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Autore: Isidar Mithrim    25/01/2015    0 recensioni
Quando si accorsero della sua assenza, Harry aveva già fatto la propria scelta. Come potevano essere stati così imprudenti da lasciarlo solo? Come potevano essere stati così stupidi da non prevedere che si sarebbe gettato volontariamente nelle braccia del Signore Oscuro come lui pretendeva, pur di salvarli tutti? Mentre lo cercavano disperati, dovettero arrendersi all’idea che forse davvero Lord Voldemort, in attesa nella Foresta Proibita, lo conoscesse meglio di loro.
In sintesi, la Battaglia di Hogwarts raccontata dal punto di vista di Ginny, a partire da quando Harry si distacca dal trio per andare ad usare il Pensatoio, fino alla fine.
Per tutti quelli che, come me, si sono chiesti quando e se gli altri combattenti si accorsero dell’assenza di Harry e cosa provarono nello scoprirlo prima morto e poi eroe.
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ginny Weasley, Hermione Granger, Luna Lovegood, Neville Paciock, Ron Weasley | Coppie: Harry/Ginny
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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- Questa storia fa parte della serie 'Memorie di combattenti'
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L'altro volto della battaglia 3
L’Uomo che è sopravvissuto

La guerra era ripresa, più rabbiosa di prima.
La mole dei giganti, assieme alla loro prepotenza, costrinse entrambi gli schieramenti a ripiegare nel castello.
E la Sala Grande divenne il campo di battaglia.

Avevano perso.
Questo lo sapevano. Nessuno aveva voglia di illudersi.
Avevano perso, perché per quante perdite potessero infliggere a quel nemico così potente, il suo capo sarebbe rimasto invincibile.
Avevano perso, ma nessuno desiderò più la resa.
Piuttosto, avrebbero preferito la morte.

Eppure, incredibilmente, inspiegabilmente, qualcosa stava cambiando.
Stavano avendo la meglio.
I Mangiamorte erano poco più che topi in trappola sommersi da un ardore indicibile.
Quella notte, ognuno di quei combattenti sarebbe stato capace di estrarre la spada ornata di rubini dal Cappello Parlante.
Perché quella notte ognuno sarebbe stato un degno erede di Godric Grifondoro.

**

Ginny era assetata.
Non sapeva come descrivere altrimenti le emozioni che le devastavano corpo e mente.
Era assetata di vendetta.
Assetata di fervore.
Assetata di speranza.

Ed era disperata.
D’una disperazione sorda, gonfia, che colmava ogni briciola del suo essere e traboccava senza freno.
Una disperazione che animava la sua bacchetta, facendola muovere rapida ed implacabile.

Si trovarono vicine quasi per caso.
I grandi occhi di Luna la guardarono dolcemente.
L’incantesimo con cui aveva tramortito Carrow, nella Casa dei Corvonero, era stato il suo primo schiantesimo.
Adesso, non le sarebbero bastate tutte le dita delle mani per tenere il conto.

Ginny non aveva mai visto un simile sguardo sul volto di Hermione.
Uno sguardo assassino.

Qualcun altro si trovò vicino a loro per caso.
Rise freddamente, spietata.
Le fronteggiò, tracotante e spavalda.
Non sapeva cosa volesse dire sfidarle.
Perché non sapeva cosa fosse l’amore di una madre.
Nella sua ignoranza, non poteva immaginare che sarebbe riuscito là dove tre giovani streghe stavano fallendo.

Ginny vide un fiotto di luce verde sfiorarle il viso bagnato di lacrime e sudore.
Pensò ad Harry. Pensò a Fred.
Il sapore della morte divenne quasi dolce. E smise di temerla.

Guardò sua madre duellare come mai avrebbe immaginato fosse capace.
Capì che Bellatrix non avrebbe potuto nulla, contro di lei.
La sentì ridere di un riso senza calore.
E la vide cadere al suolo, cadavere.

Fu questione di pochi attimi, ma sembrarono infiniti.
Poi, il fruscio di un Mantello.

E finalmente, la Luce tornò a splendere, inondandoli, illuminandoli.

Ricordò le parole che aveva pronunciato nemmeno un’ora prima, quella notte.
Io mi fido di lui. Ce la farà. Deve.
Ce l’aveva fatta. Ce l’aveva fatta per davvero.

Il bambino era diventato uomo.
L’-Uomo-Che-È-Sopravvissuto.

Il mostro era tornato uomo.
Semplicemente, Tom Riddle.

Colui-che-non-deve-essere-nominato non esisteva più.
Il Signore Oscuro non esisteva più.
Lord Voldemort era tornato ad essere un bambino scoperto a rubare giocattoli ai compagni dell’orfanotrofio.

Un bambino spaventato, nulla di più.
Che non riusciva a capire dove avesse fallito.
Sputava parole nel tentativo di darsi forza.

Ma era solo, oramai.
E lo sapeva, pur non riuscendo ad ammetterlo.
Solo, davanti all’uomo che gli stava offrendo la possibilità di redimersi.
Ma il piccolo bambino mai più sarebbe stato capace di restituire il giocattolo rubato con la forza.

Ginny scalpitò, quando la fredda voce pronunciò quelle parole.
Ron la trattenne fermamente e le mise una mano sulle labbra, serrandogliele.
Scalciò per allontanare il fratello.
Cercò di urlare al mondo, di urlare ad Harry che non era vero.
Voldemort mentiva ancora.
O forse, nella sua cupa ignoranza, credeva veramente in ciò che diceva.
Ma Ginny sapeva che le sue parole erano maledettamente false.
Tentava di divincolarsi, per gridare che lei sarebbe morta per dargli la vita.
Per dire ad Harry che era una menzogna: lei era disposta a sacrificarsi per lui, proprio come sua madre fece una notte di tanti anni prima.
Sarebbe stata lei il suo legame con la vita.

"Ginny, basta" la supplicò Hermione, mentre Ron ancora la tratteneva e Charlie cercava di domarla.
"Hai detto che ci dovevamo fidare di lui. Avevi ragione. Dobbiamo lasciarlo fare, Ginny, lo capisci? Solo lui può compiere questa impresa. Non possiamo interferire.
Credi che io e Ron non daremmo la vita per lui? Non credi che stiamo morendo dalla voglia di frapporci tra loro, facendogli scudo? Ma deve essere lui. E deve essere ora."
Ginny comprese le parole di Hermione.
Smise di far agitare il suo corpo convulsamente, e cercò di riprendere il controllo della sua mente.
Dovevano lasciarlo fare.
Doveva fidarsi di lui, ancora una volta.
Annuì, tranquilla. Ron la lasciò andare con prudenza. Quando fu libera, Hermione la strinse tra le braccia, in un gesto carico di tensione ed affetto, cercando al tempo stesso di non perdere un istante di quell’ultimo duello fatale.

Ginny strinse le mani dei migliori amici dell’uomo che amava.

E attese che la sua Luce brillasse, colmandoli di profonda gioia ed autentica felicità.

E cominciò di nuovo a temere la Morte, perché ora aveva finalmente tutto da perdere.


*****



Che dire, grazie a tutti quelli che dovessero riuscire ad arrivare fino alla fine!
Per chi avesse apprezzato i racconti di questi combattenti, ne potrete trovare altri (di altri combattenti, anche i più disparati e dimenticati!) nella serie “Pensieri di combattenti” ☺

Infine, come sempre allego le recensioni del terzo capitolo. Ne approfitto per dirvi che ho letto scritti di tutte le ultime tre e ve li raccomando ☺

Isidar

Hotaru_Tomoe: Concordo pienamente con te sia su Bellatrix che su Ginny.
Anch'io sto usando Bellatrix come personaggio in una storia e la vedo un po' come te: la sua fedeltà verso il Signore Oscuro supera ogni cosa, sarebbe capace di fare qualsiasi cosa lui le chiedesse, passando sopra ai suoi legami di sangue: credo che la cosa emerga molto chiaramente leggendo il secondo capitolo del Principe Mezzosangue.
E mi piace anche come hai dipinto Ginny, il suo coraggio, il suo amore incondizionato verso Harry, che la porta ad onorare il suo sacrificio. Anche a me quel passaggio del settimo libro non è piaciuto particolarmente (beh, ma posso dirlo in generale di DH) e quindi ho letto con molto piacere la tua interpretazione.
Un bacione e a presto!

Circe: Eccomi qui a leggere la tua storia! Un po' perché me l'hai consigliata, un po' perché sono rimasta stupita della recensione che mi hai lasciato. Perché mai non dovrebbe piacermi, o interessarmi, una storia solo percè è vista dal punto di vista di Ginny? Ho sempre letto tante storie viste dal punto di vista di tanti personaggi. Amo tutti quelli inventati dalla Rowling! Questa storia mi è piaciuta, è scritta bene, i sentimenti sono descritti bene, in maniera approfondita, anche se con poche parole. E tutto mi pare ben equilibrato con la descrizione dei vari avvenimenti! L'ho letta volentieri.
Il fatto che poi io scriva di certi personaggi, mi "obbliga" a descriverli per come sono, per cosa pensano. Mi "calo" nel personaggio, altrimenti che senso avrebbe scrivere, se devo far loro dire o rispecchiare solo la mia opinione?
Come tu hai scelto di "far esprimere" Ginny nella tua storia (e trovo tu lo abbia fatto anche molto bene), io scelgo di "far esprimere" altri personaggi e cerco di farlo al meglio!
ancora brava per questa storia comunque!

Maltrerio: eccomi!!! che tu ci creda o no, io ho pianto. buaaaah, mi hai fatto piangere!!!! ho pianto e non ho recensito pwerchè mi dovevo riprendere, ora che mi sono ripresa e l'ho riletta in modo da evitare tutto il pathos della prima volta (non è che sia proprio riuscita... ma!!!)sono qui a dirti come ho vissuto tutto quello che hai scritto. ti devo anche ringraziare per avermi detto che avevi cambiato titolo e che era finita, che peccato, lo so la recensione è un pò sconclusionata ma non mi sono ancora ripresa bene...
sei stata semplicemente fantastica!!!
grazie per avermi regalato questa bellissima ff.
ciao, Dafne.

Payton: Maledetta donna, sono un fiume in piena di lacrime! ç__ç
Avvertire che era così commovente, no? ç__ç
Non sono riuscita ad aspettare, dovevo leggere subito! xD
"Quella notte, ognuno di quei combattenti sarebbe stato capace di estrarre la spada ornata di rubini dal Cappello Parlante.
Perché quella notte ognuno sarebbe stato un degno erede di Godric Grifondoro."
Questa frase, questa è La frase, è perfetta. Tutti eredi di Godric, e Dio sa quanto è vero!

Perché non sapeva cosa fosse l’amore di una madre.
Nella sua ignoranza, non poteva immaginare che sarebbe riuscito là dove tre giovani streghe stavano fallendo."

Quel pezzo, quando Molly uccide Bellatrix, l'ho sempre adorato, al pari di quello precedente di Neville, e la tua frase è bellissima. L'amore delle madri è più forte di qualsiasi cosa.
Ed è terribile leggere di Ginny che non ha più nulla per cui vivere, che vede la morte quasi come un sollievo. Fa capire quanto grande sia il suo dolore.
Alla fine, quando dici che adesso ha un motivo per vivere, è bellissimo ed emozionantissimo.
Ho adorato anche quando descrivi Voldemort come Ton Riddle bambino che ruba un giocattolo non suo, è una metafora bellissima.
Insomma, mi ripeto, la tua storia è splendida, non c'è altro da dire.
Immagino che il mio commento sarà un po' confuso, ma sono emozionata quindi sto scrivendo d'impulso! xD
Bellissima, tocca il cuore. Complimenti!
Payton
ps= hai scritto su Narcissa e Bella? Voglio leggere, come si intotola?
 


   
 
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