa ci fosse di meglio che passare
l’intero weekend a
letto a...
“Andiamo,
non ti ricordi?”, Castle interruppe il filo dei suoi pensieri.
“Quale
evento c’è ogni anno, a Marzo, all’Expo
Center?”, l’aiutò Castle.
Beckett
fissò il cruscotto cercando di radunare le idee
finchè non ricordò “Il Coffee
& Tea Festival?”, esclamò con stupore.
“Esatto,
detective! Me ne hai parlato mesi fa, sembravi tenerci molto...
purtroppo cade
proprio in questo weekend...” Castle le lanciò
un’occhiata inequivocabile che
le fece capire che aveva recepito benissimo la sua volontà
di vivere a letto
“...ma ho pensato che se ci andiamo un paio d’ore
adesso poi avremo tutto
sabato e domenica per noi”.
Kate se ne era completamente
scordata, con tutto
quello che succedeva al distretto e a casa Castle.
Lo
guardò
quasi commossa per tutte le attenzioni che lui continuava a riservarle,
anche
da sposati.
Eppure...
eppure, per quanto dolce fosse o anzi forse proprio per quello, per
quel gesto,
per essersi ricordato di un vago discorso fatto mesi fa dopo aver letto
un
semplice volantino... non vedeva l’ora di tornare a casa. A
letto.
Era
diventato un pensiero fisso ormai.
“Me ne
ero
dimenticata...ma non dobbiamo andarci per forza se non
vuoi...”, cercò di
convincerlo.
Castle
entrò
nell’ampio parcheggio e adocchiò un auto in
procinto di lasciare libero un
posto “Scherzi? Il caffè è il nostro
simbolo! Se c’è un posto in cui dobbiamo
andare è proprio la fiera del caffè!”,
e con un’agile manovra si infilò
velocemente nel posto appena lasciato vuoto.
“Giusto”,
sussurrò Beckett, e comunque ormai erano arrivati.
Sembrava
tutto parte di un grande disegno per rovinare i piani del super
romantico e
sexy weekend di Kate Beckett, in
cui lei
avrebbe sfoggiato il suo recente acquisto – che cominciava a
pizzicare
oltretutto – avrebbero fatto l’amore per ore,
avrebbero parlato languidamente
distesi a letto, lei agli avrebbe detto quanto quei primi mesi del loro
matrimonio fossero stati meravigliosi per lei, quanto era cresciuta
emotivamente dopo aver passato anni a negarsi la felicità,
quanto era felice di
come stava crescendo il loro rapporto, gli avrebbe detto che...
“Kate ci sei?”, Castle le sventolò una
mano davanti agli occhi distogliendola
un’altra volta dai suoi pensieri “Ce la fai a non
immaginarmi nudo per un paio
d’ore? Solo un paio, giuro. Poi sono tutto tuo!”,
la prese in giro conducendola
all’entrata dell’edificio.
Beckett
scosse la testa ma non disse nulla.
Negare
avrebbe significato mentire perché sì, ci stava
proprio pensando.
Non
calcolarono nemmeno l’area dedicata al tè ed
entrarono immediatamente nel
padiglione del caffè.
La stanza
era immensa, piena di stand, ognuno rappresentativo di una
qualità di caffè.
In alto,
sulla parete in fondo di fronte a loro, spiccava una citazione di
Stephanie
Piro che Castle trovò particolarmente significativa.
Si
accostò
al suo fianco, posandole una mano sulla schiena e gliela
sussurrò all’orecchio
“Behind every
succesful woman...is a
substantial amount of coffee. La trovo molto accurata,
specialmente nel
nostro caso”.
Dietro ad
ogni donna di successo c’è una notevole
quantità di caffè.
Amen.
Pensare di
vivere senza caffè era impensabile per Kate Beckett. Forse
solo in un paio di
casi avrebbe potuto spontaneamente rinunciarvi, ma le ci sarebbe voluta
tutta
la sua forza di volontà.
Lo
ringraziò
con un lungo bacio ed ancora una volta avrebbe voluto essere a casa,
tra le sue
braccia.
Si
avvicinarono ad un gruppetto di persone che stavano ascoltando la
spiegazione
di uno degli organizzatori.
“Il
caffè è
un prodotto della terra, di Madre Natura”, l’uomo
iniziò con qualche aneddoto “Sue
notizie ci giungono da molto lontano. Una delle tante leggende legate
alla
nascita del caffè narra che il profeta Maometto si vide
portare in dono lo
scuro elisir dall’arcangelo Gabriele, così che
potesse vincere il sonno durante
la preghiera, disarcionare quaranta uomini e rendere felici quaranta
donne. Ma
di quest’ultima prodezza non si hanno riscontri effettivi,
purtroppo”, tutti
risero alla battuta e proseguirono nell’ascolto di un'altra
leggenda.
Man mano che
parlava l’uomo scortava il piccolo gruppetto tra i vari stand.
“La
Coffea è
un arbusto sempreverde, appartenente alla famiglia
delle Rubinacee”, molti
annuivano, altri ascoltavano con attenzione “Le specie di
Coffea conosciute ad
oggi sono alcune decine, ma quelle che a noi interessano sono
essenzialmente
due: Arabica e Robusta”.
Castle prese
la mano di Kate “Mmm Arabica”, sussurrò,
come se potesse già sentirne il sapore
in bocca.
Si fermarono
poi davanti ad un piccolo banchetto.
Su di esso
troneggiavano alcuni cesti in vimini colmi di chicchi appena macinati.
L’uomo
invitò
i presenti a prenderne un piccola manciata tra le mani.
Con i
polpastrelli, Kate ne saggiò la consistenza morbida, quasi
vellutata.
L’avvicinò
al naso e chiuse gli occhi per sentirne il profumo.
Intenso e
forte.
Buonissimo.
Ed era solo
il macinato!
“Dio,
persino sniffare il caffè diventa dannatamente sexy con
te!”.
Riaprì
gli
occhi e vide lo sguardo totalmente ebete di Castle.
Gli sorrise
e accostò la mano colma al suo naso.
La
imitò.
Chiuse gli occhi ed inspirò profondamente.
Quando lui
li riaprì, Kate giurò che fossero un
po’ più dilatati del normale.
Sì,
era
dannatamente sexy sniffare il caffè.
“Se
invece
di spargere petali di rose sul letto come fanno tutti, noi spargessimo
la
miscela del caffè?”, le domandò mentre
si stava pulendo le mani con le
salviettine poste sul banco.
Questa volta
Kate rise più forte “Lo trovo scomodo e poco
igienico!”.
“Dici
che i
granelli si infilerebbero su per...”, la signora accanto a
loro si voltò con
sguardo allarmato, interrompendolo.
Beckett
trovò saggio scostarsi di almeno un metro dal quel gruppetto.
“Pensi
mi
abbia sentito?”, chiese ironico, leggermente imbarazzato.
Kate
trattenne a stento un’altra risata, premendosi una mano alla
bocca.
Superarono
altri stand osservando ed ascoltando con estremo interesse ed
attenzione
finchè, attratto da un aroma assolutamente ipnotico,
raggiunsero la
degustazione vera e propria.
Dei mini
bicchierini contenenti diverse qualità di caffè
venivano distribuiti ai
visitatori.
Castle ne
porse uno a Beckett e poi ne prese uno per se.
“Prima
tu”,
disse Kate.
“Ok,
sentiamo cosa dice l’esperto”, Castle si
voltò verso l’uomo che stava spiegando
come effettuare una corretta degustazione.
“Per
prima
cosa effettuiamo un esame visivo del nostro
caffè”, tutti, Castle compreso
abbassarono il viso su bicchierino “Il colore della crema non
deve essere né
troppo chiaro né troppo scuro, ma piuttosto color nocciola
con striature rosso
scure” spiegò.
Venne
spontaneo quasi a tutti roteare leggermente il bicchierino, come ad una
degustazione di vini.
Beckett
sorrise vedendoli, ma nessuno parve accorgersene.
“La consistenza della
crema deve essere
compatta e senza spazi
che lascino intravedere il colore nero del caffè”,
tutti controllarono e
concordarono che la loro crema era bella compatta.
“Passiamo
ora ad un esame olfattivo. Il
profumo deve essere
piacevole e intenso e varierà a seconda del
diverso tipo di chicco che è
stato macinato. Nei prossimi stand potrete trovare aromi fruttati,
cioccolatosi
o tostati, per esempio”.
Regnava il
silenzio mentre tutti eseguivano meticolosamente l’esame
olfattivo.
“Ed
ora la
parte che tutti preferiamo. Per l’esame gustativo
è buona norma fare due
assaggi per provare prima il caffè amaro e poi zuccherato.
Ovviamente a seconda
di propri gusti”.
A
turni il piccolo gruppetto eseguì la
procedura dei due assaggi.
Castle
assaporò quel liquido nero con cipiglio da degustatore
esperto.
“Amaro”,
si
leccò le labbra con convinzione “Senza
dubbio”.
“Tocca
a
te”, aggiunse poi passandole il secondo bicchierino con il
caffè zuccherato.
Beckett
fissò i due piccoli contenitori , indecisa.
Castle non
le levò gli occhi da lei nemmeno per un secondo.
Alla fine si
decise a partire da quello zuccherato. Eseguì tutti i
passaggi fino all’esame
gustativo.
Lasciò
cadere una piccola quantità di liquido sulla lingua che si
fece largo
immediatamente tra i suoi sensi.
Assolutamente.
Divino.
Ripetè
l’operazione con il caffè amaro.
Bastò
una
piccola goccia per decretare che la sua preferenza andava verso il
caffè
zuccherato.
Castle fu
momentaneamente distratto da una coppia di turisti che vollero il suo
autografo.
Kate
posò i
due bicchierini sullo stand senza però averne bevuto tutto
il contenuto,
raggiunse lo scrittore e proseguirono verso le altre varietà
di caffè.
Rick volle
provare subito quello con l’aroma cioccolatoso.
Staccarlo da
quello stand fu particolarmente difficile.
Le
qualità
di caffè sembravano infinite ed ogni volta, prima di
assaggiarle, Kate esitava.
Solo per un secondo. Ma esitava.
“Sono
consapevole che 'L'attesa del piacere
è essa
stessa il piacere’
ma così esageri”, scherzò lui,
sfoderando una delle sue
solite citazioni letterarie.
“Castle,
se
bevo tutto il caffè che mi danno ad ogni stand non
chiuderò occhio per una
settimana!”, rispose sorridendo.
“Si ma
non
ne hai bevuto affatto, solo qualche goccia”.
Kate
ammutolì, sorpresa che l’avesse notato.
“Credevo
aspettassi di trovare un caffè che ti piacesse
più degli altri ma ormai abbiamo
finito il giro ed erano tutti buonissimi”, le disse
visibilmente preoccupato.
“Infatti
lo
erano Castle...”, lei gli prese le mani “Avevo dei
piani per noi...per
stasera.. e mi hai rovinato tutto”.
Castle era
esterrefatto “Lo so, ma... è caffè...
è... voglio dire, siamo noi... e tu ci
volevi venire me lo ricordo benissimo... abbiamo stanotte
più due giorni per
stare a letto e comunque cosa c’entra col fatto che non hai
bevuto caffè per
tutta la sera?”.
Beckett si
strinse nelle spalle “C’entra! C’entra
perché a quest’ora avremmo dovuto essere
a letto. C’entra perché questo stramaledetto pizzo
mi sta prudendo da morire e
se fossimo a casa me l’avresti già levato da ore!
C’entra perché dovremmo
essere a letto abbracciati a farci
le
coccole dopo aver fatto l’amore e in quel preciso momento te
lo avrei detto. Ti
avrei detto perché diamine
non mi posso
strafogare di caffè come hai fatto tu per tutta la
sera!”, stava quasi urlando
ma per fortuna il chiacchiericcio generale era sufficiente a coprire la
sua
voce.
Castle la
condusse ugualmente in un angolo, cercando di collegare quanto detto
dalla sua
molto agitata moglie.
“Mi
dispiace
aver rovinato i tuoi piani Kate, sul serio, non credevo ti arrabbiassi
tanto
anzi mi sembravi contenta”.
“Certo
che
sono contenta di essere qui, io amo
il caffè!”, esclamò con fermezza.
Rick la
guardò come se fosse completamente fuori di testa.
“Kate,
mi
stai spaventando”.
Lei
sbuffò a
testa bassa “Lo so, scusa”.
“Mi
vuoi
dire cosa sta succedendo?”, chiese poi più
dolcemente.
“Adoro
questo posto e tu sei stato dolcissimo ma... hai scelto il momento
peggiore per
portarmi ad una degustazione di caffè”, gli disse
prendendogli le mani tra le
sue.
“Perche
mai
non potresti bere caffè?”, domandò
stupito.
Incatenò
i
loro sguardi e parlò “Perché ho avuto
un ritardo e ho fatto il test”, lui aprì
la bocca registrando bene il significato di quelle parole.
Non emise
suono, però.
Kate si
strinse nelle spalle, inclinando le labbra in un timido sorriso
“Positivo”.
“P-positivo”,
ripetè lui, incredulo.
“Mi
ero
immaginata di dirtelo in un certo modo, in una certa situazione... e tu
mi hai
portata qui e... non lo so, forse hai ragione. Il caffè ci
rappresenta. Siamo noi.
Se non mi avessi portato circa un milione di caffè in questi
anni forse non
saremmo a questo punto delle nostre vite. Dopo tutto non è
un posto così
sbagliato per dirti che aspettiamo un bambino”.
“P-positivo!”.
Kate
scoppiò
a ridere, si alzò sulle punte e lo abbracciò
“Lo so, babe,
lo so... io ci ho messo un quarto d’ora per riprendermi, dopo
aver fatto il test”, ammise prima di dargli un dolce bacio
sulla guancia.
“Sei
incinta
incinta?”, chiese ad occhi sgranati.
“Si”.
“Davvero?”.
“Si,
Castle”.
D’impulso
la
sollevò e fecero un giro completo su sé stessi.
“Ti
amo. Tantissimo.
Ma proprio tanto”, le disse parlando a raffica.
“Ti
amo anch’io.
Possiamo andare a casa ora?”, domandò posando
nuovamente i piedi per terra.
“Sì,
assolutamente!”, la prese per mano e letteralmente corse
verso l’uscita quando
d’improvviso si bloccò “Aspetta, hai
parlato di pizzo, prima?”.
Kate sorrise
diabolicamente mordendosi il labbro “Andiamo a casa,
Castle”.
Fine.
Ivi’s
corner:
Raccolgo la
richiesta di Jessica che voleva una fanfic basata sulla frase che
vedete nel
banner.
Spero di
essere riuscita ad accontentarla!
Un super
grazie come sempre a Rachi che mi sopporta e corregge :-* smaaaack
Sono sparita
da un po’, scusatemi, spero di tornare presto attiva nella
scrittura e nella
lettura!
Un bacione
grosso!
Ivi87