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Autore: SilviAngel    21/01/2015    6 recensioni
"Ventuno giorni senza nessun contatto con Derek, escluse le strambe riunioni al suo loft e quell’unica volta in cui lo aveva chiamato preoccupato per la salute di Moonlight. Il mannaro non aveva tentato nessun approccio, non lo aveva invitato a uscire, non aveva cercato scuse per vederlo e il figlio dello sceriffo aveva evitato con cura di imporsi."
Ultima one shot della serie "Come tutto cominciò..."
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
- Questa storia fa parte della serie 'Come tutto cominciò...'
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Ultima one shot della serie “Come tutto cominciò…”
Spero che via siano piaciute.
Buona lettura e a presto.
 
Mi vuoi ancora?
 
Stiles aveva chiesto tempo, aveva chiesto tempo e lo aveva ottenuto.
Il ragazzo sospirava mentre con la forchetta rimestava nell’intruglio che la mensa continuava a definire purè e non si accorse dell’arrivo dei suoi compagni di scuola.
Scott si era seduto accanto a lui con la delicatezza di un elefante e il vociare fitto di Lydia e Kira aveva contribuito a distrarlo dal suo rimuginare.
“Ehi” fu il saluto dell’amico.
“Ehi” venne detto di rimando in modo del tutto automatico.
“È venerdì e questa sera pensavamo di fare qualcosa di tranquillo: hamburger e cinema. Ti va?” propose l’alfa masticando vistosamente prima di continuare “Io, Kira e Lydia”
“Non lo so” borbottò Stiles poggiando il viso sul palmo della mano, lasciando scorrere lo sguardo oltre la finestra.
Erano passati ventuno giorni.
E sì, Stiles li aveva contati uno per uno.
Ventuno giorni senza nessun contatto con Derek, escluse le strambe riunioni al suo loft e quell’unica volta in cui lo aveva chiamato preoccupato per la salute di Moonlight. Il mannaro non aveva tentato nessun approccio, non lo aveva invitato a uscire, non aveva cercato scuse per vederlo e il figlio dello sceriffo aveva evitato con cura di imporsi.
La voce di Scott lo riscosse nuovamente “Allora, sarai del nostri?”
“Sicuro che Lydia non porterà qualcuno? Non vorrei ritrovarmi a fare il quinto incomodo”
“Tranquillo. Sono felicemente single al momento” rispose la diretta interessata, sorseggiando il suo succo all’ananas.
“Ok, ma niente film sdolcinati, vi prego” si arrese alla fine il ragazzo, alzandosi per mettere via il proprio vassoio, dato che la campanella li aveva già richiamati ai loro doveri.
 
Come aveva immaginato Stiles, dopo essersi abbuffati al fast food, si erano ritrovati a discutere davanti ai cartelloni dei film.
Lydia e Kira stavano strenuamente perorando la loro causa per andare a vedere il solito film romantico – anche se cercavano in tutti i modi di spacciarlo per una commedia – e Stiles vide che Scott era ad un solo e misero passo dal cedere agli occhi dolci di una volpe tutt’altro che ingenua.
“Ragazzi” si sentirono chiamare, in blocco si voltarono e il vicesceriffo era lì, vestito con abiti borghesi e le mani in tasca “Indecisi?”
“Jordan” miagolò Lydia iniziando a giocherellare con una ciocca di capelli. Stiles alzò gli occhi al cielo, accorgendosi con un attimo di ritardo che l’Essere Soprannaturale Ancora Non Identificato era in compagnia di un certo qual licantropo.
“Cosa ci fate qui?” domandò la banshee ai due, sempre occhieggiando maggiormente Parrish.
“Beh, eravamo stufi di leggere libri assurdi su tutte le creature bizzarre esistenti, fare prove inutili e fallire miseramente ogni volta, così abbiamo optato per staccare la spina” rispose il giovane poliziotto.
“Ancora nulla, quindi” intervenne Scott, affiancando il nuovo membro del club delle stramberie.
“Esattamente”
Il discorso tra i due era scivolato in secondo piano per Stiles che riusciva solo a concentrarsi sul fatto che aveva scoperto il motivo per il quale Derek non lo avesse più cercato: aveva avuto qualcosa di meglio o più interessante che lo aveva tenuto occupato in tutti quei giorni e non poteva di certo non notare l’affinità che sembrava essere sorta tra il mannaro e Jordan.
Incurante di interrompere la discussione, l’umano si fece sentire “Allora, scegliamo un film oppure no? Stanno entrambi per iniziare”
Alla fine come era logico ipotizzare in una compagnia formata da quattro ragazzi e due ragazze, vinsero queste ultime e così tutti si incamminarono per raggiungere il botteghino di loro interesse.
Stiles e Jordan chiudevano la fila, mentre Derek e Scott disquisivano sottovoce davanti a loro.
“E così hai lasciato il capo a casa?” domandò il vice sceriffo.
“Sì, ma sono stato buono. L’ho abbandonato in compagnia di una teglia di lasagne e una partita di baseball. Quindi non penso abbia di che lamentarsi” rispose sorridendo il liceale.
 
Nella penombra della sala cinematografica, Stiles fu l’unico a inciampare più e più volte, ringraziando il cielo di non essere direttamente rotolato giù dalle scale.
Raggiunta, con non poca fatica e per ultimo, la fila con i posti loro assegnati, si accorse con tristezza che i giochi erano già stati fatti.
Allineati di fronte alle poltroncine rosse, in procinto di sedersi, vi erano nell’ordine Kira con accanto Scott che ancora non aveva finito di parlare con Derek al suo fianco, poi Lydia, Jordan e infine non rimaneva che lui.
Mentre si sistemava, Stiles si rese drammaticamente conto del fatto che non avrebbe potuto reggere quel polpettone sentimentale senza un po’ di zuccheri e per questo motivo si rialzò immediatamente “Mancano ancora una decina di minuti, io vado a prendere rifornimenti. Qualcuno vuole qualcosa?” chiese gentilmente, scavandosi la fossa da solo.
Come se tutti i suoi amici non avessero aspettato altro, venne subissato di ordinazioni e così, tentando di tenere tutto a mente, sgusciò fuori dalla sala.
 
Derek – pur continuando a dare retta all’alfa, preoccupato anch’egli dal fatto che ancora non vi era la minima idea di quale creatura potesse essere Parrish – non si era perso neppure un movimento di Stiles e strinse i denti per non ringhiare quando vide l’oggetto delle ultime ricerche, mettesi in piedi, nonostante il chiacchiericcio costante di Lydia, e seguire Stiles.
Doveva escogitare qualcosa per fare in modo di rimanere seduto accanto al ragazzo e quindi si limitò ad annuire di tanto in tanto a Scott, riflettendo in silenzio.
Alla fine l’unica cosa che gli venne in mente fu quella di alzarsi e uscire dalla sala, senza neppure preoccuparsi di cercare una ragione valida. Era necessario smuovere l’ordine dei posti e se fosse uscito dalla sala per rientrare dopo, forse qualcosa sarebbe mutato.
Andò in bagno e al suo ritorno, si ritrovò solo un paio di passi dietro a Stiles che, con le braccia cariche di cibo, seguiva Jordan, chiacchierando della scellerata decisione riguardante la scelta del film.
Derek sorrise alla penombra della sala e attese.
“Oh, Derek” esordì il vicesceriffo, vedendolo dietro di loro “un attimo di pazienza e ti lasciamo passare”
“Non preoccuparti. Lydia” chiamò con voce fin troppo gentile “puoi scorrere di un posto? Così evitiamo noie” si giustificò, sedendosi poi velocemente, impedendo ogni obiezione e, semplicemente, il miracolo avvenne.
Lydia sorrise raggiante nel ritrovarsi vicino alla creatura X e lo stesso fece Derek, finalmente comodo e tranquillo accanto a Stiles.
“Da quando in qua sei diventato così machiavellico?” bisbigliò il figlio dello sceriffo, volgendo il capo nella sua direzione.
“Di cosa parli?”
“Non sono scemo, sai? Eri praticamente dall’altra parte della fila e ora sei qui” spiegò Stiles armeggiando con il secchiello di cartone e il bicchiere.
“Non solo le volpi sono astute” si limitò a dire il moro.
Il liceale divenne d’un tratto molto nervoso, così nervoso da dedicarsi più a smangiucchiarsi le unghie piuttosto che ad abbuffarsi di pop corn caramellati e saltò realmente sulla poltroncina quando avvertì una mano grande e calda poggiarsi con decisione sulla propria, divaricarne le dita e intrecciarle alle proprie.
“Scusa” la parola sussurrata dal mannaro giunse dolce al suo orecchio.
“No, scusa tu” si affrettò a rispondere Stiles rilassando la mano in quella avvolgente dell’altro “È che mi hai colto di sopresa”
“Non penso che gli altri se ne accorgeranno, ma se vuoi posso smetterla”
“No, davvero, va bene” lo rassicurò il castano interrompendolo, mentre la sala si oscurava completamente e il film finalmente cominciava.
 
Stiles dovette ammettere a se stesso che non comprese poi molto di quanto accadde sullo schermo. Era come se non riuscisse a pensare lucidamente. Le scene si rincorrevano e la storia si sviluppava, questo almeno lo avvertiva, ma ciò che aveva calamitato del tutto la sua attenzione erano le dita di Derek che piano e leggere, di tanto in tanto, si muovevano, carezzando le proprie. Riusciva solo a percepire i movimenti più marcati e lunghi del pollice che risaliva lento l’intera lunghezza del suo indice e piano ridiscendeva per poi sfiorare, quasi in un volo, la porzione del palmo che era in grado di raggiungere, facendo tremare e respirare rapido il figlio dello sceriffo.
“Se non ti calmi, tra poco Scott chiederà se stai per avere un infarto” lo prese in giro Derek, parlandogli a un soffio dal viso.
“Non sto per avere un infarto, ma devo ammettere che sto provando strane sensazioni” ammise Stiles affondando poi la mano libera nel secchio dei pop corn.
“Sensazioni belle o brutte?” domandò rapido e curioso il moro.
“Beh, è un solletico piacevole”
“Solletico?” ripeté quasi deluso il maggiore, fermando ogni movimento.
“Non è che io abbia numerose esperienze precedenti con le quali fare un confronto” si difese Stiles.
“Ok. Penso che per ora me lo farò bastare”
“Lo sapete che vi sento vero?” la voce di Scott anche se sussurrata da alcuni posti di distanza arrivò chiara a Derek.
“Scott ci sta ascoltando”
“Digli di farsi gli affari suoi. Non sto scherzando, diglielo”
Il licantropo obbedì ridendo e scuotendo il capo, per poi tornare a guardare lo schermo pur senza avere il benchè minimo interesse alla trama.
Il secondo tempo riprese dopo un brusco taglio di scena. Se Stiles avesse seguito la trama, se ne sarebbe accuratamente lamentato, ma di certo non era l’aspetto della serata che più lo stava coinvolgendo.
Quando il buio nuovamente li avvolse, fu lui a parlare per primo “Pensi che sarebbe inappropriato se fossi io ora a tentare un esperimento?”
“Di cosa stai parlando?”
Senza rispondere, Stiles si agitò sulla poltroncina – dovendo avere la meglio sul fatto che le loro altezze non fossero poi così diverse – fino a quando riuscì a poggiare la tempia sulla spalla del moro.
“Che fai?” chiese il beta sorpreso dal comportamento.
“Pensavo che fosse un gesto normale e naturale” si giustificò il ragazzo, rattristato prima di sollevare la testa.
“Non sei una ragazza. Nessuno di noi due lo è”
“Fidati, a questo ci ero arrivato pure io e probabilmente anche Scott” un piccolo ringhio giunse dall’Alpha come avvertimento “Mi stai dicendo che non si può?”
“Non ti ho detto di spostarti, ero solo meravigliato e poi non ho idea di quanto tu voglia che gli altri vedano e sappiano”
“Non mi importa, tanto fanno tutti il tifo per te” gli confidò, tornando a posare la testa sulla sua spalla e godendosi ciò che restava del film.
 
Prima che le luci si riaccendessero, Stiles tornò dritto con la schiena, come se nulla fosse successo e mentre i titoli di coda scorrevano veloci, stiracchiò le braccia, imitato dai suoi amici.
Mentre Kira e Lydia commentavano in modo molto coinvolto la trama e la bellezza del protagonista, lentamente l’intero gruppo si incamminò verso l’esterno, fermandosi poi a lato dell’entrata per i saluti di rito.
“Qualcuno ha bisogno di un passaggio?” chiese Stiles sventolando le chiavi della sua Bambina.
“Io e Scott siamo in motocicletta” comunicò Kira sorridendo e agitando la mano se ne andò stretta stretta al suo ragazzo.
“Jordan sei in auto vero? Puoi accompagnarmi a casa?” civettò Lydia portandosi automaticamente e senza attendere risposta accanto al vicesceriffo, avvinghiandosi al suo braccio.
“Ma Derek era con me”
“Casa sua è nella direzione opposta alla mia, sarebbe assurdo fare un giro così lungo” lo bloccò subito la banshee per poi rivolgersi a Stiles con un tono di comando che non ammetteva repliche “Stiles pensaci tu”
Anche loro due si allontanarono, lasciando i due ragazzi da soli davanti al cinema.
“Beh, mi sa che ti sei appena guadagnato un viaggio sulla mia favolosa bambina” sorrise Stiles.
“Non serve, posso sempre andare a piedi o di corsa”
“Seguimi brontolone rompiscatole, ho parcheggiato in quella direzione” e incamminandosi voltò le spalle al mannaro, sentendo pochi attimi dopo che il maggiore lo stava seguendo.
 
Il viaggio fu silenzioso e, arrivati sotto il palazzo, Derek sembrava non essere intenzionato a scendere dalla Jeep.
“Domani non hai scuola vero?”
“No. È addirittura stato cancellato l’allenamento e mio padre non deve neppure andare al lavoro, quindi domani mattina poltrirò a letto fino a mezzogiorno” borbottò Stiles con occhi sognanti, pregustando una sana mattinata di ozio.
“Quindi potresti, sempre se ti va, potresti” cincischiò Derek chiedendosi dove diavolo finisse il suo spirito di predatore quando più gli serviva.
“Certo”
“Certo cosa?” si riscosse il licantropo, più che sicuro di non aver concluso la sua richiesta.
“Certo voglio salire a, beh, a giocare con Moonlight” disse tutto d’un fiato il liceale, scendendo dall’auto e raggiungendo per primo l’ingresso.
 
“Dove sei piccolina?” chiese Stiles rivolto al buio e immenso loft.
“Mi sa che devi metterti a cercarla. Si diverte a nascondersi e a fare agguati. Ti va qualcosa da bere?” si prodigò a chiedere Derek muovendosi verso la cucina dopo aver acceso le luci.
Stiles guardandosi in giro scoprì con piacere che altri elementi d’arredo – alcune mensole già cariche di libri, un lungo e lineare mobile scuro e, ma era davvero una pianta quella là in fondo? – avevano fatto la loro comparsa nell’appartamento.
“Mi piace come sta venendo casa tua” si complimentò il giovane gironzolando per la stanza e ritrovandosi a un passo dal divano.
Sedendosi, il figlio dello sceriffo vide – gettata sullo schienale – la felpa d’ordinanza della polizia e, stringendola tra le mani, capì immediatamente chi ne fosse il proprietario.
Derek scelse quell’esatto momento per rientrare nella stanza con due bottigliette di soda e, notando cosa l’altro avesse tra le mani, si affrettò a motivare il fatto.
“Penso che l’abbia dimenticata prima”
“Passate molto tempo insieme ultimamente”
“Sì e, aggiungerei, inutilmente. Abbiamo sfogliato ogni testo e passato ore a fare ricerche al computer, ma nulla, non abbiamo idea di cosa lui possa essere” sbuffò stancamente il padrone di casa, lasciandosi cadere sul sofà accanto a Stiles.
“Questa sera siete usciti, però” disse quasi sottovoce il liceale.
“Se fossimo rimasti ancora tra queste quattro mura, avrei iniziato a ringhiare” e sollevando il capo dallo schienale, Derek si accorse che Stiles ancora stringeva la stoffa tra le dita e non distoglieva lo sguardo da essa e, d’istinto, comprese.
Il suo piccolo umano era geloso, geloso di Jordan e, gongolando, puntò i gomiti sulle ginocchia, sporgendosi in avanti “Non è niente male. È simpatico sai?”
“Simpatico?” ripeté con voce sottile il figlio dello sceriffo voltando la testa e guardandolo dritto in viso.
“Sì e poi è un adulto” continuò a stuzzicarlo.
“Certo, un adulto. Devi essere proprio stufo marcio di avere a che fare solo con ragazzini del liceo” sibilò il figlio dello sceriffo.
“Non sono stufo di voi”
“Sì, sì, ok” accondiscese Stiles prima che qualcosa di sconosciuto piombasse tra i suoi piedi “Ma cosa diavolo?” sbottò abbassandosi e trovando Moonlight che tentava di arrampicarsi sui jeans.
“Te lo avevo detto che adesso le piace fare agguati” si giustificò il padrone di casa.
“Chissà cosa le stai insegnando” lo accusò Stiles stringendo la micia al petto, sedendosi per bene e, poggiata la schiena ai cuscini, iniziò immediatamente a perdersi in carinerie verso la gatta.
Nonostante l’ora, il cellulare di Derek iniziò a squillare e controvoglia il ragazzo si alzò dal divano per raggiungere la giacca nella cui tasca aveva lasciato l’apparecchio.
Sua sorella aveva un tempismo allucinante, pensò e sbuffando aprì la conversazione, spostandosi verso la vetrata.
Cora pretese aggiornamenti dettagliati degli ultimi avvenimenti e restituì le accurate descrizioni di quanto a lei fosse accaduto. Tutto ciò causò una telefonata che portò via ben più di un quarto d’ora e, quando finalmente Derek riuscì ad augurarle la buonanotte e a lasciare il cellulare sul tavolo, si voltò solo per scoprire che Stiles, come un bambino, si era addormentato steso sul suo divano con Moonlight appallottolata sullo stomaco.
 
Avvicinatosi al sofà, il mannaro, indeciso su come comportarsi, pensò di afferrarlo per la spalla e scuoterlo gentilmente sperando che si svegliasse, ma prima che le sue dita potessero anche solo sfiorare la stoffa della maglietta, un basso miagolio si fece sentire.
La micia con le orecchie abbassare e digrignando i dentini cercava di farlo allontanare.
“Traditrice. Io ti nutro e pulisco la tua lettiera ed è così che mi ripaghi?” la sgridò sottovoce, senza ottenere null’altro che un piccolo e comico soffio nella sua direzione e quindi, alzando sconsolato gli occhi al soffitto, si rimise in piedi.
Derek non sapeva bene cosa fare.
Sapeva di doverlo svegliare, ma l’idea che dormisse a casa sua e l’immagine di loro due che facevano colazione insieme, riuscirono a convincerlo altrimenti e, sfilato il cellulare dalla tasca della felpa, il licantropo dopo un profondo sospiro selezionò Papà dalla rubrica e attese.
“Stiles, dove diavolo sei finito?” la voce arrabbiata dello sceriffo costrinse Derek ad allontanare di qualche centimetro il telefono dall’orecchio.
“Signore, sono Derek”
“Oh santo cielo! Cosa è successo al mio bambino? Dov’è? Sta bene? Cosa ha combinato questa volta?” lo inondò di domande l’uomo.
“Nulla di tutto questo, semplicemente si è addormentato sul mio divano mentre giocava”
“Con la gatta, immagino”
“Sì, signore” confermò “volevo solo avvisarla e dirle che è tutto ok”
“So che hai già un cucciolo in giro per casa, ma puoi badare anche a mio figlio per questa notte? Non mi va che se ne vada da solo di notte con quel macinino che si ostina a guidare” scherzò lo sceriffo.
Sorridendo al buio della cucina – James si fidava di lui, era un punto, anzi erano mille punti a suo favore – Derek lo rassicurò e dopo avergli augurato la buonanotte, attraversò il salone, raggiunse la propria camera e tornò da Stiles con una coperta.
 
Derek si girò e rigirò mille volte nel letto.
Aveva una dannata voglia di scendere di sotto, svegliare Stiles e baciarlo, ma sforzandosi ogni volta di pensare ad altro, lentamente giunse il mattino.
Dopo essersi concesso una rigenerante doccia ed essersi occupato della sua impeccabile barba, scendendo di sotto e avvicinandosi al divano, il padrone di casa ritrovò la stessa immagine che aveva lasciato ore prima, con l’unica differenza che ora il ragazzo era appallottolato su se stesso e quasi del tutto nascosto dalla coperta e la gatta aveva, nottetempo, raggiunto la sua cesta.
Il mannaro sorrise e cercando di fare meno rumore possibile raggiunse la cucina che, come il resto della casa stava poco alla volta prendendo forma, arricchendosi di giorno in giorno di elettrodomestici e suppellettili.
Il suo buon proposito di essere silenzioso non giunse a completo compimento dato che, dopo circa una decina di minuti, maldestramente lasciò cadere la ciotola sporca di Moonlight nel lavello.
Avvertì quasi immediatamente i mugugni del suo ospite e preparandosi alla sua entrata in scena, si rimise ai fornelli per preparare la colazione.
Uno Stiles ciondolante e assonnato fece ben presto capolino dall’arco che separava la cucina dalla restante parte della casa “Ciao”
“Buongiorno. Prima che ti agiti, sappi che ieri sera, dopo che tu sei elegantemente crollato sul divano, ho informato tuo padre”
“Oh, accidenti! Beh, che dire, grazie” mormorò tra uno sbadiglio e l’altro stropicciandosi gli occhi con le dita “Non voglio approfittare, ma potrei darmi una rinfrescata?”
“Certo, sai dov’è il bagno. Se vuoi farti una doccia, dietro la porta c’è un asciugamano pulito e sul ripiano dello specchio uno spazzolino”
“Approfitterò solo dello spazzolino, grazie” e senza aggiungere altro, salì di sopra.
Stiles resistette al desiderio di sbirciare nella camera di Derek che si apriva giusto qualche metro più in là di dove si trovava in quel momento e sputacchiando poco finemente nel lavandino, decise di tornare di sotto.
 
Raggiunto nuovamente il mannaro, il figlio dello sceriffo si schiarì la voce, pur sapendo che il suo arrivo non era di certo passato inosservato.
“Grazie dell’ospitalità, ora levo il disturbo e”
“Ti va di fare colazione?” non gli permise di continuare il moro e voltandosi, mostrò quanto aveva preparato.
Nella mano destra reggeva un piatto con una torre di pancakes grondante di sciroppo e nell’altra una caraffa di fumante e profumato caffè.
“Se la metti così, non posso di certo dirti di no” e, prendendo posto sull’alto sgabello della penisola, attese di poter assaggiare quel ben di Dio.
Dopo aver fatto onore al cibo, Stiles sparecchiò e senza esitare prese l’occorrente per lavare quanto era appena stato usato.
“Lascia stare” cercò di fermarlo Derek.
“Stai scherzando? È il minimo che io possa fare, ma se vuoi puoi asciugare” patteggiò infine lanciando l’asciugamano nella direzione in cui si trovava il maggiore.
 
Ciò che Derek aveva immaginato la sera prima, era magicamente divenuto realtà.
Lui e Stiles avevano fatto colazione insieme e stavano passando piacevolmente il tempo, certo non nel modo che di gran lunga il licantropo avrebbe desiderato, ma oramai aveva imparato ad accontentarsi di tutto ciò che accadeva, giorno dopo giorno.
Perso nei suoi pensieri, si ritrovò quindi spiazzato quando la voce di Stiles ruppe il silenzio “Io sono preoccupato e non capisco”
“Cosa?”
“Sono passate settimane e tu, beh, tu non hai” prese a tergiversare balbettando il liceale.
“Non ho cosa?” lo incalzò Derek dopo aver riposto l’ultima posata e abbandonato lo strofinaccio sul ripiano.
“Non mi hai più chiamato” ammise infine in un unico respiro Stiles.
“Avevi chiesto tempo” si giustificò il moro.
“Lo so, ma pensavo che”
“Pensavi che non avrei resistito e ti avrei messo alle strette quando ancora non eri pronto? Non sono un ragazzino. Certo, ci sono state volte in cui avrei voluto intrufolarmi in camera tua o venirti ad aspettare davanti a scuola, ma ho preferito aspettare. Ho preferito aspettarti” spiegò Derek, avvicinandosi e fermandosi poi ad un passo da lui.
“Avevo paura che avessi cambiato idea, senza dimenticare che ultimamente passi così tanto tempo con Jordan. Quindi, beh, mi chiedevo, mi vuoi ancora?” domandò Stiles mentre arrossiva all’improvviso torturando il bordo della maglietta con le dita.
“Jordan è un valido alleato e potrebbe anche diventare un buon amico, è coraggioso e di sani principi, ma è con te che voglio stare” lo rassicurò il padrone di casa azzardandosi a coprire la distanza che li separava e, benedicendo il fatto che Stiles non stesse arretrando, allungò le braccia, fino a posare leggero le mani sui suoi fianchi.
“Allora mi vuoi ancora?” ripeté il figlio dello sceriffo con la voce che diveniva via via più sicura e calda.
“Assolutamente, ma la cosa più importante è cosa vuoi tu”
“Io voglio che Braeden non metta più piede in questa casa e che Jordan non si azzardi anche solo lontanamente a pensare che tu sia disponibile”
“Ma se ha occhi solo per Lydia!” lo contraddisse Derek senza riuscire però a nascondere la contentezza che quella piccola scenata di gelosia gli stava donando “In tutto questo mi stai dicendo che vorresti stare con me?”
“Qualcosa del genere” disse Stiles sollevando il capo e portando i suoi occhi in quelli del moro.
“E stai anche dicendo che posso baciarti?” si arrischiò a chiedere avvicinando lento il viso a quello di Stiles.
“Immagino che tu non possa farne a meno, sono talmente irresistibile” ironizzò il minore, mangiando i pochi centimetri che ancora si ostinavano a tenere lontane le loro labbra, mentre un vago “Tu lo sei” giungeva ovattato al suo udito.
Era strano.
Parecchio strano.
Le labbra di Derek erano curate, ma non soffici come quelle delle poche ragazze che aveva baciato. Il corpo vicino al suo era caldo e imponente, gli dava sicurezza e gettava alle ortiche quella assurda paura di stringere troppo.
La cosa che più lo stupì fu però sentire quella corta e ruvida barba sfiorare le sue guance e il suo mento, graffiargli le labbra di e solleticargli la punta del naso.
Certo non c’erano dubbi, stava baciando un ragazzo, anzi no, stava baciando il suo ragazzo.
Stava baciando Derek Hale.
   
 
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