Film > Lo Hobbit
Ricorda la storia  |      
Autore: Inathia Len    24/01/2015    3 recensioni
"E allora neanche Bilbo dorme, per quanto sia riuscito a trovare una roccia con un po’ di muschio come cuscino. Non dorme neanche se si sente perfettamente al sicuro, con Fili e Kili di guardia. Non dorme e non perché Bombur, di nuovo, stia russando troppo.
Non dorme perché, come troppe notti ultimamente, si incanta a fissare la figura di Thorin, il suo profilo, le sue mani. Quasi guardarlo e studiarlo potessero aiutarlo a capirlo meglio. Anche se sa che è impossibile.
E allora si limita a stare lì impalato, la testa sollevata sulla mano e le risate di Fili e Kili in sottofondo."
Momenti tra Thorin e Bilbo, complice la notte e una pipa, chiacchiere sulla Contea e promesse... che il re sotto la montagna non può mantenere.
Genere: Angst, Drammatico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Sleep now



 


Thorin non dorme.

Thorin scruta l’orizzonte, quasi la Montagna Solitaria potesse farsi più vicina se lui la fissasse tutta la notte.

Thorin se ne sta immobile, lo sguardo fisso e le sopracciglia leggermente aggrottate, le mani incrociate dietro la schiena.

Thorin è là, fermo, e non dorme.

Bilbo lo sta osservando da qualche giorno e sa esattamente quello che farà, conosce a memoria tutti i suoi movimenti. Ora stringe di più le mani, ora sospira leggermente, ora chiude per un secondo gli occhi, come rapito da chissà quale pensiero o ricordo, ora un leggero sorriso gli increspa le labbra.

Ma non si muove.

Fili e Kili sono nuovamente di guardia, come quella notte in cui Balin gli ha detto di Azog, se ne stanno vicini al fuoco e chiacchierano di cose loro, come solo due fratelli potrebbero fare. Bilbo quasi li invidia. È con la compagnia di Thorin da parecchio ormai, è stato accettato come uno di loro persino da Thorin stesso, eppure, a parte rarissimi momenti, si sente ancora terribilmente fuori posto. E non perché gli manchino i suoi libri o la sua poltrona o il suo caminetto, l’avventura gli è entrata dentro più di quanto avrebbe mai creduto, però sente ancora che manca qualcosa. Quasi quell’abbraccio fosse stato dimenticato troppo in fretta…

E allora neanche Bilbo dorme, per quanto sia riuscito a trovare una roccia con un po’ di muschio come cuscino. Non dorme neanche se si sente perfettamente al sicuro, con Fili e Kili di guardia. Non dorme e non perché Bombur, di nuovo, stia russando troppo.

Non dorme perché, come troppe notti ultimamente, si incanta a fissare la figura di Thorin, il suo profilo, le sue mani. Quasi guardarlo e studiarlo potessero aiutarlo a capirlo meglio. Anche se sa che è impossibile.

E allora si limita a stare lì impalato, la testa sollevata sulla mano e le risate di Fili e Kili in sottofondo.

 

*

 

Altra sosta, altra notte, stesso sipario.

Di guardia c’è Dwalin, che parla di chissà che cosa con Ori. Bilbo non riesce a sentirli e, a essere onesti, si sente un po’ un ficcanaso ad origliare le discussioni altrui. Sono decisamente fatti loro. Anche se, a essere onesti, da quando si è messo a sedere per seguire meglio i movimenti di Thorin, gli sembra che i due abbiano cominciato a parlottare a voce più bassa e a ridacchiare un po’ di più. Scuote la testa ed evita di pensarci.

Thorin è ancora là, questa notte si sono fermati in pianura, nascosti dietro dei massi, ma lui comunque continua imperterrito a fissare l’orizzonte, anche se di montagne non ce n’è nemmeno l’ombra. L’hanno vista per la prima e l’ultima volta dopo essere stati salvati dalle aquile, poi più niente, ma Thorin non demorde e sembra quasi sfidare l’orizzonte ogni notte.

In un attimo Bilbo è in piedi, si muove con circospezione per non svegliare Nori e Bofur che dormono vicino a lui e si avvicina di soppiatto, sedendosi sulla roccia vicino alla quale sta Thorin. Non saprebbe esattamente dire cosa l’abbia spinto a farlo, ma ora guarda la notte anche lui, non osando alzare lo sguardo sull’altro. Giusto per trovarsi qualcosa da fare e fingere di non essersi alzato apposta, estrae dalla tasca la sua pipa e la sua erba e l’accende con le mani che gli tremano e la sensazione di avere lo sguardo di Thorin su di sé. Ma non è così, l’altro sembra essere solo interessato a ciò che lo circonda.

-Erba pipa- dice a un certo punto e vorrebbe maledirsi, perché nemmeno in questo caso Thorin lo considera e Dwalin e Ori stanno sghignazzando più forte. Gli viene una voglia matta di girarsi e dirgliene quattro, ma poi si trattiene. Chiude gli occhi e li riapre. Inspira ed espira. –Mai fumata?- insiste, alzando circospetto lo sguardo. Ma niente. È come se fosse invisibile. –Alla Contea è una cosa che facciamo tutti. Credo che persino mio nipote, che è ancora molto giovane, la fumi. La sera ci si mette lì, a chiacchierare… sì, insomma, fuori da casa e…- e poi si tirerebbe un pugno da solo. Perché è lì a blaterare di casa e cose del genere, con chi non ne ha una. Decisamente una cosa delicata. Controlla il suo interlocutore –se così lo si può chiamare, considerando che non ha mosso un muscolo da quando Bilbo gli si è seduto accanto- ma non sembra essersi offeso. A essere onesti, non sembra nemmeno che lo stia ascoltando, ma è già qualcosa. –Tu ci sei stato nella Contea, è un bel posto, soprattutto la sera, quando non c’è nessuno in giro e si vedono solo i piccoli fuocherelli delle pipe. E poi a volte si fanno anche le gare, su chi riesce a fare lo sbuffo di fumo più originale. A me, non per vantarmi, hanno sempre detto che riesco a fare il cerchio più tondo e perfetto di tutta Hobbiville. Ora, non so se sia vero o no, però…- si interrompe, per chiudere gli occhi e concentrarsi, poi dalla sua pipa esce una O grigia. –Bè, a casa mi venivano meglio, ma… Ok, ho capito che forse ti ho annoiato a morte, me ne vado. Non sembra, ma so capire quando non sono voluto- conclude, togliendo quello che rimane dell’erba e svuotandolo nell’erba. Poi alza l’ultima volta lo sguardo su Thorin e, inaspettatamente, lo vede sorridere. Guarda ancora l’orizzonte, le mani sono ancora incatenate l’una all’altra, ma la bocca non è più rigida come prima e gli occhi non sono più freddi. E a Bilbo si scalda un po’ il cuore, a sapere di essere riuscito a far sorridere Thorin.

 

*

 

La notte seguente è la prima in cui riescono di nuovo a vedere la Montagna dopo troppo tempo. La cosa sembra sollevare di morale tutti quanti, nonostante siano consapevoli del fatto che Azog e i suoi li stiano seguendo. Gandalf glielo ha detto e anche Bifur e Gloin, che di solito coprono la retroguardia, se ne sono resi conto. Ma la visione della Montagna, di casa, ha fatto bene alla compagnia. Mangiano e bevono chiacchierando più del solito, forse azzardando qualche risata di troppo, ma Thorin, per una volta, non se ne preoccupa. Anzi, anche lui ha l’aria meno preoccupata del solito e scherza con i nipoti e parla tranquillamente con lo stregone. Ogni tanto si volta verso Bilbo, come a volergli dire qualcosa, ma puntualmente si blocca, abbassa lo sguardo e torna a rivolgersi ai vicini. E anche lo hobbit chiude la bocca e si da dell’idiota.

Quando si preparano per la notte, di guardia ci sono Bombur e Nori, ma Thorin comunque non si sdraia. A essere onesti, Bilbo non l’ha mai visto dormire, eppure è sempre il più sveglio di tutti, mai un segno di cedimento o stanchezza.

È indeciso se alzarsi o meno per raggiungerlo come ha fatto la notte precedente ed è come convinto che Bombur e Nori lo stiano osservando come in attesa di qualcosa. Evidentemente non è passata inosservata la chiacchierata in solitaria che si è fatto la sera prima... ma è il ricordo del sorriso finale di Thorin che alla fine lo convince ad alzarsi, ignorando le risatine che accompagnano questa decisione.

Anche questa sera tira fuori l’erba e comincia a fumare, sicuro che Thorin non lo stia minimamente considerando. C’è la Montagna, all’orizzonte, perché dovrebbe preoccuparsi di fare conversazione con lui?

-Sai, l’altro giorno mi è venuto in mente la prima volta che ho conosciuto Gandalf. Ero davvero piccolo... be’, non che sia cresciuto di molto, a essere onesti, ma cerca di capire, ecco, ero un bambino, diciamo- si schiarisce la voce, sbuffando qualche nuvoletta, nervoso, -e lui fa i fuochi d’artificio, lo sapevi? Ecco, si presentò a un compleanno e tutti lo osannarono, perché lo conoscevano e...-

Ma poi si interrompe, e non perché Thorin non lo stia ascoltando, a quello si è abituato in fretta, ma perché la pipa gli è scivolata di mano e si deve divincolare per non farla finire per terra.

-E...?-

Quando sente la voce di Thorin, a momenti la pipa gli sfugge di mano di nuovo. Alza lo sguardo e nota che, per la prima volta, lui non sta guardando la montagna e anzi lo fissa dritto negli occhi, quasi in attesa del seguito.

-Co... Come scusa?- balbetta Bilbo, lasciando che la pipa gli cada per terra. Thorin si china e gliela raccoglie, senza staccare gli occhi da quelli dello hobbit. Il silenzio è palpabile e persino Bombur e Nori hanno smesso di sghignazzare e chiacchierare, ora li guardano curiosi.

-Stavi dicendo di Gandalf e dei fuochi d’artificio, di quando eri bambino... e poi ti sei interrotto. Come andava avanti la storia?- spiega Thorin, incredibilmente gentile.

-Stavi... Tu stavi ascoltando? Stavi seriamente dando retta alle scemenze che uscivano dalla mia bocca?- chiede incredulo l’altro, recuperando la pipa e lanciando un’occhiataccia ai due di guardia, che improvvisamente, trovano interessantissimo il fuoco davanti a loro.

-Sì, certo- risponde Thorin, quasi offeso dalla sola idea. –Anche quello che hai detto ieri sera... anche se la cosa delle gare di sbuffi di fumo... quella mi ha un po’ confuso.-

Bilbo scoppia a ridere e l’altro lo guarda confuso, indeciso se unirsi alla risata o considerarsi offeso.

-Vorrà dire che ti dovrò insegnare...- riesce a dire, tra le lacrime che gli sono spuntate dal troppo ridere. –E poi, quando tutto questo sarà finito, verrai con me alla Contea e parteciperai a una di quelle gare e... e mi dispiace, ma verrai sconfitto- conclude, dandosi delle grandi arie e agitando la pipa mentre parla, gli occhi che gli brillano e Thorin lo guarda affascinato. Nella sua vita c’è sempre stato solo Erebor e il dovere di riconquistarlo, ma ora, negli occhi di quel piccolo hobbit, legge che c’è anche molto di più, che magari ci si può far bastare una poltrona e un fuocherello, chiacchiere che non comprendano conquiste e vendette.

-Sarebbe un onore, Bilbo.-

 

*

 

Ma non sono tornati alla Contea insieme, la malattia del drago ha colpito ancora e adesso Thorin non è più il nano che era durante il viaggio. Non scherza più, non si lascia più andare e non sorride più.

Bilbo gli sta accanto come può, mentre lui aggira, coperto dalla pelliccia e con la corona in testa, per le sale, alla ricerca spasmodica dell’Arkengemma. Gli ricorda che deve mangiare, o bere, o dormire... ma lui non lo ascolta più. Aveva cominciato a farlo, Bilbo aveva sperato nella loro amicizia o qualunque cosa fosse, ma evidentemente si era sbagliato.

-Non tocchi più la tua pipa, mastro Baggins- gli fa notare un giorno, mentre segue febbrilmente le ricerche della pietra con gli occhi. Ma ha comunque tempo per Bilbo, anche se l’Arkengemma gli sta prendendo l’anima. Non lo fa mai allontanare, lo tiene costantemente d’occhio.

-Qui sotto avrei paura di intossicare tutti quanti- prova a scherzare lo hobbit e, per fortuna, Thorin sorride. Sembra farlo solo quando si tratta di lui, quando Bilbo dice qualcosa o semplicemente gli sta accanto. Sorride a sua volta, quasi vedendo il vecchio Thorin riemergere.

-Tu puoi fare quello che vuoi. Fuma, se ti rende felice...-

-Vorrei che mangiassi qualcosa, Thorin. È almeno da ieri che...- tenta, ma viene interrotto. È Balin, nessun segno della pietra della Montagna. E Thorin torna ad essere il re sotto la montagna, il sorriso lascia i suoi occhi e Bilbo passa in secondo piano.

-Non state cercando abbastanza- replica incollerito all’anziano nano, che lo guarda con le lacrime agli occhi. Lancia uno sguardo veloce a Bilbo, ma Thorin se ne accorge e la sua stizza cresce. –L’Arkengemma deve essere trovata, forse non mi sono spiegato abbastanza?- gridò, la sua voce amplificata dall’enormità del luogo. –Cercate meglio!-

E Balin se ne va, le mani strette e il cuore gonfio di paura.

-Non dovresti prendertela con loro- tenta Bilbo, non sapendo bene cosa dire. Sa che Thorin si fida di lui, ma ha anche una paura folle che scopra che lui ha avuto la pietra per tutto questo tempo. Ma Balin glielo ha detto, ridargli l’Arkengemma non lo farebbe stare meglio. E allora gli parla e cerca di farlo ragionare, ma non serve.

-Se loro non fanno il loro dovere, la colpa non è la mia- replica Thorin, ma la rabbia di poco prima è scomparsa. La presenza dello hobbit è come l’unica medicina per la sua orribile malattia.

Bilbo scuote la testa, ma non dice nulla.

-Ricordi quando mi hai parlato della tua Contea?-

Lo hobbit annuisce e si siede sul trono, cosa che osa fare solo quando non c’è nessuno. Thorin lo nota e si limita a sorridere, pensando a quanto, quella, sia l’unica cosa che abbia senso mentre il suo mondo crolla lentamente.

-Mi piacerebbe davvero vederla, un giorno. Così come mi sarebbe piaciuto che tu vedessi Erebor quando era un regno florido e potente... oh, mastro Baggins, se tu avessi potuto sentire i canti che si levavano in queste sale, se solo...-

-Tornerà così, Thorin, non devi disperare.-

-Ma tu non puoi capire... nessuno di loro può. E l’Arkengemma...-

Bilbo si passa una mano sul volto, stanco.

Ancora la pietra, sempre quella maledetta pietra.

E la tasca dello hobbit si fa sempre più pesante...

 

*

 

Le barriere costruite nella notte sono alte e difenderanno la Montagna, ma non è di questo che ha paura. Ha anche Mithril con sé, Bilbo, sa che non lo potranno colpire.

Eppure, non riesce a dormire.

Non è il solo, se ne rende conto in un attimo. Thorin è lì, a scrutare l’orizzonte come faceva quando erano in marcia. Solo che ora il suo sguardo non è rivolto al futuro, alla missione di una vita, ma è pieno di parole non dette, di paure e forse anche rimpianti. È uno sguardo malato, però, Bilbo se ne rende conto mentre lo raggiunge, come ormai è solito fare. È come un tacito accordo tra di loro, un appuntamento al quale nessuno dei due rinuncerebbe mai, anche se non lo ammetterebbero neanche sotto tortura.

Per una volta, non c’è nessuno che sghignazza o ride o parlotta o segue i loro movimenti. Solo loro, liberi, forse per l’ultima volta prima che la guerra travolga tutto.

-Cosa saresti, mastro Baggins, senza quella pipa?- chiede Thorin, senza neanche voltarsi, sentendosi arrivare. Un lieve sorriso aleggia sulle sue labbra e Bilbo sa che lui sta facendo lo stesso.

-Forse più sano, maestà.-

-Non prendermi in giro, non tu- lo riprende l’altro, ma non c’è cattiveria in quello che dice, Bilbo è davvero l’unico di cui si fidi ciecamente.

-Scusa, ma ogni tanto ti prendi troppo sul serio.-

-Ogni tanto devo fare il re.-

Bilbo si limita ad alzare un sopracciglio e non dice niente, mentre il sorriso sul volto di Thorin si allarga, incrociando gli occhi dello hobbit.

-Quando tutto questo sarà finito, andremo insieme nella tua Contea, mastro Baggins.-

-Così forse eviterai di perderti- lo prende in giro Bilbo, ma è sollevato a sentirlo parlare così. C’è ancora il Thorin che ha conosciuto, che ha imparato ad apprezzare e ad am-..., sotto quell’armatura e quella pelliccia. E l’Arkengemma e la decisione che ha preso poco prima gli rodono la coscienza. Ma sa che dare quella gemma a Bard e al re degli elfi è la cosa giusta da fare, per dare una chance a quelle previsioni di avverarsi. Perché ci vuole andare, nella Contea con Thorin. Gli vuole mostrare i luoghi in cui è cresciuto e insegnargli davvero a fumare la pipa e a fare sbuffi di fumo, ridendo delle forme assurde che ne escono ai primi tentativi. Thorin in maniche di camicia e con gli occhi che gli si incrociano per lo sforzo di fare bella figura, per non perdere la dignità, deve essere uno spettacolo imperdibile. E lui non vuole perderselo assolutamente, per nessuna gemma o pietra al mondo, neppure per quella.

-Domani arriverà presto, mastro Baggins, forse prima di quanto vorremmo. Ricorda questo momento, ricordalo sempre- dice, voltandosi improvvisamente verso di lui e guardandolo tanto intensamente che quasi fa male, -ricorda, Bilbo. E quanto tutto questo sarà finito, torneremo qui ancora, di notte e guarderemo l’infinito. Tu fumerai la tua pipa e mi parlerai di casa. E io sorriderò, Bilbo. Finalmente sorriderò per sempre.-

 

*

 

-... e quello, invece, è il laghetto dove sono quasi annegato quando ero bambino. No, no, no... Fu prima dell’incontro con Gandalf... o dopo? Oh, accidenti! Sai cosa, non me lo ricordo, ecco. Mi sa che l’età comincia a giocarmi brutti scherzi. Be’, novantasette anni non si compiono tutti i giorni, no? Eh, mi sa anche che la storia del laghetto te l’ho già raccontata... ma tu hai pazienza, vero Thorin?-

Bilbo prende un boccata dalla pipa e sbuffa una O perfettamente rotonda nella calda sera d’estate. La schiena appoggiata alla grande quercia, parla e discute, cosa gli è valso il soprannome di “strambo” e che gli ha fatto guadagnare le occhiatacce di tutta Hobbiville. Ma ormai si sono abituati alle strane abitudini del vecchio signor Baggins, che ogni sera prende il suo bastone e sale sul tetto di casa sua, sedendosi ai piedi della quercia che ha piantato quarantasei anni prima.

-E ti ho parlato di Frodo, no? Accidenti, ormai sai tutto... sai, dovresti ricambiarmi il favore, ogni tanto, raccontarmi di te!- protesta, scoppiando poi a ridere, quando il vento muove le foglie e gli scompiglia i capelli ormai bianchi. –Ho capito, ho capito! Allora, vediamo... uhm... ah! Ieri ho assunto un giardiniere. No, non puoi lamentarti, questo non te l’ho mai detto, Thorin. E questo giardiniere ha un figlio, il che è un bene, per Frodo. Ha bisogno di distrarsi, quel ragazzo, e forse Sam fa al caso suo. Quando non fa gli occhi dolci a Rosie Cotton, anche questo è da dire... Di Rosie ti ho già parlato, lo so, lo so. Sta’ calmo- lo riprende, mentre il vento torna prepotente e quasi gli spegne il fuoco della pipa. –Ma se la spegni... se la spegni...- borbotta, armeggiando per proteggerla dalle folate, -se la spegni, mi dici io cosa fumo, eh? Testone, sei sempre stato un testone... stattene buono- ripete, il fuoco ormai spento del tutto.

Si infila la pipa in tasca, dopo averla pulita.

-Eh, mi sa che ora me ne torno a casa mia, sai? Frodo sarà di ritorno a breve dalla locanda e sostiene di non riuscire a dormire se non gli racconto almeno una delle mie “mille e avventurosissime avventure”, come le chiama lui- ride, pensando alla cosa. –Ah, caro ragazzo...! Avresti dovuto vedere la faccia di Lobelia Sackville-Baggins quando le ho detto che l’avrei adottato. Mi sa che l’ultima volta che è rimasta così male è stato quando ha scoperto che non ero morto! Oh, quanto mi diverto a romperle le uova nel paniere...- sospira, un sorriso sorprendentemente giovane e divertito sulle labbra. –A domani sera, vecchio mio. Tanto tu non te ne vai da nessuna parte, vero?-












Inathia's nook:

ok, forse qui urgono delle spiegazioni, anche perchè alla fine sembra che il caro Bilbo abbia perso del tutto la ragione.
Ma andiamo con ordine. 
I primi tre "momenti" sono ambientati tra il primo e il secondo film, dopo l'abbraccio e prima della casa di Beorn. Poi abbiamo l'arrivo alla Montagna con annessa malattia del drago, pre battaglia e infine... e infine sì, un piccolo delirio di quel caro hobbit che è Bilbo. No, lo sa perfettamente che la quercia non è Thorin, ma sapete cosm'è... lasciate a un vecchietto almeno questa consolazione :)
Ho voluto mostrare un'evoluzione del rapporto tra i due un po' diversa da quella mostrata nei film, enfatizzando i momenti tra i due. 
E... davvero, non so cosa dire se non che questa è la mia prima fic in questo fandom, ma ne ho scritte un altro paio, a essere onesti. E, se questa vi piace, potrei pubblicarne altri. 
Ah, non è betata, quindi qualsiasi errore ditemi pure e penserò a sistemare.
Grazie mille anche solo per essere arrivati fin qui :)
pace e amore.

  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Lo Hobbit / Vai alla pagina dell'autore: Inathia Len