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Autore: AnastasiaDark    20/01/2015    0 recensioni
A volte la vita gioca brutti scherzi.
Un giorno può stravolgerti l'esistenza?
Una conoscenza può cambiare te stessa?
Un amore, può ucciderti?
Vai avanti, sempre.
Anche quando ti sempre di crollare,
non mollare.
Fatti forza.
Fatti coraggio.
Sei stata scelta per questa vita perchè sei in grado di viverla.
Sopporta.
Convivi con il dolore.
Passano le giornate brutte, quelle belle, quelle insignificanti e quelle importanti.
Ma tu rimani.
-L'ultima persona davanti a me venne trascinata nella stanza oltre la porta.
"Da sempre, per sempre, anche dopo la morte", promisi.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                        Invito.

Rosso. L'unico colore che vedevo era il rosso. Pavimento, pareti, fiori, mobili; rossi. E poi c'era lui, che era nero. Un nero che faceva quasi paura, che ti stravolgeva, che ti atterriva. Avanzava verso di me e mi tendeva una mano, sorridendomi beffardo.
  Suonò la sveglia. Un'altro giorno; solita vita. Mi alzai dal letto a malincuore, feci una doccia veloce, indossai dei leggines neri, una canotta rossa e ripensai al sogno.
Cosa simboleggerà? Cercai di evitare la parte di me superstiziosa, cercando quella razionale, che ripeteva teorie sui sogni di alcuni noti psicologi. Indossai degli stivaletti con le borchie, mi truccai con eye-liner e mascara. Mi fermai davanti allo specchio. Quella che vidi è una semplice ragazza diciottenne, con dei capelli neri mossi, carnagione olivastra, occhi scuri da cerbiatta, labbra carnose e un fisico fin troppo formoso.
Senza indugiare troppo sul mio aspetto, mi diressi verso la porta prendendo le chiavi della posta sperando che sia arrivata la risposta di una scuola di canto, dove sarei voluta andare da lì a poco, dato che il mio ultimo anno di liceo si era magnificamente concluso. La mia famiglia non era d'accordo sulla mia scelta, voleva che andassi all'università a studiare psicologia, giurisprudenza oppure medicina. Dicevano che era uno spreco "buttarmi" su una scuola di canto dato che, non essendo raccomandata, difficilmente avrei fatto successo.
Ma il mio sogno non svaniva, era in un cassetto con mille lucchetti ed era persino murato.
Cantare era la mia passione.
Arrivata alla cassetta, la vidi.
Aprii la busta e estrassi la risposta, che diceva chiaramente che il mio provino era stato superato e di conseguenza ero ammessa.
Vidi che insieme alla tanta attesa risposta, c'era un invito, da parte della scuola, situata a Roma, a visitare, durante le vacanze estive, la scuola, e di avere occasione di cantare con i suoi ex alunni (alcuni ormai noti come cantanti famosi). Su una media di trecento iscritti solo trenta ricevevano quell'invito, e avevano scelto me. Onorata di ciò, tornai in casa con un sorriso raggiante, e raggiunsi mia madre, che stava lottando per far svegliare mia sorella minore: Maya.
<>annunciai
<>
Dopo un lungo dialogo, convinsi mia madre a farmi partire per Roma.
<>mi chiese mia madre.
Panico, ansia, terrore. Potevo dirle che non era ancora rincasato, che non sapevo dove fosse, e che magari sarebbe tornato per l'ora di pranzo tutto sballato?
<>
< L'unico che non mi avrebbe mai abbandonata, e questo non solo ora che è in buone condizioni, ma anche prima, in qualsiasi condizione, anche quando da sballato picchiava i ragazzi che ci provavano spudoratamente con me.
Lui era la mia ancora, ed io la sua.
Andammo a casa, feci attenzione a non farlo vedere rincasare da mia madre per evitare problemi.
La sera decidemmo di andare a vedere un film horror al cinema.
Tutto quel sangue, quelle teste che giravano a trecentosessanta gradi ci facevano ridere, e la gente ci guardava sconvolta, forse chiedendosi se per noi quello era un film comico e non di paura.
Il resto della settimana passò allegramente, le mie giornate si alternavano tra mare, amici, e soprattutto Andreas; mio fratello.
  
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