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Autore: labrador    20/01/2015    4 recensioni
Ambientata post 4x11 e raccontata dal punto di vista di Shaw.
Se Shaw fosse ancora viva? Se non fosse davvero morta?
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Root, Sameen Shaw
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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La stessa identica domanda riformulata con le stesse medesime parole, seguite da una promessa solenne e che era certa che la donna di fronte a lei avrebbe mantenuto. 
Riviveva la stessa scena ormai da una settimana.
Erano in due ogni volta. Un uomo e una donna. 
La donna la conosceva fin troppo bene.
Poteva percipire la sua presenza ancor prima di vederla, aveva impressa nella sua mente la fragranza del suo profumo. 
Quest'ultima entrava nella stanza con prepotenza, ancor prima che la donna potesse metterci piede.

"Sei tornata e hai portato un nuovo cagnolino con te."
L'uomo cambiava ad ogni incontro a cui la donna si presentava.
"Shaw vedo che i tuoi sensi olfattivi sono ancora intatti. Forse siamo troppo docili con te?"
Il viso dell'ex agente dell'ISA era girato verso il muro di cemento a fissare il nulla. Il corpo a terra, coricato nella polvere e nell'umidità.
"Sai che è cattiva educazione non guardare il tuo interlocutore?"
"Chi ti ha mai detto che sono educata eh?"
Un cenno della donna all'uomo che con un paio di passi era riuscito ad avvicinarsi al corpo di Shaw.
I lineamenti duri e severi.
Shaw lo intravedeva nell'ombra e, a giudicare dal tatuaggio sul polso, probabilmente era ucraino. 
Uno. Due. Tre calci ben piazzati sulla schiena di Shaw tanto da spingerla ancora di più contro il muro che stava fissando pochi istanti prima. 
Un dolore lacerante lungo la gamba a ricordarle che, anche volendo,  non sarebbe mai riuscita a tirarsi su.
"Girati o mi costringi a chiederlo ad Ivan e, da quanto hai capito, anche lui non è molto educato."
Ivan non aspettò nemmeno le indicazioni della sua partner, prese Shaw di peso e la fece sedere contro il muro. 
Il viso in direzione delle gambe della donna che si avvicinò a lei e le prese il mento.
Occhi negli occhi. 
"Sai che sono una donna di parola, vero? E' semplice: tu mi dici dove si nascondono i tuoi amici ed io ti uccido. Mi sembra chiaro e mi sembra di farti un favore." 
"Credi di farmi un favore? Non hai idea di quanto io mi stia divertendo qui..."
Altro cenno ad Ivan.
Uno. Due. Tre pugni di seguito sul volto di Shaw già livido e ancora sanguinante per l'incontro precedente. 
Sameen sputò del sangue presente nella sua bocca e alzò lo sguardo verso la donna.
"Martine è tutto qui quello che sei capace di fare? Sai sono abituata a cose ben peggiori."
La bionda sorrise sarcasticamente alzando un sopracciglio.
"Il meglio lo sto tenendo da parte per quando avrò tra le mani la signorina Groves. Aspetta, lei ama farsi chiamare Root no?"
Shaw tentò di reagire a quella provocazione provando ad alzarsi, ma la gamba rotta e le ferite in tutto il corpo la bloccarono a terra.
"Se solo osi toccarla..."
"E' tutto nelle tue mani Shaw. Tu mi dici dove si trova e io non solo ti prometto che ti uccido, ma ti giuro che non la torturerò. Le pianterò semplicemente un proiettile in fronte, subito dopo aver saputo dove si trova La Macchina ovviamente."
Martine rise di gusto compiaciuta del suo stesso umorismo mentre con uno cenno della mano faceva segno ad Ivan di continuare.
Cinque pugni di seguito che stesero Shaw a terra.
Non riusciva più a reggersi. Non riusciva più a vedere chiaramente quello che aveva di fronte. L'ultimo pugno aveva probabilmente colpito un nervo dell'occhio. Vedeva sfocato, non sentiva nitidamente i suoni intorno a lei, quello che riusciva a percepire erano solo dei passi lontani e poi una mano sul viso.
Calda e accogliente.
"Sameen..."
Il volto di Root improvvisamente di fronte a lei. 
La vedeva ogni volta che il pastaggio diventava sempre più intenso. Compariva davanti a lei e ogni singola volta le prendeva il viso e la accarezzava.
"Sono qui, non temere. Stai andando alla grande."
"Root vai via, non dovevi venire qui. Non è per questo che ti ho salvata."
Poteva sopportare tutto. I pugni, i calci, le torture ma non poteva sopportare di vederla lì. Anche lei bloccata in quell'inferno senza uscita. Aveva sacrificato la sua vita per un motivo, e *quel motivo* non sarebbe mai dovuto essere lì.
"E perché l'hai fatto?"
Il viso di Shaw era improvvisamente sopra le gambe di Root, quest'ultima, seduta vicino a lei, continuava ad accarezzarle la testa cercando di sistemarle i capelli.
Sameen non riusciva ad opporsi, non aveva forze nè fisiche e nè mentali per farlo. 
"Perché sei l'unica che può fermarli. Io ero sacrificabile."
"Io non posso fermarli senza di te. Devi resistere."
"Devo resistere per poi tornare da te e sopportare le tue battutine su di noi?" 
Root sorrise con gli occhi lucidi.
"Quello che non ti uccide ti fortica vedo. Sameen non cambi mai."
"Solo mio padre mi chiamava Sameen... solo lui lo faceva..."
Altri due pugni sul viso. 
Ivan si era preso una pausa e ora continuava a picchiarla sempre più forte.
"Root... pronuncia il mio nome ancora una volta... Sameen..."
"Ti chiamo come vuoi Shaw." esordì Martine inserendosi nella conversazione. "Basta che tu mi dici dove sono." 
"Dove l'hai portata? Cosa le hai fatto?" 
"Ormai non c'è più con la testa." disse l'uomo con il marcato accento ucraino in direzione del suo capo "Credo non parlerà mai."
Martine inclinò la testa fissando prima lui e poi Shaw, quest'ultima era coricata a terra, su un fianco. Pronunciava parole sconnesse, il sangue le colava dalla bocca formando una piccola bava sotto il mento. 
E poi all'improvvisò un boato.
Due colpi di pistola secchi. 
Ivan a terra, con due pallottole conficcate nel cranio.
Shaw se lo ritrovò faccia a faccia a causa della caduta.
"Non amo quando i cagnolini iniziano a pensare." 
Martine ripose l'arma nella fiondina e si chinò a terra verso Shaw. 
"Dove sono?"
"Come sta John? Com'è la ferita? Root smettila di girarci intorno..." 
"Con chi stai parlando? Ti abbiamo ridotto così male da farti avere le allucinazioni?"
Rise la donna, di gusto. 
"Root ti troverà e ti ucciderà."
Pochi istanti.
Due colpi di pistola, Sameen chiuse gli occhi. All'improvviso un peso sopra di lei e quel profumo così vicino alle narici.
Il corpo di Martine giaceva sopra di lei. 
La guardò incredula, senza sapere cosa fare, non essendo più sicura di quale sia la realtà e di cosa sia, ormai,  frutto della sua immaginazione.
"Sameen..."
La voce di Root a interrompere i suoi pensieri, il volto di Lionel a scrutarla assicurandosi che stesse bene. 
Un cenno con il capo, da parte dell'uomo, che diceva più di mille parole.
Il detective le tolse di dosso il corpo dell'agente di Samaritan mentre Shaw rispose, con una smorfia di dolore, all'improvviso tocco di Root sulla sua gamba destra.
"E' rotta." rispose Shaw ancor prima che la donna potesse farle qualsiasi domanda.
"Non mi interessa, mi interessa che tu sia viva."
Shaw sorrise alzando un sopracciglio. Lo sguardo rivolto al soffitto.
"E' un'altra allucinazione, vero?"
Il corpo di Root vicino al suo, il viso tra le sue mani, il calore delle sue labbra bagnate sulle sue.
"Sameen fidati di me. Ora ti porto fuori di qui."
Non importava se tutto fosse vero o meno, l'unica cosa che importava era che, qualunque cosa fosse successa d'ora in poi, lei si sentiva serena. 
Per la prima volta in vita sua. 


  
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