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Autore: Balla sulle nuvole    21/01/2015    1 recensioni
Yukio Kasamatsu è un brillante e tenace giovane ispettore in carriera.
Un uomo retto ed inflessibile che non ha mai infranto le regole.
Per questi suoi meriti, nonostante la giovane età, toccherà proprio a lui cercare d’incastrare la banda di ladri più famosa del Gippone: la Kiseki no Sedai.
Un gruppo di ragazzi particolarmente dotati che per noia ed adrenalina rubano tutto quello che sembra al sicuro.
Tra loro c’è anche Kise Ryota, un modello affermato in grado d’imitare chiunque.
Un ragazzo fin troppo sicuro di se, sempre in cerca di nuovi stimoli.
E cosa c'è di più stimolante del sedurre chi cerca di metterti dietro le sbarre?
[ KiseKasa, KagaKuro, MidoTaka, AoMomo, MuraMuro]
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Altri, Kiseki No Sedai, Ryouta Kise, Yukio Kasamatsu
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 2:

Il ladro crede che tutti siano come lui e ci rimane quando non è così:

 
 
Kasamatsu  non poteva credere di  aver ceduto così facilmente alla richiesta dell’amico.
Senza dubbio Moriyama sapeva essere davvero insistente, per non dire asfissiante, quando ci si metteva, se poi in aggiunta al mare di suppliche piegava il labbro inferiore imitando alla perfezione un cucciolo di cane  intento ad impietosire il padrone, dirgli di no era impossibile.
Di solito però Yukio protestava animatamente prima di cedere, cercando di non cadere nel tranello di quelle labbra imploranti. Non accettava mai subito, lottava con coraggio dando vita ad una solida opposizione che tuttavia la maggior parte delle volte era destinata a fallire.
Era il tipo di persona che andava messo all’angolo: bisognava costringerlo prima di sentirlo pronunciare un semplice si.
Per questa ragione non riusciva proprio a capacitarsi dell’ assurda situazione che stava vivendo.
 Quella mattina, dopo aver parlato con il capo, era tornato nel suo ufficio dove il collega lo stava aspettando ancora intento a dondolarsi sulla sedia e, non appena Yukio l’aveva messo al corrente dei fatti, era  balzato in piedi urlando un sovreccitato “ stasera si festeggia”.
E lui stupidamente, ancora stordito per la promozione, aveva annuito.
Era bastato quel semplice gesto a condurlo nel primo bar che avevano trovato una volta lasciata la centrale. Un pub di quart’ordine dall’aria losca, dove l’odore di fumo impregnava qualunque cosa, persino i tovaglioli.
Un posto dove normalmente non si sarebbe fermato nemmeno per allacciarsi le scarpe, figuriamoci per bere qualcosa.
“ Ecco perché non dico mai di si” brontolò scoraggiato, fulminando  con lo sguardo l’amico intento a chiacchierare animatamente col barista.
Se ne stava comodamente seduto su  uno sgabello dall’aria consunta, le gambe a penzoloni e l’ennesimo boccale di birra tra le mani.
Kasamatsu  sentì un’ondata di nervoso risalirgli la colonna vertebrale, indignato serrò maggiormente la presa intorno al bicchiere ancora pieno che gli stava dinnanzi.
Non c’ era nessun motivo per cui Moriyama  non potesse bere,  non era nemmeno in servizio. Tuttavia vedendolo in quelle condizioni Yukio l’avrebbe volentieri preso a calci fino a casa.
Loro dovevano dare il buon esempio ai civili: ubriacarsi e starnazzare in un postaccio del genere non era ammissibile.
“ E-eehi Yuukioo,  vieni qui che brindiamo alla tua promozione” urlò con tutto il fiato che aveva in gola il collega, un sorriso ebete stampato in faccia.
Kasamatsu sbuffò indignato, c’era un limite a tutto ed inoltre lui non era mai stato  molto paziente.
Senza indugiare oltre scrocchiò accuratamente le dita, poi con la solita compostezza raggiunse  il bancone  a passo di marcia, il pugno pronto ad agire.
Moriyama accusò il colpo senza nemmeno lamentarsi: col tempo si era abituato all’irritabilità del coinquilino e anche alle sue sberle, ai calci e ai pugni.
“ Tu devi imparare a divertirti, dovresti proprio lasciarti andare ogni tanto” lo rimproverò bonariamente, allungandogli un boccale.
Yukio lo colpì di nuovo con uno scappellotto. “ Non ho nessuna intenzione di bere e ora ce ne andiamo”.
“ Non possiamo, il mio bicchiere è ancora pieno”.
“ E allora datti una mossa, anche se per me hai già bevuto abbastanza”.
Yoshitaka  ghignò. “ Io direi che è giunto il momento di trovarci due belle ragazze”. Poi dopo avergli fatto l’occhiolino aggiunse: “ due belle ragazze per me e un giovanotto appetibile per te”.
Kasamatsu arrossì fino alla punta delle orecchie: “ sei davvero un’idiota”.
Aveva capito di essere gay a quindici anni, tuttavia per colpa del suo carattere riservato e un po’ impettito non aveva mai fatto un vero e proprio coming out.
Non perché si vergognasse o altro della sua sessualità, difatti quando Moriyama gli aveva chiesto conferma riguardo alle sue preferenze non aveva avuto nessun problema ad annuire, semplicemente non ne aveva mai sentito il bisogno.
Non si era mai innamorato, l’amore per lui era un campo sconosciuto in cui si sentiva particolarmente a disagio.
Quindi se nella sua vita fino a quel momento non c’era mai stato nessuno, mettersi a nudo davanti al mondo era del tutto superfluo ed inutile.
“ Ora muoviti che voglio tornare a casa” tuonò, o per meglio dire ringhiò, col tono  di chi non ammetteva repliche, prima di dargli le spalle e tornare al tavolo.
Con sua grande sorpresa lo trovò occupato.
Sulla sedia che poco prima occupava se ne stava tranquillamente seduto un ragazzo. Il ragazzo più bello che avesse mai visto.
I capelli erano perfettamente in ordine e di un biondo talmente intenso da risultare quasi accecante nell’oscurità del locale. I lineamenti del viso erano ben pronunciati risultando mascolini e delicati allo stesso tempo mentre la pelle era semplicemente perfetta.
Non c’erano imprecisioni in quel volto ne tanto meno, all’apparenza, sembravano essercene  sul resto del corpo. Un fisico muscoloso, alto e ben proporzionato come quello d’un atleta professionista.
Lo sconosciuto accennò un sorriso,  sistemandosi meglio le maniche del cardigan ocra che indossava. “ Mi dispiace per averti rubato il posto ma non mi andava di sedermi da solo”.
Yukio sussultò, era talmente concentrato a fissare ogni dettaglio di quel ragazzo da non accorgersi  dell’imbarazzante situazione: era rimasto fermo immobile davanti al tavolino con gli occhi sgranati ed una stupida espressione di sorpresa.
Deglutì, cercando di trasmettere la solita sicurezza, si accomodò di fronte allo sconosciuto. “Capisco,  però credo che prima avresti dovuto chiedermi se potevi sederti ”.
Non era mai stato molto bravo  ad interagire con gli altri: introverso com’era  certe volte socializzare era una vera e propria tortura.
Al nuovo interlocutore però pareva non importare.
“ Oramai è andata così.  Io mi chiamo Ryota Kise,  ho ventitre anni, sono nato il 18 giugno e sono del segno dei gemelli. Lavoro come modello e nel tempo libero amo tantissimo giocare a basket, cantare al karaoke ed andare al cinema…”
 Yukio spalancò la bocca incredulo: quel ragazzo era un vero e proprio vulcano di parole che sembrava non volerne proprio sapere di spegnersi.
Difatti, ignaro dello sgomento del detective, Kise continuava a cianciare del più e del meno, passando da un argomento all’altro senza il minimo problema.
Doveva sembrare il più naturale possibile agli occhi dell’ispettore, un ragazzo limpido, cristallino che parlava di sé senza problemi ne peli sulla lingua.
Uno di cui potersi fidare che non dava l’impressione di nascondere uno o più scheletri nell’armadio e su cui forse era meglio indagare.
“ Ma ora dimmi qualcosa di te”  lo incitò, regalandogli un sorriso smagliante d’incoraggiamento.
Kasamatsu tossì appena per schiarirsi la voce, si sentiva stranamente nervoso: tutta quella perfezione ed espansività lo mettevano a disagio.
“ Non vedo perché dovrei?”.
Kise rise chinando il capo di lato per far risaltare il suo profilo migliore. “Per educazione potresti almeno dirmi come ti chiami?”
“Mi chiamo Yukio Kasamatsu e sono un ispettore” rispose snervato il detective, nessuno poteva insinuare che fosse maleducato, figuriamoci un perfetto sconosciuto .
“Non riesco proprio ad immaginarti  con addosso un trench beige ed il cappello coordinato” commentò Kise, facendogli l’occhiolino.
“ Che?”
“ Be è quella la storica uniforme di Zenigata, l’unico ispettore che conosco”
Yukio corrugò la fronte, torturandosi le mani.
Tutta quella discussione era assurda o per meglio dire tutta la serata lo era stata.
“Quello è un cartone” disse, sottolineando l’ovvio.
Kise scoppiò a ridere. “ Lo so ma è l’unico ispettore che conosco a parte Holmes ma sono sicuro che tu non fumi la pipa, vero?”
“ Non ho mai fumato una sigaretta in vita mia”.
Ryota annuì, Akashi aveva descritto il loro nuovo Zazà come  un uomo retto, un aggettivo che calzava alla perfezione addosso al giovane che aveva di fronte.
L’aveva studiato con la massima attenzione fin da quando aveva messo piede in quella bettola, un posto davvero disgustoso in cui il detective sembra un pesce fuor d’acqua, e ne era rimasto colpito.
Yukio era un esemplare in via d’estinzione o per lo meno lo era nel suo mondo: fatto d’apparenza, denaro e potere non aveva mai visto nessuno con una tale integrità morale.
La poteva scorgere in quegli occhi azzurri, limpidi e privi di menzogne,  dalla postura perfetta e leggermente tesa di chi non sa’ rilassarsi, lasciarsi andare e dall’espressione seria, troppo matura per i suoi venticinque  anni.
Il completo grigio perfettamente stirato e la cravatta annodata con precisione erano le ciliegine sulla torta.
In lui c’erano il rigore di un uomo educato con sani principi e allo stesso tempo l’ingenuità di chi crede ancora nel bene.
Un innocenza con cui Kise non riusciva a fare i conti, si sentiva spaesato e desideroso di sporcare un po’ quel candore.
 “Io invece fumo” disse con forza, quasi stesse confessando ad una bambino che Babbo Natale non esiste.
L'altro l’osservò stupido, tanta veemenza era del tutto ingiustificata.
“ Be, ognuno fa quello che vuole, dopotutto fumare non è illegale e se vuoi intossicarti i polmoni sei liberissimo di farlo”.
Kise spalancò la bocca indignato. “ Tu sei proprio un santarellino, non è vero?”
Kasamatsu sbatté le palpebre più volte,  cosa diavolo voleva quel tipo da lui? Chi era per permettersi di riempirlo di domande, giudicarlo e parlargli come se si conoscessero?
Stava per ringhiargli contro una bella risposta con la speranza di troncare definitivamente la conversazione quando un tonfo alle sue spalle glielo impedì: Moriyama era caduto dallo sgabello.
“ Imbecille” commentò aspramente alzandosi in piedi, poi lanciando un ultima occhiata a Kise aggiunse “devo andare”.
Mentre lo osservava andare via con in spalla l’amico, Ryota agguantò il cellulare digitando in tutta fretta uno dei pochi numeri che conosceva a memoria.
“ Red, qui è Yellow…è andato tutto come previsto, domani possiamo procedere col piano” mormorò soddisfatto non appena la voce di Akashi gli giunse alle orecchie, poi agganciò.
Stranamente in quel momento aveva proprio voglia di una sigaretta, anche se lui in realtà non aveva mai fumato.
 
****************
 
 
Trascinare Moriyama fino a casa era stata una vera e propria impresa, non solo non collaborava ma teneva le gambe molli  aggrappandosi a lui a peso morto.
“ Domani questa me la paghi” continuava a ripetergli Yukio, mentre cercava di fargli salire le  sette rampe di scale che portavano finalmente al loro appartamento.
Moriyama ridacchiò. “ E dai che hai conosciuto anche un bel biondino” biascicò  divertito.
Kasamatsu non lo degnò nemmeno di una risposta.
Certo Kise Ryota era bello da togliere il fiato, questo non poteva negarlo,  ma era anche l’individuo più fastidioso  ed assurdo che avesse mai avuto la sfortuna d’incontrare, forse anche più di Yoshitaka.
“ Yukio  ho fame, appena arriviamo mi prepari qualcosa?”.
Il ragazzo si passò una mano sul volto con rassegnazione. “Ok, forse non è più fastidioso di quest’idiota” commentò fra sé e sé. 

 
 
 Angolo dell'autrice folle:

E finalmente sono riuscita a finire il secondo capitolo, scrivere del loro incontro è stato bellissimo.
Troppi Feels.
Poi più vado avanti con questa long più amo Yukio.
Zazà ovviamente è il nomignolo che Lupin da a Zenigata e che qui calza a pennello per il nostro d'ispettore.
Detto questo spero che il capitolo vi piaccia e  che vi strappi un sorriso perchè sorridere è importante.
Ringrazio  Rota e Mughetto nella neve per aver recensto questa storia e chi la segue, grazie!
Mi impegnerò per aggiornare il prima possibile.
Un bacio
Mary



 
 
  
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