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Autore: Twins99    21/01/2015    1 recensioni
Quante volte ci era caduto? Troppe.
Succedeva sempre così : lui la odiava, lei ritornava e gli dava una nuova ragione per amarla ancora e ancora.
Al termine di quell'insolita serata, che per loro altro non era che una routine fin troppo vissuta, Adam e Beatrice si abbandonarono privi di forze sul materasso.
Le ciocche more del giovane, la sua pelle chiara e imperlata di sudore, il suo fisico atletico dagli addominali appena accennati : Adam Mcfouls era un uomo a dir poco affascinante.
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Se non conosci i gioielli, conosci almeno il tuo gioiellere.

                                                                 Cit. Warren Buffet


 

La ragazza strabuzzò gli occhi mentre calde lacrime iniziavano a rigarle le guance, andandosi ad infrangere contro lo spesso strato di scotch che le teneva ben chiusa la bocca, impedendole di urlare.
Giaceva nel bel mezzo di una stanzetta semibuia, illuminata solo dal fioco barlume di un vecchio lampadario, seduta su una sedia, alla quale era legata saldamente da uno spesso cordame, talmente stretto, che ad ogni suo tentativo di liberarsi, le lacerava la candida pelle.
La giovine piangeva scuotendo compulsivamente la testa, emettendo lievi gemiti che altri non erano che le manifestazioni di acute grida che s'infrangevano contro le sue labbra serrate.
Il suo sguardo ricolmo di paura e terrore non faceva altro che perlustrare freneticamente la stanza, nel tentativo di capire che posto fosse quello e come mai si trovasse lì.
Le pareti grigiastre, rivestite di una fitta coltre di polvere e di numerose ragnatele, e i vecchi scaffali di legno , su cui erano poggiati alcuni scatoloni ammuffiti , le fecero intuire di essere in una sottospecie di scantinato.
Lo stanzino era un ambiente modesto, ma la ragazza potè notare una rampa di scale situata alla sua destra, alla cima della quale, vi era una porta.
Non appena i suoi occhi si soffermarono su di essa, questa si aprì di colpo.
Una figura scura discese lentamente le scale ed ogni suo passo fu seguito da un subdolo scricchiolio che fu accentuato maggiormente dal profondo silenzio in cui le mura erano immerse.
Il ventenne si fermò solo una volta giunto dinanzi la sua vittima, osservando come quest'ultima diveniva preda di dolenti brividi che si traducevano sul suo corpo in un violento tremore, quasi la ragazza fosse stata sottoposta ad una rovinosa serie di scariche elettriche.
Adam contemplava la scena con un sorrisetto soddisfatto, incantato dalla bellezza patetica e miserevole di quella splendida donna, ora totalmente alla sua mercè.
In particolare, il giovane rimase rapito dal miscuglio di emozioni che si agitavano nello sguardo della mora dinanzi a lui, la quale doveva aver riconosciuto nel suo carnefice quello che fino a qualche ora prima era stato il suo compagno di una serata di passione e piacere carnale.
La disperazione di quelle iridi turchesi non fece che allargare il sorriso sornione sul volto del ragazzo.
Lei....quella moretta gliela ricordava terribilmente.
Sarà un altro bellissimo gioiello - pensò, scoppiando in una fragorosa risata.




I baci si susseguivano uno dopo l'altro in un turbinio vorticoso di passione.
La nudità delle carni, il loro muoversi tra i rossi lenzuoli di seta nella penombra di una stanza da letto, illuminata solo da luci vermiglie.
Labbra stremate effondevano placidi sospiri mentre i "Ti Amo" - forse fin troppo fasulli per certi aspetti - di due voci indistinte e affannate si perdevano nel fruscio dei vestiti strappati e gettati con foga al pavimento.
Quante volte ci era caduto? Troppe.
Succedeva sempre così : lui la odiava, lei ritornava e gli dava una nuova ragione per amarla ancora e ancora.
Al termine di quell'insolita serata, che per loro altro non era che una routine fin troppo vissuta, Adam e Beatrice si abbandonarono privi di forze sul materasso.
Le ciocche more del giovane, la sua pelle chiara e imperlata di sudore, il suo fisico atletico dagli addominali appena accennati : Adam Mcfouls era un uomo a dir poco affascinante.
Cresciuto in una famiglia benestante, aveva concluso gli studi da qualche anno, e , seguendo le impronte del padre, era divenuto un abile orefice.
Il suo unico sbaglio nella vita era stato di quello di conoscere quel demone biondo che in quel momento giaceva accanto a lui.
Beatrice Devoux era una donna di ventisei anni dalla pericolosa quanto seducente bellezza.
I due si erano conosciuti nella gioielleria del signor Mcfouls e fin da subito il giovane era stato profondamente attratto dalla ragazza, che finì per divenire il suo chiodo fisso.
Il ragazzo pendeva da quelle labbra carnose, si prostrava dinanzi quel volto etereo.
Quegli occhi, poi, così celestiali, e allo stesso tempo carichi di fine malizia, sembravano ricreare un ponte tra inferno e paradiso.
Solo i diamanti potevano essere paragonati alla finezza di quelle iridi cristalline.
Adam l'amava.
L'amava maledettamente.
Nelle sue vene ardeva il puro e sfrenato desiderio di possederla, di averla tutta per sè, ma Beatrice Devoux era lunge dall'indole mansueta e gentile che ci si sarebbe aspettata da una creatura di tale grazia.
Adam aveva perso il conto di quante volte lei lo aveva preso per poi spingerlo via non appena avesse trovato un passatempo migliore.
Il ragazzo rimaneva così a bocca asciutta, come un cane bastonato, ad osservare la sua amata stretta tra braccia che non erano le sue.
E a quel punto la rabbia esplodeva in lui, incontenibile e irrefrenabile, per poi perdersi nei meandri del suo spirito, non appena la donna ritornava da lui, concedendogli una misera carezza e illudendolo con insulse promesse.
Quella storia si era protratta per un anno intero, alla fine del quale ormai Adam aveva imparato a conoscere alla perfezione l'oggetto del suo vano amore, eppure lui non si arrendeva.
Nel suo animo si era radicata la convinzione che un giorno ella sarebbe cambiata, che avrebbe compreso quanto lui e solo lui fosse perfetto per lei.
Una mera illusione la sua, dettata da qualche arcano istinto intrinseco nei meandri del suo essere, o forse pura e semplice ossessione.
Era desiderio o era speranza.
Più di una volte sognò di plasmarla, di cambiare qualcosa che non dipendeva da lui, proprio come faceva con i suoi gioielli.
Nel suo laboratorio riusciva a domare e a modellare anche la pietra più dura.
E se riusciva a scalfire i diamanti, quanto sarebbe potuto essere difficile manipolare un qualcosa di astratto come un'indole?
Forte delle sue convinzioni - l'essere umano ha la brutta abitudine di dare troppo conto alle proprie supposizioni - aveva permesso che la fanciulla lo usasse letteralmente come un giocattolo.
Un giorno però, dopo che Beatrice aveva fatto irruzione in casa sua, Adam si trovò a sbattere violentemente contro la nuda e cruda realtà.
" Mi sposo! "
Beatrice lo aveva urlato con tale enfasi baldante che il ragazzo si sentì inondato da una valanga di burrascosi sentimenti, che si rivoltarono con furore nel suo animo senza dargli neanche il tempo per pensare o per agire.
Adam scattò in piedi dalla poltrona sulla quale era seduto e sputò fuori tutta la sua ira.
" Credi davvero che potrei rinunciare ad uno che naviga nei soldi per te? Per un bambino troppo ambizioso che è andato troppo avanti con la mente? Tesoro, ti sopravvaluti. Ma ora....chiudiamo questa parentesi e.."
La donna gli si era avvicinata, esalando quegli aculei velenosi direttamente al suo orecchio.
Fu allora che in Adam si accese qualcosa.
Fu in quell'istante che tutto l'amore che nutriva nel suo petto si trasformò  in un fervido e brutale rancore.
Il suo corpo si mosse da solo .
Le sue mani s'insinuarono tra i lisci filamenti pagliericci della ragazza, afferrandole saldamente la testa .
Fu un attimo : le fece sbattere la testa contro il muro una, due, tre, quattro volte.
Chiazze magenta imbrattarono la parete bianco sporco.
I tonfi sordi e lo scricchiolio delle ossa del cranio si ripeterono diverse volte su un sottofondo di singulti taciti che scemarono in un silenzio fatale.
Per tutto il tempo le labbra di Adam rimasero atteggiate imperturbabilmente in un sadico ed agghiacciante sorriso.
Il suo respiro era ansiamente, al limite del piacere, e le sue mani godevano del calore del sanguigno versato.
L'eccitazione correva sulla sua pelle sottoforma di brividi, mentre i muscoli, al di sotto della cute, fremevano agitati.
Adesso lei apparteneva unicamente a lui e da quel momento gli sarebbe rimasta sempre accanto, volente o dolente.
Una risata malata echeggiò per le mura della stanza, per poi placarsi di colpo.
Adam scrutò il corpo che ormai giaceva esanime ai suoi piedi : il volto angelico della sua Beatrice era deturpato da rivoli di sangue e da un'espressione contorta di puro terrore.
E i suoi occhi...
I suoi splendidi occhi zaffiro erano spalancati e risplendevano come gemme.
Gemme ... - un pensiero si fece strada nella sua mente.
Il giovane si diresse rapidamente all'armadio situato in fondo alla stanza e, aperte le ante, prese una coperta, con la quale avvolse il corpo della donna.
Sollevò il fardello e si diresse al piano inferiore della sua villetta monofamiliare, in cui da due mesi a quella parte era andato ad abitare.
Sospinto dalla frenesia febbricitante che solo il peccato più atroce puo' dare, si recò repentinamente in garage e caricò la donna nel suo portabagli.
Era circa l'1:00 di notte quando la sua auto sfrecciò per le strade della cittadina avvolta nel torpore del sonno.
Dopo una buona mezz'ora giunse davanti la gioielleria divenuta di sua proprietà in seguito alla morte del padre.
Parcheggiò nella stretta traversa adiacente l'angolo oltre al quale si trovava il negozio, dopodichè, accertatosi che nessuno fosse nei paraggi e che la quiete notturna avvese invaso ogni cosa intorno a lui, scese dal veicolo posteggiato dinanzi l'entrata di servizio della gioielleria e aprì la porta.
Dopo aver recuperato la sua dolce metà dal portabagagli, entrò all'interno del suo studio.
Oltre la porta vi era un piccolo ingresso che si apriva su un grande laboratorio d'orificeria, che era poi collegato alla gioielleria .
Giuntò lì, Adam depositò il cadevere su un tavolo e gettò a terra la coperta che aveva usato per rivestirlo.
A grandi passi si diresse verso un mobile posto in fondo alla stanza, dal quale recuperò un seghetto.
Con calma inumana iniziò a tagliare al cadavere ogni singolo arto : prima le braccia, poi la testa, le gambe ed infine tagliò a metà il busto.
Il suono dei tessuti che si laceravano pervase il suo udito, suonando quasi come una melodia, un requiem folle di cui lui stesso era il compositore, oltre che musicista.
L'odore acre e ferroso del plasma aveva impregnato l'aria mentre il fluido ormai freddato si era sparso sia sul tavolo che sul pavimento.
Il giovane trasportò uno ad uno i diversi frammenti di quel puzzle umano fino ad una specie di grande forno e uno alla volta li inserì al suo interno.
Rigirò diverse manopole e in pochi secondi all'interno del macchinario si levarono vivide fiamme.
Attraverso la superficie vitrea dell'anta del forno, Adam osservò le carni bruciare e le ossa sgretolarsi producendo un crepitio appena percepibile.
Quella che una volta era la sua amata, ora non era che polvere, o meglio, cenere.
Al termine del processo, dopo aver atteso che il macchinario si freddasse, Adam recuperò le ceneri che erano rimaste sparpagliate su una teglia in marmo e le raccolse in un'ampolla di vetro.
In seguito riversò le ceneri in un contenitore di travertino a forma di  piccolo tetraedro e lo sistemò all'interno  di un'altra apparecchiatura.
Ancora una volta girò diverse manopole impostando i parametri necessari.
Fatto ciò, si soffermò a rimuginare sulla genialità della sua idea, e, dato che ci sarebbe voluto un bel po' prima che il suo lavoro fosse ultimato, si preoccupò di ripulire il suo laboratorio dalle tracce del delitto.
Erano le 6:30 quando il suo lavoro potè dirsi concluso : lo studio era stato ripulito perfettamente e la coperta era divenuta cenere, ma ciò che era più importante, era che la sua opera era conclusa.
Adam era sempre stato un gioiellere abilissimo.
La sua fama si era largamente diffusa e molti si rivolgevano a lui per acquistare preziosi di ogni tipo.
Proprio per questo, per svolgere la meglio il lavoro che tanto amava, si serviva delle apparecchiature più avanzate, e di lì a quella parte si era procurato dei macchinari particolari che, utilizzati in Svizzera, permettevano a chiunque avesse patito un lutto, di cremare il defunto e poterlo portare sempre con sè, trasformandolo in un diamante grezzo.
Con un largo sorriso Adam indossò una catenina d'oro bianco al cui centro spiccava uno splendido zircone.
Il giovane scoppiò a ridere freneticamente.
La sua Beatrice!
Era sua! Per sempre!
Ma perchè fermarsi a lei?
Le donne in fondo erano tutte uguali.
Tutte splendidi conglomerati di carbonio dai quali si poteva facilmente ricavare la loro vera essenza, l'essenza di un brillante.





Adam si riprese dal suo stato di trans isterica, riportando l'attenzione sulla donna in lacrime dinanzi a lui.
Con un sorriso si avvicinò ad uno degli scaffali posti vicino al muro e afferrò una tanica.
Sotto lo sguardo impotente della ragazza, il giovane cosparse di benzina il corpo della sua vittima.
Estrasse poi un accendino dalla tasca dei pantaloni, lo accese e lo lanciò verso la ragazza, allontanandosi.
Appena le fiamme entrarono in contatto con il liquido, il fuoco divampò fuoribondo.
La luce di quell'inferno si riflettè sulla collana di Adam illuminando 13 diamanti e un posto vuoto per il 14esimo.

 

 

   
 
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