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Autore: bacionero    24/01/2015    5 recensioni
Candice si ritrova ad abitare nuovamente a villa Andrew. E' lontana da anni dal suo Terry ma qualcosa potrebbe riavvicinarli...
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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PRINCIPE: Questa mattina è foriera di una pace che rattrista; il sole pel dolore non mostrerà la sua faccia. Andiamo via di qui, a ragionare ancora di questi dolorosi avvenimenti; a qualcuno sarà perdonato ed altri sarà punito; poiché non ci fu mai storia più pietosa di questa di Giulietta e del suo Romeo. 
 
Sipario.

Applausi.

Inchini di ringraziamento.
 
Anche oggi è andata. Terence, gli occhi fiammeggianti di orgoglio, si dirige verso il camerino. Un’assistente gli porta un asciugamano che il ragazzo afferra  per asciugarsi il sudore. Ha dato il meglio di sé e lo sa benissimo. Non ha bisogno dei complimenti di nessuno. Né di Robert né di quegli spocchiosi giornalisti. Promosso in pieno. Candy sarà stata fiera di lui. Più volte ha avuto il pensiero di sollevare il capo nella direzione del suo palco, ma non lo ha fatto. Se si fosse distratto per colpa di quel maledetto riflettore  avrebbe fatto una figura pessima con lei.

Sì, d’accordo. I giornalisti. È il pegno che deve pagare per essersi comportato male la prima sera: mostrarsi gentile e rispondere alle loro domande,  dimostrare di essere una persona affidabile e non un pagliaccio, saper mantenere la calma e  amare il suo lavoro.

Beve velocemente un bicchiere d’acqua e con un cenno chiama Robert. Deve essere presente affinchè dica tempestivamente “Bene, questo è tutto. Terence è molto stanco, è il caso che vada a riposare”. Ci deve essere una terza persona, servizievole e discreta, nel caso  qualcuno di loro chieda un caffè o un sigaro. Ecco giustificata la presenza di Ethel.
-Un’ultima domanda, signor Graham. Abbiamo tante lettrici che la ammirano e si chiedono se lei è emotivamente coinvolto e, nel caso non lo fosse, quali caratteristiche in una donna potrebbero interessarla.

Questo è davvero troppo. Robert, intervieni.

-Adesso basta. Questo non è il genere di domande che un attore come Terence Graham voglia sentirsi rivolgere. Terence è stato fin troppo gentile.

Il giornalista se ne va contrariato. Se Terence avesse reagito con la sua irruenza, magari picchiandolo, almeno avrebbe potuto scrivere quello.

Terence sorride. Sa benissimo cosa deve avere una donna per ammaliarlo. Tutto quello che è la “sua” lentiggini.

Bene. E anche questa è andata. Non si smette mai di recitare.

Nel frattempo il pubblico è andato via.

Terence cerca il signor Bogart, l’impiegato che si occupa dell’accoglienza e  che ha condotto Candy al suo palco. Ha una grande simpatia per Terence, il signor Bogart. Quel ragazzo gli sembra così vero, e gli ricorda i suoi anni giovanili: anche lui ebbe dei problemi a causa dell’ alcool.

-Ho fatto come mi avete chiesto. Ho chiuso la porticina di  questo palco dopo che ne è uscita la signorina e mi sono assicurato che non entrasse nessuno.

-Grazie.

Terence entra nel palco dove sa, o almeno spera, si sia seduta Candy. Non c’è molta luce  e  non vuole subito guardare se c’è qualcosa per lui. Lo ammette, ha una stramaledetta paura che non sia venuta. Chiude gli occhi e inala l’aria che deve aver respirato Candy. Spera di riconoscere il suo profumo, o almeno un profumo femminile. Poggia le mani sugli schienali delle sedie di velluto. Deve essersi seduta su una della due sedie che sta toccando. Apre gli occhi e…c’è qualcosa! Ma cosa è? Sembra un pezzo di stoffa…ma sì, è uno dei nastri che indossava al collegio! Quanti ricordi!

                                      
 
Susanna in camera sua non vuole spegnere la luce e coricarsi. Ha vissuto così tante emozioni in quelle giornate che vuole continuare a riviverle nella sua mente. È come se avesse preso una vacanza da se stessa e dalle sue ossessioni. Ha capito che della sua passione per Terence  è rimasta più che altro  la smania di vincere. Sì, perché più lo ha visto distratto e lontano, più ha percepito in tutti questi anni la presenza di Candy, più la sua determinazione è aumentata.
Comincia a chiedersi se sia il caso di lasciar perdere.

Un’ultima boccata d’aria e poi si va a dormire. Albert le ha fatto fare tardi, ma è stata una serata piacevole. L’ hanno divertita le facce stupite di Archie e di June mentre passavano davanti alla veranda. Sicuramente si stavano chiedendo se l’elemosina che Albert aveva deciso di farle ospitandola in casa sua non si fosse trasformata in amicizia. Una vocina nella sua mente diceva che era così. Per lei  quel rapporto si poteva chiamare amicizia.

Spalanca la finestra  e poggia  i gomiti sul davanzale. Una figura attira la sua attenzione. È seduta sul bordo della fontana, le spalle si muovono ritmicamente. È qualcuno che sta piangendo, che ha cercato le tenebre della notte per dare sfogo ai suoi tormenti. È Candy. Indossa una vestaglia e le dà le spalle, ma è sicuramente lei, quei capelli folti e mossi sono i suoi.

Certo, soffre ancora per Terence. sarà vero che è uscita per vedersi con lui? Indossava un vestito verde cangiante con numerose perline e un breve strascico. Un vestito del genere Susanna lo ha visto indosso solo nelle occasioni veramente eleganti.

Va così vestita tutte le volte che esce con le amiche? Certamente no. Certamente è andata a teatro, a vedere Terence. Si sono presi per le mani, hanno pianto, si sono guardati intensamente negli occhi e si sono detti ”Dobbiamo farlo per quella povera Susanna”.

O forse “Dobbiamo farlo per quella strega di Susanna”

Questo è troppo. Questo è veramente troppo.

Peggio di un tradimento fisico. Si sente ferita nell’orgoglio, Susanna. Le sembra di sentire le loro promesse “Io non ti dimenticherò mai”, “Neanche io”, “Chissà un giorno…””Già. Chissà”.

-Maledetta Candy. Te lo toglierò  Terence, altrochè!

                                
 
La mattina dopo Candy esce molto presto. Non è riuscita a dormire granchè quella notte, e la sua idea è quella di stancarsi il più possibile per riuscire a riposare meglio la notte successiva. Ha deciso di andare da Patty, aspettando un’ora più conveniente, naturalmente. Non è stata una buona amica l’altro giorno: una buona amica  avrebbe chiesto tutti i dettagli del fidanzamento con Paul.

Archie esce qualche ora dopo: ha saputo che Candy non è in casa  e francamente non vuole passare un’altra giornata in compagnia di Susanna. Prende la macchina e decide di sbrigare alcune commissioni per Albert a Chicago. In fondo anche lui è responsabile della gestione del patrimonio di famiglia.

Susanna ha deciso di ritirarsi in biblioteca a leggere. In realtà per pensare. Albert poco prima le ha chiesto se le andava di fare un giro a cavallo per la grande tenuta. Sarebbe stato molto felice di mostrargliela.

-Ma…io non sono capace di andare a cavallo!

-Salirete con me. Vi va?

-Oh, beh…io…

Susanna aveva sentito avvampare le guance. Se William Andrew avesse saputo che non faceva che pensare a Terence, e con ancor maggiore intensità!

Ciononostante aveva accettato. Chissà che un po’ di vita all’aria aperta non le facesse  bene all’umore! Ma più stava immobile, su quella poltrona, più pensava al tradimento subito. A quel dolce, tenero sentimento che lei aveva interrotto. A quell’amore nato tra i banchi di scuola e proseguito nonostante la lontananza di tempo e spazio. Se fossero stati i protagonisti di una storia, Candy e Terence sarebbero stati i buoni e lei la cattiva.

Ma Susanna non la vedeva così. Ha perso una gamba per salvare lui, quell’ingrato. Ha cercato di conquistarlo in ogni modo. Ha sopportato l’umiliante indifferenza del giovane. Di scatto, facendo cadere il libro che teneva in grembo, si alza, e si avvia  verso lo studio di Albert, dove l’uomo è impegnato a leggere delle carte, e bussa non senza decisione fin quando non sente la voce sicura dell’uomo risponderle avanti.

-Scusatemi se vi interrompo, ma avevo bisogno di parlarvi. Devo dirvelo adesso, altrimenti starò male. Ieri sera mi avete consigliato di non pretendere che Terence mi ami. Ecco, è qui che sbagliate. Io riuscirò a farmi amare, Terence è la persona giusta per me e lui non deve…non può non ricambiare tutto quello che sento per lui! Mi deve tanto, per tutto quello che ho sofferto e per tutto quello che ancora soffro!

Susanna non avrebbe voluto piangere. Era così patetico. Sembrava che desiderasse compassione e invece…invece voleva solo che Albert le desse ragione. Voleva il suo appoggio. Che strano, se ne stava accorgendo solo adesso. Era andata da lui perché fosse suo complice.

Perché non rispondete? Perché?

Dopo alcuni interminabili secondi, Albert fa un gesto come per mettere a posto le carte che stava leggendo. Si schiarisce la voce e finalmente parla.

-La vita è vostra. Fate come credete meglio per voi. Spero che abbiate ragione.

Albert non la sta congedando, è un uomo troppo educato per dirle che le sta dando fastidio, che lo ha interrotto mentre lavorava, eppure d’un tratto Susanna si sente piccola piccola e vorrebbe scomparire all’istante.

Senza neanche salutarlo, indietreggia, apre la porta e fugge via.

Tornata in biblioteca, si chiede perché mai ha fatto una cosa del genere. Perché mai non ha contato fino a cento prima di uscire da quelle stanza. Perché si è comportata come una bambina. Passano altri interminabili minuti fin quando arriva June con un carrello.

-Ecco il vostro thè. Mi avevate detto di portarvelo alle undici. E c’è un’altra cosa: il signor Andrew mi manda a dirvi che non potrà portarvi a fare quel giro che vi aveva promesso nella tenuta. Un impegno urgente lo ha costretto ad allontanarsi dalla villa.

-Va bene. Grazie.

Un impegno urgente? Meglio così. Almeno non sarà costretta a sostenere il suo sguardo dopo quello che gli ha detto, dopo essere piombata in quel modo nel suo studio e averlo investito con la foga delle sue parole.

Passa un’altra mezz’ora prima che Susanna si decida ad alzarsi e uscire in giardino ma per farlo deve passare attraverso la grande sala d’ingresso sormontata dall’imponente scalinata che porta al piano nobile. Alza lo sguardo e vede William Andrew entrare in una stanza e chiudere la porta alle spalle.
In quel mentre passa June.

-Scusi signorina, non avevate detto che il signor William è uscito?

-E’  così, infatti.

-Non è vero! L’ho appena visto lassù, mentre entrava in una stanza e chiudeva la porta alle sue spalle!

Un’ombra di imbarazzo attraversa il viso della cameriera.

-Mi dispiace, signorina, io riferisco solo ciò che ho avuto ordine di…perdonatemi!

Bene, così William Andrew si era rifiutato di uscire con lei e,quello che era peggio, non si era degnato di dirle la verità! Si era comportato in maniera falsa e meschina,o forse lui avrebbe preferito dire “diplomatica”.

Aveva sbagliato qualcosa? Seduta sul letto della sua stanza cominciava a chiedersi se forse William non si fosse stancato di vederla piagnucolare per Terence. Forse aveva rinunciato a quella passeggiata per la tenuta perché quella mattina gli aveva nuovamente parlato di lui. In effetti  non poteva essere il suo confidente, William era solo un conoscente che aveva accettato di aiutarla, ma lei non poteva pretendere più di tanto. Eppure sentiva il bisogno di chiarire con lui. Non poteva accettare l’idea che lui la ignorasse in questo modo, era ancora più insopportabile dell’indifferenza di Terence!
 

                
Salve a tutti, come va? A me ora meglio, tra influenza e malesseri vari nell’ultima settimana mi sono limitata a vegetare, eheh. Ora sto meglio, ma non sono nel pieno delle forze. Fortunatamente avevo scritto questo capitolo in neanche due giorni e stamattina l’ho completato e corretto. Spero che questa coppia vi piaccia o che almeno troviate qualcosa di romantico in tutta la situazione.
Ringrazio di cuore tutti coloro che mi leggono.
   
 
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