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Autore: Kerri    23/01/2015    8 recensioni
Sono felice di partecipare a questa nuova iniziativa: 12 Months CaptainSwan
Raccolta mensile di fanfiction dedicate ai CaptainSwan.
Per ogni mese 3 elementi come prompt, ognuno potrà scegliere quale gli sembra più congeniale alla propria storia,( anche più di uno) che naturalmente dovrà contenere anche il nome del mese corrente.
Gennaio: Neve,camino, pattini
Febbraio: Maschera, San Valentino, Super Bowl
Marzo: Donne, risveglio, altalena
Aprile: Scherzo, cioccolato, pigiama
Maggio: Fiori, pick nick, barca
Giugno: Estate, ciliegie, doccia
Luglio : Spiaggia,temporale, gelato
Agosto: Stelle, calore, mare
Settembre: Vino, viaggio, passeggiata.
Ottobre: Compleanno (Emma), coperta, zucca
Novembre: Ringraziamento, famiglia, nebbia
Dicembre: Candele, vischio, anello
Abbiamo tanta voglia di leggervi!
Ideata da CSGroup
(Alexies, Alexandra_Potter, Clohy, CSLover, Lely_1324, Manu'sPirate e Pandina.)
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Call it Magic, when I’m with you
 
I. Gennaio
 
Okey, doveva ammettere che non era stata una delle sue più brillanti idee. Non che di solito si reputasse una persona geniale e con le risposte pronte. Anzi.
Piuttosto impulsiva e intraprendente.
Ma con tutto quello che era accaduto con Lady Marian, credeva che almeno un po’ fosse cambiata, che avesse imparato a riflettere sulle sue decisioni.
Ma si sa, le abitudini sono dure a morire.
 
Quel giorno, una pigra domenica di Gennaio, si erano svegliati sotto una coltre bianchissima di neve. Dopo l’esperienza con la Snow Queen e dopo la partenza di Elsa, Anna e Kristoff, non aveva più nevicato così tanto.
Emma era entusiasta e stranamente felice. Dopo la solita tazza di cioccolata calda, panna e cannella da Granny, si precipitò immediatamente in strada con suo figlio, dando inizio ad una vera e propria guerra.
Di palle di neve, ovviamente.
Una persona, non molto tempo prima, le aveva insegnato ad approfittare di quei piccoli e rari istanti di pace, così distanti dalla solita realtà di Storybrooke e da quel giorno cercava di non lasciarsi sfuggire più niente. Anche un istante, se trascorso con le persone che amiamo, è importante. La vita è bizzarra, può donarci tutto e il giorno dopo tornare a chiedere il conto.
Poco dopo, quella stessa persona, si materializzò al suo fianco, quasi per magia.
« Ciao, splendore! » esordì l’uomo, scansando per un soffio una palla di neve lanciata da Henry.
« Salve anche a te, ragazzino! » continuò Killian, cercando di farsi largo per raggiungere quella che, ancora a stento, cominciava a chiamare “la sua famiglia”.
Emma si prese un istante per squadrarlo da sopra la sciarpa di lana. Le guance arrossate dal freddo e i lunghi capelli biondi, lasciati sciolti sulle spalle. Ad ogni suo respiro, fuoriusciva una tiepida nuvoletta di vapore.   
«KILLIAN! Ma sei impazzito?! Vuoi per caso prenderti un’influenza?! »
L’uomo la guardò stranito, con il suo solito sguardo da “non capisco un accidente di quello che stai dicendo, Swan”.
Di solito, lo sfoggiava quando la sua Swan, accennava a parole come “microonde”, “termosifone” o “budino”.
Emma sospirò.
« Dovresti indossare qualcosa di più pesante Killian! Ha nevicato, fa freddo e potresti ammalarti!»
Gli occhi di Killian si illuminarono e il suo cuore si riscaldò. Sapere che Emma si preoccupava per lui, sì proprio per la sua salute, lo mise di buonumore, più di quanto non avesse già fatto la neve.
« Non preoccuparti per me, Swan! » disse, posizionandosi di fronte a lei e schioccandole un bacio sulla guancia fredda.
Emma gli sorrise poi si rivolse a suo figlio.
« Henry, per favore, va’ a cercare una sciarpa per Killian, un cappello, qualcosa che lo tenga al caldo insomma! Prova a chiedere a David, ma non dirgli che sono per lui! » disse, ammiccando in direzione di Killian e facendo l’occhiolino a suo figlio.
Henry annuì e si diresse verso la casa dei nonni.
« Ah, ricorda anche di prendere i pattini! » gridò Emma, perché il ragazzino potesse sentirla. Lui alzò un pollice in segno d’assenso e sparì dietro l’angolo.
Emma si voltò verso l’uomo, sorridente.
Le braccia incrociate e il sopracciglio alzato, gli conferivano quasi un’aria buffa. La interrogò con lo sguardo ed Emma capì che il capitano più temuto dei sette mari, non aveva mai pattinato in vita sua.
« Vedrai capitano! Ci divertiremo! »
 
Henry arrivò poco dopo con una sciarpa e un guanto. La sciarpa era giallo ocra, di lana e profumava di vaniglia.  
« Stai scherzando?! Non la metterò mai! » esclamò il capitano, guardando lo scialle.
« È per il tuo bene! E poi non è così male … » disse Emma sistemandogli la sciarpa attorno al collo.
« Ragazzino sei sicuro di aver chiesto a David? Perché a giudicare dal colore e dalla puzza, sembra più lo stile di Mary Margaret! »
« Per una volta smettila di lamentarti e seguimi! »
Killian si arrese, si sistemò ancora una volta la sciarpa e la seguì. Che poi era ciò che faceva praticamente da un anno a quella parte. Seguire quella bellissima donna dagli occhi verdi, che lo aveva stregato sin dal primo sguardo.
Insieme si diressero al lago. La vista era mozzafiato, Emma non aveva mai visto niente di più bello. La superficie dell’acqua si era gelata, restando limpida e trasparente. Henry era entusiasta, si infilò i pattini e si avviò sul lago. A New York, qualche volta, Emma lo aveva portato a pattinare per cui se la cavava abbastanza bene.
« Sta’ attento, ragazzino! » lo ammonì Emma, prima di dedicarsi completamente a Killian, che la guardava stupito.
« Ho capito, Swan! Quei cosi, quegli aggeggi che Henry ha ai piedi, gli permettono di camminare sull’acqua!»
Emma rise di cuore di fronte ai tentativi dell’uomo di cercare di comprendere “gli aggeggi infernali del ventunesimo secolo”.
« Sì, una cosa del genere. Allora, capitano, ti va di provare?! »
Lui annuì, non troppo convinto.
Si sedettero su una panchina ed Emma aiutò Killian ad indossare i pattini. Non fu un’impresa facile ma alla fine, dopo svariati tentativi, ci riuscirono e insieme si diressero verso la pista da ghiaccio improvvisata.
Emma intrecciò le dita alle sue e gli riservò uno dei suoi sorrisi più belli, per incoraggiarlo. Molto cautamente lo trascinò sulla pista, lasciando che si abituasse al ghiaccio e a quella strana, nuova sensazione.
« Non te la cavi poi così male. Adesso io vado laggiù – disse indicando un punto di qualche metro più lontano – e tu mi raggiungi … te la senti? »
L’uomo alzò un sopracciglio.
« Certo, che me la sento Swan! Non sono mica un pappamolle! »
« Chi ti ha insegnato cosa vuol dire “pappamolle”? » chiese Emma, divertita, prima di voltarsi e dirigersi verso il punto che aveva indicato prima.
Scivolava sul ghiaccio leggera, come una ballerina, come se fosse una piuma leggera.
Quando la donna si fu sistemata, Killian emise un lungo sospiro e cercò di muoversi verso di lei. Ma qualcosa andò storto, fece un movimento troppo affrettato e si ritrovò disteso sul ghiaccio.
Sicuramente aveva sbattuto la testa e la schiena. Si massaggiò le tempie, cercando di mettere a fuoco ciò che stava accadendo.
« Swan, puoi anche smetterla di ridere e aiutarmi! »
Ma la donna non lo ascoltò.
« Devi rimetterti in piedi da solo, solo così imparerai! Fidati di me! »
Mi fido di te, Swan.
Non mi fido di questi aggeggi.
Distese le gambe per appurare che non ci fosse niente di rotto o dolorante, poi si alzò.
O meglio, cercò di alzarsi.
Quando finalmente riuscì a rimettersi in posizione eretta, ad Emma faceva male la pancia per aver riso troppo.
Provò a fare un passo, poi un altro e poi un altro ancora. Non era difficile, tutta questione di equilibrio.
« Finalmente! » disse Emma, girandogli attorno.
« Qual è il mio premio? » chiese speranzoso e malizioso. Aveva attraversato un mare gelato con delle lame ai piedi, qualcosa doveva pur meritarla.
Emma rise divertita. Quell’uomo era incorreggibile.
Gli lasciò un piccolo bacio all’angolo delle labbra e poi si rivolse a suo figlio.
« Henry, stiamo per tornare a casa! »
Il figlio protestò un po’, avrebbe voluto divertirsi un altro po’, anche se si ripromise che ci sarebbe ritornato il giorno dopo, chissà magari con Grace.
« Scherzi Swan! Non dirmi che adesso devo ritornare laggiù! Dopo tutta la fatica che ho fatto …  »
« A meno che tu non sappia volare, e da quanto mi risulta, non lo sai fare,  credo proprio che dovrai pattinare! »
La donna si diresse verso la riva, assieme a suo figlio. Killian la vide scivolare elegantemente sul ghiaccio, poi prese un bel respiro e cercò di seguirla.
Sembrava che tutto stesse andando per il meglio, non era caduto neanche una volta ed era quasi a metà strada, ma ad un tratto perse l’equilibrio e per salvarsi, proteggersi o semplicemente per riflesso, sbatté violentemente l’uncino per terra, conficcandolo nel ghiaccio.
Tutto accadde in pochi secondi.
Il ghiaccio si crepò e si frantumò sotto il suo peso.
Si ritrovò nell’acqua gelata, con quegli aggeggi infernali ai piedi e una pesante sciarpa di lana al collo.
« Killian! »
Non riusciva a nuotare, l’acqua gli era entrata in gola, negli occhi.
I pattini non gli permettevano di risalire a galla per riprendere un po’ d’aria. I polmoni gli bruciavano e tutto quello che riusciva a fare era pensare alla pessima figura che aveva fatto di fronte ad Emma. Non riusciva a pensare ad altro. Doveva sopravvivere, doveva farlo a tutti i costi.
Per prima cosa perché glielo aveva promesso.
E poi, non poteva morire così, da “pappamolle”, un pirata che muore affogato in un lago, non è un pirata.
« Killian! Killian! Torna da me, torna da me! »
L’uomo tossì un po’ e constatò che si trovava, finalmente, sulla terra ferma.
« Emma! »
« Sono qui! Sono qui! Henry, va’ ad accendere il riscaldamento in macchina. Arriviamo! »
« Mamma, sei stata grande! La magia ormai è parte di te! »
Henry le baciò la guancia, fiero, prima di dirigersi verso la macchina.
Emma non poteva fare a meno di pensare che Regina avesse ragione, che la sua magia si manifestava in situazioni di pericolo, situazioni in cui le persone che amava rischiavano di morire. Avrebbe voluto controllarla meglio, chissà magari avrebbe potuto evitare quello sfacelo.  
La donna gli sfilò i pattini e si sforzò di riutilizzare la magia per asciugare i suoi vestiti, ma con scarsi risultati.
« Maledizione! » mormorò a denti stretti.
« Ce la fai a camminare? » gli chiese e l’uomo annuì, mettendosi in piedi.
« Okey, appoggiati a me »
Si diressero verso il maggiolino giallo di Emma. Killian insisté per sedersi al suo solito posto, accanto al guidatore.  Henry, invece, trattenendo a stento una risata, si sedette dietro.
« Scusa, Killian! È colpa mia! Avrei dovuto aiutarti, stavi per morire! Dio, mi dispiace tantissimo! Mi dispiace, davvero! »
Emma era in preda al panico. Non si sarebbe mai perdonata di aver commesso un errore tanto grave. Stava rischiando di perderlo per la seconda volta, nel giro di un mese!
Tuttavia, doveva ammettere, che credeva che quell’uomo fosse leggermente più coordinato! Diamine, aveva vissuto quasi tutta la sua vita su una nave, un minimo di equilibrio era necessario!
Killian, invece, sembrava non possederne nemmeno un po’. Probabilmente era sparito insieme alla sua nave e questo la faceva sentire ancora più in colpa.
« N-n non è c-colpa t-tua, tesoro! » disse Killian sbattendo i denti.
Arrivarono a casa così velocemente, che se lo sceriffo non fosse stata lei stessa, sicuramente l’avrebbero multata per eccesso di velocità.
Emma fece sedere Killian accanto al camino, che accese con uno schiocco di dita. Una delle poche cose che aveva imparato a fare in quei giorni.
Le fiamme divamparono, rosse e calde, riscaldando il povero pirata congelato.
« Henry, vai a prendere qualche coperta per favore » ordinò a suo figlio.
L’uomo sbatteva ancora i denti per il freddo ed era attraversato da brividi, flebili tentativi del suo stesso corpo per ritornare alla normale temperatura corporea.  
« Togliti questi abiti bagnati e infilati questi! » disse Emma, porgendogli un pantalone di tuta e una maglione.  Killian non poté fare a meno di sorridere.
« S-se il t-tuo s-scopo era s-spogliarmi, potevamo e-evitare tutto il r-resto! »
Emma sospirò, nascondendo il velo di imbarazzo che quella affermazione le aveva provocato. Non sarebbe mai cambiato, mai. Incorreggibile.
Mentre l’uomo si vestiva, andò in cucina per preparargli qualcosa di caldo. Nel frattempo, Henry aveva aiutato il pirata a stendersi sul divano e lo aveva coperto con tutte le coperte che aveva trovato in giro per la casa.
« Grazie, ragazzino! » disse Killian riconoscente, notando con piacere che i suoi denti avevano smesso di muoversi a loro piacimento.
Quando Emma tornò in salotto, stringendo una zuppa, non poté fare a meno di sorridere.
« Sembri una mummia! »
« Una che?! »
« Lascia perdere! » disse sedendosi sul bordo del divano e porgendogli la minestra.
Killian si mise a sedere e annusò quel liquido arancione. Aveva imparato a non avere pregiudizi riguardo al cibo di quel secolo, aveva scoperto una folle passione per la crema al cioccolato e la pizza. Ma, quel liquido, non aveva un aspetto così invitante.
« Bevilo, ti farà bene! »
Killian ci soffiò sopra e ne assaggiò un sorso. Non era male, anche se preferiva di gran lunga la pizza.
« Swan »
« Dimmi »
« Se pattinare, cadere nell’acqua ghiacciata e rischiare di morire annegato mi farà ottenere tutta questa considerazione da parte tua, possiamo anche ritornarci domani! »
Emma sorrise. Era proprio un bambino. Tuttavia capì che lo fece per allentare la tensione che, inevitabilmente, si era creata. Emma non poteva più rischiare di sbagliare ancora. Il prossimo errore, sarebbe potuto essere l’ultimo. E lei non poteva permettersi di perdere ancora una persona a cui teneva, una persona con cui finalmente aveva abbattuto ogni muro, ogni barriera che il suo cuore aveva eretto dopo essere stata ferita troppe volte si era sbriciolata. Non poteva permettersi di perderlo.
« Ho ancora freddo » disse l’uomo, rabbrividendo un po’ sotto gli strati di coperte e riscuotendola dai suoi pensieri.  
« Aspettami qui, vado a prendere il termometro »
Killian preferì non chiedere cosa fosse, la parola non gli diceva niente, mai sentita prima.  
Emma tornò poco dopo con uno strano oggetto allungato con il quale armeggiò un po’ e che dopo mise sotto il suo braccio.
« Non ti muovere! »
Killian non capì cosa la donna avesse intenzione di fare, si abbandonò sui cuscini e chiuse gli occhi.
Biiip
« Swan! Questo coso è vivo! » urlò Killian, in preda al panico.
Emma ritornò subito dopo, prese il termometro dal suo braccio e lesse le cifre sul piccolo schermo.
« Killian, hai la febbre! » constatò, massaggiandosi un po’ le tempie.
« Fantastico … sono in pericolo di vita? »
« Certo che no! Aspettami qui! »
Emma si allontanò di nuovo, dirigendosi verso il bagno. Quando avrebbe cominciato a capire quella donna, sarebbe stato troppo tardi. Ma l’amava anche per questo.
Chiuse gli occhi e poco dopo sentì dei passi avvicinarsi.
« Sei proprio messo male, Kill. Mi dispiace! »
« Ragazzino, non infierire! E soprattutto non raccontare a nessuno ciò che hai visto oggi! Dovrà restare un segreto tra me e te, intesi? »
« Intendi le tue spettacolari cadute e il tuffo in acqua? Tranquillo, terrò la bocca chiusa » disse facendogli l’occhiolino. Quello sguardo furbo e birichino, gli ricordava terribilmente quello di sua madre ed era in momenti come quello, in cui si notava la straordinaria somiglianza tra madre e figlio.
« Henry non disturbarlo, ha la febbre! » lo ammonì sua madre, stringendo qualche scatola in mano e dirigendosi in cucina per prendere un bicchiere d’acqua per l’ammalato.
Henry la seguì.
« A proposito, volevo dirti che dormirò da Regina, sai per evitare che mi ammali anch’io, e poi alla mamma farà piacere un po’ di compagnia »
Emma annuì.
« Sì, vai. Ho già un bambino da accudire, non me ne serve un altro! » disse scompigliandogli i capelli.
« SWAN! »
« Appunto » sospirò Emma, dirigendosi verso il divano, pensando ad un modo per fargli bere quella dannata medicina.
« Ciao mamma! Ciao Killian! » li salutò Henry, afferrando al volo lo zaino, abbandonato sulla poltrona.
« Occhi aperti, ragazzino! » lo salutò Emma di rimando.
La porta si chiuse alle spalle del bambino, lasciando la casa in un silenzio assordante, rotto solo dal crepitio del fuoco nel camino.
« Okey, capitano. Siamo rimasti io, te e questa » disse Emma, indicando il bicchiere che stringeva in mano.
« Devi berla, e dopo ti sentirai meglio »
Killian mugugnò, ma portò alle labbra il bicchiere e ingurgitò quella sostanza effervescente.
Una smorfia di disgusto di dipinse sul suo viso, ma Emma non ci badò.
« Dov’è andato Henry? » chiese l’uomo, dopo aver posato il bicchiere sul pavimento.
« Da Regina. Non voleva ammalarsi anche lui. » gli rispose Emma, stendendosi al suo fianco.
L’uomo si spostò leggermente  e accolse con piacere il corpo caldo della donna che amava, accanto a lui. Le sensazioni che provava in momenti come quello erano indescrivibili, mai provate prima. Anche se, fisicamente si sentiva uno straccio, moralmente si sentiva l’uomo più felice del mondo.
La donna si accoccolò al suo fianco, coprendosi con un po’ delle coperte dell’uomo. Poteva sentire perfettamente il suo respiro caldo, il suo cuore, i capelli che gli solleticavano il braccio.
« Quindi, Swan, so che non avresti mai pensato di sentirmelo dire, ma non dovresti starmi così vicina … non voglio che anche tu debba prendere quell’intruglio orribile che mi hai dato poco fa! »
Emma gli si fece ancora più vicina e chiuse gli occhi.
« Correrò il rischio, Jones. Correrò il rischio. »
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo dell’Autrice!
Buonasera a tutti! :) So che pensavate di esservi liberati di me, ma leggendo questa iniziativa non ho potuto fare a meno di frenare le mille idee che mi ronzavano per la testa!
Prima di tutto vorrei ringraziare lo splendido gruppo che ha creato questa bella sfida! Spero che possano aderirvi più persone possibili! Ho già letto alcune storie che sono a dir poco fantastiche e vorrei complimentarmi con tutte!
E adesso è il momento di ringraziare ognuno di voi per essere arrivato fin qui. So che probabilmente è un po’ troppo lunga e non so se le altre saranno così lunghe o più corte o più lunghe ancora…
Insomma dipenderà dal momento! Perdonate eventuali errori di battitura. Dopo averlo riletto dieci volte, i miei occhi mi hanno implorato di smetterla! xD
Spero che questa prima storia vi sia piaciuta e vi abbia divertito. L’intento è quello di far passare il tempo, in modo tale che Marzo arrivi il prima possibile e con esso, la nostra amata serie tv! Mi manca troppo! *Sigh*
Ah, un’ultima cosa e poi giuro mi dissolvo: il titolo è ovviamente ispirato alla canzone dei Coldplay. Non so se qualcuno l’abbia già usato. In tal caso, mi scuso tantissimo e spero che non ci siano problemi! Non so se sarà quello definitivo, ho un anno per pensarci! :D
Fatemi sapere se la storia vi è piaciuta, se ci sono critiche o punti da migliorare. So che probabilmente i personaggi sono un po’ OOC, soprattutto Killian! Non so, fatemi sapere! Una recensione è sempre gradita! <3
Vi abbraccio tutti,
Kerri
 
   
 
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