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Autore: didylanda01    21/01/2015    0 recensioni
-No, non è possibile! sono solo libri! Non la realtà!- era quello che pensava Alyce, ma la nostra eroina sarà costretta a ricredersi e ad accettare che il Campo Mezzosangue esiste davvero! E lei... ne fa parte.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era una calda domenica d’estate. Alyce era davanti allo specchio della sua camera. Mentre con la spazzola cercava di annodarseli, si chiedeva perché quei suoi lunghi capelli neri, così neri che tendevano al blu, fossero così lucidi e setosi. Li portava fino al sedere. Alyce non era stupida, non avrebbe odiato così la sua bellezza senza un motivo concreto… E il motivo era l’assenza di amici. Tutte le sue compagne la escludevano. Era incredibile come già alle elementari i bambini potessero essere così cattivi. Quando Alice chiedeva a Viola, il “capo” della classe, come mai non potesse giocare con loro, lei le rispondeva:
-Ti piace essere bella Barbie?- e le voltava le spalle.
Viola faceva parte del gruppetto delle popolari. Alyce da sempre odiava quel gruppetto di smorfiose. Viola veniva sempre invitata alle feste dei “quelli di quinta”. “Quelli di quinta” erano i fighi della scuola, Alyce era sempre nella lista degli invitati, ma non andava mai.  La sua unica amica si chiamava Clara. Una hippie un po’ strana con lunghi riccioli pel di carota, grandi occhi verdi, Clara non conosceva il significato dell’invidia e non capiva come mai la sua BFF odiasse così tanto il proprio fascino. L’unica cosa che Alyce amava di sé, erano gli occhi. Occhi grandi. Occhi enormi color miele. Tranne che a Natale, che per un motivo a lei scognito diventavano azzurri. 
Alyce era la cocca di Emiliano. Il suo fratellone, aveva una “passione” per la sorellina “divina”, come la chiamava lui.
Divina?? Ma cosa? Si diceva sempre la bambina. Boh? Divina!?...
Emiliano aveva sedici anni. Andava al liceo Britnish High. In quanto primogenito della famiglia Mellis, gli spettava il compito di badare ai quattro fratelli minori, e non si faceva scrupoli di non lasciar trapelare che Alyce era la sua prediletta.
Allora quel giorno Alyce tornò da scuola e trovò Emiliano seduto su una poltrona con lo sguardo perso nel vuoto. Posò lo zaino a terra e gli si avvicinò lentamente. Sfiorandolo delicatamente sulla spalla, nel punto in cui, senza il consenso del padre si era tatuato un’aquila, gli sussurrò-
-Emis…? – La bambina adorava chiamare il fratellone in quel modo, in quanto lei era una fan sfegatata del rapper Emis Killa.
-Aly…- rispose lui, e mentre la guardava Alyce vide che una lacrima gli era scesa lungo il viso fino a bagnargli il cerchietto di metallo che gli forava il naso. Lei fece finta di non notarlo: era imbarazzante guardare il proprio fratello sedicenne piangere, ma lo utilizzò come pretesto per cambiare discorso.
-Emis… il piercing- la bimba fece con la mano il gesto di togliere –sta arrivando papà.-
Emiliano si sfilò il cerchietto.
-La mamma… perché ci ha abbandonato?- mormorava il ragazzo.
La bambina sospirò. Lei e i suoi fratelli non avevano mai conosciuto la loro madre. Il padre raccontava loro che se ne era dovuta andare alla nascita di Alyce. Strano che però Emiliano non avesse alcun ricordo di lei, come mai? Perché se ne era andata? Se se ne era andata alla nascita di Alice, come aveva fatto poi a partorire i suoi fratelli minori?
I ragazzini aveva troppe domande per la testa… ma nessuna risposta. Della madre non sapevano nemmeno il nome, almeno questo fino al decimo compleanno di Alyce…
 
 
   
 
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