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Autore: Hookina90    26/11/2008    2 recensioni
Salve ragazze questa è la miaprima fan fiction
Dpo la morte di Andrea la mia vita era diventata uguale troppo uguale. Ogni giorno avevo una crisi di pianto, ma non sapevo che la ia vita sarebbe cambiata totalmente
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1 Capitolo: ricordi

Era una fredda giornata di novembre e stava sicuramente piovendo perché sentivo il tintinnio delle gocce che picchiettavano sulla mia finestra. La sveglia aveva già suonato da circa dieci minuti e io ero ancora a letto sotto le mie coperte. Non volevo alzarmi. Volevo solo ritornare a dormire e iniziare a sognare per poter entrare nel mio mondo parallelo dove non esisteva il dolore la tristezza e la malinconia ma solo la felicità. Era la realtà che desideravo.

Sentii di nuovo quel suono odioso della mia sveglia. Erano passati altri cinque minuti. Dovevo per forza alzarmi se no sarei arrivata in ritardo a scuola. Andai in bagno e quando mi specchiai vidi la mia immagine: era ormai uguale da circa un mese. Era disastrosa. I miei occhi verdi erano ormai rossi e gonfi a causa delle lacrime che mi erano scese durante la notte e poi avevo delle grandi occhiaie perché mi ero addormentata solo alle tre di notte. Dopo avermi dato una risciacquata andai in cucina per fare colazione e appena entrai vidi i miei genitori seduti a tavola. Quando mi videro mi salutarono, mia madre poi mi chiese: “ Cassy come stai? Hai dormito bene?”

Ormai quelle due domande erano diventate un’abitudine da un mese. Ma avevo deciso di mentire. Anche se odiavo dire delle bugie a mia madre. Così le risposi: “ Sto bene e ho dormito beatamente” Mi guardò come se non mi credesse, ma non chiese altro. Invece mio padre non mi faceva più domande. Non sapevo il perché. Ma lo apprezzavo.

Presi una fetta biscottata e chiesi a mio padre: “Papà volevo sapere se mi potevi dare un passaggio a scuola perché sono in ritardo” chiesi provando a fare gli occhi dolci.

Ma la sua risposta mi prese in contropiede. Infatti mi rispose “Cassy perché non usi il tuo motorino che ti ho regalato?”

“Papà sai perché non uso più il motorino” dissi urlando.

“Cassy devi superare questo dramma. Devi iniziare a usare quel motorino. Non ti potrò sempre portarti a spasso con la mia macchina” disse infuriato.

Sapevo che stavo per mettermi a piangere per la rabbia. Ma non volevo cedere proprio lì davanti a miei genitori. Mia madre guardò mio padre come se volesse rimproverarlo. Ma non disse nulla.

“Credevo che tu mi capissi, ma mi sono sbagliata”

Dopo aver preso la mia roba, uscii di casa sbattendo la porta.

Volevo prendere l’ascensore, ma era occupato così andai giù di corsa. Guardai l’ora e mi venne un colpo. Se fossi andata a piedi non sarei di certo arrivata in tempo così chiamai il mio migliore amico, Daniele, il quale, per fortuna, aveva la macchina perché lui aveva già compiuto diciotto anni. Io dovevo ancor aspettare due settimane.

Appena arrivai al portone presi il cellulare e lo chiamai.

“Drin….. Drin……Drin….Pronto chi è?”

“Dani indovina, sono Cassandra. Volevo sapere se mi puoi dare uno strappo a scuola”

Per fortuna non abitavamo molto distanti.

“Ok arrivo sono appena uscito da casa”

“Ti aspetto davanti a casa mia”

“Ok arrivo”

Non aspettai molto per fortuna. Salii subito in macchina. Dopo un paio di secondi Dani mi chiese: “Perché non ti ha accompagnato tuo padre?”

Non risposi subito. Stavo trattenendo le lacrime.

“Perché appena gliel’ho chiesto lui mi ha risposto di usare il mio motorino.”

“Mi dispiace Cassy, ma forse ha ragione. Non puoi evitare di usarlo per sempre. Lo so che hai passato un brutto periodo e che stai soffrendo ancora ma dovresti iniziare a riprenderti, a vivere”

Ecco anche lui mi dava contro. Non è possibile nessuno mi capiva. Non ci credo.

“Dani non ci credo, adesso anche tu non mi vieni più incontro. Per caso ti sei alleato con mio padre? Sai che ho paura di salirci dopo quell’ incidente che mi ha portato via Andrea, il mio ragazzo. A causa di quello l’ho perso per sempre” dissi isterica ben conscia del fatto che mi ero messa a piangere ma non mi interessava.

“Cassy certo che mi ricordo ma sto male vederti così. Sto cercando di aiutarti. Per favore non piangere”

Ormai eravamo arrivati a scuola. Scesi dalla macchina e poi dissi a Dani: “Lo so che mi vuoi aiutare, ma per me è ancora presto, è morto solo un mese fa. Prova a capirmi”

Annuì senza dire altro.

Quella discussione mi fece ricordare il giorno dell’incidente di Andrea.

Un mese fa avevo prestato il mio motorino ad Andrea perché il suo si era rotto. Mi aveva detto che gli serviva perché doveva fare delle commissioni. Nel pomeriggio mi chiamò per dirmi che mi sarebbe venuto a prendermi per le otto perché mi voleva portare fuori a cena per compiere i nostri due anni assieme. Appena finii di prepararmi guardai l’orologio ed erano già le otto passata e Andrea non era mai arrivato in ritardo. Pochi minuti dopo mi squillò il cellulare e vidi che era lui ma quando risposi non era la sua voce, ma di un uomo.

“Scusi lei è Cassandra?”

“Si ma chi parla?Cosa è successo ad Andrea?”

“Senta, sono un poliziotto. La volevo informare che il signor Bravi ha appena avuto un’ incidente con il motorino. Lo stanno portando all’ospedale San Carlo Di Nancy in via Aurelia. Questo era l’unico numero di riferimento nei suoi documenti. Avverta la famiglia, mi raccomando”

Riattaccò. Ero immobile. Per fortuna quell’ospedale era vicino a casa mia ma decisi però di non andare a piedi così chiamai Dani, il quale arrivò subito a prendermi.

All’entrata del pronto soccorso c’era una signora anziana, seduta dietro il bancone delle informazioni.

Mi avvicinai e le chiesi: “Scusi sa dirmi dove è Andrea Bravi. Mi hanno detto che lo hanno appena arrivata”

La donna digitò il nome sulla tastiera attendendo l’elaborazione del computer.

“Lo hanno portato in sala operatoria, qualche minuto fa” Dani si sedette su una specie di sedia. Io tentavo di rintracciare i genitori di Andrea. Dopo che li ebbi avvisati arrivarono poco dopo. Aspettammo tutti insieme. Quell’attesa fu estenuante. Dopo quattro ore arrivò un dottore e ci disse: “Siete parenti del signor Brevi Andrea”

“Si” risposero i genitori di Andrea.

Dani e io li raggiungemmo. L’espressione del dottore non mi piaceva affatto.

“Mi dispiace. Abbiamo fatto di tutto ma l’emorragia cerebrale era imponente. Mi dispiace ancora.

Non ricordo molto di cosa succedette dopo perché iniziai a piangere e a singhiozzare. Mi doleva il petto poi all’improvviso non vidi più nulla e l’oscurità scese su di me. Quando mi svegliai ero sdraiata sul mio letto. Molto probabilmente mi aveva portata Dani.

Qualche giorno dopo ci fu il funerale. Fu strazio allo stato puro, ma sono riuscita ad andare avanti anche se ancora oggi piango per la sua morte.

Dall’incidente non usai più un motorino. Mio padre me lo aveva anche comprato uno nuovo anche se io ero contraria.

I miei ricordi furono interrotti dalla campanella di inizio delle lezioni. Quella mattina Dani e io non parlammo molto. Io non ne avevo molta voglia. Volevo stare per conto mio e con i miei ricordi di Andrea.

Ripensai a quando ci incontrammo per la prima volta. Qui a scuola. Io dovevo andare a fare delle fotocopie mentre stavo scendendo le scale di corsa mi scontrai con un ragazzo. Appena lo guardai mi tolse il fiato. Aveva occhi color nocciola e capelli biondo cenere con un fisico non statuario. Mentre lo stavo osservando mi chiese: “Stai bene?”

“S-si, grazie. Comunque io sono Cassandra”dissi balbettando.

“Io sono Andrea. Dove stavi andando così di fretta?”

“A fare delle fotocopie di latino”

“Se vuoi ti posso accompagnare?”

“Si” risposi subito. Ero diventata sicuramente rossa perché lo sentii ridere.

“Andiamo”disse ancora ridendo.

Da quel giorno iniziammo a incontrarci quasi tutti i giorni. Ero pazzamente innamorata di lui. Ma da quando lui non c’era più era come se una parte di me fosse stata strappata via.

Appena suonò la campanella che dichiarava la fine delle lezioni Dani mi chiese:”Vuoi un passaggio?”

“Si” dissi laconica.

Durante il viaggio Dani mi chiese: “Come stai?”

“Bene” mentii.

Lui lo capii, ormai lo sapeva quando dicevo la verità.

“Non è vero Cassy. Non stai affatto bene. Facciamo così oggi pomeriggio andiamo a fare un giro in centro”

“Dani, non ne ho voglia di fare un giro in centro. Oggi non sono dell’umore giusto.”

“Proprio per questo. Devi distrarti un po’”

“No Dani non è voglia. Ti prego non voglio uscire.”

Non parlammo più durante il viaggio. Ma prima di scendere dissi a Dani: “ Scusa per la reazione di prima, tu vuoi solo aiutarmi” esclamai cercando di avere un tono più dolce..

“Non ti preoccupare. Ti chiamo più tardi”

“Ok. Ciao”

Entrata a casa i miei genitori non c’erano perché erano a lavoro. Per fortuna sarebbero rientrati più tardi e io sarei stata già a letto. Non se sarei riuscita ad affrontare mio padre.

Mangiai qualcosa e poi andai in camera, aprii l’armadio e iniziai a cercare la mia scatola preziosa. La trovai subito. All’interno c’erano tutti i regali di Andrea e altri suoi ricordi. Presi un peluche che avevo vinto a luna park. C’eravamo andati a Natale l’anno scorso. Lo presi e mi sdraiai sul letto come facevo prima. Mi addormentai.

Sognai Andrea e io al cinema al primo appuntamento. Il film me lo fece decidere a me. Io decisi per una storia d’amore. Dopo il film facemmo una passeggiata e prendemmo un gelato e poi mi accompagnò a casa. Sotto il portone mi diede il primo bacio. Io ero al settimo cielo. Ero felice.

Quel sogno stupendo fu interrotto dallo squillo del citofono. Guardai l’ora erano le quattro e non potevano essere i miei genitori perché di solito rientravano alle otto. Così mi alzai notando appena il cuscino, bagnato molto probabilmente dalle mie lacrime. Presi il mio orsacchiotto e andai a vedere chi era.

“Chi è?”

“Sono Daniele. Sono venuto perché ti ho telefonato almeno una decina di volte e non rispondevi così sono venuto a vedere se tutto andasse bene.”

Sali”

Aprii la porta e ritornai in camera.

Dopo un paio di minuti entrò Daniele.

“Ciao Cassy. Perché non hai risposto alle telefonate?”

“Perché mi sono addormentata e avevo tolto la suoneria per essere più tranquilla e così non l’ho il sentito vibrare”

“Cassy, hai riaperto la famosa scatola?”

Daniele nel frattempo si era seduto vicino a me sul letto.

“Si stavo cercando l’orsacchiotto”

Rimanemmo in silenzio per un po’.

“Dani, scusa per la sfuriata di stamattina. Forse hai ragione. Ma adesso non c’è la faccio forse più in là, quando il dolore sarà diminuito potrò di nuovo a essere la Cassandra di prima. Ora non posso proprio. Spero che tu mi aiuterai perché non voglio rimanere sola”

“Stai tranquilla ho sbagliato io hai ragione forse è ancora presto. Io ci sarò sempre”

“Lo sai che ho sognato il nostro primo bacio”

“Ah mi ricordo e quando mi hai chiamato a mezzanotte per dirmelo”

A quel ricordo sorrisi.

“Finalmente un sorriso”

“Si hai ragione”

“La sai una novità?”

“Cosa?”

“Ho conosciuto una nuova ragazza . Forse gli piaccio”

“Ah sì. Gli piaci sicuramente. Sei un bellissimo ragazzo” dissi ridendo.

“Adesso mi prendi pure in giro.”

“Non ti sto prendendo in giro. Tutte le ragazze ti vorrebbero”

Daniele infatti non era brutto anzi aveva un bel fisico, occhi azzurri (come dice lui il suo punto forte) e capelli castano scuro.

“Va bè ti credo”

“Le hai chiesto il numero”

“Non ancora domani a scuola glielo chiederò”

“Bravo così si fa”

“Adesso devo andare Cassy e ti prego non ti intristire. Pensa che bella figura farò domani”

“Ok a domani”

Daniele mi aveva rallegrato. Era un vero amico. Lui c’era sempre quando avevo bisogno di lui.

   
 
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