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Autore: LadyPalma    23/01/2015    3 recensioni
[CrudeliaxArchie]
Dal capitolo 1:
“Vorrei che mi parlasse della sua ossessione per i dalmata” disse alla fine, ricordando anche a se stesso il reale proposito di quell’incontro.
“Oh, giusto. Io sono una cattiva” mormorò lei con una risatina quasi glaciale, come per confermare quell’appellativo. Poi finì il suo drink e si concesse qualche secondo di pausa. “Vede, io non mi reputo una cattiva a dire il vero. Voglio dire, cos’è la sofferenza di un branco di cani privi di intelletto rispetto alla mia felicità?”
“Davvero la sua felicità dipende dalle pellicce?”
“Certo” rispose lei immediatamente “Qualcuno una volta disse che i diamanti sono i migliori amici di una donna. Io sono d’accordo e aggiungo che le pellicce sono il suo vero amore”
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Archibald Hopper/Grillo Parlante, Crudelia De Mon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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DOG DAYS ARE OVER

 

 

Parte 1

 

“E’ davvero necessario?” chiese Archie in tono leggermente contrariato.

Il motivo di tale disapprovazione era rappresentato dalla nuova cliente – o forse sarebbe stato più opportuno dire ospite – del suo studio, seduta sul divanetto di fronte a lui con un bocchino rosso in una mano e un bicchiere mezzo vuoto nell’altra.

“Be’, mi ha invitato a venire qui per parlare con lei e sinceramente non posso farlo senza le giuste riserve di alcool” la donna replicò bruscamente lanciandogli un’occhiata poco amichevole, prima di prendere un altro sorso. E fu allora il suo turno di essere contrariata. “Anche se preferirei di gran lunga del gin rispetto a questa specie di whiskey…

“E’ scotch, veramente” precisò lui quasi automaticamente.

Crudelia restò con il bicchiere fermo a mezz’aria e alzò di scatto lo sguardo.

“Ma che bravo il dottor Hopper! Eppure non ha l’aria da intenditore…” commentò ironicamente mentre un mezzo sorriso divertito si formava sul suo volto, che non sparì neppure nel pronunciare la frase successiva. “Allora vediamo: fumo in continuazione, ho probabilmente una dipendenza da alcool e mangio talmente poco che il mio medico a New York temeva potessi diventare anoressica. Per quale di queste ragioni sono qui?”

L’uomo la scrutò per qualche istante in silenzio e non era un silenzio carico di paura. Certo, c’era anche quella, ma l’emozione predominante nel suo animo era una strana forma di simpatia e forse anche di compassione per lei; fumo, alcool, digiuni volontari: tutti segni di disperazione, dolore, vuoto, male di vivere. E purtroppo erano segni cui lui stesso non si era importato di dare un’interpretazione prima di quel momento.

“Vorrei che mi parlasse della sua ossessione per i dalmata” disse alla fine, ricordando anche a se stesso il reale proposito di quell’incontro.

“Oh, giusto. Io sono una cattiva” mormorò lei con una risatina quasi glaciale, come per confermare quell’appellativo. Poi finì il suo drink e si concesse qualche secondo di pausa. “Vede, io non mi reputo una cattiva a dire il vero. Voglio dire, cos’è la sofferenza di un branco di cani privi di intelletto rispetto alla mia felicità?[1]”

La naturalezza che aveva ostentato nell’illustrare la sua strana logica era impressionante e lasciò il dottore letteralmente senza parole. Tuttavia lo stupito silenzio che aveva generato non durò a lungo e fu Pongo a interromperlo, uscendo per la prima volta fuori dall’angolo in cui si era rintanato e iniziando a ringhiare contro la donna, quasi come se avesse capito la sottile accusa.

“Oh, mi chiedevo dove fosse il caro vecchio Pongo!” esclamò lei in tono fintamente cordiale osservando – forse un po’  troppo a lungo – il cane.

“Davvero la sua felicità dipende dalle pellicce?” domandò Archie, ritrovando l’uso della parola e soffermandosi da dottore sul particolare più interessante che era emerso in tutta la conversazione.

“Certo” rispose lei immediatamente “Qualcuno una volta disse che i diamanti sono i migliori amici di una donna[2]. Io sono d’accordo e aggiungo che le pellicce sono il suo vero amore

“Signorina De Mon… Così lei reputa la pelle di animali morti il suo vero amore?”

“Non sia così sorpreso, dottore. A quanto sembra, il suo vero amore è un animale vivo” ribatté lei alzando le spalle e cogliendo l’occasione per lanciare un’altra sinistra occhiata al cane “Forse la sua situazione in fin dei conti è anche più triste della mia” concluse, facendo un pesante sospiro.

Un nuovo silenzio si diffuse per la stanza e stavolta neppure Pongo sembrava intenzionato a romperlo. La verità era che quella donna si presentava agli occhi dell’uomo come un enigma impossibile da risolvere; era diversa da tutti gli altri cattivi esistenti e questo non solo perché dopo tutto aveva compiuto dei danni minori e non aveva mai tramato una distruzione globale per esempio, ma anche e soprattutto perché non sembrava guidata nella sua cattiveria da un motivo o un fine concreto. Con la sua sola esistenza contraddiceva la teoria per cui “cattivi non si nasce ma si diventa”, anzi la crudeltà sembrava essere implicita nel suo stesso nome.

“Io lo so il vero motivo per cui sono qui” esordì Crudelia improvvisamente, dopo aver tirato un lungo respiro dal suo bocchino “Lei si sta chiedendo perché sono diventata così senza scrupoli, lei sta cercando di scovare un qualche trauma nel mio passato, ma io posso assicurarle che non troverà nulla di quello che cerca. Non ho un grammo di magia nelle mie vene, non darei la mia vita per ottenere una corona, non ho una madre che mi ha torturata e di certo non hanno ucciso il mio vero amore davanti ai miei occhi.”

Archie la ascoltò attentamente, lasciando che quelle parole confermassero i suoi sospetti e muovendo al tempo stesso la penna tra le sue mani per spuntare l’intero contenuto di una lista che aveva abbozzato sulla sua agenda.

Potere. Magia. Vendetta. Perdita di qualcuno caro. Desiderio di rivalsa.

“E allora?” non riuscì a trattenersi dal chiedere, non nascondendo lo sconforto dalla sua voce e una traccia di frustrazione nel suo sguardo.

“E allora non capisce? E’ davvero così imbecille come sembra?” rispose lei, enfatizzando sull’appellativo, mentre la consueta irritazione iniziava a rendersi palese “Io non ho avuto niente nella mia vita, nessuna occasione, nessuna vera emozione; ci sono stati solo un mucchio di stoffe e i soldi di mio padre. Vivevo in un mondo di sottile indifferente crudeltà e così anche io sono diventata crudele. O forse chi lo sa, crudele lo sono sempre stata, fin dalla nascita.”

Aveva pronunciato quelle parole con apparente indifferenza e aveva concluso con una risata nervosa, ma aveva mantenuto lo sguardo basso per tutto il tempo e appena finito di parlare aveva preso un altro respiro dal bocchino. La sua prevedibile mossa successiva fu quella di cercare la bottiglia di whiskey per riempirsi un nuovo bicchiere, ma questa volta Archie non si fece cogliere impreparato e prontamente allungò a sua volta la mano sul tavolino, finendo per bloccare quella guantata di rosso di lei nella sua. Entrambi alzarono lo sguardo di scatto a quel contatto, i loro occhi finirono per incrociarsi davvero per la prima volta, verde contro verde, e per un momento, solo per un momento, lui sembrò essere il determinato e lei la timorosa.

“Francamente non credo che troverà mai il suo lieto fine in una pelliccia…” mormorò lui in tono sicuro, come se volesse approfittare di quella circostanza per tentare di farle cambiare idea.

Crudelia restò a fissarlo senza rispondere per un po’, poi inaspettatamente annuì leggermente e gli concesse un rapido sorriso amaro. Ma qualsiasi spiraglio di connessione che si era aperto in quel momento svanì presto nel nulla; la donna ritirò con uno scatto la mano, quasi scottata, e si alzò in piedi afferrando la sua borsetta e stringendosi meglio nella sua pelliccia.

“Credo che la nostra chiacchierata sia terminata qui, dottor Hopper” disse semplicemente in tono brusco, senza guardarlo, prima di avviarsi verso l’uscita.

Crudelia, aspetti!” la chiamò lui indietro d’istinto, alzandosi a sua volta in piedi “Lo vuole un consiglio? Intanto la smetta di fumare e bere così tanto e provi a mangiare di più” le disse in tono affabile e sincero.

La De Mon ridacchiò ancora una volta, ma non si fermò, decidendo di voltarsi solo una volta raggiunta la porta.

“Lo vuole lei un consiglio, Archiebald?” disse in risposta, calcando con leggera ironia sul nome dell’uomo “Butti via quel whiskey, perché è davvero disgustoso”

Detto questo, con l’eco di un’ultima risatina, Crudelia fece la sua uscita di scena, lasciandosi dietro il prevedibile abbaiare di Pongo e il ben più insospettabile sorriso del suo padrone.

 

[1] tipo di ragionamento preso in prestito dagli utilitaristi inglesi; [2] con “qualcuno” alludo ovviamente a Marilyn Monroe.

In entrambi casi, sia i filosofi che l’attrice si staranno probabilmente rivoltando nella tomba per questo mio uso.

 

 

 

NDA:

Finalmente presento la fan fiction che mi ha tenuta occupata per circa una settimana, saranno in tutto 4-5 capitoli e avranno come protagonisti – lo avrete già intuito – il crack pairing Crudelia/Archie, ship da me ribattezzata Cruel Criket ahahah Era iniziata come un gioco e invece ci ho dedicato molto tempo che avrei benissimo potuto utilizzare studiando. Un grosso ringraziamento va alla mia migliore amica alias Ofelia20 sempre disposta ad appoggiarmi in questi scleri e a darmi un primo parere.

Piccola spiegazione del titolo: è spudoratamente preso dall’omonima canzone dei Florence and the Machine e allude doppiamente alla condizione di Crudelia (ossessionata dalla caccia ai cani) e a quella di Archie (che è solo come – anzi con – un cane).

Ad ogni modo, spero che in qualche modo vi sia piaciuta o che semplicemente vi abbia incuriosito; davvero mi farebbe piacere un feedback.

LadyPalma

   
 
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