La mattina seguente andai a scuola come un cencio, brutta, con le occhiaie anche se mi misi molto fondotinta. Io non mi trucco molto: quando sono stanca metto il fondotinta e di solito invece metto il mascara, eyeliner, ombretto chiaro, leggermente sfumato e poco fard. Quando arrivai ero da sola perché arrivai in anticipo ma anche perché era il secondo giorno di scuola e non avevo fatto amicizia con nessuno. Vidi arrivare Aurora che mi corse incontro felice e iniziammo una conversazione: “Buongiorno!” “Buongiorno…” “mh.. tutto bene?” Mi domandò con aria curiosa. “emh.. si si, tu… tutto apposto?” dissi improvvisando. “si, ma non ti vedo molto sveglia…” Riconobbi tra la folla il “ragazzo misterioso” di cui non conoscevo il nome. Era da solo anche lui, fino a quando si avvicinò: “scusate se vi interrompo… voglio parlare con qualcuno…”. Fece una risata finta. “No niente, tranquillo.” Risposi “Mi chiamo Aurora, piacere…” Disse Aurora “ed io Alessandro, piacere mio” Rispose. Poi aggiunse: “Tu invece, bella ragazza, come ti chiami??” “emh.. io.. sono Perrie.” “Bel nome” mi fece l’occhiolino. “Grazie” Suonò la campanella, entrammo. Avevo un sacco di verifiche in quella settimana, ero impegnata. Appena uscita, Alessandro mi corse incontro e disse: “ehi vieni con me?” “dove?” “A mangiare la pizza con me?” “Voglio cambiare classe!” aggiunse poi. “si andiamo!” “Come mai?” “perfetto!” “ Non mi trovo bene. Voglio andare nella tua classe.” Non sapevo cosa rispondere e dopo un minuto di silenzio risposi: “ beh manda i tuoi genitori a parlare con la Preside! No?” “oggi mio padre andava…” “Menomaalee!” “ahaha” Mangiammo in una pizzeria chiamata “pizza cube”. La pizza era croccante ma allo stesso tempo morbida, era buonissima! Ridemmo, parlammo… e mentre lo guardavo, sorridevo e avevo capito due cose: era un ragazzo fantastico, simpatico, bello, dolce, attraente e mi ero innamorata di lui. “complimenti! bel casino!” Mi dissi tra me e me. Mentre stava parlando di non so cosa lo interruppi. “scusami ora devo andare.” “Ma come!” esclamò “di già?” “Si devo fare i compiti…” “Ma se domani è sabato!” “Domani mattina ho da fare” “Mhh, e di pomeriggio?” “Nulla.” “Beh, allora ti direi volentieri se ti andrebbe di venire a casa mia: domani alle 16:00, guardiamo un film.” “mh” “Tranquilla non siamo solo io e te, c’è anche mia sorella Sara!” “Va bene, accetto volentieri l’invito. Ma se domani verrò da te devo fare i compiti.” “Bene, se dici questo, vai a fare i compiti.” Mi baciò sulla fronte come per dire “Piccola, ti amo, resta con me.” E ci allontanammo sorridendo.