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Autore: Tempest M Calloway    21/01/2015    0 recensioni
Storia scritta a quattro mani con WildBlueMoon, spostata su questo profilo perché cedutami dall'inventrice della trama.
ATTENZIONE: femmina+femmina
Chiara: protagonista della storia, ha 25 anni e vive a Parigi gestendo un bar del centro. Ama le sigarette, le donne, la musica rock e il divertimento in generale. Cosa odia: i pregiudizi, la musica italiana e le persone snob.
Francesca: coprotagonista della storia, 19 anni. Da Roma (città natale di entrambe) si trasferirà a Parigi con Chiara per proseguire gli studi. Bella da impazzire ma con una mentalità chiusa come una botte.
Sarà odio, potrà mai trasformarsi in altro..?
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Love is all...'
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LOVE IN PARIS


 
 
 
La guardavo mentre osservava con attenzione ogni minimo dettaglio del mio appartamento.
Non aspettatevi niente di sfarzoso, sono giusto due camere da letto, un soggiorno, una cucina, bagno e stanzino.
Indovinate lei in tutto ciò cosa ha deciso di osservare? L'ingresso.
L'ho vista sorprendersi, guardando come ogni stanza fosse diversa dalle altre; ogni singolo  posto aveva la sua atmosfera.
<< E lì cosa c'è? >> si stava avviando a passo spedito verso una delle porte in mogano, una porta la cui soglia non doveva superare; era già entrata nella mia vita, ora voleva anche entrare nella mia stanza?!
<< Non. entrare. in. camera. mia. >> scandii bene ogni parola, affinchè capisse il concetto.
La vidi immobilizzarsi e, se lei era davvero come mia sorella, avrebbe aspettato la mia assenza per infrangere la nostra prima regola di convivenza... che merda!
 
 
La sua stanza sembrò piacerle, si lasciò anche sfuggire un commento positivo.
In effetti non ero niente male come arredatrice: le pareti erano di un caldo color crema,  qualche mensola in mogano quà e là. Un guardaroba dello stesso materiale stava frontale al letto matrimoniale, ricoperto da un soffice piumone color prugna. Appoggiò i bagagli (meglio non indagare sul numero) sul pavimento in parquet, guardandomi finalmente negli occhi. 
<< Che si fa ora? >> chiese, spostando subito lo sguardo sul pavimento.
<< Beh, sono le nove di sera, direi che è ora di cena. >> dissi, per niente intenzionata a   rompere il ghiaccio. 
Si defilò con un "non ho fame" e io, dopo aver cenato ed essermi spogliata, me ne andai a dormire, senza ovviamene dimenticarmi di ringraziare mia madre per il bel regalo di pre- Natale    che mi aveva fatto! 
 
 
Il suono della sveglia mi costrinse ad alzarmi con un sonoro "vaffanculo". Essendo il 4   dicembre, lunedì, dovevo tornare a lavoro... che bello! Andai in cucina, con l'andatura barcollante e la faccia di uno zombie. Dovevo fare proprio schifo perché, quando Francesca si  voltò dando finalmente le spalle ai fornelli, per poco il piatto non le cadde dalle mani. << Buongiorno. >> mi disse, tornando ad evitare il mio sguardo. Questa cosa del "potrei morire se ti guardassi negli occhi" era altamente irritante. << 'Giorno >> mi limitai a grugnire, guardando poi il contenuto del piatto. Ma che roba è?!
Mi alzai e le arrivai alle spalle, mentre lei continuava ad impiastricciare la padella con    l'impasto dei pancakes. Qualcuno aveva letto le ricette sul frigo... << Dai, lascia fare a me. >> mormorai, mentre il mio braccio destro andava ad afferrare il manico della padella e il  sinistro a prendere un mestolo di preparato dalla scodella. La sentii irrigidirsi, probabilmente perché adesso si ritrovava incastrata senza vie di fuga fra il mio corpo e i fornelli accesi. Chissà che avrebbe scelto? Probabilmente i fornelli, pensai ghignando. Mi concessi di giocare un po', immergendo il naso fra i suoi boccoli rosso fuoco, inspirando a fondo il suo odore: albicocca. Quando sentii il suo battito cardiaco arrivarmi alle orecchie, capii che era il caso di smetterla, prima che mi morisse fra le braccia.  Le lasciai via libera, togliendo il braccio sinistro dal ripiano di marmo. Tuttavia, lei rimaneva lì, immobile. Poi, all'improvviso, si girò, gli occhi smeraldini che lampeggiavano.
<< Io non sono come te e non lo sarò mai. >>
<< Mai è tanto tempo, lo sai questo vero? >> le chiesi, prendendola in giro. Poi continuai senza darle il tempo di risponderle: << Non ho alcun interesse nei tuoi confronti e tu sei quì, in casa mia, perché quella stronzetta di mia madre non mi ha lasciato alternative. Io posso averti quando e come voglio >> sibilai al suo orecchio, sentendo il suo corpo scosso dai brividi. Ha paura, e io godo di questo; poi, così come tutto è iniziato, tutto finisce, mentre mi allontano di scatto da lei. << Ma, per tua fortuna, sono una gentildonna e non ho piacere nella... costrizione? >> 
 
 
Il mio lavoro, per chiunque se lo stesse chiedendo, sarebbe gestire un bar del centro parigino insieme alle mie inseparabili socie: Janette e Fabiana. Solo pochi minuti prima, uscivo di casa in tutta fretta raccomandando alla rossa di non far saltare la casa prima (aspetta, neanche dopo!) del mio ritorno e in quel momento stavo a chiacchierare con le altre due dietro il bancone di legno.  
Inizialmente eravamo solo io e Janette; bariste di giorno e seduttrici tutto il tempo.  Eravamo anche state insieme diverse volte, prima che Janette incontrasse il suo grande amore: Fabiana. Poi, quando quest'ultima aveva dimostrato di saper sostituire alla grande  la sua ragazza, io l'ho assunta a tempo pieno. 
<< Certo che sei proprio sfigata Kiss. >> sbottò Janette, dopo aver sentito tutta la storia. Fin dal nostro primo incontro la brunetta mi aveva appioppato quel soprannome. Sostenendo che una lingua come la mia ce l'avevano solo nell'omonimo gruppo musicale. << Eh, già. Da rubacuori a balia... che degrado! >> esclamò la bionda Fabiana, con fare melodrammatico. << E' bella almeno? >> chiese Janette, beccandosi un pizzico. La mia espressione doveva  dire tutto, a giudicare dal sorrisetto che mi fece la mia ex amica di letto. Proprio in quel momento, sento il campanello della porta suonare e, guardando il nuovo cliente, non potei che rimanere a bocca aperta. Che diavolo ci faceva Francesca Derrillo nel mio locale?! Il mio sbigottimento fu presto notato dalle altre due, che alternavano lo sguardo da me alla rossa appena entrata. << E' lei? >> chiese Fabiana al mio orecchio, mentre Janette non aveva bisogno di conferme per sapere che quella appena entrata era la mia neo-coinquilina. Io mi limito ad annuire mentre Francesca posa lo sguardo su di me. La osservo avviarsi con passo esitante verso l'alta sedia che sta proprio davanti a me, aldilà del bancone. 
 
 
<< Ti porto qualcosa? >> le chiese Fabiana, evidentemente in francese, appena la rossa si fu seduta. Francesca mi guardò con aria interrogativa, mentre io mi chiedevo come avrebbe fatto quella poppante a seguire lezioni intere in francese. << Vuoi qualcosa? >> decisi di andare in suo aiuto, ripromettendomi di trovarle qualche insegnante disposto a darle lezioni di madrelingua. Lei scosse la testa, sorridendo timidamente alla più dolce delle mie colleghe. Poi i suoi occhi si posarono su di me e appena le mie colleghe sono fuori portata d'orecchio, mi sporsi aldilà del bancone, vedendola impallidire leggermente. << Che ci fai quì? >> niente giri  di parole, non sono da me. La vedi abbassare lo sguardo, mentre si torturava il maglioncino lilla con le mani.
<< Non volevo.. stare sola. >> sussurrò, così piano che per un attimo credetti di averlo solo immaginato. Decisi di non commentare, anche se quella risposta mi aveva spiazzata. Non feci in tempo a ritrarmi che la voce divertita di Janette mi arrivò alle orecchie: << E' proprio cotta! >>
 
 
Non feci a tempo a ringraziare che Francesca non capisse un tubo di francese o a rispondere a tono a Janette, che una figura appena entrata attirò la mia attenzione. Purtroppo, quella appena arrivata era una persona che conoscevo abbastanza bene. Si trattava di niente meno che della ragazza più facile di tutta Parigi e neppure lo faceva di mestiere. Ricca, bellezza delicata sminuita da outfit da film porno, ninfomane a livelli assurdi... Quella di cui vi sto parlando è Elle Rouspe. 
<< Guarda chi c'è! Secondo te esce ancora con il vibratore attivo nelle mutande? >> disse Janette, accorgendosi della new entry. Fabiana non esitò a mollare un pugno da collasso sulla spalla della sua compagna, sibilando un "non essere volgare" fra i denti. Dal canto mio mi limitai a sogghignare, un po' per Elle, un po' per l'espressione confusa di Francesca che ci osservava senza capire e un po' per quella litigata infantile da innamorate.
Nel frattempo, Elle si sedette proprio vicino a Francesca e calò un falso silenzio nel locale. << Ciao, Chiara. >> miagolò, esponendo ai miei occhi il seno... sbaglio o a malapena un mese fa portava una seconda scarsa? Eh, le magie del silicone! << Ciao Elle. Come va? >> chiesi, mentre pulivo i bicchieri. 
<< Oh male.. Ultimamente non c'è nessuno a farmi compagnia. >> mugugna, prima di chiedere un milkshake alla fragola. << Condoglianze. >> risposi, sarcastica. Poi il mio sguardo si posò su Francesca, molto concentrata sulle sue unghie perfettamente smaltate. Tuttavia, le continue occhiate di sottecchi che rivolgeva a Elle mi fecero intuire che avesse capito che tipo di persona avesse vicino. 
<< Francesca, ci vediamo sta sera. >> dissi, in un chiaro invito a farla sloggiare.
 
 
<< Perché l'hai mandata via? >> mi chiese Fabiana, dando un altro morso al suo panino. Che risponderle, se non lo sapevo neanche io? Per fortuna, venne Janette in mio soccorso: << Oh, ma dai! E' pure giusto che abbia i suoi momenti di tregua, non è realmente la sua balia. >> disse, con la bocca ancora piena di pane e pomodoro. 
Decisi di continuare con la teoria di Janette. << Già non sopporto di avere la brutta copia di Camilla in casa mia, figuriamoci per tutta Parigi! >> borbottai, dando un lungo sorso alla mia birra. L'alcol ha sempre avuto il grande potere di rilassarmi, anche solo in piccole dosi. << A me non sembra poi così male. >> dissero insieme Janette e Fabiana... non ne potevo più!
<< Se vi piace tanto, perché non la ospitate voi?! >> sbottai, andando fuori a fumare una sigaretta. Non volevo sentire un'altra parola su di lei per il resto della giornata. Ovviamente, non venni accontentata...
<< Senti, non è una bella situazione ma cerca di darle tempo. >> iniziò Fabiana, sedendosi accanto a me, mentre tiravo una lunga boccata di fumo. << Sei la prima che odia i pregiudizi,  ma con lei sei partita proprio con questi! Dalle l'occasione di dimostrarti che sbagli. >>
<< E perché mai dovrei farlo? >> << Perché tu non sei così! Non giudichi le persone prima di conoscerle e non le tratti male senza motivo. Sarebbe d'aiuto anche alla vostra convivenza se riusciste ad andare d'accordo. >> concluse la bionda, guardandomi intensamente. Non aveva torto ed io lo sapevo. Un anno... un anno intero con quella non lo avrebbe retto se le cose fossero andate avanti in quel modo. Allora presi la mia decisione: dovevo sistemare le cose    con quella ragazzina!
 
 
<< Ciao >> mormorai, stravaccandomi sul divano, sfinita. Francesca non mi degnò neppure di uno sguardo, ostinandosi a fissare la TV. << Ed ora che succede? >> le chiesi, passandomi una mano sul viso. Cristo, che stanchezza! << Niente. >> dice, guardandomi. Si capisce che sta mentendo, anche uno stolto lo capirebbe... ma sono troppo stanca per indagare: << Come vuoi. >> dissi, mentre la vedo alzarsi e avviarsi probabilmente in camera sua. 
Poco dopo, un urlo che sfiora i limiti dell'isteria mi perforò i timpani. Sentii Francesca  avvicinarsi a grandi passi, i tacchetti che risuonavano sulle mattonelle del pavimento. <<  Dimmi. >> dissi con voce strascicata, appena fui sicura che fosse abbastanza vicina al divano. "Ecco, ora mi strozza, devo averla combinata davvero grossa." pensai, mentre guardavo il suo volto livido di rabbia. << Che cosa sono queste?! >> strepitò, alzando con mano tremante un tanga nero bucato in un punto molto strategico. Ops... Doveva aver trovato i "ricordini" che mi avevano lasciato le mie amanti. << Mutande.. o meglio, ricordini. >> risposi, evitando accuratamente di guardarla. Sapevo che voleva mettermi le mani intorno al collo e che se solo l'avessi sfiorata con lo sguardo niente l'avrebbe più trattenuta.
La sentii avviarsi, ancora tremante di rabbia, verso il corridoio. E, giuro, non ho saputo resistere al provocarla. << Magari un giorno ci sarà anche la tua, di biancheria, là in mezzo. >>
Non la sentii neppure fare retrofront, me la ritrovai semplicemente addosso. Urlava tutta la sua rabbia, tutto il suo disgusto nei miei confronti, mentre mi riempiva il petto di pugni. Solo quando iniziò a farmi male le bloccai i polsi sulla testa, ribaltando la situazione. La tenevo sotto di me, schiacciandola volontariamente con il mio corpo. Si dimenava e mi guardava, mi guardava e sbraitava tutto il suo odio nei miei confronti.  Poi, la baciai. Ma non un bacio dolce o delicato e neppure passionale. Un bacio di quelli che sanno di sesso, che pretendono piacere ma non ne danno, un bacio di quelli che dai solo alle sgualdrine.
Volevo solo umiliarla, sottometterla, come avrei fatto con una qualunque. "Questo significa che non la consideri una qualunque?" domandò una vocina fastidiosa nella sua mente, mentre con la lingua prendeva brutalmente possesso di quella deliziosa bocca. "Ma certo che è una qualunque!" "E allora perché mai devi sforzarti tanto per trattarla come tale?" 
Quel monologo interiore mi stava seccando. Lascia i polsi della rossa, staccandomi da lei. Era uno spettacolo: i capelli ingrifati dalla lotta le davano in che di sensuale, le labbra rosse di baci dischiuse per lo shock e gli occhi sgranati per la medesima ragione... Non feci in tempo a studiarla ulteriormente, perché corse via, e poco dopo sentii la porta della sua camera sbattere malamente. 
Le parole di Fabiana mi tornavano alla mente, mentre scorrevo fra i vari canali in cerca di qualcosa d'interessante: "Con lei sei partita proprio con il pregiudizio, dalle l'occasione di dimostrare che ti sbagli!" non le avevo dato neanche un'occasione...
"Tu non sei così! Non fai del male alle persone che non ti hanno fatto niente" sicura, Fabiana? Perché in quel momento, mi sentivo proprio quel tipo di persona...
 
 

CONTINUA...

 


Nota dell'autrice:
Ecco a voi il secondo capitolo riscritto di "Love in Paris", spero di riuscire a pubblicare al più presto anche quelli che seguiranno. La collaborazione con Wild sta andando benissimo e speriamo che questa nuova versione vi piaccia. Ovviamente le recensioni sono ben accette!
Alla prossima, TMC e WBM. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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