Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
Ricorda la storia  |      
Autore: Ashura_exarch    24/01/2015    2 recensioni
ATTENZIONE SPOILER DA "A DANCE WITH DRAGONS"
Sala dell'Estate, 259esimo anno dalla conquista di Aegon. Il quinto re omonimo si lancia in un'impresa folle, e a nulla valgono gli avvertimenti del lord comandante Duncan l'Alto. L'unica cosa che Dunk può fare è osservare impotente quello che succede.
Genere: Dark, Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Pycelle, Varys
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Dunk non capì subito cos'era successo. Era accaduto talmente velocemente che quasi non se n'era resoconto, e in men che non si dica si era ritrovato disteso per terra, il vecchio corpo dolorante, mentre attorno a lui regnava la confusione più totale.
Come un fiume in piena gli tornarono alla mente le ultime immagini. Aegon che parlava con il Gran Maestro Pycelle, il principe e il Primo Cavaliere che lo guardavano leggermente turbati, i cortigiani che chiacchieravano, ser Glendon che sbadigliava e ser Andrek che osservava annoiato il vuoto davanti a lui, septon Burm che esaminata sospettoso la catasta di legno. Il septon aveva smosso leggermente un ramo, e poi il lampo. Una fiammata verde smeraldo, talmente intensa che inizialmente Dunk pensava di essere stato accecato. E si era ritrovato a terra senza nemmeno accorgersene.
Sentiva un calore immenso attorno a sé e la pelle gli bruciava, complice la pesante armatura che come Lord Comandante della Guardia Reale era sempre obbligato ad indossare. Dunk provò a rialzarsi, ma appena appoggiò la mano sul pavimento la ritrasse subito, emettendo un gemito. Aveva appoggiato il palmo su della cenere rovente, ustionandosi la mano destra, quella della spada.
Riuscì per lo meno a raddrizzarsi sulle ginocchia, e contemplò la scena che l'attorniava. La Sala Grande del grandioso palazzo di Sala dell'Estate, prima splendida con tutti gli arazzi, i merletti e i tappeti di Myr che l'adornavano, adesso era diventata un inferno di fuoco. Fiamme dalle striature verdi stavano rapidamente consumando la struttura lignea che costituiva le pareti, il pavimento, il soffitto e la maggior parte del palazzo, mentre i vari arazzi e tappeti di stoffa erano già stati divorati dalla furia del fuoco. "Altofuoco" pensò furioso "Lo sapevo che era una pazzia".
Si rialzò e portò meccanicamente la mano alla spada. Solo che dove di solito stava il fodero e quindi dove risiedeva la spada adesso non c'era nulla. Dunk si stupì, e si tastò il corpo, almeno per quel che gli permetteva la pesante armatura. Non riuscendo a trovare nulla rinunciò, e gettò rapidamente uno sguardo attorno a sé.
Grandi cumuli di legno infuocato giacevano dappertutto, l'aria era satura di cenere e dell'odore di fumo, le fiamme gettavano cupi bagliori verdi in ogni dove. Qua e là, in mezzo a tutto a quel caos fiammeggiante, spuntavano dei corpi. "Aegon" pensò velocemente Dunk "Devo trovare Egg". Si strofinò gli occhi. La cenere gli dava noia, poiché glie ne era entrata un po' all'interno della palpebra e lo stava facendo lacrimare. E l'ultima cosa di cui aveva bisogno in quel momento era piangere.
- Lord Duncan!
Quel richiamo risuonò alle sue spalle, e Dunk riconobbe subito chi lo aveva emesso. Ser Glendon lo raggiunse di corsa, piegandosi in due un attimo per riprendere fiato una volta arrivato. Era comprensibile, anche lui non era più giovane come quando erano entrati nella Guardia Reale, nonostante Dunk fosse di due o tre anni più grande.
- Ser Andrek? - chiese Dunk, sperando con tutto il cuore che l'altro confratello fosse ancora vivo.
Ser Glendon, la faccia impiastricciata dalla cenere e i capelli scompigliati, alzò la testa con un'espressione corrucciata - Non ce l'ha fatta. E' stato investito in pieno dalla fiammata, mi sono salvato solo perché davanti a me c'era lui. Dannazione. - . Si pulì una guancia con il dorso della mano. Probabilmente la cenere che aveva addosso era quello che rimaneva di ser Andrek.
"Allora siamo solo in due. Dobbiamo salvare Aegon e suo figlio.". Il suo non era un impulso coraggioso, ma era un dovere. I cavalieri della Guardia Reale, il Lord Comandante specialmente, avevano l'oneroso compito di vegliare sul re e sulla sua famiglia e di proteggerli nei casi di pericolo. Era da più di trentacinque anni che Dunk ne era entrato a far parte, ed erano più di venti che ne era Lord Comandante. Aveva visto morire re Maekar, il padre di Aegon, quando si era recato di persona a reprimere la ribellione di lord Peake, e già allora sentiva di non aver adempiuto al suo dovere. Non avrebbe permesso che succedesse di nuovo, soprattutto adesso che era lo stesso Aegon a portare la corona.
- Mio lord, cosa facciamo? - domandò ser Glendon, molto preoccupato. Ser Glendon Ball era stato un uomo valoroso, ma fin da quando Dunk l'aveva conosciuto non aveva mai posseduto spirito di iniziativa. Con l'incedere del tempo il valore se n'era andato, nonostante l'abilità con la spada e (soprattutto) con la lancia fossero rimaste, ma l'inettitudine al comando di ser Glendon non era variata. Anzi, più diventava anziano e più impacciato si faceva, nonostante lo fosse anche da giovane. Ed era per questo che quando Roland Crakehall, il vecchio Lord Comandante, era morto, era stato scelto Dunk per succedergli.
- Il principe. Dobbiamo prima trovare il principe. - disse con fermezza Dunk.
Il pensiero gli era venuto come un lampo. Aegon era sì il re, ma un re si poteva rimpiazzare. La priorità doveva essere data a Duncan, che non a caso portava lo stesso nome del Lord Comandante, erede al trono e futuro re di tutta Westeros. "Mi dispiace Egg, devo prima di tutto pensare al futuro.".
Aegon Targaryen, quando aveva avuto il suo primo figlio, l'aveva chiamato Duncan, esattamente come il suo mentore. Crescendo Duncan si era dimostrato un ragazzo dolce e amante dei libri piuttosto che della spada, e diventando uomo non era cambiato di una virgola; potenzialmente poteva essere un buon sovrano. Dal padre però aveva ereditato una cosa negativa: la testardaggine. Il principe Duncan era stato promesso fin da giovane alla figlia di lord Lyonel Baratheon, ma il Targaryen era venuto meno alla promessa sposando Jenny, una donna delle Terre dei Fiumi, e per questo il reame aveva sofferto. Per rimanere con la sua amata Duncan era arrivato al punto di rinunciare ai suoi diritti di erede al trono, ma Dunk, se avesse dovuto scegliere tra il suo omonimo e i suoi fratelli, avrebbe scelto il primo. Il principe Jaehaerys non era nulla, mentre il principe Daeron era morto otto anni prima a causa della sua spavalderia, non lasciando nemmeno un erede. Aerys, il figlio di Jaehaerys, era fin troppo vanesio, e nonostante sua moglie Rhaella fosse incinta suscitava ancora molti dubbi al cavaliere. Dunk avrebbe portato in salvo il primogenito di Aegon a qualsiasi prezzo e l'avrebbe fatto re, usando la forza se necessario. Del resto era ancora prestante fisicamente, e aveva molti dalla sua parte.
Ser Glendon fece un cenno di assenso. - Di là - disse - L'ultima volta che l'ho visto il principe era lì, a parlare col Primo Cavaliere.
Si diressero entrambi nella direzione scelta da Glendon, schivando sporadiche fiamme e pezzi di legno che di tanto in tanto cadevano dal soffitto. L'aria aveva cominciato a diventare irrespirabile e a causa del fumo crescente si stava facendo a mano a mano nera. Ser Glendon tossì, e Dunk gli ordinò di coprirsi la bocca con la mano.
Trovarono il principe Duncan anche fin troppo facilmente. Giaceva a terra, non molto lontano da dove un tempo c'era la catasta di legna, il corpo trafitto da vari rami spezzati. Come se non bastasse il fuoco aveva cominciato a lambire la sua carne, cominciando ad annerirgli le gambe.
- Mio principe! - urlò ser Glendon, chinandosi su di lui e tentando di trascinarlo via. Dunk capì subito che erano arrivati tardi: il principe non respirava. Si fermò un attimo ad osservarlo: deboli fiotti di sangue sgorgavano dagli squarci lungo le vesti di pizzo nero, mentre un ramo insanguinato spuntava da sotto il farsetto. I suoi occhi erano chiusi, le braccia abbandonate lungo i fianchi, la pelle della faccia e delle mani annerita e squamosa. Doveva essere stato travolto in pieno dall'esplosione.
Dunk non vacillò. Se il principe Duncan era morto era adesso suo dovere trovare Aegon, suo padre. Egg, il suo compagno d'avventure di un tempo. Un tempo molto lontano. In realtà la loro avventura non era mai finita, e se c'era una cosa che non intendeva lasciar accadere era che si concludesse lì a Sala dell'Estate in maniera così brusca e violenta. Come ultimo pensiero al principe dedicò la frase "Valar morghulis". L'aveva imparata tanti anni prima, quando ancora lui ed Egg vagavano senza meta per i Sette Regni. Si erano fermati a Porto Bianco venendo da Grande Inverno per cercare una nave che li portasse a sud. Ne avevano trovata una in effetti, ed era braavosiana. Durante le due settimane di viaggio Dunk aveva imparato qualche frase in alto valyriano (aiutato anche da Aegon), tra le quali proprio Valar morghulis. Letteralmente tutti gli uomini devono morire.
Tirò su ser Glendon con uno strattone e lo girò verso di sé. - Ormai non possiamo fare più nulla per lui - disse con tono fermo - Dobbiamo cercare il re. - . Ser Glendon guardò un'ultima volta il cadavere appena di sfuggita, poi fece un cenno d'assenso.
Quel giorno a Sala dell'Estate erano presenti, oltre a re Aegon e a suo figlio Duncan, anche suo nipote Aerys e la sua moglie-sorella Rhaella, la quale era incinta. Loro non correvano pericolo in quanto erano andati a fare una passeggiata mentre il re si riuniva con la sua corte. Era stata una vera fortuna che Aerys avesse voluto uscire alla buona usufruendo del bel tempo offerto appena prima della riunione fatale. Forse anche un po' troppo provvidenziale. "No, non ho tempo per pensare a questo adesso.".
Dunk ricordava di aver visto il re l'ultima volta mentre parlava col Gran Maestro Pycelle appena al di sotto del piano rialzato della Sala Grande, e infatti fu proprio lì che lui e ser Glendon si diressero. Per farsi strada tra i rottami i loro mantelli bianchi si erano fatti neri e si erano appiccicati alle loro schiene per via del sudore provocato dalla calura. "Il caldo si sta facendo insopportabile ogni minuto che passa. Aumenterà ancora, ne sono sicuro". Dunk una volta aveva letto un libro, il quale parlava degli effetti dell'Altofuoco. La sostanza prima si spandeva per tutto lo spazio disponibile e poi saliva bruscamente verso l'alto, solo per ridiscendere lentamente al fine di creare una letale trappola di fiamme inestinguibili. Dunk non si fermò mai per guardare il soffitto, sapeva già che l'avrebbe visto avvolto da livide fiamme verdi che l'avrebbero consumato poco a poco. Se non li avesse uccisi la mancanza d'aria oppure l'Altofuoco ci avrebbe pensato il soffitto, che sarebbe sicuramente crollato da un momento all'altro.
- Ser Glendon, tu guarda da quella parte! - ordinò Dunk. L'uomo assentì e corse nella direzione indicata, mentre Dunk inginocchiò davanti ad un cumulo di macerie. Si ricordava di aver visto Aegon da quelle parti appena pochi minuti prima, doveva essere per forza lì. Immerse le mani nella catasta, e immediatamente il palmo della destra cominciò a bruciargli da impazzire. Dunk cercò di ignorare il dolore e spinse le mani sempre più a fondo. Provava delle fitte allucinanti ogni volta che la delicata pelle scottata veniva anche solo sfiorata da schegge di legno, pezzi di ferro e altre cose ancora che Dunk non voleva nemmeno provare a immaginare, ma nonostante questo continuò.
Finalmente, dopo quelle che sembrarono intere ore, Dunk avvertì un corpo umano a contatto. Lo tastò per assicurarsi che fosse Aegon, e la conferma gli arrivò quando toccò l'anello con inciso il drago a tre teste che il re portava sempre al dito. Afferrò quello che doveva essere un braccio e cercò di tirarlo fuori. Aegon però sembrava essersi incastrato.
- Ser Glendon! - chiamò - Mi serve aiuto! Ho trovato il re! - . Sperava che il cavaliere suo sottoposto l'avrebbe aiutato, e fu proprio quello che accadde quando l'uomo corse da lui. Insieme, sebbene impiegando la maggior parte delle loro forze, riuscirono a tirare fuori Aegon dalla catasta, e Dunk ebbe la conferma che si trattasse effettivamente di lui dai lunghi capelli argentei (fino a poco prima, adesso mezzi neri per colpa della cenere e della polvere).
Gli occhi del re erano chiusi, e i capelli ricadevano disordinati sul pavimento circostante. Il braccio destro poi aveva assunto una strana angolatura. Dunk si chinò di nuovo e accostò l'orecchio al suo petto. Si dovette sforzare molto, ma alla fine avvertì un battito del cuore, seppur debole, e poi un altro. - E' vivo, sia ringraziata la Madre. - . Era un suo pensiero, ma lo espresse a voce alta. Ser Glendon tirò un sospiro di sollievo.
Dunk si caricò Aegon, privo di sensi, sulla spalla. - Dobbiamo immediatamente andarcene di qui. - disse - Ser Glendon, per favore, fammi strada. - . Luì chinò il capo rispettoso ed estrasse la spada, facendo cenno di seguirlo. Dunk si guadò un attimo attorno. Si ricordava di aver visto anche il Gran Maestro Pycelle con Aegon, ma non l'aveva trovato accanto a lui quando l'aveva cercato. Non ci diede troppo peso, doveva pensare a portare in salvo il re, non certo il Gran Maestro. I maestri potevano essere facilmente sostuituiti, mentre i re no. Così si avviarono, l'alto ser Duncan che teneva per le spalle lo svenuto Aegon e il minuto Glendon Ball che lo guidava.
Si diressero verso l'uscita della stanza. Imboccarono il corridoio sulla sinistra, diretti verso l'uscita. Ebbero però una brutta sorpresa. Quando arrivarono a svoltare di nuovo ancora verso sinistra per imboccare l'uscita, trovarono il corridoio che vi conduceva completamente ostruito dalle macerie. Ser Glendon impercò, mentre Aegon si mosse debolmente, o forse era solo Dunk che portandolo lo scuoteva.
Non ebbero altra scelta che tornare sui propri passi, dirigendosi verso le scale che portavano al piano superiore. Dunk aveva deciso di uscire dalle stalle, poste però dall'altra parte del palazzo. La via più diretta, ovvero attraverso la Sala Grande, era stata bloccata, per cui avrebbero dovuto fare il giro lungo passando per il primo piano. Venendo ser Glendon fermarsi un attimo per riprendere fiato Dunk gli ordinò bruscamente di proseguire senza attardarsi di nuovo. "Qui tra poco diventerà un inferno verde".
Più rimanevano all'interno di quelle sale semidistrutte e più l'aria si faceva irrespirabile e calda. Sembrava che la vampata di Altofuoco non si fosse limitata ad incendiare la Sala Grande, ma che si fosse anche espansa ai locali limitrofi. Non era forse fatto di legno il palazzo di Sala dell'Estate?
Raggiunsero infine le scale. Alcune sezioni di gradini erano crollate, lasciando scoperto lo scheletro ligneo sottostante. Il soffitto era avvolto da spaventose fiammate verdi, e l'aria traballava a causa dell'elevata temperatura. Dunk deglutì. L'ultima volta che si era trovato in una situazione del genere aveva rischiato di rimetterci la pelle, ma ne era uscito illeso. Ma allora aveva vent'anni, mentre adesso ne aveva più di sessanta. "Non ho più il fisico per certe cose" pensò "Ma devo comunque salvare Aegon.".
Disse a ser Glendon di precederlo sulle scale in modo da fargli strada. Nonostante fosse un po' impacciato il confratello fece tutto sommato un buon lavoro, scostando i detriti con la punta della spada e conducendo Dunk con la mano libera. Per il Lord Comandante invece fu più difficile salire le scale. Quel suo fisico enorme lo stava impedendo per una volta. Con la testa arrivava quasi al soffitto, e sentiva il calore carezzargli avidamente la pelata aspettando il momento giusto per incenerirgli la testa. In più la mano ustionata gli stava facendo vedere le stelle, ma Dunk per tutto il tempo riuscì a mordersi la lingua e a soffrire in silenzio.
Arrivati in cima alle scale proseguirono per un altro lungo corridoio e infine scorsero l'altra rampa, quella che portava alle stalle e alle cucine. A prima vista sembrava integra, le fiamme non dovevano ancora aver raggiunto quella parte. "Siano lodati i Sette" ringraziò mentalmente Dunk.
- Forza - disse - Portiamo fuori il re.
I due avanzarono, ser Glendon in testa. Puntarono dritti verso l'imboccatura delle scale, ma qualcosa di mosse più veloce di loro. Dalle ombre dell'angolo dietro una porta emerse una figura che si parò proprio di fronte a loro. Era un uomo non particolarmente prestante, dai corti capelli neri e dalle lunghe vesti marroncine, senza particolari segni di distinzione. A parte la catena di anelli al collo. "Il Gran Maestro Pycelle." pensò Dunk, leggermente sollevato. Vedere una faccia conosciuta non gli avrebbe fatto che bene, e forse l'uomo li avrebbe potuti aiutare.
Glendon Ball sembrava essere felice quanto Dunk di vedere Pycelle, e si diresse verso di lui mentre rinfoderava la sua lama. - Gran Maestro - esordì - Che piacere vederti, io ed il lord comandante siamo felici che tu sia ancora tra noi. -
Pycelle non rispose.
- Presto - disse ser Glendon, alzando una mano verso il Gran Maestro - Dobbiamo and... - ma non riuscì a terminare la frase. Con un fulmineo movimento del braccio il Gran Maestro toccò ser Glendon proprio sopra il collo. A Dunk venne un brivido quando sentì il rumore prodotto da quel contatto. Pycelle ritirò il braccio, e ser Glendon rimase immobile per un attimo. Poi si accasciò lentamente a terra. Il mantello bianco si afflosciò sotto il suo corpo, e la spada cadde chissà dove.
Dunk fissò incredulo Pycelle. Cosa aveva fatto? Aveva appena ucciso ser Glendon senza apparentemente un motivo. Dunk tutto si sarebbe aspettato meno che questo. E poi come aveva fatto? Ma soprattutto perché? Chi aveva davanti? Era veramente il Gran Maestro Pycelle? No, Dunk ne dubitava. Conosceva Pycelle, ed era un uomo totalmente diverso da quello.
"Stai calmo Dunk, e pensa lucidamente. Non devo perdere il controllo.".
L'intera faccenda sembrava non avere senso, ma nonostante tutto Dunk riuscì a non vacillare. Il suo pensiero primario, nonché obbiettivo, rimase quello di portare in salvo re Aegon. Egg, il suo migliore amico. L'uomo che aveva davanti era uno spietato assassino, aveva appena ucciso un confratello della Guardia Reale e doveva pagare. Ma non prima che Aegon fosse stato al sicuro.
- Levati di mezzo - intimò. La sua voce, già bassa a causa dell'età, si era fatta ancora più roca per la rabbia. Dunk era sì riuscito a controllare le sue idee, ma non le sue emozioni. La morte di Glendon l'aveva scosso, ed era subito subentrata la collera. Conosceva ser Glendon Ball da più di quarant'anni, quando ancora si chiamava Glendon Flowers, ed erano sempre stati buoni amici. Avevano viaggiato assieme fin dal torneo di Bianchemura, ed Egg era stato un buon scudiero anche per lui. Dunk era alterato, ma sapeva che questo non era nulla in confronto a quello che sarebbe venuto dopo. Il vecchio era solito ripetere "Il male, se covato, si immerge nella sua stessa lordura. Quando succede la cosa più pericolosa è lasciarlo cuocere.". Oppure si sarebbe limitato a dire col suo solito affetto "Il mio Dunk, dal cervello fino come le mura di un castello". Adesso il vecchio era morto da cinquant'anni, mentre Dunk l'aveva pure superato in età. Nonostante oramai non dovessero esserne rimaste nemmeno le ossa, le parole di ser Arlan di Pennytree risuonavano chiare nella mente di Dunk come se fossero state dette il giorno prima.
L'uomo di fronte a lui non sembrò per nulla intimorito. Anzi, un lieve sorriso increspò le sue labbra.
- Solo lui - disse indicando Aegon - Voglio solo lui.
Dunk non riconobbe la voce di Pycelle. Quello indubbiamente non era il Gran Maestro. Ma se non lo era, perché era in tutto e per tutto uguale a lui? A Dunk venne quasi subito in mente una possibilità, ma si rifiutò di accettarla. Nessuno sano di mente avrebbe richiesto il loro impiego.
- Io sono il Lord Comandante della Guardia Reale - disse in risposta con tono solenne - e il mio dovere è proteggere il mio re, anche se ne va della mia stessa vita. Fatti da parte o sarò costretto ad eliminarti.
Il sorriso del finto Pycelle si fece ancora più largo, lasciando intendere la sua risposta. Dunk non aspettava altro. Era troppo tempo che non sfogava la sua rabbia, e quel volgare assassino avrebbe fatto al caso suo. Si ricordava ancora di quella volta a Maidenpool, quando ancora Egg era il suo scudiero e un armato di lord Mooton l'aveva minacciato con un coltello. Dunk l'aveva protetto, prendendosi anche una coltellata, non prima di aver schiacciato l'uomo sotto il suo peso. Era semplicemente rimasto seduto sopra di lui, e quello era rimasto soffocato. Avrebbe fatto fare la stessa fine al bastardo che aveva davanti.
Appoggiò delicatamente Aegon a terra. Quello, quanto venne a contatto col freddo pavimento di legno, emise un debole gemito. Dunk gli accarezzò i lunghi capelli argentati, scostando una ciocca. "Il mio Egg. Tranquillo, ti proteggerò io.".
Portò la mano all'elsa, ma solo tardivamente si ricordò che la sua spada era andata perduta. Immediatamente occhieggiò quella di ser Glendon, ancora inserita nel fodero, ma anche l'assassino aveva avuto lo stesso pensiero. Con un leggero movimento del piede scostò fodero e spada dal corpo di ser Glendon e con un calcio le scaraventò nelle scale dietro di lui. Dunk strinse il pugno, e la mano ustionata si fece sentire. "Non importa" pensò "Sono capace di combattere anche a mani nude".
I due cominciarono a squadrarsi. L'espressione di Dunk era contratta dalla rabbia, e al tempo stesso l'anziano cavaliere si sentiva pervaso da una furia omicida che non ricordava di avere mai avuto. Per contro il suo avversario aveva ancora quell'orribile sorriso e aveva cominciato lentamente a camminare, descrivendo un piccolo cerchio con la sua andatura.
Fu Dunk a rompere gli indugi. Con un possente urlo si fiondò contro il finto Pycelle. Il suo obbiettivo era quello di saltargli addosso ed ucciderlo come aveva fatto con l'armigero Mooton, non avendo altre armi a disposizione. Ma l'assassino fu più veloce di lui, schivandolo agilmente. Dunk perse l'equilibrio, ma riuscì a non cadere afferrando con una mano una tenda penzolante. La tirò per tirarsi su, ma quella si strappò come fosse stata di carta. Dunk vide che l'estremità era in fiamme, e già qualche bagliore rosso si poteva veder provenire da dietro qualche angolo e attraverso qualche fessura nel legno. Il fuoco si stava avvicinando.
Immediatamente il cavaliere si voltò, alla ricerca del suo avversario. Lo vide, mentre correva verso il re. Dunk non perse tempo, rialzandosi fulmineamente per la sua età e spiccando un salto per riuscire a raggiungere l'avversario. Gli atterrò proprio dietro, e riuscì ad afferrarlo per il mantello. Ma l'assassino se lo sfilò in un attimo, gettandoglielo addosso. Dunk agitò come un pazzo le mani cercando di toglierselo dal viso, e nel farlo perse l'equilibrio. Cadde a terra proprio mentre un calcio lo prese nello stomaco.
Il drappo gli cadde dalla faccia, e vide che il suo avversario si stava preparando per un altro calcio. Riuscì a scansarsi all'ultimo secondo, afferrando il suo piede e trascinandolo per terra. L'uomo però con un abile movimento di braccia riuscì a rimettersi in piedi facendo la ruota. Anche Dunk provò a rialzarsi, ma il pavimento sotto di lui cedette. Mentre affondava le schegge gli penetrarono nella carne, e allora urlò di dolore. Non cadde al piano di sotto, in quanto la sua grossa stazza lo bloccò all'altezza della vita.
L'assassino sorrise di nuovo. Dopodiché estrasse un coltello e si diresse verso Aegon. Il re, svenuto com'era, non si accorse della minaccia in arrivo, e non poté fare nulla.
- NO! - gridò Dunk - Non farlo!
- E perché mai?
L'uomo si voltò, mettendo in bella mostra il pugnale. Lo muoveva ritmicamente con la mano, quasi a far risaltare di più agli occhi di Dunk il suo fallimento. Perché era questo che aveva appena fatto: aveva fallito. Avrebbe dovuto proteggere i membri della famiglia reale, ma il principe Duncan era morto e suo padre Aegon l'avrebbe presto seguito. Il tutto condito dal lugubre bagliore verde dell'Altofuoco, sempre più vicino, e dal fumo che andava pian piano permeando l'aria.
"No... non può... finire così...". Dunk cercò disperatamente di liberarsi, riuscendo solo ad infilarsi nuove schegge nel corpo. Il dolore era atroce, e le sue gambe scalciavano come se fosse un bambino capriccioso al quale viene impedito di ottenere quello che vuole. Con le mani, anche quella ustionata, andava freneticamente cercando un appiglio col quale tirarsi su, ma non ne trovò. Non aveva tempo per le emozioni. Si doveva liberare, e in fretta.
L'uomo si inginocchiò, e avvicinò il pugnale alla gola del Targaryen. - No... - sibilò Dunk. Non ce la stava facendo. Non riusciva a trovare nessun appiglio, e per questo il re sarebbe morto. Sarebbe morto per colpa sua. Egg, il suo Egg. Egg sarebbe morto per colpa sua.
Solo allora notò la tenda. Doveva essere stata strappata dal suo breve combattimento con l'uomo di poco prima, in quanto Dunk se la ricordava integra. Un'estremità giaceva lì, a poca distanza da lui, mentre l'altro capo era ben fissato al soffitto. Dunk allungò immediatamente il braccio, cercando di afferrare il drappo. Le sue dita riuscivano a sfiorare la stoffa, ma non a prenderla. "Dai, dai...!".
Quando finalmente riuscì ad afferrare il lembo della tenda l'uomo si alzò. Pronunciò due semplici parole che Dunk udì anche troppo bene. Valar morghulis. No. Non era successo davvero. Quello... quell'uomo... Quell'uomo non aveva appena...
Dunk si sentì di nuovo pervadere dalla forza. Riuscì ad afferrare il lembo della tenda, gli occhi lacrimanti per colpa del fumo, e tirò. Già al primo tentativo sentì di riuscire a muoversi, ma fu solo al secondo che riuscì a riemergere dalla voragine. Si rialzò da terra e si buttò a peso morto sull'uomo. Quello venne colto di sorpresa e cadde a terra con lui.
Dunk gli bloccò le braccia con le ginocchia, e portò le mani sulla sua gola. Con tutta la forza che aveva le premette contro la sua pelle, e aspettò. Chiuse gli occhi per colpa del fumo, non riusciva più a vedere niente, ma nonostante questo sentiva gli spasmi dell'uomo, i suoi deboli tentativi di liberarsi dalla sua stretta mortale.
Bastò poco tempo perché l'assassino smettesse di muoversi, ma Dunk non mollò la presa. Quella gente era infida, e non voleva rischiare. Alzò tremante le dita, e con odio le immerse nelle due cavità oculari, premendo fino in fondo. Sentì le unghie grattare contro l'osso mentre gli occhi si disfacevano in una poltiglia, ma l'uomo non si mosse. Era morto davvero.
Solo allora Dunk si tolse da sopra di lui, e cadde annaspando accanto al suo cadavere. Non riusciva a vedere nulla, il fumo gli faceva male agli occhi. Cominciò a tossire.
Cercò a tentoni Aegon, non facendo molta fatica a trovarlo. Si portò accanto a lui, e lo abbracciò.
- Egg, oh... Egg... no...
Aprì gli occhi per quel tanto che bastava da scorgere lo squarcio sulla sua gola.
- Egg... no... perdonami... ho fallito... Egg... Egg...
Non riuscì più a tenere gli occhi aperti, e il calore circostante si era fatto insopportabile. Tossì di nuovo, stavolta più forte.
- Tuo figlio... ho provato a salvarlo... perdonami Egg...
Tossì e tossì ancora mentre stringeva più forte il corpo di Aegon. Nonostante fosse morto, il Targaryen aveva ancora una piacevole sensazione di calore.
- Egg... ti prego... Egg... mio Egg...
Tossì ancora, e il calore si fece più inteso e con esso anche la sua stretta su di loro. Dunk portò la testa di Aegon in mezzo al suo petto.
- Egg... Egg... Egg...
La mente di Dunk si svuotò completamente. Rimasero solo lui ed Egg. C'era spazio solo per loro, non esisteva nessun altro al mondo. Respirò profondamente, inalando la cenere.
- Egg... Egg...
Dunk si sentì bene. Respirò di nuovo, e sentì di essere leggero come l'aria.
- Egg...
Il calore dei due corpi si fuse in uno solo. Dunk scorse una figura minuta ma dai lineamenti gentili venirgli incontro. Una sorridente figura dai capelli argentei che lui conosceva bene.
- Aegon...
Smise di respirare.

 

***

 

Il fuoco avanzò, divorando in modo sempre più veloce la struttura di legno di Sala dell'Estate. Quella era anche una giornata calda e secca, l'ideale per un incendio. Da fuori lo spettacolo non doveva essere dei migliori, ma era l'interno ad essere un vero inferno. Almeno questo doveva pensare l'ombra che si aggirava furtiva tra i saloni illuminati dalle fiamme.
Finalmente arrivò a destinazione, un uomo avvolto dentro un nero mantello, allo stesso tempo in contrasto e uguale al colore dell'ambiente. Si coprì la bocca con una mano, impedendosi di tossire. L'Altofuoco aveva cominciato a bruciare le pareti tutt'attorno, per cui l'uomo si doveva sbrigare col suo lavoro.
Non fece fatica a trovare i tre corpi. Erano stesi per terra, imbrattati dalla cenere, uno a faccia in su e due abbracciati. Uno dei due indossava un'armatura bianca (o meglio, doveva esserlo stata, mentre adesso era marroncina), mentre l'altro era in abiti regali. Il terzo invece indossava una veste lunga da Maestro, e fu proprio a quello che l'uomo puntò.
Lo raggiunse e si chinò. Gli occhi gli stavano cominciando a lacrimare, per cui decise di sbrigarsi. Portò le mani ai lati della testa del cadavere e tastò. Cercò di fare in fretta, e alla fine riuscì a trovare i collegamenti. Riuscì a scioglierli abilmente e un piccolo rumore venne prodotto dallo sfregamento. L'uomo ritirò il suo trofeo e lo appoggiò per terra. Poi sfilò dal cadavere anche i suoi abiti, compresa la catena, e li indossò.
Dopo essersi messo anche la faccia pronunciò due semplici parole al morto, con un tono quasi di tristezza. Valar morghulis.

 

***

 

Il primo ad accorrere a Sala dell'Estate fu lord Peasebury, il cui castello non si trovava lontano dal palazzo. Furono anche altri ad arrivare, come lord Hasty, lord Trant e lord Fell, ma fu troppo tardi. Una volta che le loro guardie ebbero scorto le fiamme verdi e il fumo alzarsi da Sala dell'Estate oramai non c'era più nulla da fare.
L'unica cosa possibile fu quella di scavare tra le macerie per trovare i cadaveri e seppellirli. Furono trovati tutti - almeno quel che rimaneva - da septon Burm al Primo Cavaliere a lord Horpe, il quale era in visita al momento dell'incendio. Gli unici corpi a non essere trovati furono quelli di re Aegon e del lord comandante Duncan l'Alto.
Chi sopravvisse invece fu il principe Aerys. Gli era venuta la "provvidenziale" idea di uscire dal palazzo per una passeggiata poco prima del disastro, ed era proprio in quel mentre che la principessa Rhaella aveva avuto le doglie. Aveva provato a tornare a palazzo, ma Aerys aveva insistito perché non facesse sforzi inutili. La principessa aveva partorito sotto un salice piangente un bel maschietto, a cui era stato dato nome Rhaegar.
Il principe Jaehaerys venne incoronato una settimana dopo ad Approdo del Re, ed Aerys divenne l'erede al trono. Jaehaerys II si rivelò un re debole in tutti i sensi, e morì di malattia tre anni dopo.
Re Aerys II Targaryen non capì mai come, dopo la nascita di Rhaegar, tutti i figli avuti da lui e Rhaella fossero morti nella pancia o appena nati. Eppure, diceva, il Gran Maestro Pycelle è così bravo...

 

***

 

Pycelle era chino su una pila di pergamene quando sentì uno strano rumore alle sue spalle, seguito dal suono di una voce a lui ben troppo nota.
- Pycelle, caro amico mio.
Al Gran Maestro si gelò il sangue nelle vene, e si voltò lentamente. Riconobbe al volo la testa pelata, il mento ben rasato e il pungente profumo che aleggiava attorno a quell'uomo.
- V-varys...
- Come sta il Gran Maestro? Era un po' che non ci vedevamo. Mi sembra... dal concilio ristretto subito prima della morte di Tywin Lannister, ricordi?
- S-sì, mi ricordo...
- Mi dispiace di non aver potuto presenziare oltre, ma vedi, la mia posizione allora si stava facendo alquanto... scomoda, e sono dovuto sparire per un po'. Vedo che la regina non ha avuto difficoltà a rimpiazzarmi, per cui credo di aver fatto in fin dei conti la mossa giusta.
Pycelle non rispose. Con Varys doveva stare bene attento a quello che diceva. Prese a lisciarsi nervosamente la barba da poco ricresciuta.
- Spero che la mia codardia - perché, diciamocelo, è di questo che si tratta - non abbia incrinato i rapporto tra di noi. Ricordo che andavamo abbastanza d'accordo, lo rammenti?
L'eunuco si sedette accanto al Gran Maestro. Pycelle deglutì.
- S-sì, certo che lo rammento...
- E dovresti rammentare anche quante volte abbiamo collaborato nel corso degli anni.
- Certo che lo ricordo.
- Bravo, vedo che l'età non ha intaccato le tue doti intellettive. Sono contento di ciò. Sai, certe volte le persone anziane possono degenerare in brevissimo tempo.
Il Gran Maestro non rispose. L'eunuco lo stava irritando. Che arrivasse al sodo in fretta, altrimenti avrebbe chiamato le guardie.
- Se non sbaglio sei al servizio della corona fin dal servizio di Aegon il Quinto. Dev'essere stata una bella esperienza veder cambiare sei re, dico bene?
Pycelle fece per dire qualcosa, ma si trattenne.
- Come?
Il Gran Maestro rimase in silenzio.
- Non importa. - rispose Pycelle col suo sorrisetto pacato - Certe volte i silenzi riescono a comunicare più di mille parole messe assieme. E devo dire che i tuoi silenzi mi hanno rivelato delle cose... interessanti.
Pycelle mosse leggermente il braccio. Che cosa stava dicendo l'eunuco? A cosa si riferiva? Forse aveva scoperto il suo coinvolgimento nelle morti di Jon Arryn ed Eddard Stark?
- Naturalmente non ho fatto tutto da solo, i miei uccelletti mi hanno dato una mano con i loro cinguettii. Sai, i cinguettii possono rimanere a lungo nel tempo, anche per decenni interi. Se ti fa piacere puoi paragonarli a degli echi.
Pycelle guardò preoccupato l'eunuco. Che cosa stava cercando di dirgli?
- Anche a Sala dell'Estate gli uccelletti cinguettavano, quel giorno?
"Oh no". Fu in quel momento che il Gran Maestro capì che era finita. Se Varys aveva scoperto QUELLO allora era davvero finita. Ma una parte di lui rifiutò di arrendersi.
- No, furono spaventati dal fuoco - rispose.
- Ah davvero? E pensare che loro erano fuori dal palazzo, mentre tu eri dentro. Ti salvasti per miracolo, nevvero?
Pycelle non rispose.
- Il Gran Maestro si salvò, mentre il re, il principe, il Primo Cavaliere e la maggior parte della corte perirono tra le fiamme. Questo fatto mi è sembrato sempre alquanto strano, ma non ci ho mai dato molto peso. Almeno finché i miei uccelletti mi hanno riferito di quel latte che davi alla regina Rhaella quando era incinta.
L'eunuco aveva scoperto anche quello.
- Re Aerys faceva un uso spropositato degli Uomini Senza Faccia, questo lo devo riconoscere. Meno male che mi ascoltava, altrimenti le casse del reame si sarebbero prosciugate in fretta più di quanto già non facessero. Ma al tempo non collegavo le morti dei principi con esso. Poi qualche giorno fa uno dei miei uccelletti mi ha rammentato il dogma di quegli individui: valar morghulis, tutto gli uomini devono morire. Ed è stato allora che ho collegato.
Pycelle scattò in piedi, ma Varys aveva già previsto tale mossa. Da sotto la sua veste di pizzo tirò fuori un pugnale, puntandolo contro la gola del Gran Maestro.
- Caro Pycelle, non te ne andrai così facilmente. Voglio solo che tu mi dica un paio di cose.
Si alzò in piedi, e prese a camminare avanti e indietro per la stanza.
- Non so se conosci l'esatto per cui mi sono nascosto per quasi un anno. E' stato perché ho aiutato il Folletto, è vero, ma non solo per quello. Hai sicuramente sentito le voci che provengono dalle Terre della Tempesta, o sbaglio?
Lo stomaco di Pycelle si contrasse.
- Hai già capito, eh? Bene, passerò dritto al sodo: voglio sapere perché, in tutti questi anni, non hai fatto altro che uccidere principi. Non mi interessa sapere in merito ai principi Baratheon, voglio sapere in merito ai Targaryen. - . Si avvicinò: - E voglio la verità.
Pycelle rimase un attimo in silenzio, il tempo di caricarsi. Poi esplose.
- Non fu colpa mia, lo giuro! Ho sempre eseguito solo degli ordini! Da Braavos mi comunicavano e io eseguivo, tutto qui. E a Sala dell'Estate non fui io, raccolsi solo la faccia del mio predecessore. So solo che fu lui a plagiare il re per mettere in atto quel piano folle.
- Chi lo pagò?
- Aerys. Voleva ascendere rapidamente al trono, per questo uccise suo zio e suo nonno.
- E con suo padre sono pronto a scommettere che gli hai dato una mano. Re Jaehaerys non era mai stato in forma, e non sembrò strano che una malattia se lo portasse via quando ancora non aveva quarant'anni.
Pycelle tacque.
- Facevi ingerire il veleno al re con l'inganno, non è così? Nello stesso modo in cui ingannavi Rhaella, facendole prendere il té della luna spacciandolo per comune latte. E se non funzionava pensavi tu stesso ad uccidere i principi in fasce. Perché?
Il Gran Maestro rimase per un attimo in silenzio.
- Non importava quanto Aerys pagasse - disse poi - Solo una vita può ripagare la morte. Aerys si rifiutò di darci una vita, e noi ogni volta portavamo una morte. Fu stupido a non collegare le cose.
Varys lo fissò per un attimo, poi sorrise. Appoggiò il pugnale sullo scrittoio e fece per andarsene.
- Abbiamo finito. Grazie molte per la collaborazione.
Pycelle lo seguì con lo sguardo, almeno finché non scorse un luccichio metallico dietro di sé. Provò a girarsi, ma un rumore secco lo distrasse. Sentì un forte colpo alla testa. Si lasciò cadere sulla scrivania, sbattendo violentemente il capo. Qualcosa di grigio schizzò via. 
Vide di nuovo Varys. L'eunuco si chinò finché le sue labbra sfiorarono il viso di Pycelle.
- Tu i draghi li distruggi appena nati, mentre io li salvo.
Si fece tutto buio.

  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones / Vai alla pagina dell'autore: Ashura_exarch