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Autore: __Mary__06    20/01/2015    2 recensioni
E finalmente trovava il coraggio di riprendere le sue colpe tra le mani, quelle mani che avevano premuto il grilletto troppe volte. I tacchi della donna creavano un suono simile ad un orologio, un orologio che aspettava la fine della sua carriera da assassino. I capelli biondi ondeggiavano lasciando un'aroma di erbe selvatiche. La verità era venuta a galla: era finita.
«Raccontami...»
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-Tratto dal capitolo due-
«E pensando al mio futuro, riposi la letterina nella scatola lasciandola cadere dolcemente sopra tante altre. Dovevano essere state almeno cinquanta, una per ogni volta che sentivo la mancanza di mia madre più degli altri momenti. »

-Tratto dal capitolo quattro-
«Volevo che crescessi forte e senza cuore perché chi ha un cuore, prima o poi, se lo ritrova a pezzi.»
Genere: Malinconico, Slice of life, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chianti, Gin, Korn, Vermouth, Vodka | Coppie: Shiho Miyano/Ai Haibara
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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But there was so many red flags             (Ma c'erano così tante bandiere rosse) 
Now another one bites the dust             (Ora un altro mangia la polvere)
And let’s be clear, I trust no one           (Siamo chiari, non mi fido di nessuno)
[Elastic Heart - Sia]


“Accidenti, che bravo che sei!”
“Beh, niente di che: ho solo una buona mira!”
Il ragazzo baciò sulla fronte la sua sorellina prima di andarsene. Shinzo aveva diciotto anni e già era abilissimo in tutte le attività che richiedevano una certa mira e precisione. Hisoka restava incantata dalle abilità di suo fratello maggiore. Io me ne stavo seduto alla poltrona fissando annoiato quella scena. Quando Shinzo fu lontano, Hisoka venne da me, forse per trasmettermi un po’ di allegria.
“Hai visto il mio fratellone? Vorrei essere brava come lui…”
“E quindi?”
“E quindi non lo so. Così per dire, mi piacerebbe avere un’ottima mira come lui.”
“E allora? Anche tuo padre ne ha e parecchia.”
“Sì ma lui ha quasi quarant’anni e ha esperienza. Shinzo è giovane ed è già bravissimo!”
“Okay…”
“Giochi con me?
“No.”
“Perché?”
“Perché sei una palla al piede, mocciosa.”
La mia freddezza l’aveva rattristata. Probabilmente non era mia intenzione, ma dopo quello che era successo con Kei ero abbastanza turbato. Non avevo idea di cosa potesse aver pensato, che mi fossi impietosito…forse. La cosa sicura è che non avevo intenzione di farmi rivedere a scuola, stupido edificio sempre pronto a sfornare robot dalla memoria piena di sciocchezze.
Avevo imparato a cavarmela da solo: altro che affetti, io ero un essere autonomo. Avevo imparato tutto dalla gente che mi circondava, ma che non potevo definire affetti: Nobu e i suoi amici.
Quel branco di ubriaconi veniva ogni sera nel nostro appartamento. Difatti, in “casa” si respirava birra e alcolici vari, nicotina e cenere. A volte qualcuno mi avvicinava, mentre era in stato d’ebbrezza. Ricordo il giorno in cui tu tentasti di farmi qualcosa, non capii cosa, ma non era qualcosa di bello. Ero nel mio sottoscala a leggere riviste ‘vietate ai minori’ e tu venisti da me. Mi assicurasti che ero un bel ragazzo e che potevo avere di più di quelle riviste, soprattutto se c’entravi tu. Le tue guance erano roventi e ti mantenevi in equilibrio a fatica. Ebbi paura di te e ti cacciai, chiusi a chiave la porta e rimasi lì per ore. A occhio potevi avere trent’anni.
Hisoka interruppe i miei pensieri.
“Ma quanto sei cattivo, Koichi!”
“Zitta.”
“E anche un po’ scemo.”
“Vattene.”
“Come vuoi, ma poi non accetterò le tue scuse!”
“Va benissimo. Ora sparisci dalla mia vista prima che ti riempia di schiaffi!”
A volte era davvero capace di irritarmi parecchio, quella mocciosa.
 
“Sei ancora qui, tu?” mi domandò Nobu. Ero steso sul divano da due ore senza fare niente.
“Sì…non ho niente da fare.”
“Che succede?”
“Niente.”
“Parla.”
“Niente di che. Giorni fa Kei mi ha offeso e io gliele ho suonate. Mentre era a terra sanguinante, ho provato pietà e l’ho aiutato. Ora non so cosa pensi di me.”
Nobu passò freddamente una mano tra i miei capelli.
“Sei un idiota. Come puoi pensare di farcela così? Con tutta questa compassione non arriverai da nessuna parte. Gli altri ti calpesteranno e si faranno beffa di te e tu li lascerai fare. Svegliati! Se non ti fai valere non sarai nessuno: fai vedere chi è che comanda! Kei continuerà a darti fastidio pensando che tu sia così debole…invece no! Vendica, fai soffrire chi ha fatto soffrire te: non devono passarla liscia! Chi è il più forte?”
Quelle parole furono come un’illuminazione per me, forse l’inizio della mia carriera da senza-cuore. Aveva ragione: che senso aveva la compassione, che senso aveva essere buoni e generosi se chi mi circondava non lo era con me? No, non lo erano mai stati con me: tutti mi avevano voltato le spalle fin dalle elementari. Non c’erano mai per me, mi facevano piangere, soffrire. Volevo essere io a non esserci per loro, io a farli piangere e soffrire. La vendetta poteva essere  la risoluzione di tutto.
“Sono io il più forte!” urlai improvvisamente. Nobu sembrò fiera di me e mi diede una pacca sulla spalla. “Ma dimmi…”
“Cosa?”
“Tu sai per caso perché i miei compagni di classe mi hanno sempre evitato?” e la guardai fisso negli occhi in cerca di risposta.
“Sì, è stata opera mia. Tenevo a te, volevo che fossi al mio fianco nei miei ‘lavoretti’, ma eri troppo dolce e buono. Se fossi cresciuto così gentile, saresti stato deluso milioni di volte: sai, la gente del mondo è cattiva, manipolatrice, approfittatrice. Non volevo che tu venissi usato e preso in giro come è successo a me da ragazza. Volevo che crescessi forte e senza cuore perché chi ha un cuore, prima o poi, se lo ritrova a pezzi. Per quello che amo fare ora ho bisogno della tua forza. Ordinai alla tua maestra di trattarti male e convincere anche tutti gli altri ad evitarti, ma dovetti usare le minacce. Le promisi che, se non avesse rispettato quanto avevo detto o se avesse mai contattato le forze dell’ordine, sua figlia avrebbe fatto una brutta fine. Forse anche per questo ti definiva un piccolo criminale. Crescendo nell’odio, nessuno ti avrebbe mai fatto del male. Ti prego, non rovinare tutto.”
La ascoltai con attenzione: davvero aveva fatto questo? Tutto per non farmi stare male perché la gente è perfida. Avevo pianto tanto, ma Nobu l’aveva fatto per il mio bene. Aveva anche ragione: i buoni vincono soltanto nei fumetti, la realtà è un’altra cosa.
“Grazie Nobu.”
“Di niente. Non lasciarti mai vincere dalla gentilezza e non credere nell’amore.”
“Perché non devo credere nell’amore?”
“Te l’ho detto: la gente è approfittatrice. L’amore non esiste, ricordalo. Esiste solo l’attrazione fisica, ma quella non è amore. È soltanto a voglia di andarci a letto per puro svago e piacere e potresti farlo con milioni di altre persone senza notare la differenza. Noi non ci innamoriamo mai.”
 
E come ci si può innamorare, quando non sai nemmeno cosa sia l’amore? Forse proprio perché l’amore non esiste. Solo l’attrazione fisica, sessuale, solo quella c’è.
 
Il giorno dopo, decisi di rimettere in ordine gli oggetti appartenuti a mia madre in uno scatolone. Spolverai tutto con cura prima di richiuderli in quella piccola stanza buia fatta di cartone. C’erano abiti, scarpe, gioielli, spazzole, riviste per ragazze e quant’altro, anche il suo cellulare. Senza pensarci su, tentai di accenderlo senza aspettarmi una chissà quale risposta dal cellulare antiquato che avevo tra le mani. Invece si accese. Era tutto come mamma aveva lasciato: la mia fotografia sul display dell’oggetto e i messaggi ancora al loro posto. Selezionai i messaggi e ne trovai moltissimi.
Iwao Ishimori [messaggi letti]
Iwao. Aprii le conversazioni tra mia madre e il suo assassino, l’assassino che non avevo mai avuto il coraggio di denunciare. Parlavano di denaro.
-Asuka, o i soldi o altro. –
-Per favore, dammi tempo –
-No. Oggi sarò a casa tua –
-C’è mio figlio a casa. –
-Che sparisca! Non mi importa! Oggi t’ammazzo se non ho indietro il mio denaro! –
-Ti darò quei soldi, ma non oggi. –
-Ci vediamo dopo. –
Dannato. Mia madre era buona e lui se n’era approfittato. Aveva ragione Nobu: la gente è manipolatrice e approfittatrice. Non sarebbe finita lì: doveva ancora spianare le sue colpe.

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Mary06 vi parla (Sì, perchè effettivamente la sottoscritta sa parlare! ^^)
Innanzitutto...salve mondo! *-*
E' il primo angolo autrice di questa Fan Fiction...era ora che ne facessi uno anch'io: non volevo sembrare troppo anticonformista  è.è

Un'annotazione che volevo fare è questa:
in certi punti del capitolo (e anche in uno dei precedenti...se non sbaglio il primo) il protagonista parla in seconda persona. Questo perchè sta raccontando la sua storia a qualcuno e questo "qualcuno" si può dedurre dalla trama. ^^ 
Poi nel testo di questo capitolo ci sono due o tre frasi riferite a...meh avete capito! Essendo, però, una storia dal rating giallo e non volendomi spingere oltre (anche perchè sono un po' troppo giovane!) tutte questi riferimenti o azioni future (non lo so...probabilmente qualcosa accadrà...o forse no!) saranno trattati molto superficialmente. 

E fu così che Koichi divenne cattivo T^T Ahimè! Però, si tratta di uno dei MIB e prima o poi doveva succedere... Non ho idea di quanti capitoli durerà questa storia: dieci, venti, trenta boh! Dipende da quanto scriverò dato che la storia è già tutta nella mia testolina (*v*) <--- questa testolina.
Ringrazio chi ha già recensito questa e altre mie storie e chi recensirà  *incrocia le dita* 
Spero che la FF vi stia piacendo e bacioni! (*3*)


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