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Autore: AyakoSoul    25/01/2015    2 recensioni
Torniamo indietro nel tempo, a quando le popolazioni erano divise in tribù, a quando la tribù di Sinnoh cercava di sopraffare quella di Unima. In quest'ultima, vige la regola che ogni primogenita si dedichi completamente alla religione, ma Maya non ne alcuna intenzione. Lei non crede nella religione, e vorrebbe restare per sempre unita al suo fratellino, cosa che per un'Ancella è impossibile. Ma un giorno, durante un attacco da parte di un'altra tribù, la sua vita cambia. Diventa un'assassina, al servizio di un demonio di cui tutti hanno paura. Il suo nome è Zekrom, il dio dei fulmini. E le lascia un compito: uccidere tutta Sinnoh. E chi la comanda, il dio delle fiamme.
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Videogioco
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Capitolo 1

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La Tribù di Unima

 

Il sole splendeva alto nel cielo quel giorno, e il prato disteso sotto i piedi della popolazione emanava un intenso odore di foglia smeraldina.

Essendo una bella giornata, i contadini si erano fermati dal proprio lavoro ad ammirare il cielo limpido, le madri si erano messe a cucire vestiti fuori dalle case e i bambini e i ragazzi erano usciti per i campi per giocare e rincorrersi.

Maya osservava tutto da un albero enorme. Aveva i piedi pieni di vesciche e graffi, come le mani, da quanto aveva faticato a salire lassù.

Non aveva nessuna voglia di andare a giocare o conversare con qualcuno da due giorni. E se ne pentiva, perché in qualche minuto non avrebbe più parlato con nessuno, se non con le sue compagne al tempio, tutte completamente sopraffatte dalla religione.

Mentre il vento ondeggiava tranquillo scuotendo leggermente i rami dell'albero e trasportando con sé un leggero odore di fragole rosse, accanto a Maya si sedette una figura minuta, dagli occhi azzurrini e i capelli castani scompigliati.

-Ehy Maya, perché non vieni anche tu a giocare?- le chiese Dereck guardandola confuso. Non rispose.

In un certo senso, questa domanda rendeva la ragazza ancora più triste. Non aveva voglia di rispondere. Abbassò lo sguardo, guardando i bambini giocare allegri, tormentandosi il ciuffo di corda colorata di rosso che le avevano attaccato in mezzo ai capelli castani qualche giorno prima. Era un semplice filo, che rendeva tutta l'ingiustizia che per il resto della sua vita avrebbe determinato la sua prigionia.

Dereck, il suo piccolo, dolce fratellino, la osservò. -Da quando hai quel filo attaccato alla testa?-

Maya si voltò, guardandolo in modo triste. Non poteva nascondergli niente. Cosa avrebbe pensato se un giorno sua sorella fosse scomparsa senza che lui ne sapesse niente? Non se lo sarebbe mai perdonato.

-Dereck...tu sai chi sono le Ancelle Cadute, vero?- domandò.

-Certo! Sono quelle sacerdotesse che venerando il nostro sacro Sciamano lo aiutano nei sacrifici e a guarire ed aiutare la gente della tribù di Unima con la sua sapienza divina!-

Quel bambino sembrava così entusiasta di tutta quella scala gerarchica che da secoli conduceva la tribù nomade Unima verso nuovi orizzonti. Maya non ne sapeva molto di come si fosse affermata, ma sapeva che nei secoli dei secoli  la sua famiglia aveva continuato a far parte della tribù.

-Sai come vengono scelte, le sacerdotesse?- chiese ancora.

Il bambino scosse la testa.

-Vengono prese dalla loro famiglia per essere rinchiuse nel tempio, ogni primogenita della famiglia a partire dai quindici anni.-

Dopo quell'affermazione l'aria si riempì di silenzio, e gli occhi del bambino diventarono grandi di sgomento.

-Maya...tu...tu hai quindici anni...no?- balbettò. Maya annuì.

-Quindi....diventerai Ancella?-

Maya annuì ancora.

-Quando?-

-Tra un paio di minuti, tra poco sarò chiamata.-

-Potrò venire a trovarti??-

-Non sono ammessi estranei al tempio.-

Gli occhi di Dereck erano diventati pian piano lucidi, sembrava stesse quasi per piangere...

-Ma..ma...non è giusto!! Non posso strapparmi così la mia sorellona! Non puoi...non puoi...per me...sei come una mamma, papà non c'è mai...e senza di te...sono solo...- balbettò, singhiozzando, coprendosi il viso col braccio.

Anche Maya era sull'orlo delle lacrime. Gli accarezzò la testa.

La loro madre era morta poco dopo la loro nascita, nel tempio. Un altro compito delle Ancelle è procreare, per riuscire a mantenere la tribù numerosa.

Si chiamava Syra.

Syra era la sorella gemella di un ragazzo, che divenne servo al tempio.

Secondo la legge dello Sciamano, due gemelli erano parti contrastanti di uno stesso spirito, non adatti a vivere uniti. Quindi, il meno efficiente veniva eliminato.

Sua madre si ammalò a diciassette anni, dopo aver sempre tenuto testa a suo fratello in questa celata lotta per la sopravvivenza.

E venne uccisa, quando la chiamarono “agente infetto”, davanti agli occhi di sua figlia ancora tanto piccola.
Lo ricordava nitidamente nella sua testa, tutto quel sangue che imbrattava il suolo e la lama del boia.

Per questo per Maya era ingiusto. Non c'era niente di divino in questo, nell'uccidere una persona cara ad altri.

Non credeva che lo Sciamano avesse poteri divini, come invece credevano tutti gli altri.

Ma nessuno, tranne lei, era ateo in quel posto. O almeno, così sembrava.

-Ancella Maya!- gridarono le servitrici del tempio da sotto l'albero.

-Dovete venire a prepararvi per la cerimonia!- esclamarono ancora.

Maya non le degnò di uno sguardo.

Dereck la guardava, disperato. Lei con tristezza sorrise, poi si appoggiò a qualche ramo e saltò giù. Iniziarono a farle male i piedi. Ma per un momento, pensò se valesse la pena morire, a quel punto.

Si incamminò con le servitrici, pieno piano, sperando che suo fratello non facesse...

-No, ferme! Non potete!! Non potete portarmi via la mia sorellona!!- gridò con tutto il suo fiato il bambino, che saltando pericolosamente giù dall'albero, essere atterrato di faccia, essersi rialzato ed aver corso da loro aveva abbracciato da dietro Maya, stringendogli la gonna.

Maya aveva un nodo alla gola. No, non voleva lasciarlo. Non poteva lasciarlo.

Non poteva lasciare così il suo fratellino.

-Dereck...- Si inginocchiò e l'abbracciò, iniziando a piangere lacrime amare.

In quello stesso momento, suonò il gong della torre di controllo.

I bambini smisero di urlare e giocare.

Tutti sbiancarono.

Tutti avevano paura.

-Presto, al tempio!!!- gridò un uomo, dirigendosi in piazza.

Il cuore di Maya accelerò i battiti, prese in braccio il fratellino e corse via, voltandosi ogni tanto a guardarsi alle spalle.

Era da tre settimane che non arrivavano.

Era la tribù Sinnoh.

Cercavano di sopraffarli da anni, senza successo, perché si erano messi sempre sulla difensiva.

Ma i loro attacchi avevano ucciso centinaia di membri.

Sinnoh usava contro di loro delle creature chiamate Pokemon, demoni infidi e spietati che avevano ucciso famiglie intere.

I Pokémon erano il contrario dello Sciamano, erano il male.

Ma quell'attacco era diverso, la ragazza se lo sentiva.

Prima sembrava una bella giornata, ma in un attimo il cielo si era annuvolato, diventando completamente scuro.

E lampi azzurrini rifulgevano nel cielo.

Maya aveva un brutto presentimento.

Quello non sarebbe stato un attacco normale.  


..........Messaggio dell'autrice...........
Salve a tutti! :3
Da tanto non scrivo qualcosa *lacrimuccia* sono così felice...
Comunque, questa è la mia prima storia sui pokemon. 
L'inizio sembra molto frettoloso, ma più avanti la narrazione prenderà i tempi giusti, lo giuro!! >.< 
Intanto, vi lascio a questo...ehm..."primo capitolo". 
A presto!

AyakoSoul 

  
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