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Autore: Black_G    20/01/2015    3 recensioni
Protagonista della storia è Callie.
Callie è distutta, la sua vita è immobile, fino a quando un tenente non busserà alla sua porta per sconvolgerle la vita.
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Arizona Robbins, Callie Torres
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Note dell'autrice: è la prima fan fiction che scrivo. Perdonate, cari lettori, qualsiasi imprecisone.Grazie ad ognuno di voi.
 
Era un sabato sera, uno di quelli in cui non ti va di fare niente, sei sul divano davanti la tv ma non la stai realmente guardando. Così ti fermi un attimo chiedendoti a cosa stai pensando ma non sai risponderti, sei vuota. 
 
"Lei è andata via Addison, non tornerà più, è semplicemente andata via" lo dissi con tutta la convinzione che avevo dentro di me, se n'era andata e non avrei mai potuto riavere ciò che mi aveva portato via: me stessa. 
"Callie sono passati 2 anni! Devi uscire, non puoi stare a casa tutte le sere." Addison aveva ragione, non potevo trascorrere il resto della mia vita chiusa nel mio appartamento o in ospedale.
"Addison, non so dove andare. Sei l'unica amica che mi è rimasta, ma non voglio uscire con te e Teddy" eccola la verità: lei si era portata via il mio cuore e adesso io non potevo più sopportare la visione di due persone innamorate.
"Va bene Callie, resta a casa." Era arrabbiata, la mia migliore amica non mi aveva nemmeno dato il tempo di replicare. 
Posai il telefono sul divano, non avevo la forza di richiamarla. Stavo evitando la vita e la vita evitava me, era questo il nostro tacito accordo. Mi accorsi che era già passata da un pezzo l'ora di cena, il mio stomaco brontolava, non avevo mangiato. Mi alzai dal divano in cui avevo soppresso per 2 anni le mie lacrime, il rancore, la rabbia e la tristezza. La mia vita si era arrestata, lei era partita ed io ancora speravo che tornasse. Avrei dato qualsiasi cosa per farla tornare da me, per ritornare ad essere completa, ma io non ero più completa, ero vuota. 
 
Mi svegliai alle 06:30 come ogni mattina, il sole non era ancora sorto, pensai a lei, il mio sole, ma lei non era con me, non sentivo più il suo odore, quasi non lo ricordo più. Ogni giorno mi alzo con la speranza che il vuoto che provo sia spartito, poi apro gli occhi e quella speranza si attutisce, lei non tornerà. Andai a lavoro, fu una giornata tranquilla, solo qualche intervento di routine, nulla di complesso. Finito il turno mi avvicinai allo spogliatoio e sentii delle voci:
"Non so cosa fare, sta sprofondando e io non so come aiutarla Teddy, è la mia migliore amica e io non riesco a fare nulla, qualsiasi cosa le dica non riesce a tirarla via da quell'abisso in cui è caduta. I suoi occhi non splendono più, sono spenti e vuoti. Lei ha perso tutto ed io non riesco ad aiutarla. Mi sento inutile, diamine!"
Entrai nello spogliatoio, non potevo nascondermi dietro il muro ancora molto "Addison.. " intervenni. Non potevo permettere che la mia tristezza danneggiasse anche lei. "Usciresti con me stasera?" Alzó lo sguardo, i suoi occhi si illuminarono ed io sorrisi. "È un po' che non esco, decidi tu dove andare, ma andiamo a mangiare qualcosa sto morendo di fame." Addison scattò in piedi, salutò Teddy mentre io mi cambiai e mi portò a mangiare la pizza in un ristorante italiano, vicino l'ospedale. Parlammo di tutto, era passato tanto tempo dall'ultima volta che mi sono sentita così bene, stavo ricominciando a vivere. 
Quando aprii la porta del mio appartamento non era molto tardi, ero stanca, volevo solo spogliarmi e dormire, per la prima volta non sentivo un macigno dentro. Mi stavo convincendo davvero, stavo riuscendo a risalire dagli abissi in cui ero sprofondata. Quando pensai ai miei progressi, tutti i motivi per cui ero sprofondata nel buio sono riaffiorati.. Bussarono alla porta, insistentemente, aprii e vidi un uomo in uniforme. Perché era alla mia porta? Rimasi sbigottita, lui lo capì. 
"Sono il tenente Robbins, mi dispiace per l'ora tarda ma ho urgenza di parlarle.."
Fece una pausa ed io capii perché lui era davanti a me in quel momento. 
 
"Non partire, ti prego non andare, non lasciarmi Erika, è pericoloso!"
"Callie, ho giurato di servire il mio paese quando avrà bisogno di me, questo momento è arrivato ed io non posso stare qui. Lo capisci vero? Sono l'unica che può salvare quei poveri ragazzi."
Sapevo che era sincera, era l'unico chirurgo d'urgenza che non aveva figli, né una moglie, l'unico chirurgo che aveva fatto domanda tanti anni prima e che veniva chiamato solo adesso per andare in Iraq, tempismo perfetto.
 
"Dottoressa Torres.."
Mi ripresi, i miei occhi erano pieni di lacrime, lei non era tornata, non voleva tornare ed è rimasta lì per sempre.
"Dottoressa Torres, ho conosciuto Erika sul campo, eravamo amici, mi ha parlato di lei e mi ha detto che se un giorno non fosse più potuta tornare, sarei dovuta venire da lei, anche in piena notte, dicendole che l'amava."
Io non risposi, lui continuò.
"C'è stata un esplosione durante uno degli spostamenti, lei era sul camion dietro il mio, ad un certo punto è stata lanciata una granata che è entrata nel veicolo, facendolo esplodere. Nessuno è sopravvissuto. Mi dispiace per la sua perdita."
Mi sentii avvolta da due braccia decise e forti, mi stava abbracciando. Percepii il suo profumo, era particolare, delicato, dolce. Mi strinse come se volesse davvero farlo, come un vecchio amico fa quando gli dici che le cose non vanno bene. Si staccò ed io lo guardai, il mio viso era bagnato dalle lacrime, il suo, invece, era stanco. Mi accorsi solo allora che ai suoi piedi aveva una valigia, non era andato in albergo, ma era venuto da me una volta atterrato. 
"Tenente Robbins, vuole accomodarsi?" non sapevo cosa dire. Troppe domande di affollavano nella mia testa, ma non fui in grado di dargli un ordine perciò gli chiesi di entrare. 
"Mi chiamo Timothy Robbins. Accetto volentieri, non ho avuto modo di prenotare una stanza in albergo e non saprei dove andare"
Mi scostai per lasciarlo passare.


 

  
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