Who am I?

Chi sono? Non passa giorno che io non me lo chieda. Mi guardo allo specchio e vedo il viso di una bambina che non riconosco.

Arretro di un paio di passi, inorridita, di fronte a quel volto che mi fissa severo. Questa è la realtà, mi dice.

Realtà? Rimpicciolire, diventare una bambinetta delle elementari sarebbe realtà? Ma in quale mondo può essere definita tale, dannazione!

Chiudo gli occhi. Quando li riaprirò tutto sarà come prima. Io sarò Shiho. E a fianco a me ci sarà mia sorella, che mi sorride. Sì, sarà così. Deve esserlo.

Li riapro. Quella bambina è lì ancora. Non si è spostata. Non la riconosco. Non voglio riconoscerla. La vedo piangere, versare lacrime di disperazione e rabbia.

Sono io quella? Non posso esserlo. Non VOGLIO esserlo.

Tutte le mattine è la stessa storia. Mi addormento con la vana speranza che tutto questo sia un orribile sogno. O, alla meno peggio, auspicandomi di non svegliarmi affatto.

Mi lavo, mi vesto. Routine quotidiana senza alcun significato. Niente di diverso da un automa.

Scendo lentamente le scale, come per abituarmi lentamente all'aria rarefatta di una vetta himalayana. Per certi aspetti, quella discesa verso il piano terra non ha nulla di diverso da ciò che fanno gli scalatori dell'Everest. Una sfida contro sé stessi, per vivere un'altra ora. O anche solo un altro minuto.

Sento che la voglia di rimanere attaccati a questa vita che non riconosco più come mia inizia a scricchiolare, come la maschera di indifferenza che ho assunto di fronte a tutti. La signora con la falce mi sembra sempre più invitante, con il suo canto, neanche fosse una sirena.

Ma poi, ecco uno squillar di campanelli. Una torma di ragazzini fa irruzione nell'appartamento del dottore. Tra di loro c'è lui.

Shinichi. Quanto lo odio. Perché lui è come me. Anzi, no. Lui dovrebbe essere come me. Ma non lo è affatto.

Ha una direzione. Ha una meta. E' inarrestabile nelle sue convinzioni. Ha forgiato un'armatura contro ogni avversità che ai miei occhi brilla più del diamante. Un piede davanti all'altro senza mai fermarsi. Al contrario di me, che ogni tre passi sento di smarrirmi, sul cammino di questa mia vita.

Lo invidio con tutta me stessa, perché vorrei essere come lui. Perché con lui capisco con ancora maggior evidenza quanto sia fragile la maschera che ho costruito per difendermi da questa realtà che non voglio comprendere.

Lo odio quasi quanto lo amo. E lo amo per lo stesso medesimo motivo.

Buffo, vero? Eppure è così.

Perché se c'è qualcosa che ancora mi spinge a vivere è proprio il suo sguardo fisso verso una speranza che io non riesco a cogliere. Osservo i suoi occhi fermi sull'orizzonte e sento, nitidamente, di poter credere ad un destino migliore anche per me. Sento di avere anche io uno scopo, un senso, nonostante tutto.

E' vero, è la sensazione di un'istante, prima che i miei demoni mi assaltino di nuovo. Ma tanto basta.

Kyonnyuchan space

Ed ecco che continua la sagra dei personaggi depressi... Questa volta abbiamo una Aibara in crisi mistico-esistenziale...

No, popolo di EFP lo giuro, non voglio indurvi a prendere un rasoio e tagliarvi le vene!

Eppure oggi tira così, non so nemmeno io come spiegarmelo...