Dunk
non capì subito cos'era
successo. Era accaduto talmente velocemente che quasi non se n'era
resoconto, e
in men che non si dica si era ritrovato disteso per terra, il vecchio
corpo
dolorante, mentre attorno a lui regnava la confusione più
totale.
Come un fiume in piena gli
tornarono alla mente le ultime immagini. Aegon che parlava con il Gran
Maestro
Pycelle, il principe e il Primo Cavaliere che lo guardavano leggermente
turbati, i cortigiani che chiacchieravano, ser Glendon che sbadigliava
e ser
Andrek che osservava annoiato il vuoto davanti a lui, septon Burm che
esaminata
sospettoso la catasta di legno. Il septon aveva smosso leggermente un
ramo, e
poi il lampo. Una fiammata verde smeraldo, talmente intensa che
inizialmente
Dunk pensava di essere stato accecato. E si era ritrovato a terra senza
nemmeno
accorgersene.
Sentiva un calore immenso attorno
a sé e la pelle gli bruciava, complice la pesante armatura
che come Lord
Comandante della Guardia Reale era sempre obbligato ad indossare. Dunk
provò a
rialzarsi, ma appena appoggiò la mano sul pavimento la
ritrasse subito,
emettendo un gemito. Aveva appoggiato il palmo su della cenere rovente,
ustionandosi la mano destra, quella della spada.
Riuscì per lo meno a raddrizzarsi
sulle ginocchia, e contemplò la scena che l'attorniava. La
Sala Grande del
grandioso palazzo di Sala dell'Estate, prima splendida con tutti gli
arazzi, i
merletti e i tappeti di Myr che l'adornavano, adesso era diventata un
inferno
di fuoco. Fiamme dalle striature verdi stavano rapidamente consumando
la
struttura lignea che costituiva le pareti, il pavimento, il soffitto e
la
maggior parte del palazzo, mentre i vari arazzi e tappeti di stoffa
erano già
stati divorati dalla furia del fuoco. "Altofuoco" pensò
furioso
"Lo sapevo che era una pazzia".
Si rialzò e portò meccanicamente
la mano alla spada. Solo che dove di solito stava il fodero e quindi
dove
risiedeva la spada adesso non c'era nulla. Dunk si stupì, e
si tastò il corpo,
almeno per quel che gli permetteva la pesante armatura. Non riuscendo a
trovare
nulla rinunciò, e gettò rapidamente uno sguardo
attorno a sé.
Grandi cumuli di legno infuocato
giacevano dappertutto, l'aria era satura di cenere e dell'odore di
fumo, le
fiamme gettavano cupi bagliori verdi in ogni dove. Qua e là,
in mezzo a tutto a
quel caos fiammeggiante, spuntavano dei corpi. "Aegon" pensò
velocemente Dunk "Devo trovare Egg". Si strofinò gli occhi.
La cenere
gli dava noia, poiché glie ne era entrata un po' all'interno
della palpebra e
lo stava facendo lacrimare. E l'ultima cosa di cui aveva bisogno in
quel
momento era piangere.
- Lord Duncan!
Quel richiamo risuonò alle sue
spalle, e Dunk riconobbe subito chi lo aveva emesso. Ser Glendon lo
raggiunse
di corsa, piegandosi in due un attimo per riprendere fiato una volta
arrivato.
Era comprensibile, anche lui non era più giovane come quando
erano entrati
nella Guardia Reale, nonostante Dunk fosse di due o tre anni
più grande.
- Ser Andrek? - chiese Dunk,
sperando con tutto il cuore che l'altro confratello fosse ancora vivo.
Ser Glendon, la faccia
impiastricciata dalla cenere e i capelli scompigliati, alzò
la testa con
un'espressione corrucciata - Non ce l'ha fatta. E' stato investito in
pieno
dalla fiammata, mi sono salvato solo perché davanti a me
c'era lui. Dannazione.
- . Si pulì una guancia con il dorso della mano.
Probabilmente la cenere che
aveva addosso era quello che rimaneva di ser Andrek.
"Allora siamo solo in due.
Dobbiamo salvare Aegon e suo figlio.". Il suo non era un impulso
coraggioso, ma era un dovere. I cavalieri della Guardia Reale, il Lord
Comandante specialmente, avevano l'oneroso compito di vegliare sul re e
sulla
sua famiglia e di proteggerli nei casi di pericolo. Era da
più di trentacinque
anni che Dunk ne era entrato a far parte, ed erano più di
venti che ne era Lord
Comandante. Aveva visto morire re Maekar, il padre di Aegon, quando si
era
recato di persona a reprimere la ribellione di lord Peake, e
già allora sentiva
di non aver adempiuto al suo dovere. Non avrebbe permesso che
succedesse di
nuovo, soprattutto adesso che era lo stesso Aegon a portare la corona.
- Mio lord, cosa facciamo? -
domandò ser Glendon, molto preoccupato. Ser Glendon Ball era
stato un uomo
valoroso, ma fin da quando Dunk l'aveva conosciuto non aveva mai
posseduto
spirito di iniziativa. Con l'incedere del tempo il valore se n'era
andato,
nonostante l'abilità con la spada e (soprattutto) con la
lancia fossero
rimaste, ma l'inettitudine al comando di ser Glendon non era variata.
Anzi, più
diventava anziano e più impacciato si faceva, nonostante lo
fosse anche da
giovane. Ed era per questo che quando Roland Crakehall, il vecchio Lord
Comandante, era morto, era stato scelto Dunk per succedergli.
- Il principe. Dobbiamo prima
trovare il principe. - disse con fermezza Dunk.
Il pensiero gli era venuto come
un lampo. Aegon era sì il re, ma un re si poteva
rimpiazzare. La priorità
doveva essere data a Duncan, che non a caso portava lo stesso nome del
Lord
Comandante, erede al trono e futuro re di tutta Westeros. "Mi dispiace
Egg, devo prima di tutto pensare al futuro.".
Aegon Targaryen, quando aveva
avuto il suo primo figlio, l'aveva chiamato Duncan, esattamente come il
suo
mentore. Crescendo Duncan si era dimostrato un ragazzo dolce e amante
dei libri
piuttosto che della spada, e diventando uomo non era cambiato di una
virgola;
potenzialmente poteva essere un buon sovrano. Dal padre però
aveva ereditato
una cosa negativa: la testardaggine. Il principe Duncan era stato
promesso fin
da giovane alla figlia di lord Lyonel Baratheon, ma il Targaryen era
venuto
meno alla promessa sposando Jenny, una donna delle Terre dei Fiumi, e
per
questo il reame aveva sofferto. Per rimanere con la sua amata Duncan
era
arrivato al punto di rinunciare ai suoi diritti di erede al trono, ma
Dunk, se
avesse dovuto scegliere tra il suo omonimo e i suoi fratelli, avrebbe
scelto il
primo. Il principe Jaehaerys non era nulla, mentre il principe Daeron
era morto
otto anni prima a causa della sua spavalderia, non lasciando nemmeno un
erede.
Aerys, il figlio di Jaehaerys, era fin troppo vanesio, e nonostante sua
moglie
Rhaella fosse incinta suscitava ancora molti dubbi al cavaliere. Dunk
avrebbe
portato in salvo il primogenito di Aegon a qualsiasi prezzo e l'avrebbe
fatto
re, usando la forza se necessario. Del resto era ancora prestante
fisicamente,
e aveva molti dalla sua parte.
Ser Glendon fece un cenno di
assenso. - Di là - disse - L'ultima volta che l'ho visto il
principe era lì, a
parlare col Primo Cavaliere.
Si diressero entrambi nella
direzione scelta da Glendon, schivando sporadiche fiamme e pezzi di
legno che
di tanto in tanto cadevano dal soffitto. L'aria aveva cominciato a
diventare
irrespirabile e a causa del fumo crescente si stava facendo a mano a
mano nera.
Ser Glendon tossì, e Dunk gli ordinò di coprirsi
la bocca con la mano.
Trovarono il principe Duncan
anche fin troppo facilmente. Giaceva a terra, non molto lontano da dove
un
tempo c'era la catasta di legna, il corpo trafitto da vari rami
spezzati. Come
se non bastasse il fuoco aveva cominciato a lambire la sua carne,
cominciando
ad annerirgli le gambe.
- Mio principe! - urlò ser
Glendon, chinandosi su di lui e tentando di trascinarlo via. Dunk
capì subito
che erano arrivati tardi: il principe non respirava. Si
fermò un attimo ad
osservarlo: deboli fiotti di sangue sgorgavano dagli squarci lungo le
vesti di
pizzo nero, mentre un ramo insanguinato spuntava da sotto il farsetto.
I suoi
occhi erano chiusi, le braccia abbandonate lungo i fianchi, la pelle
della
faccia e delle mani annerita e squamosa. Doveva essere stato travolto
in pieno
dall'esplosione.
Dunk non vacillò. Se il principe
Duncan era morto era adesso suo dovere trovare Aegon, suo padre. Egg,
il suo
compagno d'avventure di un tempo. Un tempo molto lontano. In
realtà la loro
avventura non era mai finita, e se c'era una cosa che non intendeva
lasciar
accadere era che si concludesse lì a Sala dell'Estate in
maniera così brusca e
violenta. Come ultimo pensiero al principe dedicò la frase
"Valar
morghulis". L'aveva imparata tanti anni prima, quando ancora lui ed Egg
vagavano senza meta per i Sette Regni. Si erano fermati a Porto Bianco
venendo
da Grande Inverno per cercare una nave che li portasse a sud. Ne
avevano
trovata una in effetti, ed era braavosiana. Durante le due settimane di
viaggio
Dunk aveva imparato qualche frase in alto valyriano (aiutato anche da
Aegon),
tra le quali proprio Valar morghulis.
Letteralmente tutti gli uomini devono
morire.
Tirò su ser Glendon con uno
strattone e lo girò verso di sé. - Ormai non
possiamo fare più nulla per lui -
disse con tono fermo - Dobbiamo cercare il re. - . Ser Glendon
guardò un'ultima
volta il cadavere appena di sfuggita, poi fece un cenno d'assenso.
Quel giorno a Sala dell'Estate
erano presenti, oltre a re Aegon e a suo figlio Duncan, anche suo
nipote Aerys
e la sua moglie-sorella Rhaella, la quale era incinta. Loro non
correvano
pericolo in quanto erano andati a fare una passeggiata mentre il re si
riuniva
con la sua corte. Era stata una vera fortuna che Aerys avesse voluto
uscire
alla buona usufruendo del bel tempo offerto appena prima della riunione
fatale.
Forse anche un po' troppo provvidenziale. "No, non ho tempo per pensare
a
questo adesso.".
Dunk ricordava di aver visto il
re l'ultima volta mentre parlava col Gran Maestro Pycelle appena al di
sotto
del piano rialzato della Sala Grande, e infatti fu proprio
lì che lui e ser
Glendon si diressero. Per farsi strada tra i rottami i loro mantelli
bianchi si
erano fatti neri e si erano appiccicati alle loro schiene per via del
sudore
provocato dalla calura. "Il caldo si sta facendo insopportabile ogni
minuto che passa. Aumenterà ancora, ne sono sicuro". Dunk
una volta aveva
letto un libro, il quale parlava degli effetti dell'Altofuoco. La
sostanza
prima si spandeva per tutto lo spazio disponibile e poi saliva
bruscamente
verso l'alto, solo per ridiscendere lentamente al fine di creare una
letale
trappola di fiamme inestinguibili. Dunk non si fermò mai per
guardare il
soffitto, sapeva già che l'avrebbe visto avvolto da livide
fiamme verdi che
l'avrebbero consumato poco a poco. Se non li avesse uccisi la mancanza
d'aria
oppure l'Altofuoco ci avrebbe pensato il soffitto, che sarebbe
sicuramente
crollato da un momento all'altro.
- Ser Glendon, tu guarda da
quella parte! - ordinò Dunk. L'uomo assentì e
corse nella direzione indicata,
mentre Dunk inginocchiò davanti ad un cumulo di macerie. Si
ricordava di aver
visto Aegon da quelle parti appena pochi minuti prima, doveva essere
per forza
lì. Immerse le mani nella catasta, e immediatamente il palmo
della destra
cominciò a bruciargli da impazzire. Dunk cercò di
ignorare il dolore e spinse
le mani sempre più a fondo. Provava delle fitte allucinanti
ogni volta che la
delicata pelle scottata veniva anche solo sfiorata da schegge di legno,
pezzi
di ferro e altre cose ancora che Dunk non voleva nemmeno provare a
immaginare,
ma nonostante questo continuò.
Finalmente, dopo quelle che
sembrarono intere ore, Dunk avvertì un corpo umano a
contatto. Lo tastò per
assicurarsi che fosse Aegon, e la conferma gli arrivò quando
toccò l'anello con
inciso il drago a tre teste che il re portava sempre al dito.
Afferrò quello
che doveva essere un braccio e cercò di tirarlo fuori. Aegon
però sembrava
essersi incastrato.
- Ser Glendon! - chiamò - Mi
serve aiuto! Ho trovato il re! - . Sperava che il cavaliere suo
sottoposto
l'avrebbe aiutato, e fu proprio quello che accadde quando l'uomo corse
da lui.
Insieme, sebbene impiegando la maggior parte delle loro forze,
riuscirono a
tirare fuori Aegon dalla catasta, e Dunk ebbe la conferma che si
trattasse
effettivamente di lui dai lunghi capelli argentei (fino a poco prima,
adesso
mezzi neri per colpa della cenere e della polvere).
Gli occhi del re erano chiusi, e
i capelli ricadevano disordinati sul pavimento circostante. Il braccio
destro
poi aveva assunto una strana angolatura. Dunk si chinò di
nuovo e accostò
l'orecchio al suo petto. Si dovette sforzare molto, ma alla fine
avvertì un
battito del cuore, seppur debole, e poi un altro. - E' vivo, sia
ringraziata la
Madre. - . Era un suo pensiero, ma lo espresse a voce alta. Ser Glendon
tirò un
sospiro di sollievo.
Dunk si caricò Aegon, privo di
sensi, sulla spalla. - Dobbiamo immediatamente andarcene di qui. -
disse - Ser
Glendon, per favore, fammi strada. - . Luì chinò
il capo rispettoso ed estrasse
la spada, facendo cenno di seguirlo. Dunk si guadò un attimo
attorno. Si
ricordava di aver visto anche il Gran Maestro Pycelle con Aegon, ma non
l'aveva
trovato accanto a lui quando l'aveva cercato. Non ci diede troppo peso,
doveva
pensare a portare in salvo il re, non certo il Gran Maestro. I maestri
potevano
essere facilmente sostuituiti, mentre i re no. Così si
avviarono, l'alto ser
Duncan che teneva per le spalle lo svenuto Aegon e il minuto Glendon
Ball che
lo guidava.
Si diressero verso l'uscita della
stanza. Imboccarono il corridoio sulla sinistra, diretti verso
l'uscita. Ebbero
però una brutta sorpresa. Quando arrivarono a svoltare di
nuovo ancora verso
sinistra per imboccare l'uscita, trovarono il corridoio che vi
conduceva
completamente ostruito dalle macerie. Ser Glendon impercò,
mentre Aegon si
mosse debolmente, o forse era solo Dunk che portandolo lo scuoteva.
Non ebbero altra scelta che
tornare sui propri passi, dirigendosi verso le scale che portavano al
piano
superiore. Dunk aveva deciso di uscire dalle stalle, poste
però dall'altra
parte del palazzo. La via più diretta, ovvero attraverso la
Sala Grande, era
stata bloccata, per cui avrebbero dovuto fare il giro lungo passando
per il
primo piano. Venendo ser Glendon fermarsi un attimo per riprendere
fiato Dunk
gli ordinò bruscamente di proseguire senza attardarsi di
nuovo. "Qui tra
poco diventerà un inferno verde".
Più rimanevano all'interno di
quelle sale semidistrutte e più l'aria si faceva
irrespirabile e calda.
Sembrava che la vampata di Altofuoco non si fosse limitata ad
incendiare la
Sala Grande, ma che si fosse anche espansa ai locali limitrofi. Non era
forse
fatto di legno il palazzo di Sala dell'Estate?
Raggiunsero infine le scale.
Alcune sezioni di gradini erano crollate, lasciando scoperto lo
scheletro
ligneo sottostante. Il soffitto era avvolto da spaventose fiammate
verdi, e
l'aria traballava a causa dell'elevata temperatura. Dunk
deglutì. L'ultima
volta che si era trovato in una situazione del genere aveva rischiato
di
rimetterci la pelle, ma ne era uscito illeso. Ma allora aveva
vent'anni, mentre
adesso ne aveva più di sessanta. "Non ho più il
fisico per certe
cose" pensò "Ma devo comunque salvare Aegon.".
Disse a ser Glendon di precederlo
sulle scale in modo da fargli strada. Nonostante fosse un po'
impacciato il
confratello fece tutto sommato un buon lavoro, scostando i detriti con
la punta
della spada e conducendo Dunk con la mano libera. Per il Lord
Comandante invece
fu più difficile salire le scale. Quel suo fisico enorme lo
stava impedendo per
una volta. Con la testa arrivava quasi al soffitto, e sentiva il calore
carezzargli avidamente la pelata aspettando il momento giusto per
incenerirgli
la testa. In più la mano ustionata gli stava facendo vedere
le stelle, ma Dunk
per tutto il tempo riuscì a mordersi la lingua e a soffrire
in silenzio.
Arrivati in cima alle scale
proseguirono per un altro lungo corridoio e infine scorsero l'altra
rampa,
quella che portava alle stalle e alle cucine. A prima vista sembrava
integra,
le fiamme non dovevano ancora aver raggiunto quella parte. "Siano
lodati i
Sette" ringraziò mentalmente Dunk.
- Forza - disse - Portiamo fuori
il re.
I due avanzarono, ser Glendon in
testa. Puntarono dritti verso l'imboccatura delle scale, ma qualcosa di
mosse
più veloce di loro. Dalle ombre dell'angolo dietro una porta
emerse una figura
che si parò proprio di fronte a loro. Era un uomo non
particolarmente
prestante, dai corti capelli neri e dalle lunghe vesti marroncine,
senza
particolari segni di distinzione. A parte la catena di anelli al collo.
"Il Gran Maestro Pycelle." pensò Dunk, leggermente
sollevato. Vedere
una faccia conosciuta non gli avrebbe fatto che bene, e forse l'uomo li
avrebbe
potuti aiutare.
Glendon Ball sembrava essere
felice quanto Dunk di vedere Pycelle, e si diresse verso di lui mentre
rinfoderava la sua lama. - Gran Maestro - esordì - Che
piacere vederti, io ed
il lord comandante siamo felici che tu sia ancora tra noi. -
Pycelle non rispose.
- Presto - disse ser Glendon,
alzando una mano verso il Gran Maestro - Dobbiamo and... - ma non
riuscì a
terminare la frase. Con un fulmineo movimento del braccio il Gran
Maestro toccò
ser Glendon proprio sopra il collo. A Dunk venne un brivido quando
sentì il
rumore prodotto da quel contatto. Pycelle ritirò il braccio,
e ser Glendon
rimase immobile per un attimo. Poi si accasciò lentamente a
terra. Il mantello
bianco si afflosciò sotto il suo corpo, e la spada cadde
chissà dove.
Dunk fissò incredulo Pycelle.
Cosa aveva fatto? Aveva appena ucciso ser Glendon senza apparentemente
un
motivo. Dunk tutto si sarebbe aspettato meno che questo. E poi come
aveva
fatto? Ma soprattutto perché? Chi aveva davanti? Era
veramente il Gran Maestro
Pycelle? No, Dunk ne dubitava. Conosceva Pycelle, ed era un uomo
totalmente
diverso da quello.
"Stai calmo Dunk, e pensa
lucidamente. Non devo perdere il controllo.".
L'intera faccenda sembrava non
avere senso, ma nonostante tutto Dunk riuscì a non
vacillare. Il suo pensiero
primario, nonché obbiettivo, rimase quello di portare in
salvo re Aegon. Egg,
il suo migliore amico. L'uomo che aveva davanti era uno spietato
assassino,
aveva appena ucciso un confratello della Guardia Reale e doveva pagare.
Ma non
prima che Aegon fosse stato al sicuro.
- Levati di mezzo - intimò. La
sua voce, già bassa a causa dell'età, si era
fatta ancora più roca per la
rabbia. Dunk era sì riuscito a controllare le sue idee, ma
non le sue emozioni.
La morte di Glendon l'aveva scosso, ed era subito subentrata la
collera.
Conosceva ser Glendon Ball da più di quarant'anni, quando
ancora si chiamava
Glendon Flowers, ed erano sempre stati buoni amici. Avevano viaggiato
assieme
fin dal torneo di Bianchemura, ed Egg era stato un buon scudiero anche
per lui.
Dunk era alterato, ma sapeva che questo non era nulla in confronto a
quello che
sarebbe venuto dopo. Il vecchio era solito ripetere "Il male, se
covato,
si immerge nella sua stessa lordura. Quando succede la cosa
più pericolosa è
lasciarlo cuocere.". Oppure si sarebbe limitato a dire col suo solito
affetto "Il mio Dunk, dal cervello fino come le mura di un castello".
Adesso il vecchio era morto da cinquant'anni, mentre Dunk l'aveva pure
superato
in età. Nonostante oramai non dovessero esserne rimaste
nemmeno le ossa, le
parole di ser Arlan di Pennytree risuonavano chiare nella mente di Dunk
come se
fossero state dette il giorno prima.
L'uomo di fronte a lui non sembrò
per nulla intimorito. Anzi, un lieve sorriso increspò le sue
labbra.
- Solo lui - disse indicando
Aegon - Voglio solo lui.
Dunk non riconobbe la voce di
Pycelle. Quello indubbiamente non era il Gran Maestro. Ma se non lo
era, perché
era in tutto e per tutto uguale a lui? A Dunk venne quasi subito in
mente una
possibilità, ma si rifiutò di accettarla. Nessuno
sano di mente avrebbe
richiesto il loro impiego.
- Io sono il Lord Comandante
della Guardia Reale - disse in risposta con tono solenne - e il mio
dovere è
proteggere il mio re, anche se ne va della mia stessa vita. Fatti da
parte o
sarò costretto ad eliminarti.
Il sorriso del finto Pycelle si
fece ancora più largo, lasciando intendere la sua risposta.
Dunk non aspettava
altro. Era troppo tempo che non sfogava la sua rabbia, e quel volgare
assassino
avrebbe fatto al caso suo. Si ricordava ancora di quella volta a
Maidenpool,
quando ancora Egg era il suo scudiero e un armato di lord Mooton
l'aveva
minacciato con un coltello. Dunk l'aveva protetto, prendendosi anche
una
coltellata, non prima di aver schiacciato l'uomo sotto il suo peso. Era
semplicemente rimasto seduto sopra di lui, e quello era rimasto
soffocato.
Avrebbe fatto fare la stessa fine al bastardo che aveva davanti.
Appoggiò delicatamente Aegon a
terra. Quello, quanto venne a contatto col freddo pavimento di legno,
emise un
debole gemito. Dunk gli accarezzò i lunghi capelli
argentati, scostando una
ciocca. "Il mio Egg. Tranquillo, ti proteggerò io.".
Portò la mano all'elsa, ma solo
tardivamente si ricordò che la sua spada era andata perduta.
Immediatamente
occhieggiò quella di ser Glendon, ancora inserita nel
fodero, ma anche
l'assassino aveva avuto lo stesso pensiero. Con un leggero movimento
del piede
scostò fodero e spada dal corpo di ser Glendon e con un
calcio le scaraventò
nelle scale dietro di lui. Dunk strinse il pugno, e la mano ustionata
si fece
sentire. "Non importa" pensò "Sono capace di combattere
anche a
mani nude".
I due cominciarono a squadrarsi.
L'espressione di Dunk era contratta dalla rabbia, e al tempo stesso
l'anziano
cavaliere si sentiva pervaso da una furia omicida che non ricordava di
avere
mai avuto. Per contro il suo avversario aveva ancora quell'orribile
sorriso e
aveva cominciato lentamente a camminare, descrivendo un piccolo cerchio
con la
sua andatura.
Fu Dunk a rompere gli indugi. Con
un possente urlo si fiondò contro il finto Pycelle. Il suo
obbiettivo era
quello di saltargli addosso ed ucciderlo come aveva fatto con
l'armigero
Mooton, non avendo altre armi a disposizione. Ma l'assassino fu
più veloce di
lui, schivandolo agilmente. Dunk perse l'equilibrio, ma
riuscì a non cadere
afferrando con una mano una tenda penzolante. La tirò per
tirarsi su, ma quella
si strappò come fosse stata di carta. Dunk vide che
l'estremità era in fiamme,
e già qualche bagliore rosso si poteva veder provenire da
dietro qualche angolo
e attraverso qualche fessura nel legno. Il fuoco si stava avvicinando.
Immediatamente il cavaliere si
voltò, alla ricerca del suo avversario. Lo vide, mentre
correva verso il re.
Dunk non perse tempo, rialzandosi fulmineamente per la sua
età e spiccando un
salto per riuscire a raggiungere l'avversario. Gli atterrò
proprio dietro, e
riuscì ad afferrarlo per il mantello. Ma l'assassino se lo
sfilò in un attimo,
gettandoglielo addosso. Dunk agitò come un pazzo le mani
cercando di
toglierselo dal viso, e nel farlo perse l'equilibrio. Cadde a terra
proprio
mentre un calcio lo prese nello stomaco.
Il drappo gli cadde dalla faccia,
e vide che il suo avversario si stava preparando per un altro calcio.
Riuscì a
scansarsi all'ultimo secondo, afferrando il suo piede e trascinandolo
per
terra. L'uomo però con un abile movimento di braccia
riuscì a rimettersi in
piedi facendo la ruota. Anche Dunk provò a rialzarsi, ma il
pavimento sotto di
lui cedette. Mentre affondava le schegge gli penetrarono nella carne, e
allora
urlò di dolore. Non cadde al piano di sotto, in quanto la
sua grossa stazza lo bloccò
all'altezza della vita.
L'assassino sorrise di nuovo.
Dopodiché estrasse un coltello e si diresse verso Aegon. Il
re, svenuto
com'era, non si accorse della minaccia in arrivo, e non poté
fare nulla.
- NO! - gridò Dunk - Non farlo!
- E perché mai?
L'uomo si voltò, mettendo in
bella mostra il pugnale. Lo muoveva ritmicamente con la mano, quasi a
far
risaltare di più agli occhi di Dunk il suo fallimento.
Perché era questo che
aveva appena fatto: aveva fallito. Avrebbe dovuto proteggere i membri
della famiglia
reale, ma il principe Duncan era morto e suo padre Aegon l'avrebbe
presto
seguito. Il tutto condito dal lugubre bagliore verde dell'Altofuoco,
sempre più
vicino, e dal fumo che andava pian piano permeando l'aria.
"No... non può... finire
così...". Dunk cercò disperatamente di liberarsi,
riuscendo solo ad
infilarsi nuove schegge nel corpo. Il dolore era atroce, e le sue gambe
scalciavano come se fosse un bambino capriccioso al quale viene
impedito di
ottenere quello che vuole. Con le mani, anche quella ustionata, andava
freneticamente cercando un appiglio col quale tirarsi su, ma non ne
trovò. Non
aveva tempo per le emozioni. Si doveva liberare, e in fretta.
L'uomo si inginocchiò, e avvicinò
il pugnale alla gola del Targaryen. - No... - sibilò Dunk.
Non ce la stava
facendo. Non riusciva a trovare nessun appiglio, e per questo il re
sarebbe
morto. Sarebbe morto per colpa sua. Egg, il suo Egg. Egg sarebbe morto
per
colpa sua.
Solo allora notò la tenda. Doveva
essere stata strappata dal suo breve combattimento con l'uomo di poco
prima, in
quanto Dunk se la ricordava integra. Un'estremità giaceva
lì, a poca distanza
da lui, mentre l'altro capo era ben fissato al soffitto. Dunk
allungò
immediatamente il braccio, cercando di afferrare il drappo. Le sue dita
riuscivano
a sfiorare la stoffa, ma non a prenderla. "Dai, dai...!".
Quando finalmente riuscì ad
afferrare il lembo della tenda l'uomo si alzò.
Pronunciò due semplici parole
che Dunk udì anche troppo bene. Valar
morghulis. No. Non era successo davvero. Quello...
quell'uomo... Quell'uomo
non aveva appena...
Dunk si sentì di nuovo pervadere
dalla forza. Riuscì ad afferrare il lembo della tenda, gli
occhi lacrimanti per
colpa del fumo, e tirò. Già al primo tentativo
sentì di riuscire a muoversi, ma
fu solo al secondo che riuscì a riemergere dalla voragine.
Si rialzò da terra e
si buttò a peso morto sull'uomo. Quello venne colto di
sorpresa e cadde a terra
con lui.
Dunk gli bloccò le braccia con le
ginocchia, e portò le mani sulla sua gola. Con tutta la
forza che aveva le
premette contro la sua pelle, e aspettò. Chiuse gli occhi
per colpa del fumo,
non riusciva più a vedere niente, ma nonostante questo
sentiva gli spasmi
dell'uomo, i suoi deboli tentativi di liberarsi dalla sua stretta
mortale.
Bastò poco tempo perché
l'assassino smettesse di muoversi, ma Dunk non mollò la
presa. Quella gente era
infida, e non voleva rischiare. Alzò tremante le dita, e con
odio le immerse
nelle due cavità oculari, premendo fino in fondo.
Sentì le unghie grattare
contro l'osso mentre gli occhi si disfacevano in una poltiglia, ma
l'uomo non
si mosse. Era morto davvero.
Solo allora Dunk si tolse da
sopra di lui, e cadde annaspando accanto al suo cadavere. Non riusciva
a vedere
nulla, il fumo gli faceva male agli occhi. Cominciò a
tossire.
Cercò a tentoni Aegon, non
facendo molta fatica a trovarlo. Si portò accanto a lui, e
lo abbracciò.
- Egg, oh... Egg... no...
Aprì gli occhi per quel tanto che
bastava da scorgere lo squarcio sulla sua gola.
- Egg... no... perdonami... ho
fallito... Egg... Egg...
Non riuscì più a tenere gli occhi
aperti, e il calore circostante si era fatto insopportabile.
Tossì di nuovo,
stavolta più forte.
- Tuo figlio... ho provato a
salvarlo... perdonami Egg...
Tossì e tossì ancora mentre
stringeva più forte il corpo di Aegon. Nonostante fosse
morto, il Targaryen
aveva ancora una piacevole sensazione di calore.
- Egg... ti prego... Egg... mio
Egg...
Tossì ancora, e il calore si fece
più inteso e con esso anche la sua stretta su di loro. Dunk
portò la testa di
Aegon in mezzo al suo petto.
- Egg... Egg... Egg...
La mente di Dunk si svuotò
completamente. Rimasero solo lui ed Egg. C'era spazio solo per loro,
non
esisteva nessun altro al mondo. Respirò profondamente,
inalando la cenere.
- Egg... Egg...
Dunk si sentì bene. Respirò di
nuovo, e sentì di essere leggero come l'aria.
- Egg...
Il calore dei due corpi si fuse
in uno solo. Dunk scorse una figura minuta ma dai lineamenti gentili
venirgli
incontro. Una sorridente figura dai capelli argentei che lui conosceva
bene.
- Aegon...
Smise di respirare.
***
Il
fuoco avanzò, divorando in
modo sempre più veloce la struttura di legno di Sala
dell'Estate. Quella era
anche una giornata calda e secca, l'ideale per un incendio. Da fuori lo
spettacolo non doveva essere dei migliori, ma era l'interno ad essere
un vero
inferno. Almeno questo doveva pensare l'ombra che si aggirava furtiva
tra i
saloni illuminati dalle fiamme.
Finalmente arrivò a destinazione,
un uomo avvolto dentro un nero mantello, allo stesso tempo in contrasto
e
uguale al colore dell'ambiente. Si coprì la bocca con una
mano, impedendosi di
tossire. L'Altofuoco aveva cominciato a bruciare le pareti
tutt'attorno, per
cui l'uomo si doveva sbrigare col suo lavoro.
Non fece fatica a trovare i tre
corpi. Erano stesi per terra, imbrattati dalla cenere, uno a faccia in
su e due
abbracciati. Uno dei due indossava un'armatura bianca (o meglio, doveva
esserlo
stata, mentre adesso era marroncina), mentre l'altro era in abiti
regali. Il
terzo invece indossava una veste lunga da Maestro, e fu proprio a
quello che
l'uomo puntò.
Lo raggiunse e si chinò. Gli
occhi gli stavano cominciando a lacrimare, per cui decise di sbrigarsi.
Portò
le mani ai lati della testa del cadavere e tastò.
Cercò di fare in fretta, e
alla fine riuscì a trovare i collegamenti. Riuscì
a scioglierli abilmente e un
piccolo rumore venne prodotto dallo sfregamento. L'uomo
ritirò il suo trofeo e
lo appoggiò per terra. Poi sfilò dal cadavere
anche i suoi abiti, compresa la
catena, e li indossò.
Dopo essersi messo anche la
faccia pronunciò due semplici parole al morto, con un tono
quasi di tristezza. Valar morghulis.
***
Il
primo ad accorrere a Sala
dell'Estate fu lord Peasebury, il cui castello non si trovava lontano
dal
palazzo. Furono anche altri ad arrivare, come lord Hasty, lord Trant e
lord
Fell, ma fu troppo tardi. Una volta che le loro guardie ebbero scorto
le fiamme
verdi e il fumo alzarsi da Sala dell'Estate oramai non c'era
più nulla da fare.
L'unica cosa possibile fu quella
di scavare tra le macerie per trovare i cadaveri e seppellirli. Furono
trovati
tutti - almeno quel che rimaneva - da septon Burm al Primo Cavaliere a
lord
Horpe, il quale era in visita al momento dell'incendio. Gli unici corpi
a non
essere trovati furono quelli di re Aegon e del lord comandante Duncan
l'Alto.
Chi sopravvisse invece fu il
principe Aerys. Gli era venuta la "provvidenziale" idea di uscire dal
palazzo per una passeggiata poco prima del disastro, ed era proprio in
quel
mentre che la principessa Rhaella aveva avuto le doglie. Aveva provato
a
tornare a palazzo, ma Aerys aveva insistito perché non
facesse sforzi inutili.
La principessa aveva partorito sotto un salice piangente un bel
maschietto, a
cui era stato dato nome Rhaegar.
Il principe Jaehaerys venne
incoronato una settimana dopo ad Approdo del Re, ed Aerys divenne
l'erede al
trono. Jaehaerys II si rivelò un re debole in tutti i sensi,
e morì di malattia
tre anni dopo.
Re Aerys II Targaryen non capì
mai come, dopo la nascita di Rhaegar, tutti i figli avuti da lui e
Rhaella fossero
morti nella pancia o appena nati. Eppure, diceva, il Gran Maestro
Pycelle è
così bravo...
***
Pycelle
era chino su una pila di
pergamene quando sentì uno strano rumore alle sue spalle,
seguito dal suono di
una voce a lui ben troppo nota.
- Pycelle, caro amico mio.
Al Gran Maestro si gelò il sangue
nelle vene, e si voltò lentamente. Riconobbe al volo la
testa pelata, il mento
ben rasato e il pungente profumo che aleggiava attorno a quell'uomo.
- V-varys...
- Come sta il Gran Maestro? Era
un po' che non ci vedevamo. Mi sembra... dal concilio ristretto subito
prima
della morte di Tywin Lannister, ricordi?
- S-sì, mi ricordo...
- Mi dispiace di non aver potuto
presenziare oltre, ma vedi, la mia posizione allora si stava facendo
alquanto... scomoda, e sono dovuto sparire per un po'. Vedo che la
regina non
ha avuto difficoltà a rimpiazzarmi, per cui credo di aver
fatto in fin dei
conti la mossa giusta.
Pycelle non rispose. Con Varys
doveva stare bene attento a quello che diceva. Prese a lisciarsi
nervosamente
la barba da poco ricresciuta.
- Spero che la mia codardia -
perché, diciamocelo, è di questo che si tratta -
non abbia incrinato i rapporto
tra di noi. Ricordo che andavamo abbastanza d'accordo, lo rammenti?
L'eunuco si sedette accanto al
Gran Maestro. Pycelle deglutì.
- S-sì, certo che lo rammento...
- E dovresti rammentare anche
quante volte abbiamo collaborato nel corso degli anni.
- Certo che lo ricordo.
- Bravo, vedo che l'età non ha
intaccato le tue doti intellettive. Sono contento di ciò.
Sai, certe volte le
persone anziane possono degenerare in brevissimo tempo.
Il Gran Maestro non rispose.
L'eunuco lo stava irritando. Che arrivasse al sodo in fretta,
altrimenti
avrebbe chiamato le guardie.
- Se non sbaglio sei al servizio
della corona fin dal servizio di Aegon il Quinto. Dev'essere stata una
bella
esperienza veder cambiare sei re, dico bene?
Pycelle fece per dire qualcosa,
ma si trattenne.
- Come?
Il Gran Maestro rimase in
silenzio.
- Non importa. - rispose Pycelle
col suo sorrisetto pacato - Certe volte i silenzi riescono a comunicare
più di
mille parole messe assieme. E devo dire che i tuoi silenzi mi hanno
rivelato
delle cose... interessanti.
Pycelle mosse leggermente il
braccio. Che cosa stava dicendo l'eunuco? A cosa si riferiva? Forse
aveva scoperto
il suo coinvolgimento nelle morti di Jon Arryn ed Eddard Stark?
- Naturalmente non ho fatto tutto
da solo, i miei uccelletti mi hanno dato una mano con i loro
cinguettii. Sai, i
cinguettii possono rimanere a lungo nel tempo, anche per decenni
interi. Se ti
fa piacere puoi paragonarli a degli echi.
Pycelle guardò preoccupato
l'eunuco. Che cosa stava cercando di dirgli?
- Anche a Sala dell'Estate gli
uccelletti cinguettavano, quel giorno?
"Oh no". Fu in quel
momento che il Gran Maestro capì che era finita. Se Varys
aveva scoperto QUELLO
allora era davvero finita. Ma una parte di lui rifiutò di
arrendersi.
- No, furono spaventati dal fuoco
- rispose.
- Ah davvero? E pensare che loro
erano fuori dal palazzo, mentre tu eri dentro. Ti salvasti per
miracolo, nevvero?
Pycelle non rispose.
- Il Gran Maestro si salvò,
mentre il re, il principe, il Primo Cavaliere e la maggior parte della
corte
perirono tra le fiamme. Questo fatto mi è sembrato sempre
alquanto strano, ma
non ci ho mai dato molto peso. Almeno finché i miei
uccelletti mi hanno
riferito di quel latte che davi alla regina Rhaella quando era incinta.
L'eunuco aveva scoperto anche
quello.
- Re Aerys faceva un uso
spropositato degli Uomini Senza Faccia, questo lo devo riconoscere.
Meno male
che mi ascoltava, altrimenti le casse del reame si sarebbero
prosciugate in
fretta più di quanto già non facessero. Ma al
tempo non collegavo le morti dei
principi con esso. Poi qualche giorno fa uno dei miei uccelletti mi ha
rammentato il dogma di quegli individui: valar
morghulis, tutto gli uomini devono morire. Ed è
stato allora che ho
collegato.
Pycelle scattò in piedi, ma Varys
aveva già previsto tale mossa. Da sotto la sua veste di
pizzo tirò fuori un
pugnale, puntandolo contro la gola del Gran Maestro.
- Caro Pycelle, non te ne andrai
così facilmente. Voglio solo che tu mi dica un paio di cose.
Si alzò in piedi, e prese a
camminare avanti e indietro per la stanza.
- Non so se conosci l'esatto per
cui mi sono nascosto per quasi un anno. E' stato perché ho
aiutato il Folletto,
è vero, ma non solo per quello. Hai sicuramente sentito le
voci che provengono
dalle Terre della Tempesta, o sbaglio?
Lo stomaco di Pycelle si
contrasse.
- Hai già capito, eh? Bene,
passerò dritto al sodo: voglio sapere perché, in
tutti questi anni, non hai
fatto altro che uccidere principi. Non mi interessa sapere in merito ai
principi Baratheon, voglio sapere in merito ai Targaryen. - . Si
avvicinò: - E
voglio la verità.
Pycelle rimase un attimo in
silenzio, il tempo di caricarsi. Poi esplose.
- Non fu colpa mia, lo giuro! Ho
sempre eseguito solo degli ordini! Da Braavos mi comunicavano e io
eseguivo,
tutto qui. E a Sala dell'Estate non fui io, raccolsi solo la faccia del
mio
predecessore. So solo che fu lui a plagiare il re per mettere in atto
quel
piano folle.
- Chi lo pagò?
- Aerys. Voleva ascendere
rapidamente al trono, per questo uccise suo zio e suo nonno.
- E con suo padre sono pronto a
scommettere che gli hai dato una mano. Re Jaehaerys non era mai stato
in forma,
e non sembrò strano che una malattia se lo portasse via
quando ancora non aveva
quarant'anni.
Pycelle tacque.
- Facevi ingerire il veleno al re
con l'inganno, non è così? Nello stesso modo in
cui ingannavi Rhaella,
facendole prendere il té della luna spacciandolo per comune
latte. E se non
funzionava pensavi tu stesso ad uccidere i principi in fasce.
Perché?
Il Gran Maestro rimase per un
attimo in silenzio.
- Non importava quanto Aerys
pagasse - disse poi - Solo una vita può ripagare la morte.
Aerys si rifiutò di
darci una vita, e noi ogni volta portavamo una morte. Fu stupido a non
collegare le cose.
Varys lo fissò per un attimo, poi
sorrise. Appoggiò il pugnale sullo scrittoio e fece per
andarsene.
- Abbiamo finito. Grazie molte
per la collaborazione.
Pycelle lo seguì con lo sguardo,
almeno finché non scorse un luccichio metallico dietro di
sé. Provò a girarsi,
ma un rumore secco lo distrasse. Sentì un forte colpo alla
testa. Si lasciò
cadere sulla scrivania, sbattendo violentemente il capo. Qualcosa di
grigio
schizzò via.
Vide
di nuovo Varys. L'eunuco si chinò finché le
sue labbra sfiorarono il viso di Pycelle.
- Tu i draghi li distruggi appena
nati, mentre io li salvo.
Si fece tutto buio.