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Autore: Arte Prime    20/01/2015    1 recensioni
Una ragazza dal passato misterioso fugge sempre e non conosceva ancora abbastanza il mondo finché un giorno... Non posso più raccontare altro perché non voglio rovinare le sorprese, vi auguro una buona lettura!
Genere: Avventura, Drammatico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Diez Drake, Un po' tutti, X Drake
Note: OOC | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Viaggia, Lady Y,
viaggia...
 
CAPITOLO I
 
Cominciava a cercare l’uscita dopo essersi trovata come smarrita in una specie di labirinto di nebbie… Non capiva per quale ragione fosse in quel luogo così sconosciuto e minaccioso, si sentì inseguita da qualcuno, ma non c’era nessuno. Continuò a girarsi con grande ansia sperando di trovare la via del labirinto o qualcuno o qualcosa che le indicassi l’uscita. Nessuna traccia, nessun indizio, si sentiva avvolta dalla nebbia fittissima… Apparve una grande ombra nera, sicuramente una figura umana, non si capiva se era un uomo o una donna. Ma comunque andò verso quella persona misteriosa per chiederle la via d’uscita. Però quell’immagine ancora indescrivibile cominciò ad alzare verso l’alto un oggetto lungo e stretto che luccicava. Allora capì che era una spada. Per evitare il pericolo cercò di muovere le gambe, ma non riuscì perché erano completamente bloccate come se fossero inchiodate a terra. Ad un tratto la spada stava per colpirla, per proteggersi si coprì la testa con le braccia…
La ragazza, spaventata, si svegliò, alzando di colpo il busto dal letto, si trovò in una stanza illuminata dai raggi della luna e tra i due letti dove dormivano ancora i due giovani uomini che russavano piano. Era stato solo un sogno, cominciava a sollevarsi toccandosi la fronte piena di sudore e le morbide labbra caldissime come se fosse colpita da una forte febbre. Si alzò dal letto andando al bagno a piedi nudi silenziosamente per non svegliare i ragazzi. Si sciacquò il viso con dell’acqua fredda, guardava il suo riflesso in un piccolo specchio quasi rotto in due parti. I suoi chiarissimi occhi erano pieni di dubbi ed ancora spaventati, non capiva per quale motivo si ripeteva lo stesso sogno e si svegliava in modo brusco nel cuore della notte. Scosse la testa per non pensarci troppo e decise di andare al balcone per prendere una boccata d’aria fresca.
Guardava distrattamente la luna rotonda, che si specchiava nel mare dal quarto piano della pensione “Black il Nero” a 2 stelle. Pensava tristemente ad una persona alla quale si era molto affezionata e che ora non c’era più.
“Ancora sveglia, piccola? Hai avuto di nuovo gli incubi?” domandò con tono affettuoso uno dei due ragazzi alle sue spalle dopo essersi accorto del letto vuoto della ragazzina mentre lei si girò con un’espressione infelice sul volto.
Frank, il ragazzo con i capelli castano scuri, le diede un colpetto sulla spalla e la consolò “Piccola, cerca di essere forte.” La ragazzina alzò gli occhi “Torna a letto e cerca di dormire meglio, se non vuoi essere scoperta da…”
“Da me, vero?” disse la voce severa di un altro ragazzo, subito Frank e la ragazzina si girarono e rimasero in silenzio.
“Non avete tempo di inventare una scusa per non dormire ancora, non è così?” chiese impazientemente Mark, il quale aveva una grossa cicatrice, che scendeva dalla guancia fino a sotto il collo. Si rivolse subito alla ragazza ordinandole “Tu, torna a letto ora!”
Lei non ci pensò due volte, tornò dentro e si sdraiò su un fianco per non vederli.
“Ma, Mark, non ti rendi conto di essere un po’ troppo duro con R…” improvvisamente Mark tappò con la mano la bocca di Frank dicendogli a bassa voce “Non devi assolutamente nominare il suo nome! Dappertutto il nemico ci ascolta, ricordalo sempre!” abbassò la mano dalla bocca di Frank, si girò di spalle e cominciò a parlare “Io, duro con lei? Già… È obbligatorio essere duri con lei!”
“Ma, fratello, lei soffre ancora molto! È passato più di un anno da quando siamo scappati, ogni 1 o 2 mesi cambiamo paese!” cominciò Frank.
“Come possiamo fare?” replicò subito al fratello gemello “Vuoi che lei finisca di nuovo nelle mani di quei bastardi?”
Per un po’ Mark cominciò a calmarsi e continuò a dirgli “Abbiamo dovuto cambiare luogo per non lasciare le tracce, loro cercano ancora la nostra sorellina. Non si sa quando smetteremo… Mi vengono i brividi solo al pensiero che possano trovarla… No, non accadrà mai!” si coprì la faccia con la mano preoccupato, mentre Frank abbassò la testa come se volesse dargli ragione.
“È diventata muta per colpa di quei maledetti! Non parla più da quando aveva 4 anni! Non doveva vedere quell’orribile scena ed ascoltare le parole di quel grandissimo bastardo!” disse Frank.
“Già, per questo siamo diventati i marine per tirare fuori la nostra sorellina dall’orribile situazione.” disse Frank “Fratello, ricorda che oggi la nostra piccola compirà 18 anni.”
“Giusto, però torniamo a letto. Tra 3 ore e mezza il lavoro ci aspetta.” disse Mark guardando l’ora all’orologio della campana “Ci penseremo più tardi al regalino, ok?”
“Ok!” sorrise Frank. Tornarono a letto mentre la ragazza aveva finto di dormire per ascoltare i discorsi dei ragazzi e si sforzò di non piangere e di non pensare.
 
 
Verso il mezzogiorno la trattoria dello stesso pensionato, dove dormivano i nostri amici, era piena di persone che mangiavano frettolosamente, bevevano con avidità, ridevano rumorosamente, chiacchieravano animatamente, però non tutte erano rumorose perché c’era anche una figura avvolta da un lungo mantello per non essere riconosciuta, che studiava un grosso libro di geografia e disegnava modificando la mappa sul bancone dell’oste.
Quella figura misteriosa era la ragazza di prima, che sembrava sorda alle discussioni vivacissime e molto intenta nei suoi studi. Poco dopo l’oste dalla grossa faccia sorridente le diede un bel piatto di minestrone caldo e le disse “Ecco il tuo piatto, bella signorina! Hai bisogno di energie per continuare a lavorare. Da quando vi siete trasferiti qui mangi molto poco.” e mise il piatto sul bancone e si appoggiò con le braccia sul bancone.
“È strano che tu sia ancora in forma e non abbia perso mai la voglia di disegnare, studiare e scrivere.” La ragazza chiuse il libro e gli rivolse uno sguardo incerto.
“Lo so, piccola, che tu non puoi parlare e non ti fidi di nessuno, come mi hanno detto i tuoi fratelli.”
Mark e Frank erano fratelli gemelli anche se non si assomigliavano affatto: il primo aveva i capelli e gli occhi di color nero, la corporatura muscolosa ed abbronzata come se avesse lavorato spesso al sole ed una grossa cicatrice sulla guancia che ricordava un passato lontano. Il suo carattere austero, impulsivo e fortissimo lo faceva sembrare brusco e scontroso, quasi a voler nascondere la sua grande generosità. Invece l’altro, il più gentile, aveva i capelli rasati e gli occhi di color castano scuro e la corporatura più slanciata e meno abbronzata di suo fratello. Non era vero che non era forte come Mark, ma era più ragionevole e più calmo di lui. La fanciulla voleva tanto bene ad entrambi i ragazzi che la trattavano come se fosse una sorellina.
La ragazza diede un’occhiatina all’orologio a pendola appeso al muro della trattoria, era l’una e mezza. Era strano, molto strano, pensò la fanciulla, come mai non arrivavano. Di solito erano molto puntuali per mangiare insieme. Ci sarà stato probabilmente qualche problema nel campo militare dove erano entrati i gemelli. Non le era mai piaciuta l’idea che diventassero militari, neppure “Marine”, ma sapeva che era la loro decisione temporanea quindi poteva sopportarlo.
“Preferisci aspettare ancora i tuoi fratelli, vero?” domandò l’oste “Se vuoi, posso raccontarti la leggenda della mia trattoria.” Mostrò subito un’espressione interessata e cominciò ad aprire completamente le sue orecchie per ascoltarlo.
L’oste riprese fiato ed indicò qualcosa raccontandole “Bambina, vedi quelle due persone?” seguì l’indicazione verso una cameriera formosa dai lunghi capelli biondi raccolti in una coda, da cui usciva qualche ciocca riccia “È mia figlia Milly.” Poi un ventisettenne magro, anche lui biondo, che stava sparecchiando un tavolo “David è mio nipote, assomiglia tanto a sua madre, vero? Loro due ed io siamo i protagonisti della leggenda, anzi, non è una leggenda, ma si tratta di una storia vera.” Continuò a raccontarle con grande orgoglio “Un giorno della calda estate di 18 anni fa, era tranquillo come tanti altri giorni, io, mia figlia e David, che aveva 9 anni, stavamo mettendo in ordine questa trattoria, ad un tratto entrò uno strano tipo con un lungo cappotto nero ed una spada che sembrava molto stanco e profumava di sali marini come se fosse appena sceso da qualche nave o barca. Si stava dirigendo verso di me mentre lo guardavamo, chiedendoci chi fosse perché nessuno lo aveva mai visto prima. Aveva una grossa corporatura abbronzata nera, i capelli disordinati e la barba di color nero corvino, che ci facevano paura. Però aveva una cosa che luccicava di più… Erano i suoi occhi di colore azzurro chiarissimo che assomigliava in modo molto incredibile al cielo limpido, anzi al colore del candore della luna nella notte blu scura… “Vorrei una bottiglia di birra fresca, ma tanto fresca! Per favore.” finalmente mi disse quell’uomo con voce molto secca, subito gliela diedi senza riuscire a distogliere lo sguardo dal suo.” Continuava a raccontare l’oste “Pensavo che fosse un pirata o qualcosa di simile, soprattutto non davo molta importanza all’identità dei miei clienti, che avrebbero potuto essere pirati, marinai, militari o assassini.”
La parola “assassino” la turbò molto…
“Dicono sempre che i pirati sono volgari, ladri e spietati assassini assetati di sangue umano, ma commisi il grande errore di aver creduto a queste parole” la fanciulla fece una espressione meravigliata come se non avesse sentito bene “Sì, hai sentito benissimo quello che ti ho detto. Crederai dopo la fine di questa storia.” Affermò l’oste “A proposito… Quel tipo bevve la birra subito e fece un sospiro di sollievo e tornò di nuovo un lungo silenzio; improvvisamente entrò un’altra persona. Solo io e mia figlia conoscevamo l’uomo appena entrato. Era il generale, che non era affatto il benvenuto tra noi. Ci disse di prendere il bambino David. “Che cavolo dici?” domandò Milly arrabbiata “Non devi toccare mio figlio assolutamente!” subito abbracciò David.
Quel generale si mise a ridere rumorosamente dicendole “Mia cara, è anche mio figlio! Non vorrai mica che cresca qui come un misero cameriere? Sono venuto a prenderlo e lo trasformerò in un forte comandante potente come me!” e mostrò orgogliosamente la stella.
“E tu! Ti dico di lasciare in pace mia figlia e David!” esclamai “Ben 10 anni fa hai costretto Milly a venire a letto con te, dopo averla messa incinta hai lasciato questo villaggio!”
“Ora sei venuto solo per prendere mio figlio senza averlo mai conosciuto? Ti interessano solo il potere ed i piaceri, brutto bastardo! Vattene subito!” gridò Milly abbracciando il figlio impaurito. Ben presto il generale afferrò il braccio di Milly e la minacciò “Stai attenta, donna, a quello che dici! Non voglio che nessuno sappia che mio figlio è un cameriere codardo, capito?”
“Lascia stare la mia mamma!” urlò il bambino mentre stavo per prendere il mio fucile.
Il generale diede un ceffone a David spingendolo contro un tavolo e delle sedie, improvvisamente si trovò una spada appuntita alla sua gola tenuta dallo sconosciuto il quale lo avvertì “Se non vuoi che la tua gola sia tagliata da questa spada lascia subito la signora ed il ragazzino ed anche questo posto.” Gli occhi dello sconosciuto incontrarono quelli del generale “Non sopporterei mai chi osa alzare le mani sulle signore e sui ragazzini, intesi?”
Eravamo tutti immobili guardando la scena. Ben presto il generale uscì dalla trattoria senza fare storie. Ci fu un lungo silenzio… Lo sconosciuto mise la spada nel fodero, lasciò delle monete e stava alzandosi per uscire.
“Aspetti, signore!” gli gridai “Signore, non vada via prima che le esprimiamo la nostra gratitudine! E non è necessario che lei paghi.”
“Ringraziarmi? Non ho fatto niente, brav’uomo.” mi disse lo sconosciuto senza voltarsi.
“Ma che sta dicendo, signore? Lei ci ha salvato! Per cortesia possiamo conoscere il suo nome prima che lei vada via?” chiese Milly che aiutava David a rialzarsi.
“Ho agito solo perché non mi sono mai piaciuti i prepotenti e gli sbruffoni” disse ancora lo sconosciuto senza girarsi “Non credo che mi apprezzerete dopo avere saputo chi sono io… Un giorno conoscerete il mio nome. Addio!”
Avrei voluto fermarlo, ma quella figura misteriosa sparì in un momento.
 
Era tornata la serenità che però non durò molto. All’ora di pranzo mentre io e la mia famiglia lavoravamo molto intanto ritornò quel generale ma non da solo. Era assieme ai suoi soldati.
I clienti rimasero tutti in silenzio, come se stesse arrivando qualcosa di minaccioso o pericoloso, ed aspettavano che qualcuno parlasse per primo.
“Dov’è quel maledetto vestito tutto di nero?” domandò il generale con un ghigno.
Né io, né Milly, né nessun altro aprì bocca. “Nessuno lo sa?” il generale cominciava a perdere la pazienza mentre ancora nessuno parlava. “Allora è scappato quel codardo nero!” si rivolse ad uno dei suoi soldati “Ehi, tu vai a prendere mio figlio.” Indicò David che teneva dei piatti sporchi in mano.
“No! Non toccare mio figlio!” esclamò Milly correndo verso il ragazzino che però venne subito afferrato dal soldato e cadendo ruppe i piatti mentre un altro militare allontanava la cameriera dal bambino che cercava di ribellarsi.
Nessuno dei clienti si mosse come se tutti avessero tanta paura, non sapevo cosa potevo fare. Avrei dovuto sparare contro tutti? Sarebbe stato tutto inutile!
“Andiamo via, uomini! La nave militare ci aspetta!” ordinò il generale che uscì con i suoi soldati e David. Io e Milly li seguimmo verso il porto.
“NOOOOO!!! Lasciate subito il mio David, per favore!” supplicò la madre piangendo. Cominciavamo a perdere la speranza guardando la faccia triste di David.
Ad un tratto sentimmo una voce chiara “Avete sempre il tempo di fare i prepotenti?” Ci giravamo, ma non riuscimmo a vedere nessuno.
“Chi osa insultarmi?” gridò il generale “Dove sei? Fatti vedere!”
“Sono qui.” rispose con calma l’uomo misterioso che era seduto su una cassa di legno vicino il muro di una capanna di pescatori e stava tagliando un pezzo di legno con un coltello.
“Ah, sei tu quel tipo vestito di nero!” sorrise malignamente il generale “Ti cercavamo prima, ora ti sei presentato. Che bel coraggio che hai! Hai voglia di combinare qualche guaio, vero?”
“Non sapevo di aver visite.” quel tipo continuava ancora a tagliare quel pezzo ligneo e lo osservava attentamente come per sapere se era ben tagliato “Solo i palloni gonfiati e prepotenti hanno tutto il tempo di combinare guai mentre il Governo Mondiale li ignora.”
Il generale non poteva credere a ciò sentiva e gli disse con la faccia rossa di rabbia “Io sarei un pallone gonfiato e prepotente???? Hai proprio il fegato di prendere in giro uno come me! Non sai sicuramente chi sono io!”
“Più o meno. Tutti i generali o colonnelli o qualche altro militare o quelli che lavorano per il Governo non fanno altro che comandare, vantarsi e divertirsi… Poverini, non sono ancora in grado di essere veri uomini, ma sono i principini con un piccolo fegato ed una grande stella.” rispose con la massima calma lo sconosciuto che giocherellava con il pezzo di legno.
Ben presto il generale stava per esplodere per la rabbia mentre alcune persone, che osservavano la scena assieme a me ed a Milly, avrebbero voluto ridere, ma sapevano benissimo che non potevano o tappavano le bocche dei più piccoli per non finire nei guai.
“Basta, maledetto nero! Non hai idea quanto è grave prendere in giro o offendere i militari ed il Governo? Ti dichiaro in arresto!” il generale rivolse ai due dei soldati “Voi due andate lì ed arrestatelo!”
“Oh, che paura!” scherzava l’uomo sconosciuto mentre i due militari si dirigevano verso di lui, però improvvisamente si sentì uno sparo per terra vicinissimo ai piedi dei due soldati.
“Chi ha sparato?” ci giravano per vedere chi aveva sparato fino a quando sentimmo una voce “Io.” Apparve un altro uomo con una pistola da cui usciva del fumo. L’uomo aveva uno strano cappello ed un vestito tutti neri, accanto allo sconosciuto. Ma non era solo, c’erano tanti uomini, anche loro tutti vestiti di nero.
“Sono tutti i tuoi seguaci?” domandò il generale sorpreso.
“Seguaci?” l’uomo ancora seduto chiese alle figure nere “Ragazzi, avete sentito quello che ha detto quel pallone gonfiato?” Tutti si misero a ridere apertamente mentre noi ed i marine rimanemmo senza parole.
“Ah, ah, ah! Seguace? Che brutta parola, non lo sapete?” rise ancora l’uomo seduto “Macché seguaci! Siamo compagni ed amici!” si alzò rivolgendosi ai militari.
“Questo è troppo!” esclamò il generale ancora furioso “Vi dichiaro tutti in arresto!”
In un momento uno dei marines fermò il generale e gli disse “Signor generale, conosco quel tipo! È Black il Nero, uno dei pirati più potenti del mondo! È ricercato con una taglia di 99.000.000.000 danari vivo o morto!” Tutti si spaventarono, molte voci dissero “Un pirata molto famoso?” “Black il Nero?” “Novantanove miliardi di danari? Ma è una cifra assolutamente assurda!” “È così tanto pericoloso?”
“SILENZIO!” gridò il generale a voce riuscendo a zittire la gente.
“Perché ti scaldi così tanto?” domandò Black prendendolo in giro “Forse perché non sopporti di essere meno popolare di me, vero?”
Il generale riprese il fiato e gli disse con un tono malvagio “La tua taglia comincia ad interessarmi parecchio… Mi farebbe molto comodo. Che ne dici se facessimo una sfida con le spade, Black il Nero?”
“No, signor generale, non lo faccia! Black il Nero è proprio imbattibile!” esclamarono i marines.
“Accetto la sfida, però facciamo un patto!” rispose sinceramente il capitano che si tolse il mantello nero, era vestito con un paio di pantaloni da corsaro neri ed una grossa fascia bianca, una camicia di seta anche di colore nero sbottonata fino al petto nudo dove si vedeva una grossa cicatrice ed un paio di sandali di cuoio nero. Era proprio affascinante… Aveva gli occhi di colore azzurro chiaro come il cielo limpido ed aveva una corporatura abbronzata e forte e piena di cicatrici diverse come se fossero i simboli delle sue molte avventure in mare. Il suo fascino era davvero misterioso.
“Che patto?” domandò il generale incuriosito.
“Se vinco lasciate assolutamente in pace David e sua madre e non tornate mai più qui, intesi?” rispose il corsaro con occhi inferociti “Se vinci puoi arrestarmi, ok?”
Dopo aver sentito quella frase i compagni del capitano non mostrarono nessuna espressione preoccupata, anzi, erano perfettamente calmi come se avessero  piena fiducia in lui.
“È molto interessante questo patto!” il generale si tolse il berretto ed un mantello bianco e sfoderò la spada. Sembrava molto sicuro di vincere mentre Black guardava la sua spada che luccicava.
“Se il capitano perdesse la sfida finiremo anche noi nelle mani dei marines?” domandò preoccupato il più giovane della ciurma “Dovremo attaccarli per evitare problemi?”
“No.” disse con calma il pistolero che era un vicecapitano “Non è il momento di essere tanto pessimista, ragazzo. Lo dici così solo perché sei entrato nella nostra ciurma da poco e non conosci ancora bene Black. Guarda il duello con tranquillità.”
Da quel momento cominciarono a duellare, dopo 3 o 4 colpi di spada Black fece un leggero taglio sulla guancia e tante parti alla camicia del generale.
“Hai tanta voglia di divertirti, pirata?” il generale cominciava a perdere la pazienza asciugando il sangue della guancia “Stai cercando di torturarmi, invece di uccidermi?”
“Calma, non ho né troppa fretta, né troppa voglia di ammazzarti…” disse Black senza distogliere l’attenzione delle spade “Quando ti arrabbi così non sei granché. Eppure mi dicevano che sei bravo ad usare la spada, invece si sbagliavano. Volevo divertirmi un po’. Che delusione…”
Ancora infuriato il generale colpì la spalla di Black e stava alzando la spada per tagliare la testa, ma il corsaro si schivò e fece volare via la spada del militare.
“Hai perso, generale.” disse ironicamente Black che non sembrava sofferente per la sua spalla insanguinata “Ora puoi dire addio a questo villaggio ed anche… ai miei 99.000.000.000 danari!” Però il generale non volle mantenere la parola data ed ordinò ai soldati di sparare contro la ciurma di Black. Prese subito David, lo mise sulla barca e cominciò a remare verso la nave militare. Mentre i pirati si ripararono subito dietro le case, le casse e le barche a terra e cominciarono a sparare contro i marine. La gente cominciò a mettersi al sicuro, Milly volle andare a riprendere il figlio, ma non poteva passare per gli spari. Allora Black si tuffò in mare con un coltello in bocca e si mise a nuotare sott’acqua verso la barca del generale che ignorava le intenzioni del pirata. David cercava di fermare al generale che poi gli diede un altro ceffone e gli disse di stare buono sapendo ora che lui non sapeva nuotare ancora. David cominciò a piangere, però vide salire Black silenziosamente alle spalle del generale “Non sai rispettare le promesse, eh?” Subito il generale si girò, si alzò e prese la pistola e la puntò verso il pirata dicendogli “Sei venuto di nuovo per rompermi le palle? Si vede che perderai davvero la tua pelle! Non ho nessuna intenzione di rispettare le promesse dei volgari pirati proprio come te!”
“Non mi piacciono solo i prepotenti, neppure i codardi come te! A volte i figli meritano solo un genitore!” esclamò Black con occhi inferociti che impressionassero anche David.
BANG! Proprio il generale aveva sparato contro la stessa spalla ferita del capitano, che però non si mosse e rimase imperterrito. Ancora BANG! La proiettile colpì il ginocchio di Black che fu costretto ad inginocchiarsi per il dolore così forte. Intanto David non poteva sopportare di guardare la scena, allora prese uno dei remi con il quale colpì il generale. Però non gli fece alcun effetto, riuscì a farlo infuriare di più ed ebbe l’intenzione di sparare contro il proprio figlio.
Ad un tratto Black si alzò immediatamente, afferrò la mano del militare con la pistola e la puntò verso il cielo. Con il coltello ferì l’addome del generale. David, ancora spaventato, vide scorrere del sangue ed il corpo del generale sull’orlo della barca… Il generale smise di respirare, il ragazzino non mostrava nessun segno di compassione per la morte del suo padre naturale. Finalmente il capitano riuscì a sedersi sopportando le sue ferite profonde. Si rivolse a David dicendogli con una voce affannata “Ragazzo, mi dispiace per tuo padre.”
“No, signor capitano, lui non merita di essere chiamato padre.” disse David “Lei ha agito per salvarmi.” Si mise subito a piangere ed abbracciò il pirata sporco di sangue.
“Ragazzo, non piangere.” sorrise Black accarezzando la capigliatura bionda di David “Sei un uomo, no?”
Saputi della morte del generale i marines si ritirarono senza fare troppe storie e tornarono alla nave militare portando il cadavere del generale. Molti di loro si mostrarono felici per essersi finalmente liberati dal generale così crudele e prepotente.
 
 
Di sera nella mia trattoria io, la mia famiglia, gli abitanti di questo villaggio e la ciurma di Black il Nero festeggiavamo allegramente. Gli abitanti apprezzavano molto il coraggio e la generosità del capitano. Solo io e mio nipote ci eravamo accorti che Black, dopo essere stato curato dal suo dottore, si era seduto da solo al tavolo accanto alla parete, beveva parecchia birra osservando il mare dalla finestra aperta e sembrava pensieroso.... Anche sembrava triste… Allora io feci un cenno David di andare da lui anche se pensavo che Black avesse cacciato il ragazzo per stare solo. Invece il pirata lo fece subito accomodare al tavolo per stare in sua compagnia. Avevo sottovalutato troppo i comportamenti dei pirati osservando mio nipote e Black discutere… Non seppi di cosa parlavano… Dopo qualche ora andai da loro per sparecchiare il tavolo domandando a Black “Vi fermate qui per qualche giorno?”
“Domattina presto io ed i miei compagni partiremo.” rispose il corsaro dopo aver bevuto l’ultimo sorso.
“Così presto?” chiese dispiaciuto il ragazzo.
“Già, molto probabilmente tornerà la marina.” rispose il capitano con un tono serio “Non vorremmo che sapessero che voi siete stati della nostra parte. Non vogliamo creare problemi.”
Né io, né David non rispondemmo perché Black non aveva tutti i torti. Poco dopo andammo a letto.
Il giorno successivo noi andammo al porto per salutare il capitan Black. Il più triste era David. Black si era accorto del muso lungo del ragazzino ed allora lo fece cenno di andare da lui per parlare privatamente mentre la sua ciurma stava preparando la nave per partire.
“David, non essere così triste.” sorrise il pirata “Non so se potremo vederci di nuovo…”
“Non partite solo per non essere arrestati, ma per un’altra cosa che mi avevi raccontato ieri sera, vero? Ma è troppo rischioso! Siete proprio sicuri di andare lì? Ma quando sarete lì non avrete alcuna possibilità di uscirne! Lì è come un posto di morte!” disse David a testa bassa nascondendosi gli occhi bagnati di lacrime.
“Non posso e non voglio assolutamente rinunciarci. Sono pronto a correre ogni rischio ed ogni pericolo. Ne abbiamo parlato ieri sera, no? Ricordati che è una promessa da uomini!” affermò il pirata mentre prendeva qualcosa di nero dal suo lungo mantello e glielo diede “David, questo è il mio quadernino, anzi, il mio grande tesoro. Vorrei che tu lo custodissi questo tesoro. Un giorno devi darlo soltanto ad una persona.”
David gli chiese “Una persona? Chi sarebbe precisamente questa persona?”
“Lo darai ad un mio parente stretto, strettissimo anche se non l’ho mai incontrato, forse non lo incontrerò mai…” rispose il corsaro guardando il cielo. Il ragazzo capì a chi si riferiva e gli promise “Capitano Black, sono molto onorato. Terrò io il suo tesoro con grande cura fino all’arrivo della persona giusta. Quest’oggetto è un debito per me!”
“Bravo! Sei diventato un vero uomo!” gli disse con un sorriso Black mettendo la mano sulla spalla di David come se fosse un gesto d’addio.
“Ehi, capitano! Ora è il momento di partire!” esclamarono alcuni pirati “Addio, simpatici cittadini!”
Subito il capitano salì ed agitò la mano per salutare David e gli altri “Addio!” Noi tutti salutammo… David rimase fermo ad osservare la nave che si allontanava fino a quando scomparse all'orizzonte.
 
 
Purtroppo una settimana dopo Black il Nero e la sua ciurma vennero giustiziati. Noi e gli abitanti del villaggio piangemmo molto. Dopo qualche giorno di lutto io e la mia famiglia decidemmo di cambiare il nome del nostro pensionato in quello del nostro amato capitano in suo onore e ricordo. Ed anche le nostre divise, le hai notate?” finse di raccontare l’oste. La ragazza osservò attentamente che l’oste e suo nipote avevano una camicia ed un paio di pantaloni da corsaro di color nero ed una larga fascia bianca mentre Milly aveva anche una camicia ed una gonna, entrambi di colore nero, ed al posto della fascia usava un grembiule bianco. Tutti e tre si indossavano nello stesso stile di Black il Nero.
“Non sono finite le sorprese, piccola.” disse l’oste “Guarda lì.” La ragazza, dopo aver seguito l’indicazione del proprietario della trattoria, trovò un quadro che era sulla parete sopra gli scaffali pieni di bottiglie e raffigurava un uomo… Aveva i capelli, né troppo corti, né troppo lunghi, lisci, ma non uniti che li facevano sembrare disordinati e ribelli. Aveva una barbetta, la pelle abbronzata con alcune piccole cicatrici sottilissime ed un naso somigliante a quello greco. Il colore dei capelli, della barbetta e delle folte sopracciglia era nero corvino, ma la cosa che colpiva di più erano i suoi occhi ornati da lunghissime ciglia nere. Il colore degli occhi era azzurro chiarissimo che ricordava un lembo di cielo limpido… Com’era possibile se quell’uomo avesse una tale bellezza?
“Era il ritratto di Black il Nero” disse l’oste mentre la ragazza non distoglieva lo sguardo dal quadro. Questo non significava che era affascinata dal corsaro, ma che aveva la strana, stranissima sensazione di avere già incontrato. La sua faccia le sembrava familiare, sembra che volesse parlare con lei… Sembrava ipnotizzata da quel quadro… Proprio in quel momento entrò un giovane marine... Oh, no! Di nuovo lui!, pensò la ragazza cercando di coprirsi bene con il mantello e sperando di non essere riconosciuta da lui. La sua speranza era ormai inutile: quel marine chiamato Luke tirò fuori il cappuccio della fanciulla e la salutò con uno stupido sorriso “Ciao, bellezza! Ti sono mancato tanto, vero? Su, non essere timida...” mise il braccio sulla spalla della ragazza per poterla abbracciare “... So che oggi è il tuo compleanno... Allora vieni con me così ti comprerò degli abiti carini. Tu hai sempre i vestiti usati ed inadatti a te!”
La ragazza, terribilmente infastidita, si divincolò subito dall’abbraccio e tirò fuori un ciondolo formato da foglietti di carta ed una penna. Con fretta e furia cominciò a scrivere su un foglietto e lo strappò e lo mostrò a Luke che poi lo lesse a voce alta ““Quante volte te lo devo scrivere? Ti avevo detto chiaramente che non ho alcun interesse per te! Vattene subito se non vuoi essere scoperto dai miei fratelli, insopportabile rompiballe!”
Era vero che la ragazza aveva i vestiti vecchi e troppo grandi per lei. Era logico perché lei ed i gemelli avevano pochi soldi quindi non potevano permettersi di fare del lusso nella loro vita...
“Oh, che parole pesanti che hai scritto!” ironizzò Luke in modo sciocco “Perché continui ad essere ostinata con me ed a rifiutare la mia amicizia? Forse solo perché i tuoi fratelli te l’hanno proibito, giusto?”
Ascoltandolo la fanciulla, seccata, sbuffò e girò la testa verso l’altra parte per non guardarlo.
“Carina, non essere così!” continuò il giovane marine prendendo la mano della ragazza “Volevo farti gli auguri... Su, vieni con me così potremo divertirci insieme!”
La giovane cercando di liberarsi dalla presa gli mostrò un’espressione arrabbiata.
“Ehi, tu!” esclamò l’oste intervenendo “Lascia in pace la signorina! Non ammetti di aver esagerato nel tormentarla? Ti consiglio di uscire immediatamente: tra poco potrebbero arrivare i suoi fratelli!”
Luke, senza mollare la mano della ragazza, gli disse con un sorriso perfido “Tra poco, eh? No, non lo credo proprio: loro potranno restare ancora nel campo militare per una giornata intera... grazie a me!”
Cosa? Ma allora lui aveva organizzato tutto per poter trascorrere del tempo con lei... Era riuscito a rovinare la prima volta del suo compleanno con i gemelli! Presa dalla rabbia la ragazza gli diede un forte calcio alla gamba riuscendo a liberarsi dalla sua presa.
“AHI! Che dolore!” si lamentò il marine “Brutta muta! Continui a rifiutarmi, eh?” e si accorse di un quaderno dalla coperta rigida di color blu tra i libri di geografia sul bancone e lo prese subito.
No! Quel quaderno era il diario della fanciulla muta e conservava i suoi grandi segreti. La ragazza, nervosa, cercava di riprenderlo tra le mani alzate del marine.
“Ci tieni così tanto a questo quaderno, vero?” chiese il ragazzo divertito “Facciamo un patto... Se vuoi riaverlo fai la carina con me e devi uscire con me senza fare storie ed anche... darmi un bacio!”
Un bacio? Lei non sapeva cosa significava un bacio, ma non aveva nessuna intenzione che qualcuno leggesse il suo diario e neppure di accettare la sua proposta!
“No?” domandò Luke giocherellando con il quaderno in alto “D’accordo, ora lo leggerò a voce alta le prime pagine così tutto il pubblico potrà ascoltare!” e stava per aprirlo.
NO! Però improvvisamente il quaderno venne preso di scatto dalle mani del giovane marine e poi venne messo sulle mani della ragazza da qualcuno...
“Ma chi diavolo ha interrotto la mia dichiarazione amorosa?” urlò Luke rivolgendosi al misterioso salvatore... Era un uomo alto e muscoloso che indossava un cappello a tre punte nero con una bianca piuma vaporosa ed un simbolo di luce gialla sulla testa ed una maschera nera sugli occhi. Sotto questo copricapo i capelli, un po’ lunghi, e le basette erano di color bruno-rossastro, o meglio dire di color rame. Sul mento ampio c’era una cicatrice a forma di “X”. Indossava un’armatura, di color blu scuro lucido, sulle gambe ricoperte da stivali al ginocchio e guanti che salivano oltre i gomiti. Le aperture sia per i guanti che gli stivali erano arrotondate da un modello di foglia di acero. Sul resto del corpo portava una camicia di pelle aperta ed i pantaloni anch’essi di pelle erano di color blu scuro. Aveva anche una cintura decorata e teneva un moschetto ed un’ascia a 4 lame alla cintola. Indossava anche un mantello nero, che, dall’interno, era di color cremisi, con una fodera di pelliccia bianca intorno al collo. Poi c’era una cosa che colpiva di più: sul petto e sulla parte superiore del corpo aveva un grande tatuaggio nero a forma di “X”.
“Ora il tuo quaderno è al sicuro, giovane lady.” la tranquillizzò l’uomo mascherato con una voce profonda ma calma.
“Ehi! Sto parlando con te!” gridò il giovane marine arrabbiato “Come hai potuto ad interrompere questo momento?”
“Uh?” fece l’uomo misterioso guardandolo serio “Questo momento? Non mi sembra proprio... Si vede benissimo che alla giovane lady non interessi affatto. E non sai rispettare la privacy altrui?” e poi si rivolse alla ragazza “Lady, tutto ok? Oggi è il tuo compleanno, giusto?”
Anche se era muta la ragazza abbassò gli occhi stringendosi il suo diario al petto forse per timidezza o vergogna. E nessuno la aveva mai chiamata “lady” in vita sua...
“Non preoccuparti, lady.” le sorrise l’uomo con la maschera e prendendole la mano, la sfiorò con un bacio come un vero galantuomo “Tanti auguri, lady!”
“TANTI AUGURI ALLA GIOVANE LADY!!!!!!” fu il coro degli uomini, che erano con l’uomo mascherato e che portavano un mantello ed un cappello eleganti.
A quel coro la ragazza rimase meravigliata e si sentì un po’ intimidita... “Rilassati, lady, loro sono la mia ciurma.” le disse l’uomo.
“Ciurma? Non dirmi che sei un pirata?” gli chiese il ragazzo impaurito.
Un pirata? Ma allora la fanciulla pensò che era la prima volta che incontrava un pirata in carne ed ossa ed intuì che il giorno del suo compleanno sarebbe stato un giorno pieno di sorprese inaspettate e forse sarebbe stato l’inizio della sua nuova vita...
L’uomo si girò per poter rispondere al giovane marine “Sì... Sono X Drake, il capitano della Bandiera Rossa... Qualche problema, giovane soldato?”
Luke, spaventato dall’espressione così seria del capitano, cominciò a tremare “No, no, no! Niente, anzi, tolgo subito il disturbo! Ora me ne vado, arrivederci!” e stava per andarsene quando andò a sbattere contro Mark e Frank che erano appena arrivati “Ah, siete voi... Come mai siete venuti così presto?”
Sentendo queste parole Mark afferrò il ragazzo per la divisa “È inutile che tu finga! Idiota, sappiamo che sei stato tu a farci trattenere dal tenente per poter stare da solo con la nostra sorellina! Quando ti deciderai a smettere di fare il cretino con lei? Se non la smetti finirai sul serio nei guai! Capito?”
Luke annuì nervosamente “Sì, sì, sì, non lo farò più!” Così Mark mollò la presa  facendolo cadere ed il giovane se ne andò di fretta.
“È tutto ok, sorellina?” chiese Frank alla ragazza.
Per rispondergli lei annuì.
“Capitano,” un ragazzo con il mantello ed i capelli neri a spazzola chiamò Drake “la nave è pronta a salpare!”
“Bene. Ora vi saluto.” il capitano andò via con la sua ciurma.
La fanciulla lo osservò attentamente fino a quando lui uscì dalla trattoria “Black il Nero”... Sembrava un personaggio davvero interessante ed affascinante ed anche pieno di misteri, forse quanto lei...
“Sorellina, ora festeggiamo insieme il tuo compleanno!” sorrisero i gemelli regalandole un bel paio di sandali. Ed anche l’oste portò una torta ricoperta di panna montata e pezzi di cioccolato. La ragazza mostrò loro un sorriso di gratitudine anche se pensava ancora al capitano... aveva completamente dimenticato di ringraziarlo...
L’oste e suo nipote David avevano assistito all’incontro tra la giovane ed il pirata ed avevano intuito che forse la leggenda della loro trattoria continuava...
  
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