Guardò ancora le sue mani, erano fredde, pallide, quasi azzurre. -John, cosa..cosa stai...- Paul alzò gli occhi e l'amico stava piangendo, le lacrime gli scorrevano sulle guance. -Scusami Paul, scusami.- mormorò John. Paul gli prese la testa tra le mani e la strinse a sé. -Ehy, ehy, è tutto a posto. Non devi scusarti con nessuno.- -Si invece, sto mandando a repentaglio tutto. Ora dato che non sopporto il freddo dovrete cambiare il set di 'Help', al diavolo, mollatemi.- Paul non sopportava quelle parole. John, il perno del gruppo? Il leader? Mollarlo? -Di un po', stai sentendo il mucchio di stronzate che sta uscendo dalla tua bocca?- disse allora Paul, prendendogli ancora le mani, provando a riscardarle. -Tu sei John Lennon, cazzo, quando vorrai ficcartelo nella tua testaccia?- John sembrò sorridere. Smise di piangere e appoggiò la testa al petto di Paul. Passarono vari minuti, forse giorni, chi può dirlo... Fuori nevicava terribilmente e le braccia di Paul sembravano la cosa più calda che potesse esistere. A quel punto John parlò. -Mi sto chiedendo...- iniziò, guardando l'amico negli occhi. -Perché stai scegliendo di stare con me, ora, mentre potresti fare altro, suonare, ignorarmi, buttarmi fuori. Paul tu vali quanto me, se non di più.- questo spiazzò l'altro, che sorrise, un sorriso che fece venire il mal di testa a John per quanto era bello. -Perchè ti amo, e ci sarò sempre, sempre. Ma la cosa più bella è che ho paura. Come faccio a tenerti con me se in giro ci sono così Tante braccia che potrebbero stringerti meglio?- questo fece sprofondare John. -In questo momento non c'é altro posto dove vorrei stare, Paulie.- riuscì a mormorare. Questo sollevò immensamente l'amico, che decise di alzarsi. Tese la mano a John. -Non azzardatevi a cambiare il set. Sopporterò.- Paul rise, e questo infiammò John, vedere sorridere l'uomo che amava, che era stato con lui nel dolore, era tanto. Paul aveva sopportato tanto. Aveva sopportato Brian che gli aveva affibiato accanto quel piccolo scarmigliato ribelle Lennon dicendogli di fare una band, aveva sopportato le pressioni del successo, aveva sopportato il sopportabile. Era il momento di ricambiare tutto. Mentre era immerso nei suoi pensieri non si accorse che Paul era andato in corridoio e stava discutendo con George. -Dico solo che è un ora che vi cerchiamo potreste avvertire..- urlò Harrison, riapondendo alle imprecazioni di Paul. -Smettila, non è la fine del mondo.- rispose. -La tua pigrizia ci infastidisce.- si lasciò sfuggire George. No. John sussultò. Paul si voltò di scatto, era furente. -Pigrizia? PARLI DI PIGRIZIA A ME? CHI SCRIVE LE CANZONI E GLI ARRANGIAMENTI? CHI È SEMPRE PRONTO A FARE INTERVISTE MENTRE TU TI ABBUFFI, GEORGE? EH?- George capì di aver sbagliato. Paul corse via, imprecando. John lo seguì. -Paulie!- urlò. Si, pensò Paul, ho bisogno di John, ora. Era giunto il momento di ricambiare tutto. Lennon si sedette a terra. Provo una tenerezza infinita, quegli occhi da cerbiatto che l'avevano sempre catturato ora erano lucidi e rossi. -Fa schifo, Dio.- mormorò il bassista, appoggiandosi sulla spalla del compagno. -George è un idiota, va bene..- disse John ridendo. Anche Paul rise, ancora. Non poteva più resistere. No. Senza che nessuno potesse fermarlo prese tra le mani il viso del bassiato e gli diede un caldo bacio sulle labbra. L'altro non si oppose, anzi, ripose in modo entusiasta. -Sei un pivccolo bastardo, Lennon.- sussurrò Paul.