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Autore: LeMee    25/01/2015    1 recensioni
Siamo fatti della stessa sostanza dei sogni.
Allora, dunque, di che sostanza sarò io?
Lacrime, sangue, fuoco inesauribile, terra:
Morte.
Stoffa, marshmallow, calore, cioccolato:
Vita.
 
 
Genere: Angst, Drammatico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Sono nella mia casa di campagna, sul terrazzo del secondo piano. 
Sto facendo i compiti, promessi sposi o metematica, con due mie compagne di classe.
Nel cielo sopra di noi iniziano a passare velocemente degli iceberg di pietra.
Cioè, pezzi di roccia sospesi con alberi e piante sopra, vanno veloci come le nuvole. 
Strano.

Il paesaggio attorno a noi è marittimo, golfi e coste di terra rossa, vegetazione assurda e rigogliosa.
Sembra un'altra epoca, probabilmente la preistoria, perchè non vedo città o altre case. Solo palme.
Sul dekstop di un coputer (che evidentemente teniamo sulla scrivania) c'è una cartella che mi incuriosisce: Vittoria.
Allora io, per rompere il silenzio imbarazzante, faccio notare alla mia compagna che il nome del file è uguale a corso Vittorio, dove lei abita.
Aggiungo che anche mia nonna abita lì, poi scherzando dico che abita su un iceberg e immediatamente penso che sarebbe tremendamente bello viverci davvero.
Se solo esistessero! Per qualche motivo mi rendo conto che gli iceberg volanti non eistono davvero nella realtà.

Mentre li fisso, comunque, uno di questi comincia a prendere velocità e andare storto, poi cade in un golfo di mare che si vede dal notro terrazzo.
Io sono un po' preoccupata, ma le mie compagne sembrano totalmente a loro agio.
Dalla montagna vicino a casa mia vediamo staccarsi e rotolare a valle qualche pietra, verso di noi.
Capaimo che c'è una frana in corso. I sassi sono sempre di più e sempre più grandi.
Mentre scendo, nel panico, mi accorgo che il mio telefono è ancora sul tavolo, vicino ai libri di scuola.
Allora torno a riprenderlo correndo: vorrei, credo, chiamare persone a cui tengo molto e dire qualcosa prima di morire.
Al piano di sotto la via per le scale è ostacolata da alcune pietre enormi e da una giraffa.
Urlo "che cazzo ci fa qui una giraffa?", presa dall'agitazione.
Vedo che ci sono anche mio zio e mio cugino, non sembrano paricoarmente preoccupati.
Un altro cugino, invece, sta ancora guardando la partita in sala, non si è accorto di niente. 
Io cerco di chiamarlo, ma il volume della televisione è troppo alto perchè lui possa sentirmi.
Nel corridoio vedo mio padre e gli chiedo cosa possiamo fare. Lui risponde che non ne ha idea.
Penso che, forse, potremmo prendere un piccolo elicottero, ma rimarrebbe comunque il problema degli iceberg volanti nel cielo.

Ad un certo punto, credo prima della frana, incontro un'altra compagna.
Lei mi dice che per natale ha dedicato una poesia a ogni membro della classe, presa da un libro di classici greci.
Penso che dovrei falre un regalo anche io, che forse avrei potuto comprare dei guanti per un'altra persona, poi cucirci sopra qualcosa.
Tipo gli "adesivi di stoffa".
Sul letto di una stanza, in cui non dorme mai nessuno, vedo i miei guanti a forma di papera e altri due paia bianchi e giallo canarino, sempre miei e molto caldi.



Angolo dell'autrice.
Uhm, mi sento strana.
LeMee
  
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