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Autore: electricshock    23/01/2015    4 recensioni
01.| What am I to you? – Lo sguardo di Hansol cadde ancora una volta sul piccolo anello che portava al dito. Se quel finissimo pezzo di argento significasse qualcosa o meno, doveva ancora saperlo.
02.| My personal sunshine – Byungjoo odiava alzarsi la mattina, era la cosa più difficile che qualcuno potesse chiedergli di fare.
03.| Tell me what is love – Quando Hansol capì di aver perso l’amicizia del suo dongsaeng preferito pensò che in nessun modo sarebbe potuto tornare indietro.
[Raccolta random di oneshot e flashfic sul pairing formato da Hansol e Byungjoo (perché non so scrivere altro)]
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Kim Byungjoo (B-Joo), Kim Hansol (Hansol)
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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– What am I to you? –

#seventy-one


personaggi/pairing: hansol, b-joo; byungjoo/hansol
rating: verde
genere: sentimentale, introspettivo
parole: >1300
note: poiché sembra che io non sappia scrivere nient'altro oltre alla coppia byungjoo/hansol (uh, non è del tutto vero), ho deciso di creare una raccolta, così non invaderò più il fandom di hanjoo!
avviso già che purtroppo gli aggiornamenti saranno irregolari!
voglio ringraziare Upei per l'infinita pazienza (ancora mi chiedo perché non mi abbia lanciata nel cassonetto più vicino). oltre a questo le dedico anche questa prima oneshot, perché senza di lei l'ispirazione non mi avrebbe mai raggiunta èwé (vorrei dedicarla anche ad un'altra lettrice che ultimamente ho avuto il piacere di conoscere: tALIXIA, sperando di non essere troppo invadente).
ispirata a questo video e all'anello che hansol porta al dito. (kidoh, perché sembri così triste? te lo do io un abbraccione *^*)

disclaimer: con le mie storie non intendo offendere in alcun modo i personaggi né rappresentare la loro vita privata. queste fanfiction sono state scritte solo per divertimento e non hanno altri fini. mi appartiene solo ciò che scrivo.



Lo sguardo di Hansol cadde ancora una volta sul piccolo anello che portava al dito. Se quel finissimo pezzo di argento significasse qualcosa o meno, doveva ancora saperlo.

Lo portava all’anulare della mano destra da circa una settimana, ormai, chiedendosi se sarebbe rimasto lì per sempre o avrebbe potuto spostarlo definitivamente sull’altra mano. Il tempo passava e lui aspettava la risposta sempre più in ansia. Byungjoo gli aveva chiesto tempo, ma da quel giorno non avevano più parlato di quell’argomento.

Era stato il suo dongsaeng a regalarglielo, doveva essere il suo regalo di Natale in anticipo: l’ultimo giorno dello showcase in Malesia avevano ottenuto il permesso di visitare la città e comprare alcuni souvenir, e Byungjoo era tornato in albergo con un sospettoso sacchetto luccicante, a cui non aveva voluto rivelare a nessuno il contenuto. Solamente quando raggiunsero la camera che condividevano Hansol si ritrovò un grazioso pacchettino sul cuscino del suo letto.

Poteva ricordare ancora la confusione iniziale che aveva provato e la gioia al momento successivo quando, aperta la confezione di carta, vi aveva trovato un’elegante scatolina nera che riportava il marchio di una costosa gioielleria. L’anello al suo interno era così piccolo che sembrava fragile e delicato appena lo aveva preso fra le dita tremanti. Quella sera, appena Byungjoo gli aveva chiesto di provarlo, aveva faticato a trattenere le lacrime, sembrava che il suo cuore stesse per spezzarsi dalla felicità. Byungjoo, in tutti quegli anni che si conoscevano, non aveva mai accennato di ricambiare i suoi sentimenti, e quando il ragazzo gli chiese di tenere l’anello sulla mano destra ancora un po’, perché ancora non sapeva che significato voleva che assumesse, le lacrime avevano iniziato a bagnare le guance di Hansol, con la consapevolezza che forse –forse– anche il più giovane potesse provare qualcosa per lui.


×

Era la vigilia di Natale; i membri dei Topp Dogg si erano riuniti al piano terra dell’agenzia Stardom, preparandosi per registrare un video di auguri per i fan. L’atmosfera era carica di allegria e aspettative per il giorno successivo, persino le truccatrici sembravano più solari, ma il ragazzo che avrebbe dovuto portare il sorriso più radioso se ne stava seduto nell’angolo della sala prove, attendendo che gli altri fossero pronti per poi raggiungerli. Era sempre uno dei primi a completare il make-up, quindi si era abituato ad ingannare il tempo scambiando qualche parola con i suoi compagni, ma stavolta, nonostante servì più del solito per coprire le occhiaie, Hansol non riusciva a trascorrere i rimanenti minuti in quella stanza e fingere ancora di essere felice. I suoi hyung lo avrebbero scoperto e non voleva di certo passare sotto l’interrogatorio di un Dongsung iperprotettivo; non era mai stato capace di mentirgli, nemmeno una volta, e l’ansia di lasciarsi sfuggire una sola parola lo stava uccidendo.

Byungjoo non si era ancora fatto vivo. O meglio, in quella stanza si vedevano praticamente ogni giorno, ma oltre a qualche saluto e dei brevi dialoghi che riguardavano per la maggior parte i loro programmi giornalieri, non si erano mai soffermati su argomenti più approfonditi. Sembravano essere tornati all’inizio, quando, ancora trainee, si stavano conoscendo con delle timide domande superficiali.

Erano amici da molti anni, era ridicolo il modo in cui quel forte legame si era ridotto a degli sguardi imbarazzati, dei saluti appena accennati e alla paura di fare qualcosa di sbagliato. Non era stato semplice stare lontano dal più giovane, ma il suo dongsaeng voleva tempo e lui gliene stava dando. Sinceramente, Hansol gliene aveva dato anche più del necessario, cominciando a classificare quel piccolo pezzo d’argento come un dono fatto in amicizia. Non era poi così diverso dalle altre volte, avrebbe solamente dovuto accettare ancora che le attenzioni del suo migliore amico non significassero nulla di più, che non sarebbero mai andate oltre il loro rapporto. Andava bene così. Diventare amico di Byungjoo, stargli vicino, aiutarlo nella coreografia ed essere il suo fan numero uno era già un privilegio. Non sapeva nemmeno lui cosa si aspettava, già dalla prima volta che si era dichiarato sapeva di non avere speranze. Erano entrambi ragazzi e lavoravano nella stessa band, ma non era più riuscito a tenere nascoste le sue emozioni: dopo aver capito ciò che provava gli era impossibile comportarsi da amico e convivere con la paura che, un giorno, un suo comportamento lo avrebbe potuto allontanare. Ma Byungjoo aveva accettato. Era stato chiaro sul fatto di non ricambiare, ma aveva capito e accettato i suoi sentimenti, promettendogli che sarebbe rimasto sempre suo amico, che non sarebbe cambiato nulla fra loro. E poi, inaspettatamente, quel giorno gli aveva regalato un anello, non un semplice anello, di quelli di plastica che si scambiano i bambini in segno di amicizia, ma un elegante anello di argento, come quello che indossano le coppie, e Hansol ci aveva sperato davvero. Non era giusto.

Trattenne con tutte le sue forze l’istinto di piangere. Il naso gli pizzicava e gli occhi stavano bruciando, ma no, questa volta non avrebbe pianto. Non voleva più piangere per Byungjoo. Quello che provava lo stava condannando, rischiando di influenzare la sua vita professionale e l’intero equilibrio del gruppo. Non l’avrebbe permesso.

Nell’istante in cui si guardò allo specchio, controllando che il trucco agli occhi non si fosse rovinato, il suo sguardo incontrò quello dell’ultima persona che sperava di vedere, mentre entrava dalla porta con un’espressione malinconica, preoccupata.

«Hyung.» lo chiamò; il tono esausto e affaticato gli fece capire che doveva averlo cercato a lungo.

Byungjoo camminò verso di lui, inginocchiandoglisi davanti. Sospirò, «So che sei così per colpa mia,» mormorò, dispiaciuto.

Hansol appoggiò il mento sulle ginocchia, portando le braccia attorno alle gambe e stringendole al petto. Non voleva avere quella conversazione, perché se avessero parlato sarebbe tutto finito.

«Non è giusto farti aspettare ancora.» Il più giovane si sedette al suo fianco, incrociando le gambe e lasciando uscire un sospiro, liberandosi della tensione all’interno del suo corpo.

L’altro chiuse gli occhi, preparandosi per affrontare le conseguenze che un altro rifiuto avrebbe causato al suo cuore. Adesso che stava per succedere faceva ancora più male, ma lo avrebbe aiutato a dimenticare l’amico definitivamente. Aspettò di sentire la sua voce, e quando successe la sentì bassa e dolce, vicino all’orecchio, mentre poté riconoscere un goffo tentativo di un abbraccio, quando Byungjoo gli circondò appena le spalle.

«Non mi serviva tutto questo tempo in realtà. Quando ho comprato quell’anello sapevo già ciò che volevo, ma come sai, non sono così espansivo. Ho anche avuto paura che sarebbe cambiato qualcosa, sono ancora spaventato, ma non voglio dirti una bugia ancora una volta.» Terminò di parlare, restando un po’ deluso dalla mancata reazione del maggiore. Aveva forse aspettato troppo?

Raggiunse la sua mano destra con la propria, intrecciando coraggiosamente le loro dita, mentre con l’altra gli sfilava delicatamente l’anello dell’anulare, sebbene Hansol facesse inconsciamente un po’ di resistenza per non separarsene.

Non sapeva in quale modo dimostrare di essere serio. L’affetto e le relazioni non erano mai stati il suo punto forte, ma se aveva imparato qualcosa era solo grazie ad Hansol, sapeva quanto amasse il contatto fisico. Si leccò le labbra, incerto, mordendosele un paio di volte, e decise. Velocemente, con uno schiocco rumoroso, le premette sullo zigomo del più grande, allontanandosi immediatamente, timoroso di aver esagerato. Vide la pelle di Hansol scurirsi, imporporarsi di un colore sempre più vivace, e poi i suoi occhi lucidi lo fissarono con sorpresa.

«B— B-Joo?» sussurrò, balbettando, completamente confuso. Non si aspettava un gesto simile; da quando Byungjoo gli aveva tolto l’anello era certo di aver capito la risposta, ma quel bacio non poteva che significare l’opposto.

Ancora disorientato, guardò il più giovane alzargli la mano sinistra e fargli scivolare il piccolo cerchio di metallo al dito anulare, con una decisione che poche volte gli aveva visto.

Byungjoo arrossì, sorrise e si avvicinò a lui, in modo che le punte dei loro nasi si sfiorassero, e si assicurò che Hansol lo guardasse negli occhi prima di parlare: «Da adesso puoi tenerlo qui».



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