Storie originali > Noir
Ricorda la storia  |      
Autore: ImMedea    19/01/2015    2 recensioni
Una storia d'amore dipinta ad olio, tra occhi sinceri e piombo.
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Era un bell'uomo sulla trentina, coi capelli rossi come le foglie d'autunno e gli occhi sinceri di chi non si nasconde mai la verità. Nella sua vita, dipingeva.
Non era un pittore. Era un semplice operaio in una ditta che produceva macchinette automatiche, di quelle che scodellano acqua marrone nei bicchierini degli studenti assonnati, facendo loro credere che i loro trenta centesimi si siano mutati in caffè.  
    Lavorava fino alle 17:30 (metteva e toglieva viti, certo, ma più che altro puliva le macchine dai residui plastici della fabbricazione). Poi, usciva. Treno alle 18:01. Casa, cena, divano e tavolozza.
   Erano anni che la sua routine giornaliera andava avanti.
Seduto sul divano spolpato, prendeva i pennelli e faceva l'amore coi colori. Li mescolava con affetto, spremendo i tubetti con colpi decisi delle dita. Li accarezzava prima di sceglierli. Leccava le setole colorate per compattarle e renderle più scivolose. E poi, spostava lo sguardo sull'altro suo grande amore, seduto per terra, con indosso a volte vestitini, a volte tute da ginnastica sgualcite. Gli occhi castani come i suoi, ma i capelli neri della madre.
   Sua figlia, l'unica che avesse mai ritratto, che amava con tutto il cuore e forse più. Sua moglie era andata via di casa dopo averla partorita sul tappeto del tinello diciotto anni prima.
  Sua figlia, labbra sottili e corpo minuto, occhi grandi ma chiusi ad ogni sentimento, privi di espressione.
  Sua figlia, occhi disperati dietro iridi falsamente sicure di sè.
  Sua figlia, velo di lacrime e nocche sbucciate dal troppo battere contro i muri.
Eppure stava buona mentre lui la dipingeva. Senza dire una parola, spalancava gli occhi e osservava il padre concentrarsi su di lei sola. Adorava quell'attenzione suprema. Si sentiva così speciale in quei momenti.
 
Lui tracciava i suoi contorni, dava definizione al uso viso sfuggente ed espressione ai suoi occhi.
E mentre la guardava, e mentre la trasferiva sulla tela, non riusciva a capacitarsi di quanto fosse bella. Non aveva mai avuto altre donne dopo la madre di sua figlia, ma non ne aveva mai sentito il bisogno, C'era Lei. Lei che riempiva il suo cuore e i suoi sogni da mattina a sera.
 
Una notte, dopo aver finito lo sfondo dell'ultimo ritratto (Lei distesa su una calda spiaggia, con tanto di palme e gabbiani in lontananza), a letto da solo, per la prima volta dopo anni sentì il desiderio di qualcuno di tiepido da stringere a sè.
I suoi pensieri corsero a Lei, addormentata sul vecchio letto della nonna, avvolta in una maglietta troppo larga, prèmaman-l'ultimo ed unico regalo di sua madre.
Subito spalancò gli occhi.
   Cosa stava pensando? Era forse un pedofilo? No, non è nulla, si disse.
Si passò una mano fra i capelli, si girò verso la parte vuota del letto e finalmente prese sonno.
   Nello sgabuzzino accanto alla camera da letto del padre, Lei non dormiva nè sonni beati nè sonni agitati. Semplicemente, stava. Pensava, a Lui, a Lui che era suo padre, l'unico con cui non parlasse mai, l'unico con cui avesse mai voluto parlare.
Lui le aveva fatto centinaia di ritratti, troppi, tanti che avevano dovuto buttarne un sacco per poter ancora abitare in quel buco di casa.
Erano tutti bellissimi, pensava Lei. In alcuni Lei era una principessa, in altri un angelo, una bambina spensierata, una donna fatale.
   Lei si toccava pensando a Lui che la dipingeva. Senza emettere un suono, si sfiorava, immaginando di mostrargli le sue forme, prosperose nel corpo sottile.
   Un po' si disgustava. Un po'. Ma Lei Lo voleva, con tutta sè stessa.
 
 
Qualche sera più tardi, Lui stava tracciando linee sottili per i contorni delle labbra di Lei, piccola Miranda di fronte al mare in tempesta. E mentre le tratteggiava, gli venne da pensare quanto dovessero essere morbide da baciare, da socchiudere piano con la lingua. Cominciò a immaginare di stringerla a sè, di piantare le dita nei suoi fianchi, di morderle il collo.
La mano tremò.
Un baffo inopportuno comparve sul labbro superiore di Lei.
   Lui alzò gli occhi sinceri dal ritratto rovinato per guardarLa. Lo fissava con un'intensità diversa dal solito. Non avrebbe mai immaginato quanto i suoi pensieri fossero in sintonia con quelli di Lei.
"Scusa tesoro, ho sbagliato in un punto. Spero di riuscire a cancellare."
 
   Gli occhi di Lei tornarono inespressivi. Lui non avrebbe mai pensato a lei se non come a una bambola da ritrarre.
Si lasciò docilmente osservare per due, forse tre ore. A letto, pianse lacrime amare, battendo i pugno contro il muro.
 
A letto, Lui capì di essere una persona orribile. Capì che avrebbe solo rovinato il futuro di sua figlia, se avesse seguito i suoi desideri. Eppure non poteva fare a meno di desiderarla,tanto intensamente da provare dolore. Fu così, tra coperte fradice di sudore e di sperma, che decise di morire per far vivere Lei.
 
L'indomani, pennellando le onde del mare tempestoso, ebbe cura di leccare più sovente del solito il pennello. Niente come un'intossicazione da piombo rendeva la morte sensata per Lui. Permise al suo sguardo sincero di indugiare sui seni di lei. Sarebbe morto, tanto.
Lei percepì il suo sguardo, comprensibile come il Braille per un cieco. E per la prima volta in diciotto anni, la sua bocca si stirò leggermente in un sorriso. I suoi occhi si andavano riempiendo di uno stupore tanto sommesso quanto trepidante.
  Sotto le coperte, non si masturbò sognando il padre, ma fantasticò di andare in giro mano nella mano con Lui.
  Sotto le coperte, Lui si ricoprì le dita di ciano e di terra di Siena, per poi leccarle lentamente, sognando che fossero quelle di Lei.
 
Passarono così i giorni. Lei ogni sera era più viva. La sua bocca imparò a sorridere, e poi a mostrare timidamente le piccole tessere bianche nel mosaico del suo sorriso incerto. I suoi occhi impararono a cercare il padre e non solo l'amante in Lui. Il suo cuore imparò a battere.
   Lui ogni sera era più morto. Il piombo gli rendeva le giornate popolate da orride allucinazioni, la pelle gialla e cadente, gli occhi sporgenti. I bei capelli color delle foglie d'autunno erano per metà sul tappeto del tinello e per metà stopposi, fragilmente appesi al cranio. Ma l'amore morboso per Lei non diminuiva. Senza sfiorarla mai neanche con un dito, la dipingeva sognando sogni proibiti di Lei.
Tanto sarebbe morto.
 
Passarono anche i mesi. Lei ormai pronunciava qualche frase, con fare esitante ogni tanto sfiorava la mano di Lui prima di andare a letto, a sognare di sposarLo e vivere felice con Lui per tutta la vita.
Lui sentiva la morte vicina, molto vicina.
Si beava di Lei, di dipingerLa, del suo corpo, felice di sapere che sarebbe morto lasciandoLa incontaminata.
 
Una sera, il pennello che scivolava fra le volute di fumo della sigaretta fra le labbra di Lei cadde a terra, sporcando il solito tappeto. Il polso ormai invisibile di Lui si piegò lentamente, uno spasimo gli bloccò il respiro e gli strinse le braccia al petto sottile.
   Lei urlò terrorizzata e corse verso di Lui, raccogliendo al volo quei quaranta chili di padre che si afflosciavano. Le labbra di Lei sono così rosse, così morbide, pensò Lui. Lei dovette intuire il suo pensiero, perchè singhiozzando prese il rosso carminio e se lo spremette su un dito, per passarlo spasmodicamente sulle lebbra del padre.
"Brava tesoro... finiscimi..." biascicò Lui, la bocca impastata, la vista annebbiata, il ventre desiderante lei.
  Lacrime calde solcarono le sue guance mentre Lei lo baciava con passione, leccando via il rosso carminio, stringendolo tanto forte da sentire le sue ossa scricchiolare.
Lui si godette a pieno quell'ultimo istante di vita. Tanto, era morto.
 
 
Li trovarono due settimane dopo, abbracciati, davanti ad un ritratto incompleto, sdraiati su di un tappeto sudicio di liquido amniotico, sangue, capelli e rosso carminio.
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Noir / Vai alla pagina dell'autore: ImMedea