Spero di non distruggere nulla di quello che Jane Austen ha creato.
Io la adoro, ho letto un paio di suoi libri e la coppia Darcy/Lizzie
è tra le mie preferite in assoluto nella letteratura.
A voi, sperando che non vi deluda.
Lasciatemi un commento, per favore, anche se negativo.
Mi serve per capire.
Grazie, Ale.
Una sconvenienza di poco conto.
< Lizzie! Lizzie! >.
Un urlo acuto riecheggiò per il salotto, fino a
raggiungerla, seduta sulla poltrona damascata.
Elizabeth chiuse il libro, girandoselo ancora qualche istante tra le
mani, mentre accarezzava la copertina di pelle, resa ruvida
dall'utilizzo.
Si costrinse ad alzarsi mentre la sorella si precipitava nella stanza,
seguita a ruota da sua madre, Mrs. Bennet.
< Cos'è questo trambusto? > domandò
perplessa.
Le due ansimavano, come se fossero reduci da una lunga corsa.
Kitty indicò l'esterno della casa, mentre riprendeva fiato.
< Sta arrivando >.
Elizabeth corrugò la delicata fronte, ancora ignara
dell'identità della persona.
< Quell'antipatico, è qui > intervenne la
madre.
La giovane colse al volo il riferimento; quell'aggettivo poteva
riferirsi solo a lui: l'orgoglioso Mr. Darcy.
< Andiamo ad accoglierlo > esortò Elizabeth,
ricordando loro le buone maniere, che sembravano aver dimenticato.
Il suono del battacchio non si fece attendere, accompagnato da un
lontano nitrire della cavalcatura dell'uomo.
< Buongiorno Mr. Darcy > disse Elizabeth dopo aver
spalancato la porta d'ingresso.
< Buongiorno a voi > rispose l'elegante gentiluomo,
inchinandosi a tutte le donne che si pararono al suo cospetto.
< Entrate prego. Desiderate una tazza di the? > chiese
Mrs. Bennet, con un tono così acido da costringere la
giovane a lanciarle un'occhiata di muto rimprovero.
< Con una bella giornata estiva come questa sarebbe un peccato
rinchiudersi in casa, non trovate Mr. Darcy? > si intromise
Elizabeth.
L'uomo la fissò per un attimo, per poi annuire.
< Torno in salotto, Kitty vieni ad aiutarmi. Buona giornata Mr.
Darcy > si congedò Mrs. Bennet, allontanandosi per il
corridoio, dietro di lei la sua quarta figlia.
Elizabeth afferrò il capello di paglia appoggiato sul
robusto mobile di legno accanto all'uscita, legandosi i sottili nastri
di seta verde sotto il mento, con un fiocco.
< Sono pronta > asserì.
L'uomo si inchinò a lei, facendole segno di precederlo.
< Gradireste una camminata nel giardino? >
domandò al suo compagno.
Questi legò il cavallo ad una colonna del baldacchino
antistante l'entrata, assicurandosi che le briglie tenessero, poi la
raggiunse, sorridente.
< Fatemi strada > suggerì.
I due camminarono per un po' in silenzio, una accanto all'altro, senza
tuttavia alcun contatto.
< La vostra famiglia ancora non mi ha accettato >
sottolineò Mr. Darcy, leggermente rammaricato.
Avevano raggiunto un luogo piuttosto appartato, all'ombra di qualche
albero, che concedeva ristoro dalla calura estiva.
< Sediamoci > propose la giovane, indicando la base di
un'antica corteccia.
< Aspettate > la richiamò il giovane,
afferrandole delicatamente un braccio, mentre lei si sistemava le vesti
per potersi sedere comodamente.
Quel contatto le provocò un leggero fremito.
L'uomo si sfilò il soprabito marrone che indossava e lo
stese sull'erba rigogliosa che ricopriva le radici dell'albero.
< Vi si rovinerà > protestò
Elizabeth, ma l'uomo non accennò a cambiare idea,
così che lei si sedette su quella stoffa così
pregiata, timorosa di danneggiarla con il suo peso.
L'uomo le si affiancò, distendendo le lunghe gambe, avvolte
fino al ginocchio da lucidi stivali bruni.
< La mia famiglia non vi conosce davvero >
esclamò la giovane, provando vergogna per il comportamento
inappropriato dei suoi congiunti.
< Non sa quello che avete fatto per noi, per mia sorella Lydia,
rimediando alla sua sventatezza > proseguì.
L'uomo la interruppe, con un gesto inaspettato: la sua mano
sfiorò quella di Elizabeth, posata al suo fianco.
La ragazza fissò attonita le loro dita trovarsi e
intrecciarsi, come poche volte era successo, con un gesto furtivo; ma
non alzò gli occhi, spaventata dalle emozioni che stava
provando.
< Guardatemi > la esortò lui.
I suoi occhi verdi, del colore dei campi più fertili,
incontrarono quelli dell'uomo, scuri come la terra arata, ma non meno
profondi.
< Mi basta la vostra benevolenza. Con il tempo
cercherò di conquistare la loro > le
confidò.
Elizabeth sorrise, lieta che Mr. Darcy non tenesse eccessivamente conto
dell'opinione della sua famiglia.
< E io? > domandò lei, rompendo il momento di
silenzio, < sarò mai accettata da vostra zia?
>.
Con la mano libera l'uomo le accarezzò un braccio, coperto
solo dalla leggera veste di cotone.
< Ho imparato a fidarmi di ciò che mi dice la mia
testa > le rispose, < e il mio cuore >.
La giovane sussultò, stupita dalle sue parole
così dirette, senza alcun fronzolo.
Darcy si voltò a raccogliere un fiore al suo fianco, una
piccola margherita, dai soffici petali bianchi.
< Voi siete come un fiore selvatico: indomabile, testarda,
coraggiosa, indipendente, ed è così che vi
ammiro. Non dovete cambiare per gli altri, per la società
>.
Le porse il grazioso omaggio che la ragazza accettò, mentre
arrossiva.
L'intensità di quanto le stava dicendo non le permetteva di
ragionare lucidamente, ne di sentire altro che non fosse il battito del
proprio cuore, galoppante sul sentiero della felicità.
Distolse lo sguardo, fissando i campi che si estendevano in lontananza,
oltre lo steccato di legno bianco che delimitava la
proprietà di suo padre.
Darcy le accarezzò una guancia, lentamente, come a volerne
percepire ogni centimetro vellutato.
< Elizabeth, io vi amo, lo sapete. Ho combattuto contro il mio
orgoglio e i pregiudizi della mia classe per essere qui al vostro
fianco > ammise.
La giovane inspiro a quella boccata di ossigeno, che le confermava di
non essere immersa in un ingenuo sogno.
< Vi amo anch'io > confessò serenamente,
sicura di essere ricambiata.
< Eppure > continuò Darcy, < sono
tormentato >.
Elizabeth sbarrò gli occhi, preoccupata da quell'improvvisa
rivelazione.
< Che cosa vi affligge? > domandò premurosa,
giocando al contempo con le loro mani unite.
< Voi >.
La ragazza si allontanò un poco, così che la mano
del giovane ricadde nel vuoto, priva della sua guancia.
< Io? > chiese, perplessa.
Darcy si protese verso di lei, fermandosi solo quando i loro volti
erano ormai vicinissimi.
< Sì, voi. Vi desidero Elizabeth, anima e corpo, e
non riesco a dominarmi >.
Fissò per un istante gli occhi della giovane, sicuro di
scorgervi incredulità e disapprovazione, ma le sue iridi
brillavano se possibile ancora di più.
Fu allora che Elizabeth decise di lasciarsi il resto del mondo alle
spalle, godendo di un momento che non si sarebbe potuto ripetere.
Sul suo viso sentiva chiaramente il calore del respiro di lui,
proveniente dalla sua bocca socchiusa.
< Vi desidero anch'io, ardentemente > disse con voce
rotta dall'emozione, mentre colmava l'esigua distanza che li separava.
Le loro labbra si incontrarono per la prima volta, riconoscendosi
subito come fedeli compagne.
Fu lei a interrompere il bacio, allontanandosi, un poco ansimante.
Elizabeth gli sorrise, come solo chi è profondamente
innamorato può permettersi.
< Non staremo trasgredendo alle convenienze? >
domandò, con uno sguardo malizioso.
< Sinceramente >, Darcy recuperò la
lucidità necessaria, < non penso di potermi fermare
ora >.
Recuperò le labbra di lei, intrappolandole tra le sue,
mordicchiandole dolcemente il labbro inferiore.
La giovane emise un piccolo gemito, socchiudendo la bocca, e lui ne
approfittò per insinuarvi la propria lingua, superando il
confine di quanto era lecito a due innamorati, nemmeno fidanzati
ufficialmente.
Ancora una volta Elizabeth si staccò, rimanendo tuttavia con
le braccia unite intorno al suo collo.
< Nessuno vuole che vi fermiate > sussurrò,
sulle sue labbra.
Le loro lingue si incontrarono di nuovo, iniziando un gioco di toccate
e fughe.
Darcy la accompagnò a terra, distendendosi al suo fianco.
< Sei bellissima >.
Con le dita le accarezzò il collo, scendendo lentamente sul
suo petto, fino alla scollatura.
Lì si fermò, per concentrarsi sulla chiusura
dell'abito, sotto il suo collo.
Slegò i nastri che tenevano il corpetto , fissandola negli
occhi, quasi a voler leggere i suoi sentimenti.
Delicatamente spostò i bordi del vestito
all'estremità delle spalle, lasciandoli ricadere sulle
braccia.
< Aspettate > disse, mentre si sfilava uno dopo l'altro
gli stretti stivali.
Elizabeth fremeva per tutto le attenzioni che lui le stava concedendo,
ancora ignara di cosa significasse l'unione fisica.
Quando lui tornò di fronte a lei, trovò il
coraggio di armeggiare con i bottoni del suo panciotto panna e delle
camicia bianca, aprendoli entrambi sul suo petto nudo.
Con le dita sfiorò quella pelle così perfetta da
togliere il respiro, modellata sopra la presenza dei muscoli, appena
accennati.
Darcy abbassò l'abito, lasciandoli liberi i suoi seni,
turgidi.
Con un dito vi disegnò circonferenze, sfiorando ora
l'aureola ora il capezzolo; su quest'ultimo scese con le sue labbra,
imprigionandolo in una calda tortura.
Elizabeth ansimò, scossa da nuovi fremiti, mentre esplorava
il petto del suo uomo.
Il giovane si staccò da lei, guardandola così,
discinta e accaldata.
Afferrò la sua sottile mano candida e la appoggiò
all'estremità dei suoi pantaloni, esortandola a compiere un
passo che da sola non avrebbe mai osato tentare.
La ragazza arrossì violentemente: stava davvero superando
ogni confine del pudore che la madre le aveva insegnato.
Sfilò un bottone dopo l'altro dalla sua asola, sfilando
l'indumento con l'aiuto di lui.
Sollevandola dall'erba sulla quale era sdraiata, Darcy le tolse il
vestito.
Entrambi ora portavano solo i mutandoni bianchi di cotone, di uso a
quel tempo.
Elizabeth lo abbracciò, posando il viso tra la spalla e
l'incavo del suo collo, dove deponeva teneri baci.
< Non vergognarti di me, ti prego > le
sussurrò lui, e lei annuì, allontanandosi.
Lasciando che il loro sguardi non si abbandonassero un solo istante, si
sfilarono anche l'ultimo pezzo di stoffa che impediva loro di unirsi
nel supremo atto di amore.
La giovane arrossì per la nudità del suo
innamorato, e per la turgidità evidente che le sfiorava la
gamba.
< Fidatevi di me > le confidò lui,
all'orecchio, mentre le sollevava una gamba, intrecciandola alla sua.
Elizabeth si limitò ad annuire, sovrastata dalla paura e
dalla gioia che stava provando contemporaneamente.
Una felicità che esplose nell'attimo in cui lo
sentì entrare in lei, delicatamente, per timore di
provocarle dolore.
Le spinte si fecero via via più regolari e profonde, mentre
il suo corpo assecondava i movimenti di lui.
Cercò avida la sua bocca e i suoi occhi, per rispecchiare le
sue emozioni in quelle dell'uomo.
Giunsero insieme all'apice del piacere, stretti nella morsa di una
passione che li aveva completamente travolti.
Darcy si pose al suo fianco, ansimando, sovrapponendo il suo respiro
concitato a quello di lei.
< E' stato.. > iniziò Elizabeth.
< Incredibile, emozionante, sconvolgente > concluse lui
al suo posto.
Lei gli sorrise, riconoscente di aver trovato le parole che lei stessa
avrebbe usato.
Rimasero ancora un po' abbracciati, nel torpore che segue l'unione
degli amanti.
< Sarà meglio se ci rivestiamo, qualcuno potrebbe
vederci > suggerì lei, seppur restia a porre fine a
quell'idillio.
Si alzarono, aiutandosi l'un l'altra ad assumere una parvenza di
normalità.
< Darcy! Darcy amico mio dove ti sei cacciato? >.
Una voce familiare li riscosse.
< Appena in tempo > sorrise l'uomo.
Mr. Bingley arrivò a cavallo da dietro gli altri cespugli,
fermandosi di fronte a loro.
Elizabeth arrossì vistosamente, sicura che il gentiluomo
avesse intuito le circostanze compromettenti.
Fu Darcy ad intervenire.
< Mi cercavi? >.
< E' appena arrivata tua sorella Georgiana e ha chiesto di te.
Così eccomi qui, messaggero fulmineo a recapitare la sua
volontà > sorrise compiaciuto, prima di proseguire,
< ma forse ho interrotto qualcosa > disse senza mezzi
termini, assecondando la sua naturale schiettezza.
Darcy prese la mano di Elizabeth, come a rassicurarla.
< No, niente > comunicò all'amico, eliminando
possibili sospetti.
< Meglio così. Avrete altre occasioni >
esclamò allegro, allontanandosi nella direzione opposta,
< ti aspetto al tuo cavallo >.
Una volta rimasti soli, Darcy prese il viso della giovane tra le mani,
dandole un breve bacio.
< Avremo nuove occasione > sussurrò,
correggendo l'amico.
Elizabeth sorrise imbarazzata.
< Vi amo > le confidò lui ancora una volta,
prima di sparire oltre il giardino.