Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Arianna di Cnosso    21/01/2015    5 recensioni
Dopo la seconda guerra magica, a Hermione viene offerta la possibilità di lavorare ad Hogwarts.
Qui incontra una vecchia conoscenza, che non si sarebbe mai aspettata di rivedere. Come reagirà Hermione? Come sono cambiate le cose dai tempi della scuola?
Tratto dalla storia:
"La voce sibilante dell’uomo interruppe i pensieri furiosi di Hermione. “Dovrà parlarmi, prima o poi, signorina Granger... Professoressa Granger... Collega.”
Per tutta risposta lei si alzò e gli voltò le spalle. “Non so parlare il serpentese” ribattè con rabbia, uscendo dallo scompartimento e lasciando lì tutti i suoi bagagli."
Lucius/Hermione
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Lucius Malfoy, Minerva McGranitt
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

I. NON PARLO IL SERPENTESE

 




Erano passati sei anni dalla caduta di Lord Voldemort e Hermione Granger aveva fatto una carriera strabiliante, sulle orme di un'altra strega altrettanto abile: Minerva McGranitt, sua ex professoressa.
Quest'ultima era a capo della scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts ancora dai tempi della seconda guerra magica e dirigeva la scuola in modo mirabile, come il suo predecessore.
Hermione aveva ricalcato in tutto e per tutto il percorso della McGranitt: aveva lavorato al Ministero per qualche tempo ed ora aveva accettato l'incarico di professoressa di Trasfigurazione, che le era stato offerto dalla Preside.

Partì il primo settembre con l’espresso per Hogwarts, insieme a tutti gli studenti. Vedere di nuovo il binario 9 e ¾ le mise addosso molta malinconia. Le parve di tornare indietro nel tempo, quando con i suoi migliori amici, Harry Potter e Ron Weasley, attraversava su quello stesso treno le verdi brughiere scozzesi scambiandosi i racconti dell’estate. Ora Hermione era sola, e a differenza del passato era alloggiata nella comoda cabina insegnanti.
Hermione osservava dal finestrino i prati verdi e pettinati che si rincorrevano veloci, per poi trasformarsi in scure foreste man mano che il treno si addentrava nei luoghi selvaggi, verso Hogwarts.

Le parve che fosse passata una vita, e invece erano solo sei anni. Aveva visto cose che una ragazzina non dovrebbe mai vedere. Era cresciuta in fretta. Per questo Hermione si sentiva eccitata all’idea di tornare a Hogwarts: sperava di ritrovare un pezzo di sè, della sua infanzia, sperava di poter constatare che niente era cambiato, almeno lì.
Lei era cambiata molto. Non aveva frequentato l’ultimo anno di scuola per combattere una guerra crudele, che si era portata via molte delle sue conoscenze e dei suoi amici. Le sorti di quel conflitto gravavano per metà anche sulle sue spalle: in quanto amica di Harry Potter si era sentita in dovere di aiutarlo nella sua impresa disperata. Poi avevano vinto.

Ingenuamente, aveva avuto paura della guerra, pensava che finita quella, tutto sarebbe tornato come prima. E invece tutto era cambiato. Aveva capito che la parte difficile, non è la guerra, ma la ricostruzione. Aprire gli occhi in un mondo per il quale hai lottato strenuamente, ma che non è più lo stesso mondo per cui hai lottato. Non riconoscerlo più. Si era sentita tradita da quelle stesse cose che aveva difeso, e che invece, nonostante tutto, se ne erano andate lo stesso. Che senso aveva la vittoria, in questo modo? Si combatte per chi verrà dopo di noi, in fondo. Perchè per chi combatte, anche la vittoria è una sconfitta.

Era finito tutto. Era finita la scuola, era finita la guerra... Erano morti Fred, Remus, Ninfadora, Severus Piton e Silente. Era finito presto anche l’amore con Ron, forse condannato proprio dalla fine di tutto il resto.
Quella storia era rimasta in una specie di limbo: sospesa a metà tra il vecchio mondo, quello in cui erano due timidi studenti impacciati, e il mondo nuovo, in cui erano ormai cresciuti e avevano combattuto una guerra.
Si erano trovati imprigionati nel loro amore, forse infantile, che ricordava così tanto i tempi di Hogwarts, mentre invece tutto il resto attorno a loro era diverso e irriconoscibile. Forse, se fossero stati insieme da più tempo, l’amore avrebbe resistito, come quello di Artur e Molly, di Harry e Ginny, e di tanti altri.
Ma quel loro bocciolo sorto in mezzo alle intemperie e sopravvissuto al peggio, non aveva retto alla distruzione di tutto il resto attorno a sé.

Anche Hogwarts era cambiata, e essere diretta là ora provocava ad Hermione una lieve apprensione. Era preoccupata di non riconoscere più la vecchia scuola che aveva amato. Come quando, l’estate dopo la guerra, era tornata a visitare quel posto sperduto in Cornovaglia in cui era solita recarsi in vacanza da piccola, con i suoi genitori. Una ferita si era aperta dentro di lei quando lo aveva trovato completamente edificato e invaso da alberghi.
Anche adesso aveva paura di trovare irriconoscibile il luogo più importante della sua infanzia. Hogwarts significava troppo per lei.
Fortunatamente quel posto significava molto anche per altri. Voldemort stesso aveva amato Hogwarts come non aveva mai amato nessun umano. Aveva aperto la Camera dei Segreti mentre era studente, ma aveva subito rimediato, non appena aveva capito che altrimenti la scuola avrebbe chiuso.
Hogwarts era stata teatro dell’ultima battaglia ed era stata inevitabilmente danneggiata. C’era voluto quasi un anno per ricostruirla completamente. Eppure, tutti i danni che la scuola aveva subito erano stati solo una conseguenza indiretta della lotta: Voldemort non aveva nei piani di distruggerla, né di sterminare gli studenti. L’avrebbe lasciata aperta, nel suo mondo ideale, solo per i maghi Purosangue.

Hermione aveva recuperato l’anno perso frequentando dei corsi ministeriali e si era regolarmente diplomata con voti eccelsi, tanto che era subito stata assunta al Ministero.
Neanche un anno, e da studentessa era passata a donna. Ad Hogwarts forse avrebbe ritrovato qualcosa di sè. Ma soprattutto, aveva la speranza che almeno un posto, almeno quel posto magico, fosse rimasto immutato; sperava che gli studenti lo abitassero entusiasti, ignari di tutto quello che altri avevano perso per dare un futuro a loro. Desiderava ritrovare un po’ di normalità e quell’atmosfera spensierata di quando era studentessa.

Hermione era completamente persa nei ricordi, quando all’improvviso si udì un rumore e la porta dello scompartimento si aprì. Lo sguardo della ragazza si spostò automaticamente sulla figura che era appena entrata, ma senza prestare reale attenzione. Per qualche secondo non realizzò chi aveva di fronte. Poi, sgranò gli occhi esterrefatta quando si rese conto di avere davanti l’ultima persona che si sarebbe aspettata di incontrare su quel treno.
Due freddi e impenetrabili occhi grigi erano fissi su di lei. Appoggiato alla porta scorrevole con una postura elegante c’era un uomo che Hermione conosceva molto bene. Lunghi capelli biondi, quasi argentei, lineamenti da nobile, costosa veste nera ed espressione arrogante: Lucius Malfoy si stagliava accanto alla porta in tutta la sua altezza e fissava Hermione.

“Chiuda la bocca, signorina Granger” sogghignò con arroganza, “prima che le cada la mandibola”.
Hermione cercò in qualche modo di riprendersi dallo sgomento. Ormai non era più la bambina ingenua che lo aveva incontrato al Ghirigoro dodici anni prima. Il suo istinto di Grifondoro la spinse a rispondere alla provocazione, attaccando a sua volta.
“Malfoy” constatò in tono asciutto.
“Sei venuto, per l’ennesima volta, a tentare di mandare in rovina Hogwarts in qualità di Presidente del Consiglio di Amministrazione?”.
Una smorfia indecifrabile si dipinse sul volto dell’uomo.
“Non sono più Presidente del Consiglio...”
Hermione colse al volo questa occasione per vendicarsi. Fece una risatina soddisfatta, pregustandosi il piacere che avrebbe provato nel deridere l’altezzoso Lucius Malfoy, non più Presidente e non più altezzoso, visto che probabilmente aveva perso tutto.

Tuttavia, la ragazza si accorse presto che qualcosa non quadrava: sul volto di Malfoy aveva preso posto un’espressione soddisfatta.
L’uomo, molto più esperto di lei in questi giochetti, notò l’esatto momento in cui l’incertezza si fece strada in Hermione, e solo allora, con tempismo perfettamente calcolato, proseguì la frase.
“Non sono più Presidente del Consiglio... Sono insegnante” rivelò Malfoy.
“Cosa?!” A Hermione morì il sorriso sulle labbra. Battuta al suo stesso gioco. D’altra parte doveva aspettarselo: Malfoy era stato un Serpeverde, abituato a giocare d’astuzia, e per di più aveva il doppio dei suoi anni.

Hermione restò stranita. Aveva capito male. Doveva aver capito male.
“Sì” confermò lui, godendosi l’espressione inorridita della ragazza.
“Qualcosa mi dice che quest’anno ci vedremo spesso, e che la cosa non la entusiasma per nulla, signorina Granger”.
“Che intuito!” ironizzò Hermione cercando di riprendersi dallo shock. Come se non bastasse, la ragazza ebbe un brutto presentimento. “E cosa insegna?” domandò preparandosi al peggio.
“Difesa contro le Arti Oscure” disse lui con evidente soddisfazione, perfettamente consapevole dell’effetto che le sue parole avrebbero avuto sulla ragazza.
“Arti Oscure, vorrà dire!” esclamò Hermione infuriata, e con le labbra tremanti.
Era davvero troppo. Chi aveva permesso una cosa del genere? Malfoy era un assassino, avrebbe dovuto trovarsi nella prigione di Azkaban a scontare a vita i crimini che aveva commesso.

Durante la guerra aveva combattuto contro di lei, contro Harry e contro il bene; quell’uomo era stato un Mangiamorte, il braccio destro di Voldemort. Aveva ferito, torturato, ucciso.
Tutto per la sua convinzione di essere superiore, per la sua idea che il mondo dovesse essere popolato solo da maghi Purosangue, come lui, e depurato dai maghi col sangue sporco, nati da Babbani. Come Hermione.
Molte volte Hermione si era trovata a combattere contro i Mangiamorte e contro Malfoy. Non si era mai imbattuta in lui direttamente, ma non aveva dubbi che durante una lotta non avrebbe esitato a ucciderla, come aveva fatto con altri suoi compagni. Malfoy aveva l’obbligo di eseguire qualsiasi crudele e insensato ordine del suo signore senza discutere, e lui di certo non si era mai tirato indietro.

Qualsiasi persona sana di mente avrebbe capito che il posto di Malfoy era la galera a vita, non una scuola. Già una volta Voldemort era stato sconfitto, quando Hermione ancora non era nata, e Malfoy aveva evitato Azkaban sfruttando il suo ampio giro di conoscenze e un finto pentimento. Di nuovo poi, in questa guerra che aveva combattuto anche lei, si era messo al servizio del Signore Oscuro. Di nuovo, a quanto pareva, l’aveva fatta franca.
Ma perché in una scuola? Quanti giovani ragazzi avrebbe rovinato con i suoi orribili ideali? Quanti ne avrebbe puniti ingiustamente per la sola colpa di non avere il sangue puro?
Chi aveva lasciato che questo accadesse? La McGranitt doveva essere ammattita o sotto maledizione, altrimenti si sarebbe opposta fermamente.

Hermione si trincerò dietro un silenzio rabbioso. Sarebbe andata a fondo della questione. Avrebbe chiesto chiarimenti alla Preside, e poi ne avrebbe parlato direttamente con Harry. Nessuno più di lui conosceva i crimini e la malafede di Malfoy, e ora che era Ministro della Magia, Harry avrebbe sicuramente preso in mano la situazione.
La voce sibilante dell’uomo interruppe i pensieri furiosi di Hermione. “Dovrà parlarmi, prima o poi, signorina Granger... Professoressa Granger... Collega.”
Per tutta risposta lei si alzò e gli voltò le spalle. “Non so parlare il serpentese, Malfoy” ribattè con rabbia, uscendo dallo scompartimento e lasciando lì tutti i suoi bagagli. A Malfoy, rimasto solo, sfuggì suo malgrado una risata divertita. Quella ragazza non era più la bambina sapientona e impacciata che conosceva. Era quasi una donna ormai, una donna sicura e di bell’aspetto, con un temperamento focoso da vera Grifondoro. Gli aveva dato del serpente, e in effetti era proprio quello lui che era.
Hermione si ritrovò a vagare per il treno in cerca di un altro posto in cui sedersi, visto che il suo, nello scompartimento degli insegnanti, era stato infestato da una lurida bestia strisciante.

Finalmente, riuscì a trovare un buco libero nel penultimo vagone. Non appena aprì la porta scorrevole, tre faccette si voltarono verso di lei, stupite e vagamente timorose. Un ragazzino con corti capelli biondo cenere reggeva in mano un mazzo di carte incantato, e probabilmente stava facendo un gioco per fare colpo sulla graziosa compagna seduta di fronte a lui. L’altro ragazzo, scuro di capelli e con un libro chiuso appoggiato sulle gambe, lo guardava con ammirazione.
“Salve ragazzi, sono la professoressa Granger” disse col tono più sereno che riuscì, cercando di nascondere la tempesta furiosa che si agitava dentro di lei. “Non vi disturberò, fate come se non ci fossi... Sono qui perchè i posti erano tutti occupati”. A essere precisi, il suo posto era occupato, da un serpente. Ma non ritenne necessario puntualizzarlo ai ragazzi.

Gli studenti si guardarono con apprensione, e dopo essersi timidamente presentati cominciarono a riempirla di domande su Hogwarts; dovevano essere al primo anno.
Hermione per un momento dimenticò la rabbia, e le scappò perfino un sorriso: quei ragazzi le ricordavano tanto lei e i suoi migliori amici, quando si erano incontrati per la prima volta proprio in uno di quei vagoni.
Finalmente una sensazione positiva si fece strada in lei. Malfoy le aveva completamente rovinato l’entusiasmo del ritorno ad Howarts, ma in compenso quei giovani studenti le avevano ridato speranza.
Osservare i loro visini eccitati e ansiosi, rispondere alle loro domande curiose sulla scuola, le fece sembrare per qualche attimo che niente fosse cambiato. Forse la guerra non aveva distrutto tutto.

Hogwarts aveva retto. Hogwarts sarebbe sempre esistita.



_______________

N.d.A.

Ciao a tutti voi che avete letto...
Vi ringrazio per essere arrivati fino alla fine, spero che la storia vi sia piaciuta e che continuerete a seguirla... Ovviamente qualsiasi tipo di commento è bene accetto, così capisco cosa migliorare e cosa invece va bene.
Mi rendo conto che la coppia è altamente improbabile e che necessariamente i personaggi sono OOC già dall'inizio... Ma cercherò comunque di restare fedele al loro carattere e al loro passato.

Grazie a tutti!



 

   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Arianna di Cnosso