Anime & Manga > Kuroko no Basket
Ricorda la storia  |      
Autore: Ortensia_    21/01/2015    2 recensioni
[SPIN-OFF DI "HALL OF FAME"]
Tre squadre si affrontano sul campo di battaglia, ma è difficile prevedere quale trionferà sulle altre: gli imprevisti sono sempre dietro l'angolo.
Genere: Commedia, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Daiki Aomine, Ryouta Kise, Seijuro Akashi, Tetsuya Kuroko
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Hall of Fame'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Di bersagli sbagliati e proiettili colorati





Kagami socchiuse gli occhi e inspirò profondamente, maledicendo Aida dal profondo del cuore: come le era venuto in mente di assegnargli Akashi come compagno di squadra? Non appena l'aveva sentita parlare di "confidenza" e "collaborazione" aveva pensato che il suo compagno di squadra sarebbe stato Aomine, ma era stato decisamente troppo ottimista.
Odiava quella situazione.
Odiava dovergli camminare appresso come un cagnolino, odiava che dovesse coprirgli le spalle e che Akashi facesse strada nell'assoluto silenzio, come se avesse idea di dove si trovassero e verso dove si stessero dirigendo.
Se non avesse avuto un conto da saldare con Aomine, molto probabilmente Kagami avrebbe scelto l'ammutinamento e si sarebbe sparato su un piede pur di terminare immediatamente il gioco e, di conseguenza, per non passare un minuto di più in squadra con Akashi.
Vincere era imperativo, dovevano essere impeccabili e trionfare sulle altre due squadre come conquistatori, come se nella vita non avessero fatto altro che giocare a paintball, ma così si perdeva miseramente lo spirito del gioco, il suo carattere spumeggiante e, soprattutto, il divertimento che ne avrebbero potuto ricavare.
Akashi era determinato, bastava il suo passo veloce e lievemente irregolare per capirlo, al contrario di Kagami che, innervosito dalla situazione, camminava fin troppo lentamente e aveva addirittura allentato la presa sul fucile.
«Muoviti.»
La voce tagliente di Akashi gli stuzzicò le orecchie e Kagami digrignò i denti, cercando di resistere alla tentazione dell'insubordinazione.
«Ci apposteremo oltre il fiume.» Akashi continuò a camminare imperterrito e Kagami accelerò il passo.
«Oltre il fiume?» Akashi conosceva quel luogo? O forse aveva semplicemente un udito più fine del suo e stava seguendo il suono dell'acqua corrente? E soprattutto, aveva intenzione di attraversare un fiume?
«Cerca di starmi dietro, Kagami. La guerra non si vince camminando.»
Kagami rafforzò improvvisamente la stretta intorno al fucile e si morse il labbro inferiore: era un peccato che le loro munizioni avessero colori diversi in base ad ogni squadra, se avesse sparato ad Akashi la vernice rossa avrebbe immediatamente fornito una prova inconfutabile a suo sfavore.


«Aomine?» Nijimura si fermò, si sistemò il fucile sotto braccio e diede un'occhiata all'area circostante, decisamente annoiato da tutti quei tronchi, da tutti quei ramoscelli e da tutte quelle minuscole e fitte foglie verdi.
«Mhn?» Aomine si fermò al suo fianco e lo guardò solo per un istante, per poi seguire il suo sguardo e soffermarsi prima su un grosso tronco cavo, poi su un altro: aveva visto qualcosa? O forse lo aveva solo sentito?
Nijimura inspirò e protese appena le labbra.
«Non ti dispiace se prima ci dedichiamo alla Squadra Rossa, vero?»
Aomine rilassò i muscoli e allentò la stretta attorno al fucile, tornando a guardarlo.
«Certo che no.» poi increspò le labbra in un ghigno compiaciuto: se c'era una cosa che voleva fare era trovare Kagami e sconfiggerlo, e perché no spezzare anche le ferme convinzioni di Akashi.
«Non voglio che Akashi si sforzi troppo, prima lo tolgo di mezzo meglio è.» non era una questione di sadismo verso il proprio fidanzato, piuttosto Nijimura aveva così tanta fretta di raggiungerlo e tingere la sua casacca di blu perché non voleva che si affaticasse e che quindi rallentasse il processo di guarigione o, addirittura, favorisse una ripresa della malattia.
Aomine restò a guardare l'altro ancora per qualche istante e poi riprese a camminare, sorpassandolo: ora che ci pensava, Akashi era ancora in via di guarigione, ma la sua presenza forte e indissipabile, il suo sguardo ardente e la sua continua voglia di vincere e prevalere sugli altri rendevano difficile capacitarsene.
Nijimura, dal canto suo, restò fermo ancora per un po' e prese una grande boccata d'aria, cercando di immaginare un posto particolare in cui Akashi avrebbe potuto scegliere di appostarsi - sicuramente avrebbe puntato su un gioco di strategia, non per una coalizione offensiva come la loro che, per altro, stavano procedendo a tentoni -.
Nijimura cercò di rilassarsi e riprese a camminare, soffermandosi per qualche istante sulla figura di Aomine.
«Ce la farai ad eliminare Kise, quando li incontreremo?» increspò le labbra in un sorriso di scherno.
Aomine sussultò e strinse i denti, sfiatò imbarazzato e si voltò immediatamente verso l'altro.
«Certo, dobbiamo vincere, no?»
«Esatto, Aomine.» Nijimura, al quale la voce di Aomine parve un sussurro titubante, si affiancò a lui e gli diede un colpetto sulla spalla «dobbiamo vincere, quindi non essere troppo tenero, intesi?»


«Kurokocchi! Sono davvero felice di essere in squadra con te!»
«Kise-kun.» Kuroko si voltò verso di lui e gli intimò di tacere con un rapido cenno della mano «non fare così tanto rumore, o ci sentiranno.»
«Kurokocchi?» ma Kise era troppo felice per abbassare il tono di voce, gli saltellò accanto e gli mostrò il fucile.
«Tu lo sai usare?»
«Credo di sì, Kise-kun. Prendiamo la mira e premiamo il griletto, no?»
Kise accennò un sorriso e contemplò il fucile, restando in silenzio per qualche attimo «penso proprio di sì.»
Tetsuya lo osservò e restò in silenzio, per poi increspare le labbra in un piccolo sorriso: Kise era così euforico all'idea di essere in squadra con lui, di star indossando quella casacca e di avere quel fucile fra le mani, che per un istante gli sembrò un bambino in un negozio stracolmo di giocattoli e caramelle.
«Ah, Kurokocchi, tu hai idea di dove andare?»
«Sì.» Kuroko tornò a guardare davanti a sé e Kise gli rivolse un'occhiata interrogativa.
«Sì? E dove stiamo andando?»
«Non lo senti, Kise-kun?» chiese con estrema calma, continuando a camminare almeno finché Kise non si fermò e non tese le orecchie.
Dopo qualche istante di assoluto silenzio, Kise negò con un piccolo movimento del capo e con le labbra increspate in una smorfia colma di rammarico.
«Il rumore dell'acqua, Kise-kun.»
«Uh? Sei sicuro?» Ryouta si mise di nuovo in ascolto, ma invano «mi dispiace, Kurokocchi, ma io non sento assolutamente nulla!»
«Comunque stiamo andando al fiume, Kise-kun.» Kuroko parlò e riprese a camminare con tutta la calma del mondo, seguito a ruota dal passo saltellante - e maledettamente rumoroso - di Kise.
«Credo che un fiume sia un buon punto dove appostarsi.» osò Tetsuya, stringendo il fucile al petto e rallentando il passo per guardarsi intorno, lì dove le fronde degli alberi cominciavano a farsi più fitte e scure.
«Credo di sì, Kurokocchi!» Kise si fidava ciecamente di lui, qualsiasi fosse stata la sua decisione, lui l'avrebbe rispettata: le munizioni erano gialle, ma non c'era dubbio che Kuroko fosse il caposquadra.
«Come pensi se la caverà Kagamicchi? Voglio dire, in squadra con Akashicchi ...»
Kuroko serrò le labbra e sfiatò sommessamente: come poteva cavarsela? Un carattere esplosivo e irrequieto come quello di Kagami non poteva certo conciliare con quello composto ma incredibilmente fermo, pretenzioso e autoritario di Akashi.
«Non ne ho idea, Kise-kun. Francamente credo che Aida-san e Momoi-san abbiano sottovalutato la situazione, potrebbero aver innescato una bomba e non essersene neppure rese conto.»


«Akashi, non sarebbe meglio cercare di aggirarlo?»
«No, questo è il modo più veloce.» Akashi aveva già varcato la sponda, l'acqua del fiume gli arrivava a metà gamba, ma gli stivali impermeabili proteggevano i pantaloni e la pelle.
«Ma nelle tue condizioni ...» Kagami serrò le labbra e non disse più nulla, come se avesse voluto convincerlo del fatto che fosse rimasto in silenzio per tutto quel tempo: Akashi faceva finta che la malattia non esistesse e lui gliel'aveva appena rammentata.
«L'acqua del fiume è bassa, non mi bagnerò, se è questo ciò che ti preoccupa.»
Taiga non disse altro e ragionò sul fatto che fino a quel momento l'altro non si era mai voltato a guardarlo e lui non aveva fatto altro che ringhiare alle sue spalle: non che pretendesse di essere trattato come gli ex membri della Generazione dei Miracoli, però che Akashi lo detestasse così tanto da non considerarlo neppure degno di poterlo vedere in viso era piuttosto esagerato.
Kagami sentì un improvvisa fitta al piede sinistro e si sbilanciò in avanti, cadendo in ginocchio nell'acqua.
Akashi si fermò immediatamente e si voltò lentamente verso l'altro, rivolgendogli un'occhiata compiaciuta quando lo vide con le ginocchia e le mani nell'acqua, come inchinato di fronte a lui.
«Rialzati.» ma non c'era tempo per godersi i risultati della caduta rovinosa di Kagami: si trovavano in un punto scoperto e Akashi lo sapeva bene, dovevano attraversare il fiume il prima possibile.


«Kise-kun, lascia fare a me.» Kuroko sussurrò e punto il fucile verso Akashi; Kise, dal canto suo, restò al suo fianco e trattenne il respiro.
Era stata una fortuna che Kagami fosse caduto nell'acqua: il rumore del tonfo li aveva messi in guardia e avevano fatto in tempo a nascondersi nella boscaglia, ai margini del fiume.
Kuroko adagiò il polpastrello dell'indice sul grilletto e inspirò profondamente: si era offerto di sparare ad Akashi in modo da poter dire di aver contribuito alla sconfitta della Squadra Rossa qualora non fosse riuscito ad eliminare dal gioco anche Kagami - perché aveva il terribile sospetto che avrebbe avuto qualche difficoltà ad "uccidere" il suo fidanzato -.
«Kurokocchi, che aspetti?» Kise sussurrò impaziente: Kuroko non poteva attendere così tanto, rischiava di perdere Akashi dal campo visivo o, ancora peggio, che Kagami si alzasse in piedi e si mettesse fra lui e il suo obbiettivo.
Tetsuya schiuse le labbra per chiedergli di tacere, ma l'attenzione che stava rivolgendo ad Akashi era troppa e gli impedì di parlare: ormai aveva agganciato l'avversario, ormai il polpastrello aveva premuto il grilletto.
Per un istante, Kuroko si sentì quasi invincibile. Un istante che cadde rovinosamente in mille pezzi quando la schiena di Kagami, ancora chinato di fronte ad Akashi, si tinse di giallo.


«Ugh!» Kagami sussultò e contorse le labbra in una smorfia di dolore a causa della fitta lancinante causatagli da un colpo improvviso al centro della schiena.
«Ti senti bene?» Akashi assottigliò il proprio sguardo e si avvicinò a lui con aria disinteressata, accelerando il passo e girandogli intorno non appena vide l'acqua cristallina farsi torbida per un istante.
Quando vide la macchia gialla sulla schiena di Kagami, Akashi imbracciò il fucile e si guardò intorno con estrema attenzione, per poi rivolgersi al suo compagno di squadra.
«Sei appena morto, Kagami.» e quando Akashi individuò il fucile da cui era provenuto il colpo e chi lo stava imbracciando, sorrise «ucciso da Tetsuya.»


«Kurokocchi! Ma come hai fatto a colpirlo?! E-era chinato!»
«Kise-kun, andiamo!» Kuroko gli afferrò il braccio e lo trascinò lontano dalle sponde del fiume: visto che il suo tentativo era fallito miseramente, era meglio optare per una ritirata ed evitare di scontrarsi con Akashi - erano in maggioranza numerica, certo, ma se Kise possedeva la sua stessa abilità con il fucile avrebbero perso sicuramente -.
«Kurokocchi, hai colpito Kagamicchi!»
Tetsuya sentì una lieve fitta allo stomaco, come se gli avessero tirato un pugno al centro del petto: come aveva potuto sbagliare? Era sicuro di aver mirato Akashi, ma nonostante quella convinzione era riuscito a colpire qualcuno che rispetto al suo obbiettivo si trovava più in basso, visto che Kagami aveva ancora con le ginocchia immerse nell'acqua.
«Sei proprio una pippa, Kurokocchi!»
Forse la spiegazione più valida, una volta tanto, era anche la più semplice: era una pippa.


Tetsuya si era dimostrato come al solito molto determinato, soprattutto perché aveva scelto lui come primo obbiettivo - perché era ovvio che quel colpo fosse destinato a lui e non a Kagami, ma per fortuna la cattiva mira del suo nemico gli aveva permesso di scampare alla sconfitta, certo era anche vero che ora si ritrovava a combattere da solo per la propria squadra -.
Akashi stesso sapeva che lui e Kagami componevano la squadra più problematica, probabilmente erano i primi a cui Aida aveva pensato e le altre squadre si erano formate come conseguenza alla loro, erano i due elementi che più necessitavano di conoscersi ed accettarsi, ma Kuroko - uno dei mille motivi per cui ci sarebbero sempre stati dissapori ed una certa diffidenza fra lui e l'ex asso del Seirin - lo aveva impedito.
Lui e Kagami avrebbero imparato a collaborare un altro giorno.
A pensarci bene era meglio che le circostanze lo avessero costretto a continuare quella battaglia da solo, almeno non avrebbe avuto appresso un compagno di squadra troppo lento e così imbranato da inciamparsi perfino su un innocuo sassolino.
Akashi aveva intenzione di togliere di mezzo Kuroko il prima possibile, perché evidentemente era lui il suo obbiettivo, quindi non poteva permettergli di scappare e di preparare un secondo attacco alle sue spalle - magari dopo aver fatto un po' di pratica per migliorare la mira -.
Seijuurou accelerò appena il passo e schiuse le labbra, cercando di catturare più aria possibile. Focalizzò la propria attenzione sui rumori circostanti, sul suono lieve e cadenzato dei suoi passi sul terreno cavo, il cinguettio lontano di un uccello e lo sciabordio tumultuoso del fiume, che si era appena lasciato alle spalle.
Riponeva grandi speranze nell'indole logorroica di Ryouta, ma lui e Kuroko sembravano essersi dileguati - il talento nello scappare ai nemici, a quanto pareva, compensava la scarsa mira del fantasma del Teikou -.
Un ramoscello crepitò, Akashi si voltò e puntò il facile, premendo immediatamente il grilletto.
Aomine riuscì a scansarlo per poco, rivolgendogli un ghigno divertito non appena si rese conto che la sua velocità gli aveva appena salvato la vita.
«È finita, Akashi.» Aomine gli puntò il fucile contro e Nijimura lo raggiunse.
«Due contro uno? Non è un po' scorretto, Shuuzou?»
«Aomine, aspetta!» Nijimura gli afferrò la spalla e Aomine abbassò appena il fucile «potrebbe essere una trappola.»
Akashi si concentrò sulle parole di Nijimura.
«Manca Kagami ...»
Seijuurou spalancò appena gli occhi: possibile che Shuuzou credesse che l'assenza di Kagami fosse dovuta ad un'imboscata?
Akashi restò fermo e guardò oltre gli altri due, poi sorrise e puntò il fucile verso Nijimura: c'era ancora una speranza per uscire da quella situazione, ed era stato proprio il suo fidanzato a suggerirla.
«Aomine, non c'è tempo, è una trappola! Dividiamoci!»
Era bastato guardare alle loro spalle e sorridere, come se si stesse accordando silenziosamente con Kagami.
Akashi sparò un altro colpo, ma Nijimura fu abbastanza veloce da scansarlo e uscì dal sentiero, addentrandosi fra i grossi tronchi d'albero, nella penombra del bosco; dopo qualche istante di esitazione, Aomine fece lo stesso, ma prese la direzione opposta del compagno di squadra.
Akashi seguì Aomine con lo sguardo e rafforzò la stretta sul fucile.
«Pare che Tetsuya dovrà aspettare.» poi sorrise e si addentrò nel bosco con estrema calma, deciso a ritrovare Aomine e ad eliminarlo dal gioco.


Kise non ne poteva più della penombra che le fronde degli alberi creavano sulla loro testa, quindi, forse un po' stupidamente, aveva rallentato nell'unico punto del bosco in cui i raggi del sole riuscivano a filtrare e gettarsi, sotto forma di grossi fasci di luce, sul sentiero, illuminandolo.
Kuroko era andato avanti e si era voltato soltanto una volta, ma non aveva detto nulla e aveva ripreso a guardare davanti a sé come se non importasse, probabilmente ancora avvilito all'idea di aver sparato a Kagami.
Ryouta si fermò all'improvviso e strinse il fucile al petto, restando in ascolto: c'era qualcosa che non andava, un rumore sempre più forte, sempre più tumultuoso e vicino.
Kise si voltò e rivolse la propria attenzione oltre il sentiero sterrato, colse un rapido movimento nella fitta boscaglia e rafforzò la stretta sul fucile, deglutendo appena: qualcuno stava correndo e presto sarebbe transitato davanti a lui o, forse, avrebbe deciso di percorrere il sentiero e quindi avrebbe cercato di eliminarlo.
Quando uscì dalla boscaglia, Kise puntò il fucile, ma il dito tremò insicuro, a pochi millimetri dal grilletto.
Aomine non riuscì a mettere immediatamente a fuoco la figura e puntò anch'esso il fucile, ma quando la vista si fece più nitida non riuscì a sparare.
«Kise ...» mormorò appena e Kise abbassò il fucile.
«Aominecchi.» Kise gli sorrise, ignorando completamente il fatto che la Squadra Gialla e la Squadra Blu erano nemiche.
«Sei da solo?» Aomine prese fiato e abbassò il fucile, dando una rapida occhiata al punto da cui era arrivato per assicurarsi che Akashi non fosse proprio dietro di lui.
«Oh no, no, Kurokocchi è un po' più avanti!» Kise ampliò il sorriso e gli venne incontro, mentre Aomine arretrò appena, già conscio del perché l'altro si fosse avvicinato così tanto a lui.
«Kise, tu lasci Tetsu da solo? Ora? Con un pazzo armato nel bosco?»
«Il "pazzo armato" sarebbe Akashicchi?» Kise accennò una risata divertita «sai, prima Kurokocchi voleva colpirlo, ma ha una mira orrenda e ha colpito Kagamicchi!»
«Eh?» significava che quella di prima non era una trappola? Che Kagami era già stato eliminato dal gioco? Daiki non riuscì a pensare lucidamente, perché l'immagine di Tetsuya che sbagliava mira, condannando di fatto il suo fidanzato a dover lasciare immediatamente la battaglia, fu terribilmente divertente e quasi non scoppiò a ridere in faccia a Kise.
«E tu Aominecchi, come mai sei da solo?» Kise sollevò appena in viso e cercò le sue labbra, ma Aomine si scostò un poco.
«Ohi, ti ricordo che siamo nemici. Dovrei averti già ucciso.» brontolò imbarazzato da quella situazione ridicola: un patto di non belligeranza andava bene, ma le effusioni sul campo di battaglia erano completamente fuori luogo - soprattutto perché da qualche parte, in quel bosco, c'era un pazzo armato che voleva farlo fuori -.
«Aominecchi, solo uno! Mi sei mancato!»
«Ah? Kise, non è passata neanche un'ora da quando abbiamo cominciato.»
Kise continuò a protendere il viso e arricciò appena le labbra, in attesa di un bacio; Aomine, dal canto suo, lo fulminò con lo sguardo e sospirò rassegnato, ma quando le loro bocche si sfiorarono, quella dell'altro sfuggì improvvisamente.
«Kise?»
Kise spalancò gli occhi e schiuse le labbra tremanti.
«A-Aominecchi ...»
«Kise, cos'hai?» che gli prendeva? Sembrava quasi che stesse per scoppiare a piangere da un momento all'altro.
«Aominecchi, vendicami!» in una scena fin troppo teatrale, Kise si gettò fra le sue braccia e Aomine poté finalmente vedere una macchia di pittura al centro della sua schiena.
«No! Kise!» senza neppure rendersene conto, Daiki si lasciò trascinare in quel ridicolo melodramma e lo tenne saldo a sé, per poi sollevare lo sguardo verso colui che aveva appena sparato a Ryouta.
«Io ti ucciderò ... Tetsu?!»
«Eh?!» Kise si liberò immediatamente dalla stretta di Aomine e si voltò verso il suo assassino «Kurokocchi! Kurokocchi, come hai potuto?!»
Kuroko si morse il labbro inferiore e tremò appena.
«Ki-Kise-kun, mi dispiace ...» aveva la voce colma di rammarico, alterata da un fremito, come se stesse trattenendo la propria frustrazione riguardo la mira penosa «volevo colpire Aomine-kun, sapevo che non saresti riuscito a sparargli.»
«Kurokocchi, sei proprio una pippa!»
«Beh.» Aomine schioccò la lingua contro il palato e afferrò la spalla di Kise, spingendolo appena da parte «mi dispiace Tetsu, ma devo vendicare Kise. E poi voglio vincere.»
«Sono spiacente, Daiki, ma sarò io a togliere di mezzo Tetsuya.» Akashi premette il grilletto e Aomine sussultò, irrigidendosi non appena avvertì un dolore diffuso al fondo schiena.
«A-Aominecchi, no!» Kise strepitò e si portò le mani al viso.
«Ryouta, sei morto. Non dovresti parlare.»
«M-ma Akashicchi!»
«Akashi, di tutti i posti in cui potevi spararmi, proprio lì?!» Aomine si portò una mano sulla natica destra e si voltò verso di lui, digrignando i denti.
«Anche tu sei morto, Daiki.» Akashi sorrise e si avvicinò lentamente a loro «fatevi da parte, adesso.»
Kise e Aomine si voltarono verso Kuroko, che assottigliò appena lo sguardo e rafforzò la stretta sul fucile, seguendo con gli occhi il movimento lento di Akashi.
«È giunta l'ora della resa dei conti, Tetsuya.»
«Fatti avanti, Akashi-kun.»
Seijuurou sollevò appena il fucile e continuò a camminare senza mai smettere di guardarlo negli occhi, Tetsuya sentì i muscoli delle braccia contorcersi e sostenne il suo sguardo, sfiorando il grilletto con il dito soltanto quando l'altro si fermò di fronte a lui.
«Akashi-kun, io ti sconfiggerò.» Kuroko parlò piano e protese le braccia in avanti, finché l'estremità della canna del fucile non aderì al petto di Akashi.
Akashi accennò un sorriso e premette il grilletto.
Il crepitio dello sparo riecheggiò nell'area circostante e Kise e Aomine trattennero il fiato, avvicinandosi a loro con passo titubante per cercare di capire chi dei due avesse trionfato.
Seijuurou abbassò il fucile e sorrise compiaciuto di vedere la macchia di vernice rossa espandersi al centro della casacca di Tetsuya.
«Ho vinto, Tetsuya.»
Kuroko restò a guardarlo e abbassò il fucile, per poi rivolgere il proprio sguardo al suo petto.
«Akashi-kun ...»
Akashi si sentì pervadere da una terribile sensazione e abbassò lo sguardo: Kuroko lo aveva colpito, nessuno aveva trionfato.


«Insomma, alla fine chi ha vinto?!» mancava una ventina di metri all'uscita del bosco quando Kise esordì.
«Temo non ci sia nessun vincitore.» Aomine si strinse nelle spalle e sbuffò sommessamente.
«E comunque, Kurokocchi, non credevo che fossi così negato!» Kuroko inspirò piano, senza sapere cosa rispondere: gli dispiaceva profondamente aver sparato al suo fidanzato e poi al suo compagno di squadra, non poteva far altro che accettare la dura realtà dei fatti.
Tetsuya rivolse un'occhiata silenziosa a Seijuurou, che camminava imperterrito al suo fianco: si soffermò per qualche istante sulla macchia di vernice gialla ormai secca al centro del suo petto e trasse un sospiro di sollievo nel pensare che era riuscito a sparare almeno ad un nemico.
«A proposito, Akashi-kun, come mai Kagami-kun era a terra?»
Akashi ricambiò il suo sguardo e restò in silenzio per qualche istante, battendo le palpebre con un movimento lento.
«Non sono stato io, ti assicuro che ha fatto tutto da solo. Credo sia inciampato su un sassolino.»
Kuroko lo guardò stupito, ma non osò controbattere: perché Akashi avrebbe dovuto mentirgli? Una volta raggiunta l'uscita del bosco avrebbe ascoltato anche l'altra campana e avrebbe valutato la situazione.
Il fruscio delle foglie, poco sopra la loro testa, attirò l'attenzione di tutti e quattro, in particolare quella di Akashi che immaginò l'identità della persona e realizzò che, in verità, un vincitore c'era eccome.
«Shuuzou.»
Dopo qualche istante di attesa, Nijimura fece capolino dalla boscaglia e scese dal rilievo di terra, piombando sul sentiero.
«Siete già di ritorno?»
Aomine fu il primo ad avvicinarsi e gli girò intorno per controllare che non avesse macchie di vernice rossa o gialla sparse addosso.
«Non ti hanno colpito!»
Nijimura diede un'occhiata ad Aomine e si soffermò per un istante sul suo fondo schiena.
«Non posso dire lo stesso di te.» protese le labbra e rivolse il proprio sguardo ad Akashi, che lo stava osservando con un'espressione colma di disappunto.
Vincere soltanto per essersi tenuto lontano dalla battaglia non era molto dignitoso, e questo Shuuzou lo sapeva benissimo, ma era quasi sicuro che lo sguardo di Akashi fosse dovuto più che altro al fatto che gli avesse strappato dalle mani la vittoria tanto anelata.
«Andiamo! Quell'idiota di Kagami deve sapere chi ha vinto!»
«Daiki, tu sei comunque morto.»
«Ti ricordo che anche tu sei morto, Akashi.»
«Ragazzi, siete tutti morti.» Nijimura accennò un sorriso e si mise in testa al gruppo, immediatamente affiancato da Akashi «fate un po' di silenzio.»


Da quando quel proiettile giallo lo aveva colpito, Kagami voleva soltanto conoscere il motivo del tradimento di Tetsuya - in verità era più che lecito che gli avesse sparato, visto che si trovavano in squadre opposte, ma si sentiva comunque ferito dal fatto che il ragazzo con cui aveva fatto l'amore la sera prima aveva deciso di eliminarlo immediatamente dal paintball -.
«Kuroko, si può sapere perché mi hai sparato?!» cercò di ignorare le provocazioni di Aomine sul fatto che la Squadra Blu avesse trionfato - da quanto era riuscito a capire, avevano vinto soltanto perché Nijimura si era tenuto ben lontano dalla battaglia, quindi c'era ben poco di cui vantarsi -, i conseguenti complimenti che Aida e Momoi avevano rivolto ai vincitori, ricordando puntualmente che lui era stato il primo eliminato del gioco, e strepitò immediatamente contro l'unica persona che mai avrebbe creduto in grado di colpirlo.
«Kagami-kun, volevo sparare ad Akashi-kun.»
«Eh?» Kagami ricordò perfettamente che in quel momento si trovava inginocchiato, a differenza di Akashi che era in piedi, quindi, se Kuroko stava dicendo la verità, la sua non era una mira imprecisa, ma completamente difettosa.
«Kagamicchi, Kurokocchi dice la verità! Guarda!» Kise si voltò per mostrargli la macchia di vernice gialla sulla sua schiena «ha tentato di colpire Aominecchi, ma ha sparato a me!»
Kagami si soffermò solo per qualche istante sulla macchia gialla e poi si rivolse a Kuroko.
«Ma sei una pippa!»
«Kagami-kun, per favore, Kise-kun ha già infierito a sufficienza.» Kuroko mormorò e, per sua fortuna, Kagami rivolse la propria attenzione altrove, più precisamente alla macchia rossa sui pantaloni di Aomine.
«Quindi ti sei fatto eliminare così, Ahomine?»
«Ah?» Aomine lo incenerì con lo sguardo «che vuoi?»
«Sei morto perché ti hanno sparato al sedere.» Kagami ghignò e accennò una risata divertita, imbestialendo Aomine, mentre Akashi sorrise soddisfatto e si lasciò scivolare all'indietro, adagiando la schiena contro il petto di Nijimura, che ne approfittò immediatamente per posargli la mano sulla fronte.
«Non ho la febbre, Shuuzou.» Akashi scacciò la sua mano e Nijimura non protestò: per il poco che era riuscito a sentire, Akashi doveva stare realmente bene e forse non c'era motivo di preoccuparsi così tanto, tuttavia aveva intenzione di continuare a vegliare su di lui e una volta tornati a casa lo avrebbe costretto a starsene sotto le coperte, anche a costo di legarlo al letto.




L'angolino invisibile dell'autrice:

Scriverò un commento breve perché c'è una pila di libri che mi aspetta in cucina e devo cercare di studiare il più possibile! D:
Finalmente sono riuscita a scrivere del paintball! Tuttavia non sono molto soddisfatta del risultato: nonostante questo spin-off sia venuto piuttosto lungo, non sono riuscita ad inserire la suspance e l'angst che avevo immaginato, più che altro perché l'ho scritto molto in fretta visto che non volevo ritardare ulteriormente la pubblicazione del capitolo XXXIII, dopo il quale si colloca questa schifezza e di cui vi lascio il link: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2995390
Perdonatemi se è troppo frammentata, ma quando si descrivere un gioco dinamico come il paintball non si può fare altrimenti, ho cercato di dare spazio a tutte e tre le squadre in modo più o meno equo.
Inoltre scusatemi per l'eccessiva teatralità (teatralità voluta, ma che alcuni lettori potrebbero non apprezzare) e anche per l'uso costante della parola “pippa” … però Kuroko è davvero una pippa, ecco.
Alla prossima!
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Kuroko no Basket / Vai alla pagina dell'autore: Ortensia_