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Autore: Eresseie93    21/01/2015    3 recensioni
Salve a tutti una FF sul Merthur :D La storia tratta di una vecchia rimpatriata tra amici, una sera d'inverno fredda che fa sorgere vecchi ricordi, quattro risate, un po' di vino, una mela, un'atmosfera calda e la neve. Se vi ho incuriosito un pochetto venite a leggere, un bacio ;*
Genere: Fluff, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Galvano, Merlino, Morgana, Principe Artù, Un po' tutti | Coppie: Gwen/Lancillotto, Merlino/Artù
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Bene :D piccola oneshot sul Merthur!! Ringrazio chiunque legga questa storia, spero vi piaccia, i vostri commenti sono sempre ben accetti ;D un grande bacio e buona lettura ;*

 

 

Ancora non aveva nevicato dall’inizio dell’inverno, ma c’era comunque molto freddo in quei giorni, c’è chi aveva la fortuna di potersi scaldare con qualcuno, c’è chi invece era alla ricerca di qualcuno che scaldasse le proprie notti. Certamente Artù ero uno degli scapoli più ambiti della città e si divertiva ad entrare e uscire da un letto diverso ogni fine settimana, mentre Merlino lui avrebbe voluto dormire con una sola persona per il resto della sua vita.

Una cena tra vecchi amici era l’ideale per scaldarsi un po’, in quei giorni veramente gelidi. Così la casa di Morgana e Gwein, convolati a nozze due anni prima, aveva accolto quella rimpatriata. La loro casa era modesta nonostante i soldi non gli mancassero ed era molto accogliente, aveva un’atmosfera calda ed era stata soprannominata “ la casa di Cupido ” poiché molti loro amici, come Gwen e Lance, si erano avventurati in una storia dopo essersi conosciuti in quella casa.

La musica di sottofondo era stata accesa, la tavola imbandita, il caminetto era acceso, mancava soltanto Merlino che come al solito era in ritardo. Così per intrattenersi, Gwen e Lance stavano ballando ridacchiando di Gwein che intonava stonatamente le parole della canzone, Morgana rideva mentre si carezzava la sua pancia di due mesi e Artù cercava di zittire l’amico mettendogli delle olive in bocca.

Ma ecco che Merlino suonò il campanello, salvando tutti, Morgana aprì la porta con il suo solito sorriso – Finalmente Merlino – esclamarono tutti, ridendo un attimo dopo. Finalmente erano tutti seduti a tavola, godendosi ogni prelibatezza, mandando giù bicchieri di vino – Ehi quella fetta è mia Gwein, tu l’hai già mangiata! – disse ridendo Lance all’amico – Su non fare storie ho fame! – rispose l’altro mentre si contendeva la fetta di carne. Tutti scoppiarono a ridere e una volta sazi e finito di mangiare, aiutarono a sparecchiare e sistemare.

Dopo si accomodarono sui divani di fronte il caminetto, continuarono a scherzare, raccontare vecchi episodi, facendo giochi stupidi e continuando a bere. L’atmosfera si fece più calda quando due mani si scontrarono per prendere l’unica mela nel cesto sul tavolino, di fronte il camino e al centro dei divani.

Merlino s’irrigidì e sentì che le sue gote andavano a fuoco, mentre i suoi occhi si andavano a incastrarsi negli occhi dell’amico, che arrossì anche lui violentemente. Il primo a cedere fu il moro, che allontanò il suo sguardo oltre la vetrata dietro di lui, deglutendo più volte, si alzò di scatto e sorrise – Nevica! – esclamò poi rivolgendosi agli altri.

La neve gli faceva ricordare di quando s’innamorò perdutamente del suo amico più caro, e se da un lato era un ricordo felice e che teneva stretto al suo cuore, dall’altro lato faceva male. Il ricordo si fece vivo tra la sua mente, avevano appena finito di fare un angelo sulla neve e Artù stringendogli la spalla e guardandolo intensamente negli occhi gli donò il regalo di Natale, un bracciale di cuoio, aggiungendo poco dopo – Ti voglio bene, buon Natale – gli pizzicarono gli occhi ma si destò da quel ricordo quando gli amici chiassosamente andarono ad esultare per la neve.

Gwen e Gwein furono i primi a uscire sul terrazzino, seguiti poi da Morgana e Lance, e schiamazzarono sotto l’incessante nevicata. Merlino invece preferì restare al caldo vicino la finestra, Artù si avvicinò e lo superò appoggiandosi al davanzale della finestra e lo fissò, lo guardò così a lungo e pensò che il tempo si fosse fermato. Aveva capito di provare qualcosa nei suoi confronti quando scoprì che l’ex, Will, lo tradiva e gli montò dentro tanta rabbia, come si poteva ferire Merlino? Era una delle persone più buone che esistevano e non si meritava di certo tutto questo, così lo minacciò di morte se non l’avesse lasciato.

Poi andò a casa di Merlino e restò dietro la porta senza suonare, non ebbe il coraggio di sfondare quella porta e dichiarare i suoi sentimenti, inoltre non aveva nessuna certezza che l’altro contraccambiasse e se ne tornò a casa.

Merlino si voltò verso di lui – Artù ti senti bene? – chiese arcuando un sopracciglio, il biondo gli sorrise – la neve, mi fa pensare a quando abbiamo fatto gli angeli, appena ne cadrà un po’ di più dobbiamo rifarli – mormorò, poi gli si avvicinò piano lo prese per il polso e lo portò sotto l’arcata del soggiorno – Baciami. – gli disse sorridendo, Merlino spalancò gli occhi – C- come scusa? – arrossì di nuovo violentemente cosa voleva fare quell’asino? Il biondo era sempre più divertito dallo stuzzicare l’altro – Non puoi tirarti indietro, sei sotto il vischio. – incrociò le braccia al petto fiero di se stesso.

Merlino sorrise imbarazzato – Si che posso – indietreggiò per allontanarsi con un sorriso beffardo, qualsiasi gioco Artù volesse fare lui l’avrebbe assecondato. Non ebbe neanche il tempo di fare un passo che Artù lo afferrò per il bavero della maglietta e lo avvicinò a sé, c’era poca distanza ormai tra i due, i loro respiri andavano a sfiorare la pelle del loro viso. Artù allentò la presa dal colletto e ridusse ancora di più la distanza che li separava, sfiorando appena le labbra dell’altro.

Merlino era ormai sconquassato dentro, era tutto in subbuglio, credette di essere come un quadro di Picasso, il cuore in testa, il cervello nello stomaco, lo stomaco al posto del cuore, ma la bocca era al suo posto e mentre lui stava ancora cercando di capire cosa stesse succedendo, le sue labbra avevano risposto a quel gesto.

Si stavano baciando, non poteva crederci era troppo surreale per essere vero. Da quando Artù Pendragon provava qualcosa per lui, che fossero sentimenti o solo attrazione fisica oppure entrambi.

Finalmente era riuscito a sfondare quella porta e confessare i suoi sentimenti, anche se aveva atteso qualche anno, e non aveva usato parole.

Quando si allontanarono per prendere fiato, Merlino aveva lo sguardo di chi sta vivendo un sogno, e Artù non poté che sorridere – Mi dispiace di aver atteso così tanto, se avessi avuto più coraggio.. – e abbassò lo sguardo – non ho neanche un regalo di Natale da darti – continuò mormorando. L’amico gli impose di guardarlo, e gli poggiò una mano sulla guancia – Sei tu il mio regalo di Natale, asino – e lo baciò ancora.

Nello stesso tempo gli altri erano rientrati ed erano rimasti esterrefatti da ciò che videro, i loro due amici si stavano sbaciucchiando. Soffocarono dei risolini e scattarono loro una foto, i due si voltarono verso gli altri e avvamparono d’imbarazzo.

Scoppiarono a ridere – Bè buon Natale ragazzi – pronunciò Gwein, Morgana alzò gli occhi al cielo – Era ora, così io e Gwen non dovremo sentirvi più lamentare della gelosia che avete l’uno per l’altro – e spintonò l’amica che rise e confermò, Lance sorrise – La casa di Cupido ha colpito ancora ragazzi, credo dovresti aprire un’attività Morgana – dandole pacche sulla spalla.

Dopo che la serata fu finita, erano tutti stremati, la neve non smetteva di cadere e c’era ancora più freddo. Adesso però anche Artù, ex scapolo d’oro, e Merlino potevano scaldarsi in quelle notti, si addormentarono sul letto nell’appartamento del moro. Abbracciati, stretti l’uno all’altro, erano stanchi e avevano preferito dormire e riposare, tanto adesso avrebbero avuto tutto il tempo per recuperare quello perduto.

Stare abbracciato a lui è meglio di qualsiasi cosa esista al mondo pensò Artù mentre si addormentava con Merlino tra le sue braccia e i loro visi vicini.

  
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