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Autore: maevesplace    25/01/2015    1 recensioni
Ciao a tutti, questa non è la prima fan fiction che scrivo, ma la prima che pubblico. E' una dramione con risvolti inaspettati da parte di altre coppie. La storia si svolge un anno dopo la battaglia di Hogwarts e per decreto del ministero tutti gli studenti dovranno ripetere l'anno, a causa degli avvenimenti precedenti.
Dal primo capitolo:
"- Sparisci Granger! -
- Fottiti Malfoy! -
Sarebbe stato un tranquillo sabato pomeriggio a Hogwarts, se non fosse stato per gli insulti tra i Grifondoro e i Serpeverde, che volavano per i corridoi, come ormai erano soliti fare da tempo immemorabile. Hermione Jean Granger, caposcuola di Grifondoro, nonché migliore studentessa della scuola, si dirigeva a grandi passi verso la sua sala comune, facendo ondeggiare la sua folta criniera castana e travolgendo un ignaro gruppetto di studenti del secondo anno, che, impauriti, si dileguarono immediatamente. Dopo aver urlato la parola d’ordine alla Signora Grassa, terrorizzandola, saettò verso la poltrona accanto al camino sulla quale Ronald Bilius Weasley stava beatamente ronfando senza curarsi del resto del mondo."
Spero di avervi incuriosito e, detto questo, buona lettura!
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Capitolo 3

Concentrarsi. Doveva concentrarsi. Trovare la pace interiore, proprio come diceva la Cooman ogni volta che si apprestava a leggere quelle sue dannatissime foglie di tè sul fondo della sua dannatissima tazza. Finora era andato tutto liscio ma aveva quello strano presentimento nello stomaco come se da un momento all’altro la sorte gli potesse giocare un brutto tiro.

D’altronde,” disse tra sé “è normale essere un po’ agitati alla prima partita del campionato”, gli succedeva ogni sacrosanto anno, anche se ormai non era più un novellino che si affidava ad un sorso fasullo di felix felicis per non farsi prendere dal panico. Tuttavia la prima è sempre la prima e, come aveva detto Harry quella mattina negli spogliatoi durante il discorso d’incoraggiamento, era inaudito e impensabile che i Grifondoro potessero perdere la prima partita dell’anno e per giunta contro i Tassorosso, dotati di un cercatore che non sapeva nemmeno distinguere un Bolide dalla Pluffa. 

“ Ron, Attento!”, un urlo lo ridestò dai suoi profondi pensieri alquanto bruscamente e per un soffio riuscì a evitare il pericolosissimo Bolide che si avvicinava velocemente e minacciosamente alla sua testa, seguito a ruota da Alicia Spinnet nel ruolo di battitore. Rise di gusto quando subito dopo sua sorella Ginny segnò l’ennesimo punto al povero portiere Tassorosso, il quale fu immediatamente sopraffatto da urla e fischi dei suoi compagni di squadra e della sua casa. Cogliendo al volo l’occasione di tutta quella confusione, uno dei cercatori della squadra avversaria, Jeremy Taylor, si precipitò a tutta velocità verso i tre anelli grifondoro schivando molto abilmente i Bolidi che lo inseguivano accaniti. Ron guardava i suoi compagni di squadra, che osservavano a bocca aperta quella che ora sembrava una partita tra soli due giocatori. Quella fastidiosissima morsa allo stomaco si fece sentire ancora ed egli sperò con tutto il cuore che il suo subconscio non avesse ragione. Chiuse gli occhi per cercare la tanto agognata concentrazione, respirò profondamente una quantità d’aria tale che avrebbe fatto concorrenza a un drago e, quando li riaprì, il Ron combattivo, quello che non falliva mai, quello che al primo anno si era sacrificato per i suoi migliori amici, quello che era sempre pronto a combattere per le persone che amava, quello a cui venivano raramente in mente delle idee intelligenti, ma quando succedeva erano così geniali da sembrare posseduto dallo spirito di Hermione, quello che l’anno precedente aveva combattuto contro Voldemort, era lì, pronto come sempre a stupire gli spettatori che lo osservavano ad occhi sbarrati dagli spalti. Tutti i Grifondoro trattennero il fiato e addirittura alcuni affondarono il viso nei cappotti e nelle sciarpe attendendo con ansia e, al tempo stesso, temendo l’azione decisiva. La Pluffa iniziò a roteare inesorabile verso l’anello centrale. 

Un lancio perfetto”, pensò uno sconsolato Harry Potter che, come tutti i giocatori della sua squadra, si era momentaneamente immobilizzato per osservare la scena. Ronald Weasly si sentiva stranamente osservato, ma cercò di focalizzarsi solo su quella palla che sfrecciava a una velocità impossibile verso di lui. 

Ecco che arriva, la vedo, la vedo, eccola…!” Con una manovra spettacolare, della quale neanche lui più tardi riuscì a capacitarsi, respinse con la mano destra la Pluffa e rischiò addirittura di cadere dalla scopa per il contraccolpo che quel lancio aveva provocato. Poi ebbe solo il tempo di voltarsi verso gli spalti che immediatamente un boato ammirato si levò assordante a riempire lo stadio. Seamus Finnigan, al quale toccò fare da telecronista in mancanza di Lee Jordan, iniziò a recitare un poema carico di ovazioni rivolto verso la propria casa e in particolare verso il portiere, sotto lo sguardo non poco contrariato della preside Mc Granitt, che però nascondeva un sorriso tra le pieghe della sua sciarpa rigorosamente rosso-oro avvolta intorno al collo. Accanto a lei sulle tribune degli insegnanti c’era uno scranno vuoto: era il posto di Albus Silente che, quando era ancora in vita, non mancava mai a una partita di Quiddich, in particolare quando era Harry a giocare.  Nemmeno la Mc Granitt, che, dopo la morte di Piton, era diventata preside, aveva voluto sedere su quella sedia per timore di intaccare la memoria dell’anziano mago, che lei ancora immaginava adagiato compostamente, con le gambe leggermente accavallate e con un sorriso smagliante, che prendeva possesso di quel viso pallido e barbuto.

 Era dall’inizio partita che Harry Potter volava alto nel cielo scrutandolo in cerca del Boccino d’oro senza però nessun risultato. Subito dopo la mirabile parata del suo migliore amico, mentre per l’ennesima volta guardava verso la torre di Astronomia che si stagliava alta e imponente sul paesaggio circostante, un luccichio dorato gli catturò lo sguardo e l’inseguimento ebbe inizio. Il cercatore dei Tassorosso non si era ancora accorto di nulla fino a quando un esaltatissimo telecronista, con le labbra schiacciate sul microfono, aveva iniziato a urlare a gran voce che la caccia al Boccino era finalmente cominciata. Non fu per niente difficile per Harry afferrare quella sfrecciante pallina dorata ma proprio mentre Madama Bumb stava per fischiare la fine della partita,  un Bolide, lanciato da un maldestro battitore di Tassorosso, colpì Ron in pieno viso ed esattamente mezzo secondo dopo, giunsero alle orecchie del malcapitato portiere il fischio e le urla di centinaia di Grifondoro raggianti. La partita era finita. “Abbiamo vinto!” pensò Ron felice per il successo raggiunto e si lasciò scivolare a terra con una mano a coprire il naso per evitare che il sangue, causato dall’impatto del Bolide con il suo viso, zampillasse a fiotti tutt’intorno. Madama Bumb gli si avvicinò circondata dall’intera squadra del Grifonidoro e da qualche giocatore di Tassorosso per verificare le sue condizioni e stabilì che non era nulla di grave, anzi, gli disse che doveva ringraziare Merlino, perché rompersi il naso era davvero il minimo che poteva capitare su un campo da Quiddich. fu subito scortato in infermeria dove Madama Chips, ormai sul punto di fare una sfuriata a chiunque si fosse fatto male nelle prossime sei ore, lo fece stendere su un letto, non senza averlo prima rimproverato a dovere. La tenace infermiera mandò via tutti i suoi accompagnatori prendendoli quasi a calci, Potter compreso, che, brontolando, fu costretto a uscire con il resto della squadra e ad aspettare la guarigione dell’amico per poter iniziare i festeggiamenti del dopo partita.

 

                                                                    ***

Per le mutande di Merlino! Mai e poi mai le era capitato di non riuscire a trovare delle informazioni decenti per un saggio scolastico e per giunta nella vastissima e fornitissima biblioteca di Hogwarts. Quasi al limite della disperazione Hermione Granger si accasciò su un vecchio tavolo stracolmo di tomi pesanti e polverosi.

Mi toccherà di nuovo chiedere a Neville i suoi libri di Erbologia”- disse tra sé la Caposcuola -”Per oggi basta, sono troppo stanca!” 

E così dicendo, si alzò lentamente e iniziò a sistemare tutti i libri che aveva consultato nella speranza di trovare qualche informazione che le era sfuggita e di arricchire così il saggio che la Sprite aveva assegnato alla classe per la settimana successiva. C’era un silenzio troppo religioso e sospetto che aleggiava nella sala ma Hermione, ancora pensierosa riguardo alla ricerca, che era stata poco fruttuosa, non ci fece caso. Salutò educatamente la bibliotecaria e, canticchiando il motivetto che il Cappello Parlante componeva ogni anno per dare il benvenuto ai nuovi studenti e il bentornato a quelli vecchi, s’incamminò verso la sala comune della sua casa. Dopo una decina di minuti, cinque dei quali li perse a scusarsi con la Signora Grassa per averle letteralmente urlato contro il giorno precedente, entrò finalmente nella sala comune e inaspettatamente le trovò vuota. Tuttavia, senza soffermarsi troppo sul motivo di quella totale mancanza di anime umane, si avviò verso il dormitorio femminile, fermamente intenzionata a dedicare quella serata solo ed esclusivamente ad un lungo e rilassante bagno, magari nell’ala dedicata ai Prefetti, prima di ritornare al tomo polveroso che aveva preso in prestito dal reparto proibito.

 

***

Ginny Weasly si guardò intorno non ancora pienamente soddisfatta della sua opera. 

L’enorme striscione rosso-oro appeso al centro della stanza con le foto magiche che ritraevano alcuni momenti spettacolari della partita appena giocata, scattate da Hannah Abbott, presidentessa del club giornalistico della scuola, esibiva anche un buffissimo scatto nel quale suo fratello, con la bocca spalancata e i capelli sugli occhi, eseguiva l’Esemplare parata finale, battezzata così da Harry negli spogliatoi, mentre si congratulava con tutta la squadra. Si affacciò sul corridoio buio e deserto del settimo piano per controllare per la millesima volta che non arrivasse nessuno. 

Voleva che quel dopo-partita fosse indimenticabile non solo per lei, Ron e Harry ma anche per tutti gli altri giocatori del settimo anno della squadra di Grifondoro che l’anno successivo l’avrebbero lasciata sola e sicuramente a disperarsi nel tentativo di trovare nuove e decenti reclute. Per questo motivo aveva provveduto lei stessa all’organizzazione della serata e aveva invitato solamente i Grifondoro del sesto e settimo anno, lasciando i più piccoli a festeggiare per conto loro nella sala comune, per evitare inutili inconvenienti causati da qualche incauto studente del secondo o terzo anno che aveva bevuto qualche bicchiere di troppo. Non che quelli più grandi fossero da meno, comunque, infatti, più di una volta aveva dovuto trascinare in camera sua Ron completamente ubriaco, aiutata da Harry, che sfoggiava un’espressione molto colpevole. Tuttavia, si riscosse dai suoi pensieri e si rimise all’opera, illuminando a dovere con numerose e coloratissime luci psichedeliche il soffitto dell’aula che raramente era usata dagli studenti durante le lezioni, forse perché era completamente isolata e lontana da tutte le altre. Fece evanescere i banchi e le sedie e al loro posto collocò dei comodissimi divanetti di velluto rosso e alcune poltroncine color oro, inoltre, degli eleganti tavolini in vetro apparirono accanto ai divani, colmi di tutti i tipi di cibaria possibile e immaginabile. Circa dopo una buona mezzora si richiuse raggiante la porta alle spalle tutta desiderosa di vedere la faccia dei suoi amici quando sarebbero entrati nella stanza. 

Stanza? Come si può definire questo capolavoro solo una stanza?”, bofonchiò tra se una più che sodisfatta Ginny Weasly “L’ho sicuramente ed indubbiamente allestita meglio del palazzo di quel vanaglorioso di Zabini che ad ogni occasione possibile si vanta dell’impeccabile gusto con cui lo arreda”

E detto ciò, corse ad avvisare i Grifondoro del sesto e settimo anno che, impazienti di cominciare i festeggiamenti, si erano nuovamente ammassati in infermeria, mentre aspettavano il trionfale ritorno di Ron. Madama Chips, che non aveva ancora aggiustato il naso del ragazzo essendo troppo occupata a correre su e giù per l’infermeria ad accudire altri studenti, sicuramente molto più bisognosi della sua attenzione, alla vista dell’irrequieto gruppo dei Grifondoro che aspettava fremente il loro beneamato compagno, non intenzionati a schiodarsi dal pavimento fino a quando lei non avesse fatto qualcosa, prese la bacchetta e stizzita, si avviò verso di loro battendo rumorosamente i tacchetti delle sue stravaganti scarpe color ocra.

- Siete così smaniosi di tornarvene nelle vostre stanze per terminare i compiti che vi hanno assegnato, non è così? - chiese l’infermiera con tono sarcastico posando lentamente le mani sui fianchi, ricordando terribilmente mamma Weasley.

- E tu Weasley, vedi di non agitarti ora, o rischierò di farti sparire le ossa come successe al tuo amico Potter al secondo anno, anche se certamente non fu per colpa mia! - disse agitando convulsamente la bacchetta.

- Epismendo! -




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Angolo dell'autrice:
Ciao a tutti! Beh, devo ammettere che per questo capitolo sono stata aiutata soprattutto nella prima parte e per questo devo ringraziare la mia migliore amica :)
Beh, ci sarà una bella festa per celebrare la vittoria di Grifondoro...chissà cosa succederà!
Alla prossima domenica :)

P.S. : ringrazio narcyssa malfoy che ha recensito lo scorso capitolo e francescaespen che ha recensito il primo. Grazie anche a coloro che hanno letto la storia, anche senza averla commentata. 
  
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