Giochi di Ruolo > Dolce Flirt
Segui la storia  |       
Autore: iosonolamiagabbia    24/01/2015    0 recensioni
Ciao a tutti. Questa è la quarta storia che scrivo. Parla di una ragazza che si iscrive in una nuova scuola ed ha un unico obiettivo: trovare il suo primo fidanzato e provare l'emozione del primo bacio. Spero di strapparvi qualche sorriso, mi sono impegnata davvero tanto, ahahahah! Le recensioni, come sempre, sono sempre ben accette! Buona lettura!
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dolcetta, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
PRIMO GIORNO

Il primo bacio, che grande emozione! Non che l'avessi mai provato, ma me l'ero immaginato  più di una volta: sono sempre stata molto romantica, perciò mi vedevo seduta in un grande prato col mio lui. Un leggero venticello tipico di una giornata primaverile che mi sfiora i capelli. Lui mi guarda con i suoi grandi occhi brillanti e mi fa un sorriso dolcissimo. Io mi sciolgo. Sento il cuore che mi batte forte, le farfalle impazzite nel mio stomaco e la testa che mi gira perché lui si sta avvicinando. Già lo sto sentendo quel bacio, già sono andata, ancora prima che lui mi sfiori. E poi succede, mi bacia. È come un'esplosione, qualcosa che è esploso al centro del mio petto. Forse è il mio cuore. No, non può essere lui, non sentirei le sue calde labbra sennò. È la felicità che è esplosa dentro di me. Ho gli occhi chiusi, non ho intenzione di aprirli. Giurerei di vedere tanti colori, come un arcobaleno, come quando si è sotto l'effetto di stupefacenti. Solo che un bacio non fa male, non ha effetti collaterali, non ti uccide, no, anzi, il più delle volte ti guarisce. E se poi a baciarti è il tuo grande amore, l'unica ragione per cui hai resistito tanto, allora quel bacio è capaci di farti credere ancora nell'amore, è capace di farti fidare ancora, nonostante tutte le tue batoste. È così che ho sempre immaginato il mio primo bacio: come qualcosa che ti fa pensare che ne sia valsa la pena.

Questo era uno dei miei tanti propositi quando mi iscrissi alla nuova scuola. Un proposito stupido, penserete, ma per una ragazza che è arrivata al diciottesimo compleanno senza mai aver detto 'ciao' ad un ragazzo, non lo è affatto. Ma non era colpa mia, io con i maschi non ci ho mai saputo fare, non sono come le femmine, loro sono complicati. Non si sa mai se preferiscono una ragazza super femminile, tutta tette, tacchi e culo, oppure una più maschiaccio, una come loro, che condivida l'interesse per la birra, le macchine e le moto. Non li ho mai capiti e siccome io non ero né femminile né maschiaccio (non so nemmeno io cosa ero), eravamo due mondi completamente diversi. D'altronde ho sempre pensato che il mio fidanzato dovesse essere colui a cui piacevo per quella che ero, con i miei tremila difetti e i miei due pregi. Non avevo mai preso in considerazione l'idea di cambiare per far colpo su qualcuno, piuttosto sarei cambiata per me stessa, perché mi facevo schifo. Da tutti i punti di vista. Era anche vero, però, che ormai mi ero fatta un'idea ben precisa di me e quella non sarebbe mai cambiata.

Con questi pensieri, arrivai all'ingresso della scuola. Quello era il momento per mettere in atto il piano che facevo ogni giorno da quando andavo alle medie: un lungo sospiro, lo sguardo basso e via, nel corridoio, senza guardare in faccia nessuno. Ero quasi al di fuori del campo visivo degli altri studenti quando sentii una voce che mi costrinse ad alzare lo sguardo da terra: "Signorina! Signorina!" Per un momento pensai di ignorare quella voce e tirare dritto, ma mi feci coraggio e mi voltai. Una donna abbastanza avanti con gli anni, bassa, rotondetta, uno chignon alto sulla testa e un tailleur tutto rosa mi stava guardando contrariata. Molto contrariata. Deglutii ed accennai un sorriso: "Dice a me?" La donna mi guardò quasi sorpresa, forse non si aspettava un 'dice a me', ma un 'sì, mi dica' che di sicuro l'avrebbe fatta sentire più importante. Mi squadrò da capo a piedi, come a dire 'ma da dove viene questa?' e poi disse: "Deve completare la sua iscrizione, lo sapeva?" La guardai perplessa. Era il mio primo giorno di scuola, ero venuta qualche giorno prima per iscrivermi e credevo, anzi, ero totalmente certa, che la mia iscrizione fosse apposto. Se nessuno mi aveva detto nulla, come avrei potuto saperlo? Allora risposi: "Ora lo so, sì.." La donna mi guardò ancor più contrariata di prima e sputò: "E allora cosa aspetta? Vada dal segretario a completarla, si muova!" e se ne andò. Grandioso, una vecchia bacucca era venuta a prendersela con me, appena arrivata, dicendo di completare la mia iscrizione e se ne era andata senza neanche dirmi da chi mi sarei dovuta recare. Ebbi l'impressione che l'anno scolastico sarebbe andato molto diversamente da come lo avevo previsto.

Sospirai, imprecando fra me e me, e cominciai a girovagare per la scuola in cerca di qualcuno che mi potesse aiutare. Girai e rigirai fino a che, arresa, decisi di uscire. Non male come primo giorno: invece di essere in classe a seguire la lezione come tutti gli altri, mi toccava gironzolare per tutta la scuola in cerca di qualcuno che potesse completare la stramaledetta iscrizione. Mi sedetti su di una panchina e mi guardai intorno in cerca di un essere vivente dotato di parola e lo trovai. Era là, appoggiato ad un muro della scuola, come un Adone. Sembrava abbastanza muscoloso ed anche abbastanza rockettaro: indossava una maglietta rossa con un teschio disegnato sopra - 'cominciamo bene' pensai - un paio di jeans neri con una catena, un paio di anfibi e per finire in bellezza, una giacca di pelle nera, in pieno stile rockettaro. Ebbi qualche tentennamento ad avvicinarmi per chiedergli un'indicazione, aveva la faccia imbronciata e dallo sguardo che mi lanciò vedendomi, sembrava proprio che mi volesse dire 'non osare avvicinarti, mordo'. Oh, al diavolo! Se davvero volevo provare l'emozione del primo bacio e, di conseguenza, avere la mia prima storia d'amore, non potevo certo farmi impaurire da un ragazzo che sembrava in piena sindrome pre-mestruale. Mi avvicinai piano, senza fare movimenti bruschi e senza guardarlo troppo negli occhi, proprio come si fa con le bestie feroci e mi fermai un po' lontano da lui. Rimasi sbigottita. Dalla distanza a cui ero prima non li avevo notati. Se la maglia col teschio mi era sembrata troppo, i capelli mi avevano lasciata senza parole. Erano rossi. Ma rossi rossi. Molto rossi. Esageratamente rossi. Ed erano più belli dei miei. Li osservai bene: avevano addirittura i riflessi! Mi chiesi perché mai un ragazzo come lui, sembrava così virile, avesse deciso di conciarsi i capelli in quel modo. Non ero più molto sicura della scuola che avevo scelto di frequentare: prima la donna confetto e ora questo qui coi capelli color estintore. Questa non era una scuola, era un manicomio! Una voce profonda e molto arrabbiata mi destò dai miei pensieri: "Che hai da guardare?!" stava quasi ringhiando. Sussultai e lo guardai, cercando di non farmi prendere dal panico e di rispondere: "Io.. ehm.. stavo... devo completare la mia iscrizione e mi chiedevo se... sai mica indicarmi dove devo andare?" Lui mi guardò come se avessi avuto tre teste e dopo aver sbuffato non so quante volte disse: "Che razza di domanda é? Non ci sei già venuta? Ma guarda questa, oh..." Arrossii. In effetti ci ero già stata e la sua constatazione era più che normale ma se vi dicessi che per imparare il tragitto da casa mia alla fermata dell'autobus ci avevo messo una settimana, dopo essermi persa quattro volte? Lo guardai e risposi: "Certo che ci sono già stata ma se ti sto chiedendo aiuto evidentemente significa che non mi ricordo!" Lui incrociò le braccia palesemente infastidito e ringhiò (questa volta ringhiò sul serio): "Ma non sai leggere?! Ci sono cartelli su ogni porta! Vatti a cercare la segreteria e non mi rompere!" e se ne andò borbottando. Gli urlai un 'grazie, tu sì che sai cos'è la cortesia' prima che sparisse dietro al cancello. Girai i tacchi anche io ed andai a cercare la segreteria.

La trovai quasi immediatamente e mi vergognai per non essere stata capace di trovarla prima. Bussai piano, ormai avevo il terrore di ritrovarmi un carlino arrabbiato e con la testa rossa dietro ad ogni angolo. Non sentii nessuna risposta ma entrai lo stesso. L'ufficio era molto grande e una grossa scrivania, proprio davanti alla porta, era ricoperta di moduli. Da dietro una pila di fogli spuntò un ragazzo. Era biondo, molto ordinato e anche abbastanza timido pensai, visto che arrossì sussultando per non avermi sentita entrare. Cercai di non fissarlo, sapevo come ci si sentiva. Io stessa ero molto timida e provai a toglierci da questo imbarazzo: "Ciao.. Nathaniel, devo completare la mia iscrizione.." dissi socchiudendo gli occhi nel tentativo di leggere il suo nome sul cartellino. Lui mi sorrise e disse: "Certo, devi darmi solo una fototessera e poi abbiamo fatto.." Per fortuna, le portavo sempre con me. Ne presi una dal portafoglio e gliela passai. La pinzò assieme a dei fogli e disse: "Fatto, la tua iscrizione è perfetta!" Sorrise. Lo guardai. Ecco, quello era il sorriso che mi ero immaginata nel mio primo bacio. Quel sorriso assieme al fisico del simpaticone che  avevo incontrato prima. Aveva gli occhi di un colore strano. Erano molto chiari, molto più chiari di un color nocciola. Erano... color miele, ecco. Non era affatto male questo Nathaniel! Lo avrei messo nella lista de "I miei possibili futuri fidanzati". Ritornai alla vita reale e lo salutai. Non ero ancora uscita dalla segreteria che mi ritrovai davanti la donna confetto: "Ah! Eccola qui! Che sta facendo qua in giro?" La guardai e mi chiesi che problemi avesse. "Ho completato l'iscrizione, come ha detto lei..." era rincretinita o cosa? Mi guardò e poi continuò: "Visto che ha perso tempo a gironzolare per i corridoi, visto che fra poco è l'ora di uscita, visto che è obbligata a frequentare un corso in aggiunta all'orario scolastico e visto che tutti i corsi sono al completo, vada al club di giardinaggio a vedere se c'è qualcosa da fare. E non perda tempo a cercarlo!"  Certo che non avrei perso tempo a cercarlo! Lo avevo visto prima: vicino alla panchina su cui mi ero seduta, c'era una breve strada sterrata che portava ad una serra. Mi diressi lì.

Già al di fuori della serra c'erano molti fiori, tutti profumati e bellissimi. Non c'era nessuno e pensai di approfittarne per fare un giro con calma. Guardai i nomi di ogni fiore e provai a pronunciarli. Mi ritrovai a ridere da sola nel tentativo di leggere quello che c'era scritto. La serra era enorme ed altrettanto calda. Dovetti togliermi la felpa per non rischiare uno svenimento. C'erano davvero tutti le specie possibili ed immaginabili di fiori, lì dentro. Alcuni erano pure velenosi. Non che lo sapessi, non distinguevo una rosa da una pianta di zucca, era semplicemente tutto scritto nei cartellini nascosti tra le foglie. Mi premurai di non toccare piante che non conoscevo e tantomeno di annusarle. Non volevo di certo finire in infermeria! Considerando il posto, con tutta probabilità mi sarei ritrovata Joker con una siringa in una mano e il termometro nell'altra. Il mio primo giorno di scuola era passato alla velocità della luce. Suonò la campanella e il cortile si riempì di studenti che si accalcavano ai cancelli per uscire. Mi incamminai anche io. Vidi passare il mio amico estintore (pensai di dover assolutamente scoprire il suo vero nome) e anche il ragazzo della segreteria, Nathaniel, che mi salutò. Mi dileguai prima di incrociare di nuovo la donna confetto.

Il mio primo giorno di scuola non era stato affatto male: uno, non avevo seguito nemmeno una lezione; due, avevo conosciuto due ragazzi che, anche se magari non proprio gentili, almeno mi avevano rivolto la parola. A quel punto, ero davvero curiosa di sapere quale altro strano essere umano avrei incontrato domani, nella mia nuova classe.   
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Giochi di Ruolo > Dolce Flirt / Vai alla pagina dell'autore: iosonolamiagabbia