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Autore: Yle994    20/01/2015    0 recensioni
Una ragazza di nome Allyson. Un ragazzo di nome Sean. Due cuori solitari, distrutti dal destino. Riusciranno a lasciarsi alle spalle il passato? Oppure tornerà per prendersi la sua rivincita?
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
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Ed eccomi qui, al primo giorno della mia nuova vita. Quella vita che mi aveva dato mille aspettative, quella stessa vita che mi aveva dato la speranza di poter cambiare le cose. Diciamo che qui in Kansas le cose andavano decisamente in maniera diversa. La vita era più frenetica rispetto al piccolo paesino situato nell'Ohio, da cui provenivo, ma trasferirci qui era un modo per ricominciare da capo dopo quella terribile notte di 5 anni fa. A pochi kilometri da noi risiedevano alcuni miei zii, che per quanto possibile, si sarebbero occupati di tener compagnia a Maryse, mia madre. Da oggi in poi, mi sarei ritrovata ad affrontare una nuova città, a dovermi fare nuove amicizie, a riiniziare tutto.

Qualche settimana fa, tramite internet avevo cominciato ad informarmi sui possibili college a cui iscrivermi, e avevo deciso di frequentare il Kansas State. La mia scelta era stata influenzata soprattutto dal mantenere una certa vicinanza a casa, e non lasciare mia madre sola troppo spesso. Dopo la morte di mio padre, da cui erano passati parecchi anni ormai, 5 per la precisone, Maryse non si era ancora ripresa del tutto, e a dirla tutta nemmeno io. Quella notte fu la più dura di tutta la mia vita. Da quel giorno il senso di colpa si era appropriato del mio corpo e aveva deciso di non lasciarlo più andare. Gli eventi di quel giorno, appaiono nella mia mente come una nube di fumo. il medico mi disse che forse il motivo di questa rimozione era dovuto ad un trauma, ma in realtà per quanto ci provassi a voler ricordare, era tutto inutile.

Comunque tornando a ciò che è successo, ricordo di trovarmi in macchina con mio padre, stavamo tornando a casa, dopo essere venuto a prendermi dalla mia migliore amica Cami. Non era una sera particolarmente diversa dalle altre, anzi. Stanca del silenzio che aleggiava all'interno dell'auto, mi venne la brillante idea di accendere lo stereo. Io e John, mio padre, avevamo un rapporto bellissimo. Essendo figlia unica, ero sempre stata la sua bambina, nonostante fossi cresciuta abbastanza. Ad ogni modo, lo adoravo, ma soprattutto mi piaceva il modo in cui mi faceva ridere. Quando passò la nostra canzone preferita alla radio, io e lui, iniziammo a cantare a squarciagola e a ridere insieme. Bastò esattamente un secondo, quel secondo in cui si girò verso di me per dirmi "Ti voglio bene bimba", a farci fare un incidente frontale con un ubriaco che proprio in quel momento aveva sbandato, finendo nella carreggiata opposta. Da quel momento in poi ricordo molto poco, tranne il dolore insopportabile che provai. Ancora adesso, tutte le notti faccio quell'incubo, vedendo l'uomo ferito che guidava l'altra macchina avanzare verso di noi, facendomi svegliare tra urla e singhiozzi. La cosa che mi fa più male è il non riuscire a vedere mai il suo viso. Se un giorno dovessi riconoscerlo, giuro su me stessa, che lo ucciderei, cosi come lui ha fatto con mio padre e anche con me. Perché nonostante io sia ancora qui, il mio spirito e la mia anima sono morti quella notte.

Dopo l'incidente rimasi in coma per alcune settimane e quando mi svegliai come se non bastasse il dolore fisico, ad aggravare la situazione, mi venne comunicata la notizia della morte di John. Non sono nemmeno certa di poter spiegare quando grande fosse il senso di colpa che mi attanagliava il petto, come in una morsa. Questo dolore da sopportare era troppo grande per una ragazza di soli 16 anni. Ad alleviarlo, alcune volte era il pensiero che la colpa dell'accaduto non era esattamente tutta mia. Il pazzo ubriaco aveva fatto la sua parte.

In quel preciso momento, io e mia madre varcammo il cancello della nostra nuova casa. Percorremmo il vialetto d'accesso e parcheggiammo l'auto. Qualche minuto dopo, ci raggiunsero i miei zii. Non li vedevo da circa due anni, l'ultimo natale che avevamo passato insieme. Corsi immediatamente ad abbracciarli.

«Ciao, che bello rivedervi!» dissi con voce squillante, abbracciando entrambi.

«Ciao Aly, come sei cresciuta! Adesso sei proprio una donna... e sei bellissima»

«Grazie» Le dissi, sentendo il calore salirmi alle guance.

Sfortunatamente non ero mai stata una ragazza che adorava i complimenti, mi mettevano terribilmente in imbarazzo.

Tutti insieme scaricammo gli scatoloni e portammo tutto in casa. Sinceramente dovevo ammettere che era molto bella, uno stile classico, però anche moderna se osservata da un altro punto di vista. Non appena lasciai a terra lo scatolone, mi fiondai a visitare le altre stanze. Scelsi quella che sarebbe diventata la mia camera. Ampia, con una porta finestra, che si allargava su un enorme patio. Era bellissima, ero senza parole. Spalancai la portafinestra e misi lentamente un piede fuori. il vento mi sfiorò delicatamente il viso e i capelli, scompigliandoli, ma percepii quella sensazione di fresco e di libertà fino alla punta delle dita.

Qualche ora più tardi, la mia stanza era talmente sommersa da scatoloni, che quasi faticavo a vederla. Di buona volontà cominciai a sistemare le mie cose, dividendole tra gli armadi e le mensole a mia disposizione. Non appena terminai, udii la voce di mia madre provenire da quella che ricordavo fosse la cucina.

Lentamente mi feci largo tra gli ultimi scatoloni che ancora regnavano sul pavimento, facendo attenzione a non inciampare e la raggiunsi.

«Tesoro visto che qui siamo ancora indietro, ti va se ordiniamo una pizza?»

«Si mamma, per me non c'è problema, chiamo io se vuoi... ho il cellulare sul letto!»

«Si va bene tesoro»

Mi fiondai velocemente in camera, presi il cellulare dal letto e chiamai la pizzeria. Pochi minuti dopo, io e mia madre e eravamo già intorno al tavolo a gustarci la nostra pizza al formaggio.

Dopo cena, sistemai gli scatoloni impilandoli tutti da un lato, in modo da fare spazio per permettere il passaggio. Andai in bagno a cambiarmi, struccarmi e lavarmi i denti per poi infilarmi sotto il mio caldo piumone invernale.

Ci misi alcuni minuti a prendere sonno principalmente a causa del caos di domande che mi balenavano nella mente.

Queste domande però, rimasero senza una risposta. in primo luogo per il fatto che effettivamente una risposta non ce l'avessi, in secondo luogo perché per via della stanchezza dovuta al trambusto del trasloco, le palpebre calarono lentamente facendomi sprofondare nel mondo dei sogni.

#Angolo Autrice 

Salve a tutti! 

Sono solo all'inizio della storia ma spero che per quello che ho scritto finora la troviate interessante! 

Ci vediamo al prossimo capitolo, 

Un bacio

  
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