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Autore: Sacchan_    20/01/2015    2 recensioni
Il tempo si è riavvolto e Miku si ritrova a ricominciare tutto da capo di nuovo: stavolta, in un modo o nell'altro, è decisa a fermare il loop temporale e a porre fine alla Notte che perseguita lei e gli abitanti della Villa Sconosciuta.
Long Fiction basata su Ever-Lasting-Night , cantata da: Miku+Gakupo+Gumi+Rin+Len+Meiko+Kaito+Luka.
Tutte le info sulle prime tre long all'interno del prologo.
Genere: Angst, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Night ∞ Series'
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ever lasting night
EVER-LASTING-NIGHT
LA FOLLE NOTTE INFINITA

Atto I, scena III


"Mademoiselle, per lei il piatto principale di stasera è petto d'anatra imbevuto di aceto balsamico. Ad accompagnarlo un frizzante vino d'annata dal gusto agrodolce."
Gakupo guardò Miku e Miku guardò Gakupo; dopo essersi scrutati alcuni secondi Gakupo stava già cercando di trattenere delle smorfie mentre Miku aggrottava le soppracciglia contrariata.
"Insomma!" Esordì gridando forte. "Quante volte devo dirtelo? Sembri finto così! Devi essere più sciolto, meno rigido. Rifallo da capo, anzi torna in cucina con quel piatto che hai in mano, che poi non ci credo che è davvero petto d'anatra, e riservimelo come si deve."
Dopo essersi sfogata a dovere Miku riaffondò il sedere nella soffice poltroncina lasciandosi andare a un sospiro.
"Tu, Gakupo, sarai un maggiordomo tuttofare, perfetto ed elegante in tutto."
Insomma, cosa c'era di così complicato nel capire una cosa così semplice?
Miku si pizzicò il naso e sbadigliò per poi vedere Gumi schiantarsi a terra sul pavimento.
"Bruciaaaaa!" Urlò la ragazza; la teiera di thé, che si era fracassata al suolo insieme a lei, si era riversata sui suoi capelli e sul suo viso ustionandola.
A Miku partì l'ennesimo embolo sulla fronte.
"Ancora? Con questa fanno esattamente cinque volte che cadi al suolo, cinque!"
"Eh, ma..." Balbettò Gumi rialzandosi sulle ginocchia e strofinandosi la faccia. "La mia parte prevede di essere un'imbranata, no? Sto solo cercando di recitarla al meglio."
"Ma questo non significa che ogni quarto d'ora tu debba schiantarti contro il pavimento. Non so nemmeno se qui dentro ci sia una cassetta del pronto soccorso."
Gumi si diede comicamente un buffetto sulla testa tirando fuori la linguetta, per poi dedicarsi a raccogliere i cocci sparsi per terra. Naturalmente non mancò di tagliarsi un dito e zampillare gocce di sangue sul pavimento.
"Chissà se da qualche parte c'è almeno un cerotto..." Pensò esasperata Miku per poi rivolgersi a Luka. "Megurine, per piacere, aiutala a disinfettarsi."
Il solito, tipico, verso di stizza provenì dalle labbra di Luka mentre afferrava la cameriera per un braccio per poi trascinarla verso il bagno.
"Mi chiedo se..."
Neanche finì la frase che fu investita dalle strilla dei due gemelli biondi.
"Sorellonaaaaaaaa!"
"Sorellonaaaaaaaa!"
"Siete voi stavolta..." Mormorò stordita Miku. "Che cosa c'è?" Sentiva le orecchie fischiare, gli occhi quasi le giravano assieme alla testa.
"E' troppo difficile parlare in rima!"
"A parlare così mi si abbassa l'autostima!"
Le due testoline bionde si guardarono a bocca aperta.
"Oohh... ma quella era davvero una rima!"
"E non potevi dirla prima?" 
Ai due gemellini Miku aveva dato il compito di essere due piccoli, pazzi servitori che parlavano per rime; inutile dire che i due avevano passato tempo ad esercitarsi, a cercare battute in rima, a dimostrarsi infantili -cosa che, in effetti, erano già-, a scocciare Miku mentre istruiva gli altri più e più volte perché nessuno dei due trovava l'ispirazione su come sfornare battute tali. Improvvisamente erano diventati capaci e Miku si sentì presa quasi in giro.
Posò i palmi delle proprie mani su quei due capi biondi strofinando i loro capelli.
"Bene, bene. La vostra sorellona è molto contenta di voi, ora tornate ad esercitarvi." Batté le mani. "Su, su!"
I due bimbi saltellarono sul posto a pugni chiusi, stretti contro il petto.
"Vedrai sorellona: non ti deluderemo!"
"Esatto, in rima parleremo!"
"E piccoli pazzi servitori diventeremo!"
Sfrecciarono via come come due saette, ritirandosi in disparte per poter studiare altre nuovissime, esilaranti battute.
"Beh, almeno due su sei prendono sul serio quello che devono fare..." Pensò fra sé la ragazza mentre veniva raggiunta da Kaito e Miku.
"Sul serio, non capisco..." Mormorò Kaito tenendo in mano qualche foglio.
"I nostri ruoli saranno importanti ma sono troppo..." Meiko cercò un termine adatto.  "...deviati. Insomma siamo due padroni di casa sessualmente frustrati, con intenzioni poco chiare e battutine a sfondo sessuale!"
A Miku partì un risolino isterico per l'imbarazzo: come lo spiegava a quei due che la prima volta in cui li aveva incontrati recitavano esattamente nei ruoli di una padrona lesbica e di un padrone dai dubbi gusti sessuali?
"Ehm, andiamo andiamo... I vostri personaggi sono originali e hanno quel... quella dualità intrinseca da cui tutti sono affascinati..." Si stava letteralmente inventando cose su cose. "Poiché, oggigiorno, non esiste più lo stereotipo del personaggio solo personaggio ma devono, ehm, avere sfaccettature da cogliere nel corso della storia che, uhm, non sono percepibili a un primo impatto..."
Come regista Miku non poteva avere un futuro, di questo ne era già consapevole.
"Ma, ehi, lo faccio per liberare tutti quanti, no?" Giustificò se stessa. "Devo trasformare la Bad End Night in una Good Night!"
Allargò le braccia e sbatté le mani per richiamare tutti all'attenzione.
"Ooook! Mi aspetto che adesso tutti voi abbiate ben chiaro che cosa dobbiate fare o perlomeno quale sia il vostro ruolo! Vi lascio altri trenta minuti per riflettere e per immedesimarvi nelle vostre parti. Dopodiché riprenderemo esattamente da dove abbiamo interrotto."
E per Miku questo significava solo una cosa: ritornare fuori nella foresta, bussare al grande portone della Villa Sconosciuta e fingersi ancora la sperduta ospite che chiedeva ospitalità agli abitanti della Villa.

Come da accordi presi Miku abbandonò la Villa e lasciò passare una ventina di minuti per dare in modo agli attori di prepararsi. L'aria pungente della notte minacciava le sue braccia nude e niente serviva sfregarle con le dita per riscaldarle: avrebbe dovuto comunque aspettare la mezz'ora stabilita prima di rientrare. Nel frattempo sperava che tutti loro avessero capito cosa dovevano fare e si erano inventati un modo per calarsi nei ruoli che lei aveva assegnato.
"In fondo sono tutti attori professionisti..."
Non ci diede più peso del dovuto, in fondo a lei importava raggiungere il True End questa volta, poco peso aveva come avrebbero deciso di gestire il loro personaggio; bastava soltanto farla finita una volta per tutte.
Sollevò il pugno e bussò più volte contro il legno pregiato dell'entrata principale e, con il cuore che batteva a mille, aspettò che Gakupo venisse a riceverla.
E difatti Gakupo arrivò, stavolta con un'espressione meno stordita e meno confusa della precedente: serio e composto, senza lasciar trasparire alcuna emozione, la ricevette nell'attico della Villa esattamente come il copione recitava.
"Chiedo scusa..." Si schiarì la voce Miku. "Potrei restare qui soltanto per una notte?"
D'improvviso o stupore si dipinse sul volto di Gakupo e una smorfia gli contornò le labbra.
"Ho perso il sentiero per uscire dal bosco e adesso non trovo più la via del ritorno..."
Dei tacchi risuonarono sul pavimento di marmo tirato a lucido.
"Quale è il problema Gakupo?" Chiese la donna dalla folta chioma rosa.
"Sembra che qualcuno si sia perso nella foresta..." Rispose mite il maggiordomo.
"Oh cielo, a quest'ora così tarda? Con questo buio e con questo freddo? Facciamola entrare subito."
Miku si rincuorò a quelle parole: avevano capito esattamente cosa dovevano fare e si erano calati egregiamente nelle rispettivi parti; in fondo, proprio come aveva pensato poco prima, erano dei professionisti.
"Io ho perso la strada di casa... non riuscivo più a ritrovare il sentiero per tornare indietro e temevo di essermi persa, Poi ho visto una luce e questa Villa..."
Ma ormai nemmeno lei si poteva permettere di essere da meno.
"Non si preoccupi." La rassicurò Gakupo invintandola ad entrare. "Anzi, è stata molto fortunata a trovarci."
"Avviseremo subito i nostri padroni di questo inconveniente."
La donna abbandonò il salone per precipitarsi ad informare i suoi signori di quanto successo.
Rimasti soli Miku non poté che dare una strizzatina d'occhio a Gakupo per l'ottimo inizio con cui egli aveva cominciato.
Naturalmente l'attore non tradì il suo personaggio e si limitò soltanto a portare la mano al petto e a chinare il busto per far intendere di aver ricevuto il messaggio.
Due minuti dopo colei che era sparita dall'ingresso principale per andare ad informare i proprietari di quella Villa fece ritorno, stavolta al suo fianco vi era anche una ragazzina vestita da cameriera: Gumi che, impacciatamente, camminava goffa e a viso basso.
"Ho già informato i miei signori di quanto successo, prego ci segua. Ecco, se avrà bisogno di qualsiasi cosa la nostra cameriera è al suo servizio. Le chieda ciò che vuole."
"Sì! Infatti!" Urlò piena di vigore Gumi. "Sono a sua completa disposizione!" Gumi alzò esageratamente il mento per poi irrigidirsi come un bacchetto.
Miku avrebbe voluto dirle di rilassarsi e di non essere così tesa ma ricordava bene che ognuno di loro recitava non solo con un ruolo ma anche con un carattere prefedinito.
"A pensarci bene però Luka mi sembra molto più disposta delle altre volte..."
Passandole accanto Miku non riuscì a fare a meno di complimentarsi con lei per l'ottima performace ed ecco che, proprio allora, Luka sibilò il suo solito verso di stizza.
"Tsk! Vediamo di concludere in fretta questa recita" Sussurrò con tono da vipera.
Naturalmente Miku dovette rimangiarsi tutte le parole; non era affatto cambiata anzi stava soltanto recitando come era suo dovere.
Gumi, al contrario, pareva essere un'impacciata sia da "vera" che da "attrice", ecco spiegato perché il ruolo della cameriera sbadata le si addiceva alla perfezione.
"Vedrà che si troverà bene qui da noi stanotte." Iniziò. "I padroni sono un po' strani ma sono delle brave persone, appena hanno sentito di quello che ti è successo si sono commossi talmente tanto che..."
"Ah! No, stai attenta! Dritto, davanti a..." Inutilmente, Miku tentò di agguantare la cameriera per una spalla e cercare di salvarla dal tragico pericolo.
Ma a niente servì: il viso di Gumi si spalmò contro una colonna portante fissa in mezzo al corridoio che stavano percorrendo, la ragazza non urlò nemmeno per il dolore; anzi, forse essendoci abituata si limitò soltanto a strofinarsi il muso ormai rosso e a trattenere delle smorfie.
"Oh, è tutto a posto, è tutto a posto. Ci sono abituata, sai? Non guardo mai dove metto i piedi, figurati se presto attenzione a quello che ho davanti..."
"Meglio che ti porti in bagno a sciacquare il viso almeno, non hai del disinfettante? Qualcosa?"
Gumi sventolò una mano in aria.
"Ma no, davvero! Sto bene!" Disse lei rialzandosi in piedi come se nulla fosse.
"Gumi c'è abituata!" Parlò una vocina piccina.
"Il suo record è di almeno trenta cadute a giornata." Le fece eco un'altra voce.
I due gemelli, finora ancora non apparsi, sbucarono dall'ombra di un angolo con un sorriso sul volto che andava da un orecchio all'altro.
"Ah, eccovi dove eravate! Perché non siete venuti prima?"
"Impossibile, ci saremmo persi questo spettacolo!"
"Il tuo viso contro la colonna spalmato!"
"Gumi è così divertente!"
"Di noi servitori è la meno negligente."
Gumi si sistemò meglio le ciocche dei capelli sotto la cuffietta.
"Signorina, non ci badi. Rin e Len sono due mocciosi pestiferi a cui piace prendere in giro la gente. Voi due! Non dovete andare in cucina ad aiutare Gakupo adesso?"
Accompagnati dalle loro risate i due gemelli scheggiarono via in direzione delle cucine.
Gumi, invece, proseguì allegra dilettandosi a fare da cicerone e spiegare cosa si nascondeva dietro tutte le porte che stavano sorpassando, ovviamente stava fingendo palesemente di inventarsi cose su cose, a meno che non avesse passato i trenta minuti antecedenti all'inizio della messinscena a girare tutta la Villa e a memorizzarsi ogni stanzone, salone, punto cardinale o chicchessia.
Cosa di cui Miku dubitava fermamente.
Quando Gumi arrestò i suoi piedi lo fece davanti a un salone immenso, dal pavimento a schacchi e dal tavolo di legno pregiato, lungo e rettangolare su cui sopra svettava in bella mostra una tovaglia rossa abbinata a delle poltrone di colore mogano che sembravano essere davvero parecchio soffici e comode.
"Per favore, si sieda dove preferisce e attenda qui." Gumi la salutò con queste esatte parole e poi sparì via.
Naturalmente Miku fece come le era stato detto: si sedette e aspettò pazientemente che Meiko e Kaito le venissero incontro.
Intrecciò le dita e le gambe e restò in attesa.
Dopo cinque o dieci minuti che già si trovava da sola dentro a quel salone iniziò a pensare che ci stavano davvero mettendo troppo...
Fece per alzarsi quando una voce femminile le parlò all'orecchio.
"Allora è vero che stasera avremo un'ospite carina a cena."
Meiko, addossata contro la poltroncina esattamente dietro di lei, le diede il benvenuto spaventandola.
"Cavolo, Meiko! Non comparirmi dietro così!"
La donna castana scosse la testa sconsolata, ammonendola e facendo comparire magicamente nel palmo della mano destra un ventaglio di pizzo nero e rosso.
"Ricorda, sono tutti attori professionisti" Rimembrò Miku.
"Come vi siete persa signorina?" Pronunciò Meiko agitando davanti alla sua faccia il magnifico ventaglio.
"Uhm, non ricordo bene... Prima che me ne accorgessi avevo già perso il sentiero del ritorno."
" Una vera sciagura..." Sussurrò Meiko melliflua per poi agguantarla per un braccio. "Ma non ha niente da temere, non potremmo mai lasciare una persona sperduta nel cuore della notte e con questo buio e freddo." Il tono che Meiko usava era dolce e lo sussurrava direttamente alle sue orecchie; Miku avrebbe quasi voluto staccarsi da lei ma poi ricordò che era stata lei stessa a spiegarle come doveva essere il suo personaggio.
"Andiamo sorellina! Non essere così invadente! Prova a metterti un po' nei suoi panni: sarà sicuramente spaventata e spaesata..."
Kaito, il padrone di casa, comparve sulla soglia dello stanzone elegante e autoritario come al solito e perfettamente calato nella sua parte esattamente come Miku ricordava.
Appena lo vide Meiko rise sommessamente.
"Non facevo niente di male... volevo solamente assaggiarla."
"Conosco cosa significa per te assaggiare... sei proprio una cannibale!"
Meiko gonfiò le guance.
"E tu allora? Tornatene a giocare con i tuoi veleni nelle tue stanze!" Meiko assunse un tono da bambina e si avvinghiò ancora di più contro il braccio di Miku.
Veleni? Miku si chiese che cosa diamine si era inventato Kaito per parlare di veleni...
"Sfortunatamente non può..." Parlò improvvisamente Gakupo apparso chissà come e da chissà dove. "La cena verrà servita fra poco."
Tutti i presenti si guardarono, convenendo che era ora di tornare alle buone maniere.
"Signorina, non si preccupi. Per stasera lei sarà la nostra preziosa ospite non invitata." Le sorrise suadente Kaito invitandola a tornare a sedersi.
Ormai c'erano, Miku se lo sentiva.
La Folle Notte stava per iniziare e stavolta, nel bene o nel male, doveva essere portata a termine.

L'Autrice Sconosciuta
Pollice in su per le citazioni a Evil Conchita e a Cantarella!
Avevo promesso un aggiornamento più celere ma non ne sono stata in grado, perdonatemi.
Comunque l'intro è ufficialmente finita e ora si entra nel vivo della festa e se l'avrete notato questa parte assomiglia abbastanza alla prima parte della mia Bad End Night, ma per non essere ripetitiva mi sa che dovrò inventarmi qualcosa di nuovo, no?
Sperando che vi sia piaciuta vi invito a lasciare un commentino. <3
_Flowermoon_



   
 
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