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Autore: Switch    18/01/2015    11 recensioni
Terza storia della serie Heart's mutation, dopo SITR e JTWYA. TMNT 2003
Isabel e Raphael vivono il loro idillio, circondati dall'affetto della famiglia, ma non tutto va sempre liscio.
Tra tornei, battaglie, misteri che si infittiscono e si accumulano, la relazione crescerà o si romperà. E poi, un mistero potrebbe portare a nuove conoscenze, a capirsi meglio.
E un sacrificio non è sempre solo dolore.
Genere: Angst, Azione, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Nuovo personaggio, Raphael Hamato/ Raffaello
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Heart's mutation'
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Leonardo scivolò di lato, guardingo, rafforzando la presa sull'elsa delle Katana. Scricchiolarono debolmente, unendosi al suono dei piedi che strisciavano sul parquet e al respiro cadenzato, tenuto sotto controllo. Il suo opponente si muoveva con la stessa lentezza, studiandolo con la sua stessa calma, danzando in circolo la sua stessa danza.

Dannazione. Da quando quel dannato di Raph rifletteva prima di agire? Era molto più semplice leggerlo quando era tutto irruenza e rabbia.

Raphael passò il pollice destro sullo tsuba del Sai corrispondente, concentrato come non mai. Non aveva spesso occasioni di confrontarsi con suo fratello. E lui invece adorava battersi contro Leo. In passato aveva cercato di affrontarlo per provargli di essere migliore di lui o quando era arrabbiato con lui e cercava di fargli capire il suo punto di vista, a suon di pugni. Poi le cose si erano un po' sistemate, aveva capito che scontrarsi con lui non avrebbe portato a nulla e si era decisamente dato una calmata.

Ma avevano una lotta in sospeso, loro due... per Isabel.

Non che ce ne fosse più davvero bisogno: era la sua ragazza, ormai. Da quella notte in cui la sua insistenza e costanza l'avevano convinto a cedere ai suoi sentimenti, a tenerla con sé; Isabel gli aveva dimostrato che non c'era niente di più importante al mondo di lui, che avrebbe rinunciato a qualsiasi altra cosa pur di stargli accanto.

Era passato un anno, da allora; un intero anno, idilliaco e troppo bello per essere vero.

A volte si svegliava ancora nel bel mezzo della notte, credendo che Isabel fosse stata solo frutto della sua immaginazione; poi la sua mano sfiorava il corpo della ragazza rannicchiata al suo fianco, addormentata pacificamente, e allora ci si ancorava, stringendola con tutte le sue forze a sé, annusando la sua pelle al profumo di lavanda e sonno, assorbendo il suo calore con sollievo; lei mugugnava qualche parola a caso nella sua lingua, strappandogli un sorriso mentre si riaddormentava, stretto a lei, sereno come non era mai stato.

Ma nonostante tutto, sapeva che Leo provava ancora qualcosa per Isabel. Anche se aveva assicurato a chiunque il contrario, miliardi di volte; aveva notato il suo sguardo quando pensava di non essere visto, come si illuminava quando si posava su di lei e seguiva i suoi spostamenti con discrezione e attenzione.

Avevano uno scontro in sospeso. E lui non vedeva l'ora di poterlo avere. Gli prudevano le mani dall'eccitazione. Era tutto regolare, poteva scontrarsi con Leo regolarmente, e avrebbe pianificato ogni mossa con meticolosità.

Yoroshiku Onegaishimasu” soffiò ironico, sapendo quanto suo fratello fosse fissato con l'etichetta. Avrebbe seguito ogni più piccola procedura.

Leo sollevò un sopracciglio, incredulo, poi rispose al saluto di rito con un breve inchino.

Santo cielo, uno di voi due attacchi, per carità!” squillò la voce di Michelangelo, con un tono esasperato.

Sorrisero, entrambi. Un identico stiramento di labbra verso destra. E si lanciarono all'attacco, insieme. Leo si spostò a destra, schivando il colpo di Sai e Raph si inchinò giusto in tempo, evitando le Katana per un soffio: allungò una gamba, colpendo quelle del fratello per fargli perdere l'equilibrio, ma quello, dopo una capriola, ritornò in piedi. Strinsero entrambi la presa attorno alle armi, ricalibrando le tattiche.

Leo sapeva che Raph aveva un ottimo gioco di gambe, perciò doveva muoversi più possibile, per non dargli la possibilità di fargli perdere l'equilibrio e atterrarlo facilmente. Raph sapeva che Leo aveva un'ottima elevazione nel salto, perciò doveva fare attenzione agli attacchi dall'alto, aspettando l'occasione giusta per atterrarlo.

Ripresero a studiarsi, in un'infinita gara di pazienza, prima di ricominciare a combattere, all'improvviso.

Era come se danzassero su una melodia che nessuno poteva sentire tranne loro, che dava loro il ritmo e gli attacchi giusti: si muovevano, si fermavano e prendevano fiato all'unisono.

I loro assalti e colpi erano precisi, controllati e letali, senza nessun gesto inutile o avventato o fatto con superficialità.

Raph voleva vincere, così come lo voleva Leo.

Il rumore delle loro armi che scontravano le une contro le altre riempivano l'ambiente, rimbombando in ogni dove, insieme alle esclamazioni sfuggite in un momento di foga o di sorpresa. Raph continuava a schivare gli attacchi, muovendosi a destra e sinistra, mentre Leo proseguiva a girare di qua e di là, portandolo in giro per tutto il dojo, sperando di fargli perdere la pazienza e la concentrazione.

La lama della Katana sfiorò pericolosamente il suo torace, ma con un gesto secco la allontanò, prendendo l'occasione per provare a bloccarla col Sai: per un secondo ebbe l'impressione di averla ingabbiata con lo tsuba ed esultò, internamente, ma il filo scivolò contro il metallo, sfuggendo alla presa. Il calcio di Leo arrivò nello stesso istante, colpendolo al lato della mandibola, senza dargli il tempo di accorgersene.

Volò all'indietro mentre mille puntini gialli esplodevano davanti ai suoi occhi e un dolore lancinante si diffondeva per la testa. Cadde sul pavimento, stordito, con un suono sordo. Scosse il capo per snebbiarlo e un sorriso sardonico si dipinse sul suo viso. Leo gli aveva teso una trappola e lui ci era caduto come un pivello; la sua smania di batterlo aveva annebbiato le sue percezioni.

Piantò le mani al suolo e si rialzò lentamente, andando poi a raccattare i Sai caduti poco distanti da lui. Il suo sguardo non si era staccato un secondo da Leo, ma l'altro non aveva intenzione di muoversi, dandogli tutto il tempo, come se non volesse approfittare del vantaggio.

Come se si sentisse dannatamente sicuro di sé.

Si mosse a lenti passetti, calcolando la distanza tra sé e Leo, pensando alle varie e molteplici strategie e tecniche da poter attuare, ad una velocità mentale impressionante.

Quando lo raggiunse, lasciando una distanza di un metro tra loro, aveva già ben chiara quale sarebbe stata la sua mossa successiva. Leonardo aveva nel contempo pensato alla sua, cercando di anticipare i suoi movimenti e pensieri dopo aver incassato il primo colpo.

Un respiro all'unisono, occhi negli occhi.

E poi l'attacco.

Leo corse con le Katana tese di fronte a sé, Raph aveva un Sai in posizione di attacco e uno in difesa: il leader però, abbassò le armi nel momento in cui le gambe si fletterono e diedero la spinta al balzo, le braccia lungo i fianchi per essere più aerodinamico. Leo superò in volo Raph, una Katana colpì contro la testa, parata al volo dal Sai in difesa mentre l'altro infilzava l'aria dove un attimo prima c'era Leo, il tutto in una frazione di secondo.

Leonardo atterrò alle sue spalle e con una torsione del busto attaccò con le spade, ma i Sai bloccarono la lama tra gli tsuba, in alto, sopra le loro teste: Raph si tese allo spasmo e con un colpo di reni scaraventò il fratello per il dojo, in una stupenda proiezione.

Gli occhi di tutti seguirono il volo perfetto, la parabola ascendente e poi il tonfo finale, cupo, guscio contro legno.

Fu la volta di Raphael di attendere, di dare a Leo la possibilità di rimettersi in piedi e ritornare al suo posto.

Oh, la voglia di attaccarlo c'era, prepotente per di più, ma lui voleva seguire le regole di Leo e batterlo nonostante tutto.

Lo osservò rialzarsi, con su l'espressione più neutra del mondo, -niente traspariva dal suo sguardo, né rabbia né stupore né meraviglia, ma Leo era così, lo sapeva,- e raccogliere le Katana lasciate cadere nel volo, nella calma e il silenzio più totali.

I sospiri tesi di Michelangelo ogni tanto arrivavano alle loro orecchie, flebili, ma si perdevano in fretta nel suono dei loro pesanti respiri, nelle macchinazioni della mente.

Si eguagliavano, ma non potevano davvero essere uguali. Uno dei due doveva vincere.

Leonardo si era riavvicinato e teneva le armi ben alte, così come fece lui.

Avrebbero lottato finché non fosse rimasto un solo vincitore, nessuno dei due voleva indietreggiare, né lo avrebbe fatto.

Un battito di palpebre all'unisono fu il segnale, questa volta. Al battito successivo entrambi erano già lanciati uno contro l'altro, veloci e silenziosi, entrambi verso un attacco diretto.

Le lame sbatterono con un clangore metallico che mandò scintille per la forza dell'impatto, ognuno che cercava di forzare per colpire l'altro.

Ferro contro ferro che strideva, respiri e grugniti rochi per lo sforzo, occhi decisi in occhi decisi, mascelle contratte fino a far cigolare i denti.

Fermi!”

La voce di Splinter risuonò secca, spezzando ogni cosa: il momento, la tensione, il duello. Una semplice parola, ma come una formula magica che metteva fine ai loro propositi bellicosi. Non si poteva disubbidire alla sua voce né al suo ordine.

I due allontanarono lentamente le armi, continuando a fissarsi, poi si voltarono verso il maestro, in piedi in fondo al dojo.

Siete stati bravi, figlioli. Venite qui” li richiamò, camminando avanti e indietro sotto lo stendardo degli Hamato.

I suoi figli si avvicinarono e si inginocchiarono rispettosamente vicino a Michelangelo e Donatello che avevano seguito lo scontro col maestro; poi, tutti e quattro rimasero in attesa.

L'anziano ratto continuò col suo lento via vai, una mano sul bastone mentre l'altra carezzava il pizzetto meditabondo.

Sono certo, figli miei, che vi state chiedendo come mai io vi abbia convocati e vi abbia chiesto una dimostrazione delle vostre capacità in scontri uno contro uno. Sono stato piacevolmente colpito dalla tua vittoria su Michelangelo, Donatello, e dalla vostra situazione di parità, Leonardo e Raphael. Ho assistito a delle ottime prove.”

Pura fortuna, Donnie. Pura fortuna” sussurrò Mikey verso il fratello, cercando di non farsi scoprire dal maestro. Don sorrise, soddisfatto di sé stesso, per nulla toccato dalle sue parole.

Prove che mi permettono di valutare il vostro livello e di potervi così aiutare a migliorare. Per questo.”

Il maestro si avvicinò, frugando nelle maniche del kimono con attenzione; ne tirò fuori degli involti neri che poggiò sulle mani dei suoi discepoli, con riverenza. I quattro si guardarono un momento, perplessi, poi svolsero il panno, contemporaneamente: quattro Kunai splendettero, il freddo acciaio che risaltava contro il nero del panno; nell'occhiello era ferma la striscia viola. Tutti loro sapevano benissimo il significato.

Il Battle Nexus? Ci hanno riconvocato?” domandò sorpreso Donnie, studiando il suo Kunai.

È quest'anno? Lo avevo scordato!” esclamò emozionato Mikey mentre lanciava il suo in aria, riprendendolo per la punta.

Già, non tieni il conto da quando non sei più il campione, eh, Mikey?”

Almeno io sono stato campione, Raph! Chi è che si è fatto battere al primo round da Leo, invece, all'ultimo torneo?”

Figlioli, basta. Leonardo è il campione fino all'inizio del prossimo torneo, ma tutti voi avete la possibilità di mostrare quanto valete. Il Battle Nexus avrà luogo alla fine del mese e mi aspetto che impieghiate il vostro tempo ad allenarvi, per poterlo affrontare al meglio.”

Gli occhi di Splinter brillarono di orgoglio verso i suoi figli. Tutti loro avrebbero dato il meglio, lo sapeva. Era sereno e tranquillo, certo che avrebbero reso onore alla loro casata e al suo maestro.

Ma come doveva agire per l'altra questione?


Isabel tornò al rifugio a sera inoltrata, come d'abitudine. Erano ormai iniziate le nuove lezioni di medicina ed erano sempre più complesse; non era strano che tornasse tardi, a seconda della giornata. La prima cosa che faceva era strillare un “sono tornata” che scuoteva le pareti, poi passava da Don a lasciargli gli appunti della giornata, abbracciava Mikey, o meglio prendeva un grosso abbraccio da Mikey, e infine correva da Raph, a prendersi il suo meritato bacio di bentornata. Il resto variava da giornata a giornata. Solo quel rito era fisso, abitudinario.

Quando mise piede al rifugio, quel giorno, si sentì strana, per la prima volta in vita sua: era tutto insolitamente silenzioso.

Sono tornata!” esclamò stanca, poggiando la borsa coi libri vicino alla porta e passando una mano sulla spalla indolenzita dal peso. Poi scostò il ciuffo di capelli dal viso accaldato, in quel primo giorno di Settembre ancora completamente estivo.

Nessuno rispose al suo saluto. Si incamminò verso il laboratorio di Donnie, con gli appunti delle lezioni giornaliere sotto braccio, ma lo trovò stranamente vuoto. Nemmeno un cenno né un segno della presenza di Mikey iniziarono a preoccuparla.

Che fine avevano fatto tutti? Il maestro era di certo al suo solito posto, avrebbe chiesto a lui.

Camminò verso il dojo, con dei passetti frettolosi e urgenti, sperando di non essersi sbagliata: non appena la porta si aprì venne investita da grida di lotta e immagini di combattimenti. Era un tutti contro tutti furioso.

Michelangelo stava attaccando Raphael con un attacco dall'alto, Don alle sue spalle cercava di colpire lui, Raph era impegnato nel correre contro Leo che a sua volta aveva una delle Katane intrappolata in un Nunchalu di Mikey e l'altra che correva verso Don.

Che diamine state facendo?” strillò oltraggiata e spaventata.

La sua voce rimbombò per le alti pareti del dojo, fermando istantaneamente i movimenti dei quattro mutanti: cinque paia di occhi scivolarono fino all'entrata, dove la ragazza li osservava, sconvolta.

Isabel!” Mikey lasciò all'istante ogni cosa e le corse incontro, con le braccia già tese e un sorrisone entusiasta, ma lei schivò il suo attacco.

Ah, no! Sei sudato, Mikey! Non ci provare nemmeno!” lo sgridò, tirandosi indietro, le mani ben tese per difendersi.

Lui rise, dal pavimento dove era caduto, occhieggiandola da sotto a su.

Cosa state combinando?” domandò Isabel, chinandosi.

Allenamento intensivo. Siamo stati scelti per il Battle Nexus, un grosso torneo!”

Mai grosso come l'ego di Mikey!” precisò Raph, che si era avvicinato. Si sporse verso lei, per prendersi il suo bacio.

Anche tu sei sudato! Non voglio che mi tocchi” protestò la ragazza, piegando la testa di lato per schivare l'attacco.

Bugiarda!”

Le afferrò la nuca, avvinando il viso, premendo delicatamente le labbra sulle sue. Isabel fece finta di ribellarsi per un attimo poi si lasciò andare. Non si baciavano mai davanti a Leo, era una regola sottaciuta che entrambi seguivano, ma ormai quel giorno era andata in quel modo e non poteva farci nulla.

Per favore! Non potete baciarvi davanti a me! Sono un'anima candida, io!”

La voce di Mikey li riscosse e si allontanarono, un po' colpevoli.

Allora, cos'è questo Bubble Ne... ssus?” azzardò la ragazza, che si era già dimenticata il nome.

Mikey mise su una faccia offesa, come se fosse stato insultato personalmente.

Battle Nexus! Un torneo di lotta multidimensionale che si tiene ogni tre anni. Io sono stato campione, non ricordi che te ne ho parlato?” disse con voce pigolosa, perché lei non poteva permettersi di dimenticare una cosa del genere. Che affronto.

Sì, Mikey, hai ragione, scusami. Me ne hai parlato almeno un milione di volte, non so come possa essermi sfuggito! E siete stati scelti di nuovo? Quando sarà il torneo?”

A fine mese. Dobbiamo allenarci fino ad allora” si intromise Leo, che nel frattempo si era avvicinato con gli altri, al capire che l'allenamento era sospeso causa Isabel.

Ma Donnie, come farai con le lezioni?” domandò ancora lei, voltandosi verso il genio.

Rimarrò un po' indietro. Ma dal mese prossimo recupererò, promesso. Tu non smettere di prendere appunti, però!”

Donnie, che in genere non vedeva l'ora di tuffarsi su un nuovo libro, un nuovo argomento, di studiare la lezione del giorno prima con avidità di informazioni, ecco, quello stesso Donnie, aveva lo sguardo splendente di emozione in vista del torneo.

Isabel li guardò tutti, uno ad uno, leggendo nei loro occhi.

Quindi parteciperete ad un torneo. Siete emozionati? Nervosi?” chiese, anche se le risposte le aveva già viste.

Emozionatissimo! Ti prometto che vincerò per te, mia adorata sorellina! Sarò di nuovo campione, solo per te!” pronunciò con enfasi Michelangelo, prendendosi uno scappellotto da Raph.

Giuro che quest'anno ti butto fuori a calci! Dovessi essere squalificato!” lo minacciò quest'ultimo, infastidito dal suo ghigno canzonatorio.

Chi ha vinto allo scorso torneo?”

Leonardo” fu la risposta in coro degli altri tre, mentre il leader piegava solo la testa umilmente.

Io sono arrivato alla semifinale, ma sono stato battuto da un alieno con quattro braccia, il figlio di un amico del sensei, mentre Raph ha fatto decisamente schifo, è finito fuori al primo round, sembrava che non ci provasse nemme...”

Michelangelo si bloccò di colpo, come se avesse capito di aver appena detto qualcosa che non avrebbe dovuto.

Si beccò un'occhiataccia da Leo e Don e si schiaffò la mano in faccia per manifestare il suo pentimento. Lo sguardo di Isabel scivolò verso Raphael, l'unico che non si era mosso e lesse dolore nei suoi occhi.

Fu un secondo fare un calcolo mentale e capire quando aveva avuto luogo il torneo precedente: il Settembre di tre anni prima, sei mesi dopo che lei se n'era andata, lasciandolo dopo la loro notte d'amore.

Con una morsa allo stomaco e un forte cerchio alla testa, capì tutto, capì perché poi Raph non aveva dato il meglio di sé. Ed era tutta colpa sua. Ma se il passato non lo poteva ormai cambiare, anche se avrebbe voluto, aveva tutto il futuro per rimarginare quella ferita che gli aveva inflitto e lei ne avrebbe impiegato ogni istante concesso per farlo.

Si avvicinò e gli afferrò una mano, stringendola forte nelle sue.

Dite che potrò venire a vedervi? Ci terrei ad esserci” sussurrò, occhi nei suoi. E lui sorrise, perché aveva capito la sua premura.

Certo che s...” iniziarono a dire Don e Mikey, interrotti però da una terza voce.

Devo parlarti, Isabel” esclamò Splinter, che mentre loro chiacchieravano si era avvicinato man mano, ascoltando in silenzio.

La ragazza lo guardò, ma non riuscì in nessun modo a capire cosa volesse dirle, il perché del suo sguardo inflessibile e impenetrabile. Sembrava che Splinter si fosse preparato a parlare con lei e la cosa un po' le metteva soggezione.

Un po' di magone crebbe nel petto, al pensiero di cosa potesse essere, quella preoccupazione che si sommava a quelle che ultimamente aveva per la testa, nascoste nel cuore. Splinter non poteva averlo scoperto, no? No si disse, sarebbe stato più arrabbiato, di certo.

Annuì e fece per seguirlo, verso la stanza da meditazione, quando la porta del rifugio si aprì e un gran vociare arrivò sin lì, sin sulla soglia del dojo dove si erano riuniti a chiacchierare.

La famiglia Jones al completo apparve, radiante ed euforica: Casey stava quasi piangendo.

Siamo incinti! Aspettiamo un altro figlio!” strillò fuori di sé, lanciando un ridacchiante Carl in aria per poi riprenderlo e farlo volare in tondo.

April gli colpì un braccio, mezzo offesa.

Dovevo dirlo io!” lo rimproverò, ma nel frattempo non poteva evitare di sorridere.

Si gettarono tutti verso di loro, dimentichi di ogni altra cosa, esultando per la bellissima notizia assieme a loro.

Le domande fioccarono, tutte assieme e per un po' non si capì nulla, a chi davvero erano rivolte le risposte di April, al centro completo dell'attenzione.

Sì, sto bene. Di tre mesi, abbiamo aspettato un po' a dirvelo. No, non sappiamo ancora cosa sia. Spero davvero che sia una femmina! Sì, certo che ti prenderemo per fare da padrino, Mikey!”

Isabel notò quanto era radiosa e pensò che non si era sbagliata quando durante i loro appuntamenti si era fatta idea che potesse essere di nuovo in attesa; non aveva detto nulla per non metterle fretta, ma era davvero felice di aver indovinato. Felice della loro gioia, dei sorrisi di Casey, quelli di Carl, che alla soglia dei tre anni capiva il significato di avere un fratello o una sorella, quelli affettuosi e materni di April, con le mani che correvano inconsciamente al ventre.

April le si fece incontro.

E questa volta tu ci sarai! Tu ed Angel siete come delle sorelle, avete il dovere di sopportarmi!” le disse, abbracciandola poi nella gioia.

Certo che ci sarò! Non vedo l'ora di uscire a comprare ogni genere di cosa assieme! Vestitini, pannolini, bavaglini, tutto quello che finisce in -ini!” la rassicurò, emozionata dalla sua offerta di volerla accanto. Forse era anche troppo euforica.

Attento, amico! Iniziano a fare da spalla alle amiche e poi vogliono un figlio tutto loro! Non farti incastrare!” scherzò Casey in direzione di Raph.

Quello si sorprese della sua uscita e il suo sguardo corse inconsciamente verso di lei, senza averlo previsto. Fugace, un secondo, ma Isabel forse lo attendeva e lo vide.

Non chiedo di meglio” lo sentì dire sottovoce e l'emozione nel suo petto crebbe e così il cerchio alla testa.

Rimasero a festeggiare la buona notizia per tutta la notte, e vennero anche Steve ed Angel e Leatherhead, e nessuno fece caso a malumori, a pensieri taciuti e preoccupazioni, perché non facevano rumore nella gioia.





Note:

Buona sera!

Eccoci alla terza storia della serie Heart's Mutation, dopo “September in the rain” e “Just the way you are”.

Cosa vi prometto in questa storia? Azione, battaglie, coppie, dolore, emozioni, f... se volete continuo con l'alfabeto fino alla zeta, ma penso abbiate capito!

Vi prometto mistero, a iosa, e di provare ad emozionarvi come ho fatto finora!

Ben ritrovati, un abbraccio è un obbligo e un piacere!

A presto

  
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