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Autore: Cyber Witch    20/01/2015    4 recensioni
" Improvvisamente si alzò una brezza che sapeva di salsedine mista ad erba tagliata e all’orizzonte si profilò uno spettacolo che Eden non aveva mai visto.
Una miriade di Jumpluff si librava in volo verso luoghi ignoti, sospinti semplicemente dal vento.
"
*
Lascia che soffi il vento e che ti porti verso lidi sconosciuti, io sarò con te.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Manga, Videogioco
- Questa storia fa parte della serie 'L'essenziale è invisibile agli occhi '
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Vergognosamente pubblico questa os
conscia di avere una long in corso
conscia di essere un bel pezzo di sterco.
Conscia pure che quella persona alta e
partenopea preferirebbe una mia long, ma
avevo in cantiere questa e basta.
Ti voglio bene.
tu subito a fare il prevenuto e a dire che non ti regalo mai niente...


 


 
Vento






 
La ragazza sbuffò: un’altra ora. Un’ora soltanto e poi sarebbe stata libera. Un’ora e poi sarebbe iniziato il suo anno sabbatico, sarebbe uscita da quelle quattro monotone mura e avrebbe viaggiato per Johto. Un suo compagno di classe si alzò per aprire la finestra e poco dopo una piacevole brezza le sfiorò le guance surriscaldate. Al naso le giunse l’odore forte del glicine che cresceva ovunque, a Violapoli.
Il professore annotò ancora qualcosa sulla lavagna e fece qualche raccomandazione, ascoltata solo da pochi studenti che ancora erano vigili dopo le sette ore di corso. Eden sbuffò, il fiato caldo le scostò la frangia rovinata dalle innumerevoli tinte ed ormai quasi bianca. Non sarebbe resistita ancora un’ora, no.
Alzò la mano e chiese il permesso di andare in bagno, aveva bisogno di prendere una boccata d’aria. Eden non era una ragazza che amava infrangere le regole. Era una persona comune, non eccelleva a scuola, non aveva nessun talento in particolare. Eden era forse una sognatrice disillusa, immaginava ad occhi aperti sapendo però che quello che sperava non sarebbe mai capitato. Eppure, una piccola parte di lei ci sperava sempre.
Aprì la porta della classe, dando una scorsa al corridoio. Quando vide che era vuoto lo percorse a tutta velocità, arrivando alla porta che dava sul giardino esterno. La ragazza prese la Pokéball dalla tasca della felpa e liberò il Chimecho che aveva catturato quando ancora era un Chingling durante la sua gita alla Zona Safari.
Chimecho sapeva già cosa fare e, sventolando allegramente, aprì la serratura della porta, permettendo ad Eden di uscire dalla scuola.
Non appena i raggi del sole le sfiorarono il volto sorrise contenta, sentendosi immersa di nuova vita. Guardò alto in cielo, terso e limpido come in una giornata d’agosto, nonostante fossero gli inizi di giugno.
« È proprio una bella giornata, vero Milo? » chiese la ragazza al Pokémon che si era appeso al grande pruno nel cortile. Il Chimecho per risposta sventolò la campana producendo un trillo felice.
Eden annuì, nonostante non sapesse cosa potesse significare quel che il Pokémon cercava di comunicare la loro empatia era talmente alta che non era necessario capire quel che si diceva, l’importante era manifestarlo.
La giovane decise di rientrare dentro, conscia di aver passato troppo tempo all’infuori della struttura.
« Eden, diamine! » sentì la voce profonda di un ragazzo venire da dietro la recinzione. Non era molto alta ma era tutta avvolta dal glicine, il che non permetteva di vedere granché.
« Sam! Cosa fai qua? » chiese la giovane avvicinandosi cautamente allo steccato.
« Cosa ci faccio, cosa ci faccio. Secondo te? Improvvisamente mi è venuta voglia di studiare, sono venuto a prenderti, sciocca! » brontolò il ragazzo, cercando di scavalcare la rete che lo divideva dalla bionda.
« Sam, manca un’ora... – Eden si portò le dita alla radice nel naso, trattenendo un sospiro – Non dovrei nemmeno trovarmi qua, e nemmeno tu dovresti! » sbottò, cercando di mantenere un tono di voce basso per non destare sospetti.
Il ragazzo ridacchiò, spolverandosi con una grande mano i capelli castani.
« Ti conosco, nana, sogni tanto di infrangere le regole e poi non ne hai il coraggio. Forza, ti porto a vedere una cosa. » sghignazzò, passando un braccio dietro le spalle di Eden.
«No! Non posso... è come evadere di prigione un giorno prima la scadenza della pena... il gioco non vale la candela. »
Sam rise ancora più forte, facendo spalancare gli occhi ad Eden in una muta richiesta di silenzio.
« Mai paragone fu più azzeccato per la scuola. Fatto sta che fra un’ora non potrò farti vedere quel che voglio farti vedere. » il castano incrociò le braccia, con aria superiore, innervosendo ancor di più la bionda.
« E sentiamo, cosa vorresti farmi vedere? » mormorò a denti stretti, tentando di non dargli corda.
Sam alzò le sopracciglia, stringendo le labbra sempre incurvate all’insù.
« Sor-pre-sa. » sillabò sottovoce, dando un buffetto al naso della ragazza, che grugnì infastidita.
« Sei un idiota... se ne accorgeranno... » arrossì, per poi lasciare andare la testa contro la spalla del giovane.
« Lo so, è questo il bello. Cogli l’opportunità, fai per una volta quello che è meglio per te e non per gli altri. » si scostò, prendendola per le mani.
« Sii Eden, la ragazza che si tinge i capelli in base all’umore. Sii la ragazza che prova sempre a starnutire con gli occhi aperti, sii quella che non vuole accontentare nessun altro se non se stessa! » le strinse le mani, cercando di tirarla verso la recinzione.
« Ma... è un’ora soltanto... »
« Sì, sì! Un’ora! È una dannatissima ora che però può fare la differenza, vieni con me. Non interesserà a nessuno se manchi un’ora. »
Alla fine Eden cedette, lo faceva sempre davanti agli occhi verdi del ragazzo. La colpivano come un calcio allo stomaco, forte e veloce, con il male che non passava per giorni. E quando passava rimanevano i lividi.
Ma la cosa stupenda degli occhi di Sam era che non solo le tiravano un calcio allo stomaco, ma la curavano anche.
Come se, pentiti di quel che avevano fatto, le chiedessero scusa e l’aiutassero a mettersi la crema.
Sam era un ragazzo impulsivo, aveva molteplici lavori per aiutare la famiglia troppo numerosa affinché un solo stipendio potesse sostenerla.
Spesso parlava senza riflettere, diceva ciò che pensava e questo gli aveva causato non pochi problemi.
« D’accordo. » disse cercando di sostenere il suo sguardo. Ovviamente non ce la fece.
Sam si sorprese della facilità con la quale aveva convinto Eden a cambiare idea, ma non perse altro tempo e la trascinò di peso verso la recinzione.
« A-a-aspetta! Milo, devo portare anche Milo! » Eden fischiò, nonostante non ne fosse veramente capace e il Pokémon trillò felice svolazzando nella sua direzione.
Salutò Sam che ricambiò con un sorriso a trentadue denti.
« Allora, andiamo. Ti serve aiuto per scavalcare la recinzione? » chiese, sospingendola leggermente verso quest’ultima.
Eden scosse la testa e si arrampicò velocemente, passando in poco tempo dall’altra parte del giardino. Dopo poco arrivò anche Sam, che sorridendo la prese a braccetto.
« Al percorso 32, forza! » gridò euforico.
Il tragitto fu tutto sommato breve e silenzioso, nonostante i costanti borbottii di Sam che continuava a ripetere quanto bello sarebbe stato e quanto le sarebbe piaciuto.
Eden annuiva, conscia che altro non avrebbe potuto fare e che l’allegria di Sam era impossibile da contenere.
Arrivarono al percorso 32 e Sam la guidò sopra un leggero altopiano dal quale si poteva vedere anche il mare e la monorotaia del Supertreno.
« Cosa ci facciamo qua? » chiese Eden, sedendosi a gambe incrociate nell’erba alta.
« Aspetta e vedrai. » sorrise il giovane, accomodandosi al suo fianco.
Improvvisamente si alzò una brezza che sapeva di salsedine mista ad erba tagliata e all’orizzonte si profilò uno spettacolo che Eden non aveva mai visto.
Una miriade di Jumpluff si librava in volo verso luoghi ignoti, sospinti semplicemente dal vento.
I loro versi felici giungevano fino ai ragazzi, che estasiati spalancarono gli occhi.
I Pokémon volteggiavano leggiadri, cercando la corrente, scontrandosi e allontanandosi fra loro, giocando e sorridendo.
Un piccolo gruppo di Jumpluff arrivò verso di loro e si depositò ai piedi di un grande albero. Eden si avvicinò cautamente ed uno dei Pokémon.
Lo prese in braccio ed esso si strusciò contento contro la guancia della ragazza.
« Sembra cotone... » sorrise Eden alla morbidezza dei batuffoli di Jumpluff.
Si avvicinò anche Sam che accarezzò il Pokémon fra le braccia della ragazza.
« Fra un’ora non ci sarebbero stati. » disse il giovane.
Il Pokémon Gramigna si liberò dalla presa della ragazza e sospinto dal vento marino raggiunse i suoi compagni in volo.
« Dove andranno? »
« Non si sa. Non lo sanno nemmeno loro. E sai cos’è il bello? Nonostante siano praticamente in balia del vento, nonostante loro non sappiano dove capiteranno avranno sempre qualcuno accanto... » Sam passò un braccio dietro la spalla di Eden, come faceva quando voleva in qualche modo rassicurarla.
« Sarà così, per noi due. Ti aiuterò, non importa cosa accada. E se il vento della vita ci porterà l’uno lontano dall’altra sappi che alla fine riusciremo a rivederci... insomma, so che tu vuoi metterti alla prova e viaggiare per Johto e so che non potrò accompagnarti per la tua avventura. Ma ti prometto che ci sentiremo! » Sam poggiò la testa contro quella della giovane e sospirò.
« Ti voglio bene, nana... »
Eden sorrise, sbuffando.
« Anche io ti voglio bene. » e insieme guardarono i Jumpluff andarsene, sospinti dalla brezza.
Il vento non si placò per l’intera notte e i Pokémon continuarono a svolacchiare per tutto il percorso, con i batuffoli che delle volte sfioravano le teste dei giovani seduti ad osservare il cielo che imbruniva e le stelle che facevano capolino.









 


.:.Cyber-spazio.:.
Quel vecchio di mio marito e le sue supposizioni astruse....
Ebbene sì, mie prodi caprette, come ben vedete io sono la più cretina delle capre! Sì, perché ho una long, lui pure vorrebbe un’altra long (che ehi, è in cantiere, ci sto raccogliendo i pezzi e sto tessendo la trama non è vero, aiutatemi, non so da dove cominciare)
La dedico a te Andy, in realtà io ce l’avevo quasi pronta prima del mio regalo di compleanno, e il finale non mi soddisfaceva, perché non lo so, credo che dopo Silenzio non sarò più in grado di scrivere, ma io c’ho provato. E tu a dire che non ti regalo mai niente, cattivone. Volevo che fosse bella, tutto qua. Bella come tua moglie
E poi niente (cit) tanti auguri di buon non compleanno, Chri.
Se la smetti di chiamarmi nana fai un favore :D (nah, alla fine mi piace)
Un inchino,

Caprico.
(ora Cy)
  
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