Bene :D piccola oneshot sul Merthur!! Ringrazio
chiunque legga questa storia, spero vi piaccia, i vostri commenti sono sempre
ben accetti ;D un grande bacio e buona lettura ;*
Ancora non
aveva nevicato dall’inizio dell’inverno, ma c’era comunque molto freddo in quei
giorni, c’è chi aveva la fortuna di potersi scaldare con qualcuno, c’è chi
invece era alla ricerca di qualcuno che scaldasse le proprie notti. Certamente
Artù ero uno degli scapoli più ambiti della città e si
divertiva ad entrare e uscire da un letto diverso ogni fine settimana, mentre
Merlino lui avrebbe voluto dormire con una sola persona per il resto della sua
vita.
Una cena tra
vecchi amici era l’ideale per scaldarsi un po’, in quei giorni veramente
gelidi. Così la casa di Morgana e Gwein, convolati a
nozze due anni prima, aveva accolto quella rimpatriata. La loro casa era
modesta nonostante i soldi non gli mancassero ed era molto accogliente, aveva
un’atmosfera calda ed era stata soprannominata “ la casa di Cupido ” poiché molti loro amici, come Gwen e Lance, si erano avventurati in una storia dopo
essersi conosciuti in quella casa.
La musica di
sottofondo era stata accesa, la tavola imbandita, il caminetto era acceso,
mancava soltanto Merlino che come al solito era in
ritardo. Così per intrattenersi, Gwen e Lance stavano
ballando ridacchiando di Gwein che intonava
stonatamente le parole della canzone, Morgana rideva mentre si carezzava la sua
pancia di due mesi e Artù cercava di zittire l’amico mettendogli delle olive in
bocca.
Ma ecco che
Merlino suonò il campanello, salvando tutti, Morgana aprì la porta con il suo
solito sorriso – Finalmente Merlino – esclamarono tutti, ridendo un attimo
dopo. Finalmente erano tutti seduti a tavola, godendosi ogni prelibatezza,
mandando giù bicchieri di vino – Ehi quella fetta è mia Gwein,
tu l’hai già mangiata! – disse ridendo Lance all’amico – Su non fare storie ho fame! – rispose l’altro mentre si contendeva la fetta di
carne. Tutti scoppiarono a ridere e una volta sazi e finito di mangiare, aiutarono
a sparecchiare e sistemare.
Dopo si accomodarono sui divani di fronte il caminetto, continuarono
a scherzare, raccontare vecchi episodi, facendo giochi stupidi e continuando a
bere. L’atmosfera si fece più calda quando due mani si scontrarono per prendere
l’unica mela nel cesto sul tavolino, di fronte il camino e al centro dei
divani.
Merlino s’irrigidì
e sentì che le sue gote andavano a fuoco, mentre i suoi occhi si andavano a
incastrarsi negli occhi dell’amico, che arrossì anche
lui violentemente. Il primo a cedere fu il moro, che allontanò il suo sguardo
oltre la vetrata dietro di lui, deglutendo più volte, si alzò di scatto e
sorrise – Nevica! – esclamò poi rivolgendosi agli altri.
La neve gli
faceva ricordare di quando s’innamorò perdutamente del suo amico più caro, e se
da un lato era un ricordo felice e che teneva stretto al suo cuore, dall’altro
lato faceva male. Il ricordo si fece vivo tra la sua mente, avevano appena
finito di fare un angelo sulla neve e Artù stringendogli la spalla e
guardandolo intensamente negli occhi gli donò il regalo di Natale, un bracciale
di cuoio, aggiungendo poco dopo – Ti voglio bene, buon Natale – gli pizzicarono
gli occhi ma si destò da quel ricordo quando gli amici chiassosamente andarono ad esultare per la neve.
Gwen e Gwein furono i primi a uscire sul terrazzino, seguiti poi
da Morgana e Lance, e schiamazzarono sotto l’incessante nevicata. Merlino invece preferì restare al caldo vicino la finestra, Artù si
avvicinò e lo superò appoggiandosi al davanzale della finestra e lo fissò, lo
guardò così a lungo e pensò che il tempo si fosse fermato. Aveva capito di
provare qualcosa nei suoi confronti quando scoprì che l’ex, Will, lo tradiva e
gli montò dentro tanta rabbia, come si poteva ferire Merlino? Era una delle
persone più buone che esistevano e non si meritava di certo tutto questo, così lo
minacciò di morte se non l’avesse lasciato.
Poi andò a
casa di Merlino e restò dietro la porta senza suonare, non ebbe il coraggio di
sfondare quella porta e dichiarare i suoi sentimenti, inoltre non aveva nessuna
certezza che l’altro contraccambiasse e se ne tornò a casa.
Merlino si
voltò verso di lui – Artù ti senti bene? – chiese arcuando
un sopracciglio, il biondo gli sorrise – la neve, mi
fa pensare a quando abbiamo fatto gli angeli, appena ne cadrà un po’ di più
dobbiamo rifarli – mormorò, poi gli si avvicinò piano lo prese per il polso e
lo portò sotto l’arcata del soggiorno – Baciami. – gli disse sorridendo,
Merlino spalancò gli occhi – C- come scusa? – arrossì di nuovo violentemente
cosa voleva fare quell’asino? Il biondo era sempre più divertito dallo
stuzzicare l’altro – Non puoi tirarti indietro, sei sotto il vischio. – incrociò
le braccia al petto fiero di se stesso.
Merlino
sorrise imbarazzato – Si che posso – indietreggiò per
allontanarsi con un sorriso beffardo, qualsiasi gioco Artù volesse fare lui l’avrebbe
assecondato. Non ebbe neanche il tempo di fare un passo che Artù lo afferrò per
il bavero della maglietta e lo avvicinò a sé, c’era poca distanza ormai tra i
due, i loro respiri andavano a sfiorare la pelle del loro viso. Artù allentò la
presa dal colletto e ridusse ancora di più la distanza che li separava,
sfiorando appena le labbra dell’altro.
Merlino era
ormai sconquassato dentro, era tutto in subbuglio, credette di essere come un
quadro di Picasso, il cuore in testa, il cervello nello stomaco, lo stomaco al posto del cuore, ma la bocca era al suo posto e
mentre lui stava ancora cercando di capire cosa stesse succedendo, le sue
labbra avevano risposto a quel gesto.
Si stavano
baciando, non poteva crederci era troppo surreale per essere
vero. Da quando Artù Pendragon provava
qualcosa per lui, che fossero sentimenti o solo attrazione fisica oppure
entrambi.
Finalmente era
riuscito a sfondare quella porta e confessare i suoi sentimenti, anche se aveva
atteso qualche anno, e non aveva usato parole.
Quando si
allontanarono per prendere fiato, Merlino aveva lo sguardo di chi sta vivendo
un sogno, e Artù non poté che sorridere – Mi dispiace di aver atteso così tanto, se avessi avuto più coraggio.. – e abbassò lo
sguardo – non ho neanche un regalo di Natale da darti – continuò mormorando. L’amico
gli impose di guardarlo, e gli poggiò una mano sulla guancia – Sei tu il mio
regalo di Natale, asino – e lo baciò ancora.
Nello stesso
tempo gli altri erano rientrati ed erano rimasti esterrefatti da ciò che
videro, i loro due amici si stavano sbaciucchiando. Soffocarono dei risolini e
scattarono loro una foto, i due si voltarono verso gli altri e avvamparono d’imbarazzo.
Scoppiarono
a ridere – Bè buon Natale ragazzi – pronunciò Gwein,
Morgana alzò gli occhi al cielo – Era ora, così io e Gwen
non dovremo sentirvi più lamentare della gelosia che avete l’uno per l’altro –
e spintonò l’amica che rise e confermò, Lance sorrise –
La casa di Cupido ha colpito ancora ragazzi, credo dovresti aprire un’attività
Morgana – dandole pacche sulla spalla.
Dopo che la
serata fu finita, erano tutti stremati, la neve non smetteva di cadere e c’era
ancora più freddo. Adesso però anche Artù, ex scapolo
d’oro, e Merlino potevano scaldarsi in quelle notti, si addormentarono sul
letto nell’appartamento del moro. Abbracciati, stretti l’uno all’altro, erano
stanchi e avevano preferito dormire e riposare, tanto adesso avrebbero avuto
tutto il tempo per recuperare quello perduto.
Stare
abbracciato a lui è meglio di qualsiasi cosa esista al mondo
pensò Artù mentre si addormentava con Merlino tra le sue braccia e i loro visi
vicini.