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Autore: Zorenox    19/01/2015    2 recensioni
Per questa oneshot ho preso spunto dal combattimento finale di Kingdom Hearts: Birth By Sleep, anche se ho voluto modificare alcuni dettagli per renderlo un po' più personale. Tre guerrieri con armature scintillanti combattono con le loro armi di luce contro due uomini misteriosi, appartenenti al mondo dell'oscurità, utilizzando magie varie e apparentemente potentissime.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aqua, Terra, Vanitas, Ventus, Xehanort
Note: Otherverse | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: KH Birth by Sleep
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Era una giornata ventosa. I granelli si sabbia svolazzavano fastidiosamente sul terreno roccioso. Il sole era continuamente minacciato da varie nuvole, che lo coprivano e riscoprivano, alternandosi l’una con l’altra. Tutt’intorno vi era solo un gran deserto, con il terreno pianeggiante e roccioso. Non vi erano né montagne, né colline, né dossi, né piante, né animali; non vi era niente e nessuno. Eccetto cinque persone, tre da una parte, e due da un’altra. Il gruppo dei due stavano camminando verso gli altri tre, anche se erano distanti. Si sentiva solo il rumore dei passi sui granelli di sabbia sopra la roccia che faceva da pavimento. Gli altri tre invece rimanevano vicini, a guardare quelli che si stavano avvicinando a loro. La polvere continuava a sbattere sulle visiere di vetro delle loro armature, composte di un metallo resistente che li ricopriva per intero, e le più piccole parti invece che rimanevano esposte erano ricoperte da un vestito molto resistente, ma allo stesso tempo leggero. Le armature erano più corazzate sul petto e sulle braccia; gli elmi che portavano erano fatti per la maggior parte di vetro davanti al viso, invece dietro, sul mento, e sul cranio rimanevano di metallo. Alla posizione delle orecchie partivano due alette di ferro che andavano dritte verso l’alto, come se fossero orecchie attente di un cane da caccia. L’armatura dell’uomo più alto aveva una sfumatura che tendeva sul rosso, l’armatura dell’uomo più piccolo, che probabilmente era un ragazzo, tendeva sul verde, mentre l’armatura dell’ultima persona, che era una donna, tendeva al celeste.

I due invece indossavano dei lunghi vestiti marroni, con dei cappucci che portavano per non avere la polvere negli occhi. Occhi che avevano un colore molto forte e deciso: il colore rosso del sangue e dell’omicidio.

Il ragazzo dall’armatura verde non riuscì a trattenersi, fece un passo per iniziare a correre, ma l’uomo più alto dall’armatura rossa lo fermò con una mano sulla spalla, ed iniziò a scagliarsi lui contro il nemico. Dalla sua mano apparvero diversi cerchi che si estesero in linea retta per almeno un metro, i cerchi erano bianchi ed emanavano una leggera luce, che fece illuminare l’armatura dell’uomo. All’interno di questi cerchi apparve inizialmente un fascio di luce bianca. Improvvisamente la luce si  attenuò, e fece posto ad una spada bastarda, decorata all’impugnatura e alla guardia. Anche essa alternava il grigio naturale di una spada, e parti colorate in rosso.

Anche uno dei due avversari aveva impugnato una spada, facendola apparire in un modo simile, ma vi era una differenza sostanziale: la luce bianca era stata sostituita dalle ombre oscure. L’altro invece si limitò ad alzare velocemente la mano in alto, con il palmo rivolto verso l’alto. L’uomo con la corazza rossa non capì subito a cosa serviva quel gesto, ma quando vide che il terreno sotto i suoi piedi iniziò ad alzarsi molto velocemente, si rese conto di ciò a cui stava andando incontro. In quel momento si ritrovava quasi schiacciato a terra, a causa della grande velocità. Improvvisamente il terreno si arrestò di colpo, lasciando volare per ancora qualche metro in altezza l’uomo dalla corazza rossa. Questo cadde a terra da una altezza di almeno trenta metri. Il terreno iniziò a tremare, e l’uomo sollevò lo sguardo da terra, ancora con il corpo dolorante. Inizialmente vide un gran polverone che si alzava, poi riuscì a vedere più in fondo, e ora sapeva che quel tremore della terra era causata da un’altra montagna di roccia che veniva sollevata dall’uomo incappucciato. Si alzò aiutandosi con la spada e poggiando una mano sul ginocchio. L’altro uomo incappucciato con la spada sfoderata scese dall’alto camminando molto velocemente dalla montagna appena creata, dove ora vi rimaneva il suo compagno a braccia conserte. L’uomo dalla corazza rossa non fece in tempo ad alzare lo sguardo che venne colpito da una serie di fulmini. L’armatura si danneggiò, e alcuni piccoli pezzi di essa si staccarono dalle tante piastre di cui era composta la corazza. L’uomo all’interno si trovò immobilizzato per qualche secondo, mentre alcune fiammelle, apparse in seguito ai fulmini, iniziavano a spegnersi, poiché non trovavano niente da bruciare. In quel posto desolato non vi era assolutamente niente, se non l’inizio dell’ennesima, e forse ultima, battaglia all’ultimo sangue.

Intanto l’uomo incappucciato cercò di sferrare un fendente con la sua spada rossa e nera, ma i due che erano rimasti indietro apparvero, e la ragazza, con il suo bastone magico di colore blu, con una sfera al di sopra di esso di colore celeste, compì un incantesimo e rivolgendo il bastone verso il suo compagno, creò una piccolissima luce che andò subito dentro l’armatura rossa. Il fendente della spada nera andò a scontrarsi contro uno scudo magico perfettamente sferico, l’uomo che aveva appena attaccato mise i piedi per terra e scattò di lato, infatti lo scudo magico di prima generò un’esplosione, che doveva danneggiare l’attaccante, peccato che l’incappucciato conosceva questo trucco e si era allontanato a tempo debito dall’esplosione. L’esplosione alzò un gran polverone, facendo perdere ai tre il contatto visivo con il loro avversario, e quest’ultimo tentò un attacco a sorpresa contro la donna, come per vendetta, ma venne fermato da una freccia luminosa verde che gli tagliò la strada, se si fosse continuato a muovere le sue costole sarebbero andate in frantumi, la freccia era circondata da una luce verde che la ingrandiva e la rendeva più letale. L’uomo si girò e vide che il ragazzino aveva in mano un arco composito con alcune striature verdi, e gli angoli dell’arco erano acuminati. L’incappucciato si allontanò dai tre di qualche metro, e dopo essersi fermato si sentì poco più in lontananza l’esplosione della freccia.

I cinque combatterono per svariati minuti: chi sollevava zolle di terra da un punto in alto, chi scoccava frecce a ripetizione, chi sferrava fendenti e montanti, chi usava magie per congelare, bloccare, o bruciare il proprio avversario… 
Tutto questo animò quella zona che fino a qualche minuto fa era desolato e silenzioso. Ora invece le nuvole avevano coperto il sole, e la zona si era oscurata; le montagne di roccia ora erano svariate; il terreno non era più perfettamente dritto come era prima, ma da una parte vi erano i segni di un’esplosione, da un’altra invece vi erano delle rocce sgretolate, mentre in un altro punto ancora si potevano anche vedere i fendenti che si sono scagliati a terra o contro una parete. 

Anche da diversi metri di distanza si potevano sentire il cozzare delle armi, esplosioni di vario tipo, i piccoli tuoni dei fulmini; e fin dalle profondità della terra si potevano udire i movimenti delle rocce controllate da uno dei due incappucciati.
Era una situazione di stallo, e si doveva far qualcosa. Il ragazzino aveva notato che ogni volta che i tre riuscivano a trovare un’apertura nelle difese dell’uomo incappucciato dalla spada nera, arrivava sempre una montagna di roccia che li investiva, o che proteggeva l’uomo. Doveva fare qualcosa, così, quando nessuno lo stava guardando, decise di salire sulla montagna più alta, attorno a cui combattevano. Iniziò a correre lungo la parete con l’arco ben stretto nella mano sinistra. Intanto i suoi compagni si stavano occupando dell’incappucciato con la spada. Riuscivano a combatterlo anche in due, ma il loro avversario rimaneva comunque molto forte. Il ragazzino riuscì ad arrivare in alto, e trovò l’uomo di spalle. Fece un piccolo salto per atterrare sulla cima, caricò una freccia di energia verde, e la scoccò contro l’incappucciato. L’avversario svanì nel nulla, e riapparve subito alle sue spalle. L’uomo lo prese per la testa, e si mise all’estremità della montagna, tenendolo fuori con una mano, e minacciandolo di farlo cadere giù in basso. Sarebbe sicuramente morto se fosse caduto da un’altezza del genere. La mano dell’incappucciato, ricoperta da un guanto nero, iniziò a emanare una sorta di fumo bianco, poi improvvisamente il ragazzino si congelò completamente. Aveva usato la magia del ghiaccio per congelarlo. E dopo essersi assicurato che il piccoletto non si sarebbe più mosso per alcuni minuti, lo lasciò cadere giù nel precipizio. Intanto i tre a terra stavano osservando lo spettacolo, bello o brutto che fosse, dipende da chi si vuole prendere come soggetto.

L’uomo con la corazza rossa, preoccupato per il suo amico, iniziò a correre verso di lui lungo la parete, ma il suo avversario non voleva lasciarlo in pace, e gli diede un fendente, mentre correva anche lui lungo la parete. L’uomo parò istintivamente l’attacco alzando il braccio sinistro, l’armatura, anche se rinforzata in quel punto, si spezzò e lasciò che venisse ferito con un taglio leggero. In seguito all’attacco venne scaraventato via a terra, e si ruppe anche l’altra piastra rinforzante sull’altro braccio, poiché cadde su una roccia. Con il corpo dolorante, l’uomo rimase lì a terra; intanto la donna aveva lanciato un incantesimo sul ragazzino, un incantesimo che lo avrebbe lasciato levitare, in modo che non si sarebbe frantumato in tanti cubetti di ghiaccio.


La battaglia sembrava volgere al termine.
Chi sarebbe riuscito a vincere questa guerra? 
I tre ragazzi con le corazze, o i due uomini incappucciati?


PS: Vi sarei molto grato se dopo aver letto la mia fanfiction potreste mandarmi dei messaggi con delle critiche costruttive per migliorarmi. Grazie.
  
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