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Autore: clif    24/01/2015    0 recensioni
è un parallelo con la storia "Leon" scritta dall'autore Leonhard. in questa fanfiction assisteremo agli eventi accaduti nella storia precedentemente menzionata, ma dal punto di vista del coprotagonista maschile (Leon).è una storia estratta dal film di Silent hill e ambientata 30 anni prima dei suoi macabri eventi: assisterete alla vita, quasi, normale di un bambino appena trasferitosi nella macabra città.
ne approfitto per salutare tutti e per ringraziare Leonhard che mi ha dato il permesso di scriverla
buona lettura...
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alessa Gillespie, Nuovo Personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Extra.

30 anni prima (il capitolo precedente era terminato con un balzo temporale di 30 anni, quindi adesso si ritorna alla storia di Leon)

Era come essere in un incubo. Doveva essere per forza un incubo. Il mio corpo non rispondeva più ai miei comandi, potevo vedere quello che succedeva intorno a me ma non potevo reagire in nessun modo.
Non saprei dire da quanto tempo ero in quella posizione: nello stesso momento in cui quella bambina identica ad Alessa mi aveva consegnato quella specie di talismano ero caduto a terra immobile, senza possibilità di muovermi. Non ne avevo perso la sensibilità, anzi sentivo tutto il mio corpo dolorante, se avessi potuto mi sarei messo a gridare dal dolore: le ossa sembrava quasi che spingessero per farsi spazio tra i muscoli e la pelle si squarciasse a causa della mia massa muscolare, per quanto impossibile fosse, stavo crescendo in modo incredibile.

Ogni tanto buttavo l’occhio, l’unica cosa che potevo muovere, verso Alessa: non si era mossa, non che potesse farlo nelle sue condizioni, ma da quando aveva poggiato la sua mano su quella “dell’altra Alessa” sembrava ancora più immobile ed inquieta. Forse avrei dovuto fermarla, impedirle di affidarsi a lei… ormai era tardi, in ogni caso io le avrei dato il mio appoggio e le sarei rimasto per sempre a fianco.
Eravamo rimasti da soli in quella stanza, appena “l’altra lei” aveva toccato la mano di Alessa la stanza era diventata buia e i muri si erano sgretolati, lasciando spazio a un mondo di sangue e ruggine. Subito dopo finito il “lavoro”, senza scomporsi minimamente, si era incamminata verso la porta sussurrando “devo andare a cambiare anche il resto del set”.

Era uscita fuori da qui, voleva fare del male alle persone qui fuori, pensai. Qui fuori vi erano tanti innocenti: come ad esempio mio padre, Coleman, la dolce Lisa, l’agente Gucci, Dorothy, Annette, Jack, Edward, Tom o la signora Gillespie… ma c’erano anche delle persone che non meritavano alcuna pietà come ad esempio i miei compagni di scuola, la zia di Alessa o il bidello Colin.

I minuti passarono e con essi anche le ore, ma io continuavo a rimanere immobile disteso sul pavimento, avevo anche provato più volte a comunicare con Alessa ma la voce mi era del tutto scomparsa: non so se fosse a  causa di mancanze di forze o per altro.

Ad un certo punto sentii il rumore della porta che si apriva: “lei” doveva essere tornata. E infatti vedo la sua figura muoversi veloce e silenziosa, quasi fosse un ombra, mentre si apprestava ad avvicinarsi ad Alessa. Le sussurrò qualcosa che non riuscii a sentire e poi fece due passi verso di me.

I nostri sguardi sono puntati uno sull’altro: il mio carico di disprezzo e rabbia (rabbia per non poter fare nulla) e il suo freddo ma con un pizzico di soddisfazione (probabilmente nel vedermi riverso inerme a terra).
“sembra che la trasformazione sia completa” Disse soddisfatta guardando minuziosamente il mio corpo. Trasformazione? Era questo che mi era successo? Il dolore che sentivo nel corpo fino a pochi minuti fa era dovuto a quello? Senza alcuno sforzo mi afferrò per il collo, che trall’altro sentivo più muscolo e robusto, e mi trascinò fuori dalla camera.

Guardai con la coda dell’occhio Alessa: sentivo che non l’avrei più rivista per molto tempo. “bene” Sibilò la bambina davanti a me, con un ghigno. “oramai la trasformazione è avvenuta… manca solo il tocco finale per completare l’opera” detto questo raccolse da terra un oggetto che, a causa del buio, non riuscii subito ad identificare.

Era di una forma triangolare: una piramide? Era grande tanto quanto lei, nonostante ciò riusciva a tenerlo senza sforzo. Appena mi fu vicina riuscii a vedere meglio il misterioso oggetto: era una specie di casco di ferro nero a forma di piramide. “da oggi in poi sarai Pyramid Head: il guardiano dell’otherworld” Sorrise nuovamente in modo cattivo mentre mi infilava quel pesante e duro casco di ferro.
E quella fu l’ultima volta che il mio viso vide la luce del sole o il buio della notte.

 
10 anni dopo

Avevo appena compiuto il mio “lavoro quotidiano” e come al solito, dopo la scomparsa delle tenebre, andai a riposare dentro una delle case della città. Ormai non importava più, ogni abitazione era completamente disabitata, gli abitanti della città non giravano più per le strade: ognuno per un motivo diverso. Erano ormai trascorsi diversi anni dalla notte del grande incendio. Molte persone erano morte in quella terribile disgrazia, altre erano riuscite ad andarsene , ma altre avevano avuto una sorte ancora peggiore.

Tutti coloro che erano coinvolti nel maltrattamento di… ma non solo loro, erano stati rinchiusi in questa dimensione demoniaca. Tutti i nostri vecchi compagni erano stati trasformati in orribili e grotteschi mostri privi di ragione.
Anche il bidello Colin era stato trasformato, ma non prima di essere ucciso. Io lo sapevo benissimo… ero stato proprio io ad ucciderlo: doveva pagare per ciò che le aveva fatto. Ma ci sono state anche delle vittime innocenti, tra cui Coleman e Lisa. Il primo è stato ucciso dall’altra lei, quella bambina che si spaccia per la mia… mentre Lisa era diventata cieca ma almeno era viva.

Si trova nella stanza dell’ospedale insieme a… ma io non vi ero mai entrato, non la vedevo da anni. Stavo cominciando a dimenticare, non ricordavo più ne mio padre e neanche mia madre. Ma la cosa che mi addolorava di più era il fatto che avessi dimenticato anche il “suo” nome. Il nome di lei…

 
29 anni dopo (ambientato durante Silent Hill Revelation)

-Non sei molto socievole o sbaglio?-

-Sono solo un po’ timida. Scusami-

-Tranquilla: non è un male essere timidi. Allora, come ti chiami?-

-…-

Ormai solo queste poche parole albergavano nella mia mente. Doveva essere una parte molto importante della mia vita: peccato che ormai per me non contava più nulla. Non ricordavo neanche più chi fossi, avevo perso la mia vecchia identità e avevo acquisito quella di Pyramid Head: il guardiano dell’Otherworld.

Fu proprio “lei” a darmi quel titolo, ma neanche questo ormai contava più nulla per me. Lei era appena scomparsa, era stata cancellata dal “frammento” venuto da fuori. Quella ragazza bionda per me così famigliare.
 
Adesso che “lei” era scomparsa, per noi “creature” era finita, non mi dovrebbe interessare più nulla di ciò che ora succederà. Eppure io sentivo dentro di me come il bisogno di aiutare il frammento. Dovevo riuscire a capire cosa fosse per me quel bisogno così impellente: forse quella era l’ultima speranza che mi rimaneva di ritrovare me stesso.

Percorsi velocemente i corridoi nascosti sotto il luna park. Sopra di me sentivo i versi degli altri mostri e i lamenti dei dannati: ora che la loro guida non c’era più, erano tutti in preda al panico. Tutto sarebbe finito quel giorno, in un modo o nell’altro.

Raggiunsi la cattedrale dove i peccatori si nascondevano ormai da anni. il Missionary, la creatura che la sacerdotessa aveva assunto, si trovava al centro della sala, mentre i fanatici correvano ovunque in preda al panico. Il Missionary si avvicinò ad una ragazza in ginocchio, d’avanti a lei.

Era la stessa ragazza bionda che avevo seguito prima

-mi chiamo…-

-… piacere, io sono…-

Di nuovo quei ricordi entrarono prepotenti nella mia mente. Vidi il mostro brandire la sua lama contro di lei e subito, senza sapere neanche io il perché, la fermai con la mia mannaia.
Subito iniziammo a combattere ma, seppur ero più forte, lei era più veloce di me e schivava, per poi colpirmi a tradimento. Stavo perdendo. Sarei sicuramente morto… e non sapevo neanche perché ero lì.
-Puoi farcela Leon!- Gridò la ragazza all’improvviso.

Tutto mi fu di colpo più chiaro.

-Non sei molto socievole o sbaglio?-

-Sono solo un po’ timida. Scusami-

-Tranquilla: non è un male essere timidi. Allora, come ti chiami?-

-mi chiamo “Alessa Gillespie”-

-Ciao Alessa, piacere, io sono “Leon Kauffman”-

Alessa. Come avevo potuto dimenticarmi di lei. come avevo potuto dimenticare la metà perfetta della mia anima? Con un rapido movimento della mano agitai la mia arma e decapitai finalmente il Missionary.
Era finita.

Ero uscito dai sotterranei e mi ero avvicinato alla giostra del carosello. Luogo dove, fino a poco fa, giaceva lei. adesso invece era davvero la fine per me? Nonostante ciò, però mi ritenevo soddisfatto perché…
-Perché lo hai fatto?- una voce mi fece voltare… era lei. era la ragazza bionda. Mi aveva seguito. Si era avvicinata a me come se niente fosse. Come fosse stata sicura che io non le avrei mai fatto del male. E in effetti era così.

-Perché sei intervenuto? Perché mi hai salvata?...Leon?- Lei si ricordava di me… da qualche parte, nella sua anima, c’era ancora posto per me… per noi. Ed io, a quel punto, feci una cosa che da ormai 40 anni non facevo più: parlai.

-volevo… speravo di riprovare, di nuovo quelle sensazioni, almeno un’ultima volta. Volevo riprovare le stesse emozioni che provavo quando vedevo, incantato, lei, mentre disegnava. Volevo rivedere almeno per l’ultima volta Alessa-

Lei sembrò rimanere senza parole e continuò a guardarmi in silenzio. –Ma ormai non importa più: lei adesso vive dentro di te ed io, tra poco, non esisterò più… vuoi sapere una cosa però?...- Le chiesi voltandomi verso di lei.
Sollevai il braccio grosso e ferito e sfilai il casco da Pyramid Head: le mie ultime parole dedicate a “lei” le volevo dire come Leon, non come il custode di Silent Hill.

-… Io mi sento soddisfatto lo stesso. Mi sento in pace con me stesso. Perché so che un noi esiste ancora, esisterà finchè tu vivrai. Perché dentro di te rimarranno i ricordi di noi due insieme, dentro di te rimarrà sopita Alessa e con essa rimarrà la metà dell’anima che le ho donato. Una parte importante della mia vita che avrei tanto voluto condividere con lei- Le dissi, senza riuscire a fermare una piccola lacrima. L’ultima lacrima che versai.

Rimisi il caso e mi allontanai da lei. senza darle il tempo di dire niente. Era finita ormai. Leon Kauffman non esisteva più in me. Era andato via insieme a lei. ormai io ero a tutti gli effetti una creatura dell’Otherworld di Silent Hill: avrei passato il resto della mia vita come giudice delle anime dannate di questo mondo.
  
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