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Autore: NyxNyx    24/01/2015    3 recensioni
Melissa è una ragazza di quasi diciotto anni che si trasferisce in una nuova città.
Sta crescendo, con l'aiuto di suo padre, la piccola Emma.
Ce la farà questa giovane donna a conquistare un po' di felicità, in mezzo a tutte le novità che l'ultimo anno di liceo le sta riservando?
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Cena in famiglia

 

Armin

Il cambiamento di Melissa, nei giorni successivi alle rivelazioni del suo passato, erano evidenti: era visibilmente più tranquilla, rilassata ed inoltre aveva iniziato a scarabocchiare i suoi quaderni con faccine, cuoricini e di tanto in tanto qualche breve riflessione.

Io ero stato il primo ad accorgermene in quanto, come suo compagno di banco, passavo molto tempo con lei e devo ammettere che ero felice di vederla così contenta.

Ma in breve tempo anche tutti gli altri divennero della mia stessa opinione e più di una volta andammo a casa della ragazza per giocare con Emma e passare un po’ di tempo con la nostra amica.

In questo modo ci eravamo riavvicinati molto anche a Castiel, che avevamo ormai capito essere molto diverso da come pensavamo e così qualche volta io e mio fratello seguivamo Rosalya per andare ad ascoltare le prove di Lys e il rosso.

Erano bravi, io di certo non mi esaltavo più di tanto, ma ad Alexy piacevano e io potevo giocare con la mia PSP senza sentire l’estenuante borbottio di rimprovero di mia madre per le troppe ore passate davanti ai videogames.

Sinceramente non capivo che cosa ci fosse di male.

Io non avevo grande dimestichezza con i bambini e non avevo nemmeno avuto grandi interazioni con la piccola, ma Iris e Rò si divertivano sempre un mondo coccolandola e viziandola probabilmente più del dovuto.

Tutto questo per dire che ritrovandomi da solo con Emma nel soggiorno in casa di Mel ero completamente spiazzato.

Da solo, perché lei e mio fratello dopo aver rovistato l’intero armadio di Melissa e non aver trovato niente di “adatto” alla cena che avrebbe avuto quella stessa sera con i genitori di Castiel, erano usciti per delle fugaci compere.

Così mi ero ritrovato in una situazione inaspettata e senza sapere minimamente che cosa dovessi fare.

Ero terrorizzato all’idea, perché gli unici bambini che avevo cresciuto e allevato erano quelli di The Sims… tranne quando piangevano troppo e veniva l’assistente sociale a portarmeli via.

Ecco, questo pensiero non era del tutto infondato viste le mie scarse competenze.

Fortunatamente era una bambina piuttosto tranquilla, si era messa a disegnare e canticchiava un motivetto allegro.

Speravo che quei due tornassero in fretta ed intanto la tenevo d’occhio tra una partita di Super Mario Kart e l’altra.

«Cosa stai facendo?» mi chiese all’improvviso sbucando sopra la console.

«Sto giocando ai videogames» spiegai appena ripreso dal piccolo spavento.

La bambina rimase in silenzio sorridendo e guardando alternativamente me e la mia PSP.

Lo ammetto era davvero adorabile.

«Vuoi provare?» chiesi sorridendole a mia volta.

«Sì!» pigolò saltellando.

La feci sedere sul divano affianco a me e le mostrai i comandi principali, Emma si sporse sempre più verso il gioco, fino a sedermisi in grembo. Ora potevo tenere la consolle davanti a me assicurandomi che non cadesse e aiutare la piccola a giocare.

Infondo non era male, avevamo fatto alcune pause di tanto in tanto ed avevamo brindato con il succo di frutta le sue vittorie.

Dopo una mezz’oretta da quando se ne erano andati, mio fratello e Melissa tornarono con qualche busta di acquisti.

«Ciao» salutammo in coro io ed Em ormai all’ultima curva del circuito.

Restarono tutti e due a guardarci per qualche minuto, poi corsero al piano superiore a finire i loro preparativi ridendo.

Quando scesero devo ammettere che Alexy aveva fatto davvero un buon lavoro con lei, era carina vestita così.

Indossava dei jeans rosso scuro e una maglia nera con del pizzo ricamato sulle maniche e sui bordi, sopra un cardigan carminio e ai piedi delle All Star sempre sulle tonalità del rosso.

«Bella!!!» strepitò la bimba correndo verso di lei.

«Ti piace piccola peste?» chiese lei raggiante.

«Anch’io voglio essere bella come te mamma» esclamò saltandole in braccio.

«A questo ha pensato lo zio Alexy» sorrise raggiante mio fratello tirando fuori da dietro la schiena un completino molto simile a quello di Melissa, ma in formato mignon.

Mentre la nostra amica portava al piano di sopra la bambina per cambiarla lui si sedette affianco a me.

«Allora ti sei divertito?» mi chiese stiracchiandosi e incrociando le braccia dietro la testa.

«Sì certo, e tu?» domandai a mia volta.

«Shopping e pettegolezzi» celiò «Devo davvero risponderti?»

«No» risi scrollando la testa.

«Sono sorpreso» disse infine «Ti rendi conto che non lasci toccare la tua PSP a nessuno… nemmeno a me».

Lo guardai ridacchiando e alzando leggermente le spalle «Geloso?»

«Sì!» rise «Sono stato battuto da uno scricciolo di quattro anni».

«È molto più brava di te a giocare se devo essere sincero» lo presi in giro.

«Sei cattivo!» sbuffò infine imbronciandosi fintamente.

«Vedo che qui vi state divertendo» sorrise Melissa aiutando Emma a scendere gli ultimi scalini.

«Wow! Siete stupende!» esclamò mio fratello «Vero Armin?»

«Sì!» confermai «Davvero bellissime».

«Grazie!!!» esclamarono in coro sorridenti.

«Bene direi che ora noi possiamo andare» disse Alexy «Castiel sarà qui a momenti».

«Vi ringrazio davvero tanto» ci abbracciò Mel mentre eravamo ancora seduti sul divano «senza di voi avrei avuto una crisi di nervi prima di sera».

Emma ci schioccò due baci e salutando ci avviammo verso casa.

«Mc?» chiese mio fratello a metà strada.

«Sì, ho decisamente voglia di patatine!» affermai contento «Chiami tu mamma per dire che non torniamo a cena?»

«Perché devo sempre farlo io?» domandò sconsolato.

«Sei il suo preferito» risposi tranquillo «assumiti le tue responsabilità».
 


 

Castiel

Ero in macchina con i miei genitori e ci stavamo dirigendo verso la casa di Melissa.

«Ok, ultime raccomandazioni» dissi respirando profondamente «niente accenni a sua madre o sua sorella se non sarà lei a parlarvene, non chiamatemi Cassy e non mettetemi in imbarazzo in alcun modo, ve lo chiedo per favore».

«Ma sentitelo» mi prese in giro mia madre «il nostro piccolino è proprio cresciuto».

«Ecco» sbuffai «è proprio a questo che mi riferivo».

«Va bene, va bene» affermò papà «stai tranquillo ci comporteremo bene».

«Davvero, non sto scherzando» affermai serio mentre mi guardavano dallo specchietto retrovisore «Melissa è davvero importante per me ed anche Emma. Emilio mi ha accolto in casa come un figlio e visto com’era andata con il padre di Em, sono sicuro che non debba essere stato semplice per lui».

«Tranquillo Castiel» disse mamma sorridendo materna «Sono sicura che andrà tutto bene».

La macchina di papà si fermò nel vialetto d’ingresso della casa di Mel. Suonai il campanello e subito la porta si aprì.

«Ciao» la salutai molto più impacciato del solito, poi restai fermo sulla porta incerto se baciarla o meno. Dopodiché optai per un molto più casto bacio sulla guancia. «Melissa ti presento i miei genitori, Isabella» affermai indicando mia madre «e André» poi mi rivolsi a loro «mamma, papà, lei è Melissa».

«È un vero piacere» sorrise affabile mio mio padre stringendole la mano.

«Piacere mio» ricambio Mel.

Mamma invece, decisamente più affettuosa, abbracciò la ragazza bisbigliandole qualcosa che la fece ridere di cuore.

«Prego entrate pure» disse infine la rossa lasciandoli passare.

«Dov’è la piccola?» chiesi guardandomi in giro.

«Di sopra, quando avete suonato il campanello ha detto di dover salire a prendere qualcosa» mi rispose perplessa «La recuperi tu?»

Annuii e salii piano le scale cercando di non fare troppo rumore.

«Emma» la chiamai «Dove sei?»

«Papà» urlò sbucando dalla sua camera per salutarmi. Mi chinai per prenderla in braccio e le feci fare il giro tondo prima di sistemarla in braccio, poi le schioccai un bacio sulla guancia facendola ridere.

«Guarda» esclamò facendomi vedere un fiore di cartapesta.

«È bellissimo» risposi sorridendo «per chi è?».

«Segreto» disse furbamente.

Scrollai la testa divertito e la portai al piano di sotto.

Melissa aveva fatto accomodare i miei in soggiorno e gli aveva già offerto da bere facendo gli onori da perfetta padrona di casa.

«Emma questi sono i miei genitori» dissi alla piccola posandola per terra. In un primo momento si strinse contro la mia gamba intimidita dalla loro presenza, poi si fece coraggio ed avanzò verso mia madre porgendole il fiorellino che era andata a recuperare nella sua stanza.

«È per me?» chiese visibilmente intenerita da questo gesto inaspettato.

La bambina annuì energicamente con il capo e mia madre poté finalmente prenderla in braccio e coccolarsela come aveva sognato dal momento in cui le avevo parlato del piccolo scricciolo dai capelli rossi.

«È un amore» commentò mio padre divertito dalla scena e vidi Melissa decisamente più rilassata.

Mamma estrasse dalla sua borsa un peluche a forma di panda e lo porse alla bambina «Questo è per la piccola Emma» sorrise gustandosi gli occhi luccicanti di stupore e meraviglia della bambina «e questo per la sua bellissima mamma» concluse porgendo un piccolo pacchettino alla ragazza.

«La ringrazio» disse sinceramente Mel «non dovevate disturbarvi tanto».

«Dacci del tu ti prego» affermò mia madre «Spero ti piaccia».

La rossa scartò incuriosita il pacchetto e vi trovò un braccialetto di fattura semplice, ma con un anello piccolo e piuttosto largo di colore verde smeraldo. Evidentemente non le era sfuggita la minuziosa descrizione degli occhi della mia nuova ragazza mentre parlavamo al telefono.

Le due ragazze ringraziarono grate per il pensiero e iniziammo a chiacchierare del più e del meno, ci raccontarono del loro viaggio di ritorno dall’aeroporto e di come mio padre avesse “inavvertitamente” rischiato di dimenticare mia madre in autogrill.

«Certo ora ridete» spiegò papà «ma voi non avete idea del terrore che avevo nel tornare indietro. Già potevo immaginare la ramanzina che mi sarei beccato».

«La tua fortuna è stata che il viaggio da lì a casa era breve» sorrise mamma pizzicandogli il braccio.

Devo ammettere che questi erano i momenti che più mi mancavano quando restavo da solo.

Per quanto taciturno e solitario fossi di natura, questi amabili battibecchi portavano sempre un po’ di felicità. Certo da quando era entrata Melissa nella mia vita tutto era cambiato, in meglio vorrei aggiungere, però i miei genitori rimanevano sempre tali e la nostalgia nei loro confronti riemergeva di tanto in tanto.

Potevo quindi immaginare almeno in parte che cosa provasse Mel nei confronti di sua madre e sua sorella. Sebbene gli incidenti aerei non fossero proprio inesistenti, io avevo qualche sicurezza in più per il fatto che presto o tardi li avrei rivisti, Melissa no. Melissa non poteva né sperare, né pregare perché ciò avvenisse.

Dopo un quarto d’ora circa decidemmo di avviarci verso il ristorante dove lavorava Emilio, in modo da cenare tranquilli e far permettere finalmente ai nostri genitori di incontrarsi.

Mia madre ormai completamente persa per la sua “nipotina acquisita” si sedette nei sedili posteriori con Emma e Melissa, lasciano me davanti con mio padre.

Le due donne chiacchieravano per lo più della bambina ed io e mio padre ci scambiavamo le nostre occhiatine d’intesa. Quando mamma iniziava a parlare, difficilmente si riusciva a starle dietro, ma grazie alla dialettica di Melissa entrambi capimmo di essere fregati.

Stavo già rabbrividendo all’idea di trovarle a fare fronte comune contro di me. La mia unica speranza? Emma.

Arrivati al ristorante trovammo il padre di Melissa ad aspettarci, tranquillo e sorridente come il suo solito.

Devo ammettere che dopo tutto quello che era successo nelle settimane precedenti, anche il nostro rapporto si era consolidato molto e aiutare Mel a smettere di fumare si era rivelato più difficile di quanto credessi, nonostante questo ero fermamente convinto a portare avanti la promessa che avevo fatto ad Emilio. Sentivo che se avessi tradito la sua fiducia le cose sarebbero inevitabilmente cambiate.

Mi ripresi dai miei pensieri alla fine delle presentazioni e tutti insieme ci accomodammo in una sala piuttosto appartata dove potevamo stare davvero comodi e tranquilli.

«Mi dispiace davvero tanto di non poter cenare con voi in questa occasione» affermò l’uomo dispiaciuto «Ma prometto di raggiungervi appena mi sarà possibile e intanto spero apprezzerete la mia cucina».

Detto questo lo chef si ritirò nelle cucine e il cameriere portò un cuscino alto per permettere alla piccola Emma di stare comoda al tavolo.

«Tesoro dimmi» sentii pigolare mia madre e già imprecavo nella mia testa per quell’appellativo «Castiel ti tratta bene?»

Ok, tesoro era riferito a Melissa, ma comunque la domanda mi fece imporporare vergognandomi. Non c’era proprio altro da dire?

«Sì signora…» iniziò Mel che venne prontamente interrotta da mia madre.

«Chiamami Isabella o Isa se preferisci» disse sporgendosi verso di lei come se fossero vecchie amiche «scusa continua pure cara».

«Bene Isa» sorrise Melissa «Castiel è davvero fantastico» continuando imporporandosi appena lanciandomi un breve sguardo «da quando l’ho conosciuto mi ha praticamente stravolto la vita, ma senza di lui non credo che sarei così felice ora».

Ci fu un versetto molto soddisfatto da parte di mia madre e l’occhiata seguente fu una supplica per farla continuare.

«Capirete anche voi che con una bambina piccola da crescere durante l’ultimo anno di liceo, le cose non siano molto semplici. Mi capita di fare qualche assenza, ma Cas mi aiuta sempre a recuperare in fretta e se fino ad ora ho il sei in matematica, credetemi è tutto merito suo».

«Da quando sei bravo in matematica?» bisbigliò mio padre nella mia direzione, mentre mamma proseguiva con il suo interrogatorio.

«Da quando devo spiegare a lei come risolvere i problemi» ridacchiai alzando le spalle.

André scrollò la testa affondando nel menù per non ridere ed io feci altrettanto.

«Sono rimasta davvero colpita quando Castiel mi ha detto che sei una scrittrice» affermò mia madre e di colpo guardai Melissa per vedere la sua reazione.

«Scrittrice è una parola grossa» sorrise lei «Ho avuto solo una pubblicazione e onestamente gli editori erano più interessati alla mia giovane età ed ai contenuti trattati piuttosto che alla mia presunta bravura».

«Mel» dissi prendendole la mano sotto al tavolo «ti ricordo che l’ho letto, è stupendo e non pubblicano i principianti» l’ammonii.

«Hanno pubblicato la trilogia di E. L. James» disse sconsolata «Non mi stupisco più di niente».

«Cinquanta sfumature di grigio?» chiese mia madre.

«Esatto» affermò perplessa Mel «Lo ha letto? Le piace?»

«Ne ho letto metà» ammise mia madre «ed ho maledetto l’amica che me l’ha regalato cercando di propinarmelo come “Best seller”».

La mia ragazza si lasciò sfuggire una risata e da quel momento le perdemmo ufficialmente. Parlarono per tutta la sera di libri ed altre cose “da donne” trovando un’affinità incredibile su molti temi ed anche quando erano in disaccordo l’una cercava di spiegare all’altra il proprio punto di vista arrivando spesso ad un compromesso.

Io e papà continuammo a parlare di musica e scuola fino a quando non arrivò Emilio. Avevamo mangiato molto e bene, perciò i complimenti che gli rivolsero i miei genitori furono più che meritati.

Con l’arrivo di suo padre Melissa ritrovò un po’ di pace dalle chiacchiere e si dedicò nuovamente a me. Non che fossi geloso delle attenzioni che rivolgeva a mia madre, ero felicissimo che andassero così d’accordo, ma era pur sempre la mia ragazza.

Così con la scusa di fare posto ad Emilio mi strinsi di più a lei, cingendole il fianco ed attirandola verso di me fino a farle poggiare la testa contro la mia spalla.

Emma nel frattempo colorava dei fogli bianchi dando i primi segni di cedimento per l’ora tarda.


 

Melissa

La mia piccolina non riusciva più a tenere gli occhi aperti, così la presi in braccio per farla dormire un po’.

Appena la tirai verso di me Castiel mi fece segno di passargliela alleviandomi dal suo peso. Emma infatti cresceva ogni giorno di più, ma io purtroppo non ero fortissima fisicamente e devo ammettere che non riuscivo più a tenerla in braccio per tanto tempo senza farmi venire i crampi.

Evidentemente non mi ero ancora ripresa del tutto dall’influenza di qualche settimana prima.

Questo però mi aveva dimostrato ancora una volta di quanto Cas fosse attento e premuroso nei nostri confronti, sebbene fossi fermamente convinta che non mi sarei mai sposata, non avrei avuto alcuna difficoltà a definirlo “un uomo da sposare”.

Con questo non intendo dire che l’avrei lasciato… semplicemente ero più propensa per una quieta e pacifica convivenza -non subito naturalmente-.

Vidi la piccola stringersi più forte a Castiel nel sonno ed io inconsciamente feci lo stesso accomodandomi meglio nella sua stretta rassicurante.

Il tepore ormai così famigliare del suo corpo e il suo profumo misto menta e spezie esotiche, lo rendevano ancora più attraente per i miei sensi che ero sicura, non avrebbero retto ancora per molto.

I nostri genitori continuarono a chiacchierare per il resto della serata ed Isabella di tanto in tanto ci rivolgeva un sorriso tenero e complice.

Mi ero trovata davvero bene con lei, era una persona cordiale, socievole e molto ragionevole, parlare con lei durante la cena era stato molto piacevole e ormai mi ero rilassata.

«Direi che è andato tutto bene» bisbigliò Cas baciandomi il capo.

«È esattamente quello che stavo pensando anch’io» sorrisi serena.

«Siete davvero carine vestite così» aggiunse poi con uno sguardo furbo «Scommetto che c’è lo zampino di Alexy».

«Hai indovinato… ma stai insinuando che io non ho gusto nello scegliere i vestiti?» chiesi fintamente imbronciata.

«Assolutamente no» precisò subito «non mi permetterei mai, anzi mai avuto dubbi riguardo ai tuoi gusti in fatto di vestiario, solo che…»

«Che?» lo invitai a proseguire.

«Sembri la versione femminile di Armin» ridacchiò divertito «e visto che è risaputo che sia suo fratello a vestirlo ho solo fatto uno più uno».

«Due» affermai convinta cercando di non ridere.

«Vedo che stai migliorando molto in matematica» rispose sarcastico.

«Ho un professore molto bravo» ammisi sincera.

«Grazie» rispose contento.

«Che cosa?» chiesi «No, non stavo parlando di te».

Ci scrutammo per i dieci secondi successivi e quando finalmente capii che stavo scherzando iniziò a farmi il solletico con la mano che già teneva sul mio fianco.

«No! No!» lo supplicai cercando di non svegliare Emma «È merito tuo! Lo ammetto!»

Vidi dal suo portamento e dallo sguardo che era fiero del risultato ottenuto.

«Se sono bravo in matematica è solo perché sono un ottimo chitarrista» affermò infine.

«Qual’è la correlazione?» chiesi dubbiosa.

«Sì figliolo…» si aggiunse André «questa la voglio proprio sentire».

Castiel si schiarì la voce ed iniziò la sua arringa.

«È risaputo che suonare uno strumento ha molti effetti positivi: rende intelligenti, aiuta a socializzare, crea autodisciplina, autostima» sogghignò leggermente per poi continuare «aumenta la creatività, migliora il sistema immunitario e riduce lo stress».

«Hai sentito tesoro» esclamò mio padre «riduce-lo-stress» articolò per bene «da piccola ti piaceva il flauto traverso… potresti iniziare».

«Cas» dissi rivolta al rosso «potresti proseguire con l’esposizione della tua tesi!?!»

«Ebbene» esclamò lui in maniera solenne «suonare aiuta a riconoscere schemi e strutture: variazioni su uno stesso tema, elementi nuovi che si sovrappongono e si aggiungono a quelli vecchi e passaggi che si ripetono. Per questo viene stimolato il punto di vista neurologico che si trova nella stessa area del cervello che ospita il pensiero logico-matematico. Ecco perché chi è bravo in matematica suona senza difficoltà uno strumento musicale».

«Ed ecco perché io non riuscirò mai a suonare il flauto traverso» conclusi con un’occhiata molto eloquente.

Risero tutti mentre scrollavo sconsolata la testa e Cas mi accarezzava piano la schiena.

«Mio figlio è un genio» esclamò Isabella orgogliosa.

«Non è genio» ribatté André «è ostinato. Ha voluto vivere da solo e sta rispettando i patti che avevamo stabilito».

«Non ho capito se è un complimento o un’offesa» disse Castiel dubbioso.

«Un complimento» intervenne Emilio «fidati».

Continuammo a chiacchierare tutti insieme e passata la mezzanotte decidemmo di concludere la serata.

Il rosso sistemò la piccola nel seggiolino all’interno della macchina di mio padre, io salutai calorosamente i suoi genitori e poi mi sedetti in macchina ad aspettare l’arrivo di papà.

Mentre quest’ultimo scambiava gli ultimi convenevoli, Cas sbucò davanti alla mia portiera, così abbassai il finestrino pensando si fosse dimenticato di dirmi qualcosa.

«Buona notte» esclamò guardando di sottecchi in direzione dei nostri genitori, poi mi baciò di slancio lasciandomi piacevolmente stupita, ma anche abbastanza interdetta.

«Buona notte» ridacchiai mentre lo vedevo allontanarsi a passo svelto.

Chiusi il finestrino e cercai di trattenere il più possibile il sapore di quel bacio mordicchiandomi il labbro inferiore.

Quando infine mio padre salì in auto mi trovò persa trasognante nei miei pensieri, ma sorrise in silenzio e senza aggiungere altro ci riportò a casa.

«Stanca?» chiese una volta arrivati.

«Un po’… ma sono molto più tranquilla ora» ammisi mentre prendeva Emma dal seggiolino per portarla al piano di sopra.

«Speravo proprio di sentirtelo dire piccola mia» commentò tranquillo.

«Papà» lo chiamai con un filo di voce «tra un po’ è il mio compleanno» dissi aspettando un suo segno «mi piacerebbe andare a trovare Stefania e la mamma…»

Sembrò stupito da questa mia affermazione, ma acconsentì con un breve cenno del capo senza fare domande.

Era un lungo viaggio è vero, ma credo che mi avrebbe fatto bene e ora che il libro era uscito dovevo assolutamente vedere Diana.

La storia infondo era la sua, sebbene l’avessi chiamata ed avessi chiesto il suo parere prima di chiamare la casa editrice e dire che eravamo pronti per la pubblicazione, volevo parlarle.

L’accordo che prese mio padre dopo l’incidente fu infatti di rimandare l’uscita del libro a data da destinarsi, avevano compreso la situazione e ci erano stati molto vicini.

Quando però mio padre capì che non ero più in grado di gestire questa situazione e che la mia vita verteva solo ed esclusivamente attorno ad Emma e non volevo nemmeno più sentir parlare del libro, fece un accordo con il mio editore, permettendogli la pubblicazione ad una distanza di dieci anni da quel giorno. Gli affari erano affari, loro avevano già stampato il libro e perciò avevano già investito del capitale in questo progetto. Quello che li convinse fu la proposta di un trenta per cento in più su tutti i ricavi del libro, pensarono quindi che anche a lungo termine, se avessero sfruttato bene e in maniera mediatica la storia avrebbero venduto tantissimo.

Io del resto avevo già deciso di destinare la metà all’associazione che aprirono i genitori di Diana per aiutare altre ragazze in difficoltà come la figlia.

Mi stupii molto quando chiamandoli e spiegando loro che volevo anticipare l’uscita del libro di qualche anno, li trovai entusiasti.

Dicevano che erano molto contenti per me e che avessi superato il trauma dell’incidente -le cose non stavano esattamente così- e che avrei aiutato un sacco di ragazze a riappropriarsi della loro vita.

Non sapevo se stessero esagerando o meno, ma di certo lo scopo originario del libro era quello: aiutare chi non aveva la forza di ammettere abusi o scambiava l’amore per qualcosa che non gli assomigliava nemmeno lontanamente.

«Chiederai a Castiel di venire con noi?» chiese papà distogliendomi dai miei pensieri.

«Non saprei…» sorrisi non troppo convinta.

«Tua madre l’avrebbe adorato e tua sorella troverebbe i commenti più stupidi per metterti in imbarazzo» commentò malinconico.

«Mi hai convinta» esclamai abbracciandolo «Gliene parlerò domani».

«Brava bambina mia» disse mio padre accarezzandomi la testa.



Ciao a tutti ^^
Spero stiate bene... Io sono piuttosto presa dagli esami e dal lavoro...
Ma finalmente sono riuscita a concludere il capitolo :)
Spero vi sia piaciuto ^^

Come andrà seconod voi il viaggio per il compleanno di Mel?

Al prossimo capitolo!

P.S. ho pubblicato una nuova storia intitolata Tutti nodi vengono al pettine ed è dedicata a Nathaniel visto che in questa non fa una bella figura xD
Fatemi sapere se vi piace ;)

Un bacione, Nyx
   
 
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