Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: lavtingirl    19/01/2015    2 recensioni
“I sogni spesso sono destinati a infrangersi contro la realtà. Ma sono quelli più semplici i più dolorosi, perché ci appaiono così personali, così ragionevoli, così raggiungibili. Ti sembra sempre di essere a un passo dal poterli toccare con la mano, ma mai abbastanza vicino da afferrarli, e questo basta a spezzarti il cuore.” -- N. Sparks
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Genere: Fluff, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Altri, Jeremy Bieber, Justin Bieber, Pattie Malette
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Solite pareti bianche, soliti armadi verdi di fronte al mio lettino e solita aria fredda dentro quella piccola stanza in cui 'vivevo' da circa quattro anni. È così che mi sveglio io, ogni mattina. Guardando queste cose, osservando ogni particolare con la speranza che qualcosa cambi. La luce del sole filtrava dalle finestre, colpendomi in pieno viso e costringendomi ad alzarmi. Rabbrividì appena misi i piedi sul pavimento ghiacciato, sospirai rumorosamente e misi le ciabatte. Questa mattina c'era qualcosa di diverso in ospedale, c'era un'aria abbastanza strana. Un tic-toc suonò alla porta. "Mmh.. Avanti." Alzai gli occhi al cielo. "Buongiorno Leah, allora? Sei pronta?" Guardai l'uomo con il camice bianco, il Dr. Wilde. Era giovane, aveva circa 42 anni ed era un bravo medico. Ama il suo lavoro ed è grazie a lui se io sono ancora qui. "Ma la chemio è oggi pomeriggio alle 15." Lo guardai. Aveva in mente di farmi fare due flebo al giorno? Scherziamo? "Si, ma devi fare la risonanza, adesso." Mi guardò. "Oh si, vero. Mi vesto e arrivo." Accennai un sorriso, detto questo Wilde se ne andò. Presi un leggins e una felpa, che avrei dovuto togliere poco dopo. Misi le Nike, aprì la finestra e uscì dalla mia stanza. Affiancai l'infermiera che mi avrebbe dovuto accompagnare in sala risonanze. "I miei..?" Sospirai. "Verranno, non preoccuparti. Li chiamo appena sei dentro, se ti può consolare." Uf, mai una volta che sono in anticipo o in orario. "Va bene, grazie Margaret." Camminai per il lungo corridoio e vidi una famiglia, erano cinque. Tre ragazzi e due adulti. Magari erano una famiglia. Li guardai incuriosita. "Aspetta qui, arrivo." Mi disse Margaret, la guardai per poi annuire distrattamente. Continuavo a guardare quella famiglia, non avevano un'aria felice. Beh, chi l'avrebbe mai in un ospedale? I ragazzi erano molto carini, uno di loro due era castano, con gli occhi dello stesso colore dei capelli e sembrava avere circa diciassette anni, era abbastanza alto e magro. L'altro era medio di statura, capelli biondo platino e occhi marroni. Era muscoloso e il giacchetto di pelle gli stava alla perfezione, lasciava intravedere i bicipiti scolpiti. Notai che aveva la mascella contratta e le mani in tasca. E infine c'era la ragazza, era abbastanza alta e sembrava avere circa quindici anni. Bionda, occhi marroni ma sembrava avere delle chiazze di un colore diverso. Colore che non riuscivo a decifrare data la distanza tra me e loro. Era magra, un fisico perfetto. E poi infine c'erano i genitori, la donna era bassa con capelli lunghi e scuri, poi l'uomo alto, con spalle larghe e indossava una maglietta azzurra a mezze maniche che lasciava intravedere un tatuaggio sul braccio destro. Il biondo platino iniziò a guardarsi intorno, quando poi si fermò a me. Il cuore iniziò a battermi, senza motivo. Distolsi lo sguardo da loro e lo posai sul viso di Margaret che era tornata. "Andiamo?" Chiesi. "Certo." Mi sorrise e ripresi a camminare verso la sala dove dovevo fare la risonanza. Ero abbastanza nervosa. "Margaret, chi sono quelli?" Indicai con la sguardo la famiglia che stavo osservando pochi istanti prima. Forse non avrei dovuto chiederglielo ma l'ho fatto, cercavo di sviare in qualsiasi modo possibile il pensiero di quella specie di lettino su cui mi sarei dovuta sdraiare e stare chiusa per circa venti minuti. "È la famiglia Bieber, il ragazzo lì, quello castano ha ereditato dal nonno un problema al cuore. Forse lo operano." Sospirò amaramente, dispiaciuta probabilmente per ciò che quel ragazzo avrebbe dovuto affrontare. "È così giovane.. E.." Sospirai. "E non dovrebbe essere qua." Continuai. "Esatto Leah, come te." Mi disse Margaret aprendo la porta della sala risonanze dove si trovava il Dr. Wilde. "Puoi sdraiarti." Sorrise il dottore. "Okay." Tolsi le scarpe e salì su quella superficie dura e scomoda. Margaret avanzò verso di me. "Stai tranquilla, rilassati. Io chiamo i tuoi. D'accordo?" "Si, grazie." Chiusi gli occhi, cercando di rilassarmi al meglio e cercando anche di non tremare dal nervosismo. Il medico diede il comando elettronico e la macchina iniziò a fare un rumorino sottile e fastidioso, il lettino iniziò ad indietreggiare per poi fermarsi e posizionarsi ai lati dei due poli del macchinario. Chiusi gli occhi e mi rilassai al meglio, pensando alle poche cose positive che sono successe nella mia vita. Avevo finito la risonanza ed ero abbastanza tranquilla. Speravo solo bene per il risultato. "Il risultato lo avrai tra un paio di giorni, puoi andare Leah." Sorrisi. "Grazie dottore." Così detto, uscì dalla stanza dove trovai i miei genitori impazienti di vedermi. "Ciao tesoro." Squittì mia madre, abbracciandomi. "Ciao mami." Ricambiai l'abbraccio. "Scusaci per il ritardo ma Matt non aveva intenzione di andare dalla nonna e ha iniziato a fare i capricci." Disse mio padre baciandomi la tempia. "Non preoccupatevi, non importa." Sorrisi. "È andata bene la risonanza?" Mi chiede papà. "Si, credo di si." Dissi unendo i miei capelli in una crocchia abbastanza ordinata. "Noi andiamo a firmare un paio di moduli, tu va in camera e aspettaci lì." Disse mamma. "Okay." Detto questo si allontanarono, iniziai a camminare verso la mia camera quando vidi la famiglia Bieber. Si guardavano tutti intorno, chissà cosa stavano cercando. "Mamma, da quella parte non c'è." Sospirò il biondo platino camminando verso di loro. "Ho cercato nell'ala ovest dell'ospedale, ma niente." Continuò. "Pattie, ripeti il numero della stanza." Disse l'uomo, suppongo sia il padre. "Uhm 390" Disse la donna esasperata. Oh, stavano cercando la camera. Mi avvicinai. "Ehi scusate, ehm.." Dio Leah, che cazzo stai facendo? Beh, infondo io li volevo solo aiutare, pensai nella mia mente. Tutti iniziarono a fissarmi come fossi un aliena. "Non volevo origliare alla vostra conversazione.. Ma la stanza 390 è infondo a destra." Sorrisi piano. "Oh." Sospirò 'Pattie'. "Stavamo cercando la stanza da un quarto d'ora! Grazie mille, ragazza!" Sorrisi. "Di nulla, se volete posso accompagnarvi..io sono alla stanza 389." Il ragazzo biondo platino non distolse lo sguardo da me neanche un secondo, iniziavo a sentirmi in soggezione. "Beh, si grazie." Disse l'uomo. "Non ci siamo neanche presentati." Continuò. Uh finalmente questo passo, non vedevo l'ora di sapere il nome del ragazzo. "Beh, io sono Leah." Sorrisi. L'uomo iniziò a parlare. "Io sono Jeremy, lei mia moglie Pattie e i miei figli, la più piccola Jazmyn, quello di mezzo Jaxon e.. Il più grande si chiama Justin." Disse indicando ognuno di loro, strinsi la mano a tutti in segno di conoscenza. Ognuno di loro ricambiò il gesto, Justin sorrise per poi dirmi. "Piacere di conoscerti, Leah." Sorrise guardandomi negli occhi. Oh mio Dio che sguardo, che occhi, che sorriso, che voce. Sorrisi. "Piaceremio." "Beh, andiamo? Jaxon ha una visita e dobbiamo sistemare la stanza." Disse Pattie. Annuimmo tutti e iniziai a camminare seguita dalla famiglia Bieber verso la stanza da loro cercata da tanto. Arrivammo davanti alla stanza. "Ecco qua." Sorrisi. "Grazie mille, sei stata un tesoro ad accompagnarci." Disse Jeremy. "Di nulla, se avete bisogno beh.. Sono alla stanza accanto." Sorrisi e mi avviai verso camera mia. Aprì la porta. "Justin, su entra e chiudi la porta, non stare lì fuori." Lo richiamò la madre. Divertita da quella scena, spostai il mio sguardo dalla porta a lui. Notai che mi stava guardando. "Ciao." Mi disse per poi sorridere ed entrare nella stanza. Ricambiai il sorriso per poi entrare anche io nella mia.
   
 
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