Videogiochi > Kingdom Hearts
Ricorda la storia  |      
Autore: BloodyRoad    25/01/2015    3 recensioni
Non si dicono niente. E Lea non inizia a mangiare. Non ne ha troppa voglia, nemmeno se lo spiega il perché.
Sarà la sensazione di batticuore nel petto, una sensazione che non provava dal momento in cui lo ha riavuto di nuovo tra le sue braccia, dopo una ricerca estenuante.
Sarà che quel sorrisetto di quel ragazzo bellissimo seduto davanti a lui gli toglie il fiato, e lo fa sentire come una ragazzina innamorata per la prima volta.
Sarà che è sì affamato, ma di ben altro.

Implied IsaxLea.
Character Death.
Genere: Dark, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Axel, Saix
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Altro contesto, Contesto generale/vago
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Avvertenze: contenuti particolarmente disturbanti, conoscete la storia di Atreo e Tieste? Insomma, se avete lo stomaco sensibile, forse non è il caso che leggiate.

Sottinteso IsaxLea. Scene di effusioni.

Niente di esplicito ma potrebbe davvero darvi fastidio una cosa del genere.

Post KH3 perché sono ottimista.

No, seriamente, rifletteteci bene prima di leggerla.

Specialmente se vi piacciono molto Roxas e Xion.

Ovviamente, mi auguro non vi piacciano in certi modi.

 

 

Everything’s fine.

 

 

Una tavola imbandita. Dei fiori. Piatti di porcellana.
La vecchia casa di Isa.
Se si fosse ritrovato in una situazione del genere solo pochi giorni fa, si sarebbe preso a pizzicotti prima ancora di tentare di darsi una spiegazione. Avrebbe creduto, senza alcuna ombra di dubbio, che si sarebbe trattato di un sogno. Ma, per sua fortuna, è tutto vero.
Perché va tutto bene.
Erano state le prime parole che aveva detto Sora, al termine di quella tremenda battaglia tra luce ed oscurità, dopo aver visto sparire le persone che dovevano sparire, e ritornare quelle che dovevano tornare.
Isa era una di queste persone.
E Lea, per una volta, non può credere alla sua fortuna. Di certo, gli ultimi anni erano stati tremendi: menzogne, abbandoni, addii, tradimenti. Con o senza cuore, era un carico decisamente difficile da sopportare. Aver visto Isa  voltargli le spalle, e doverlo chiamare con un nome diverso da quello a cui era abituato, nome, peraltro, ottenuto dopo un vuoto battesimo presieduto dall’unico responsabile della rovina della sua stessa non-esistenza.
Saïx. Quanto può suonare male? Saïx sembrava il suono di una bestia feroce. Il suono di qualcosa di doloroso.

Il suono di un addio.
Nulla a che vedere con quel dolcissimo ‘Isa’ che aveva sempre cinguettato, da giovane, per qualsiasi sua esigenza.

Se voleva giocare, bastava dire ‘Isa’.
Se voleva piangere, basta dire ‘Isa’.
Se voleva anche solo litigare, sfogarsi, ‘Isa’ era tutto ciò di cui aveva bisogno.
Saïx era tutto ciò di cui sperava non dover necessitare in quelle nuove condizioni di atrofizzazione sentimentale.

E quando aveva finto che fosse così, in quella recita messa in piedi da circostanze avverse, era arrivata la sua rovina.

Aveva dovuto cercare palliativi, accontentarsi di nuovi amici.

Solo, non si stava accontentando.
Nell’innocenza di due ragazzini, due giovani anime dal cuore troppo grande per vederselo rubato da un momento all’altro, aveva ritrovato la sua salvezza.

Beh, le cose non stavano esattamente così, e non averlo rivelato subito si è dimostrato il preludio al capitolo finale di quella macabra avventura, in quel gioco di ombre che era diventata la sua quotidianità.

 

Ma ora è soddisfatto. Ha combattuto. Tutto è ritornato nell’ordine che il microcosmo di Lea aveva stabilito.

Ha due nuovi amici. Ha un’intera esistenza da ricominciare.

Ha il suo Isa.

 

…e ha avuto anche lo stupore di vedersi proporre un invito a cena da quell’Isa di cui forse ricordava troppo poco –possibile biasimarlo, dopo tanto tempo e frammenti di memorie andati perduti?- ma senz’altro, mai si sarebbe aspettato una cosa del genere da lui.
Eppure è lì, davanti a lui.
In quella cucina dove da ragazzini si riunivano per fare i compiti.

E’ seduto a tavola, intento a fissare la schiena di Isa, che traffica con pentole gorgoglianti, mestoli macchiati, coltelli e spezie. Lo osserva, analizzandone ogni dettaglio, memorizzandolo come solo lui sa fare. Vorrebbe avere una macchina fotografica. Quei capelli blu, che ricordano sete fruscianti nei letti d’oriente, sono legati in modo da scoprire quel collo candido, che i suoi occhi avidamente bramano, immaginando il resto di quella pelle, coperta non più da tetri cappotti di pelle nera. Dei vestiti di comune utilizzo, sobri perché Isa e la sobrietà vanno insieme a braccetto, questo lo ricorda. Nulla a che vedere con certi ragazzini che indossano colori sgargianti e kefiah dai toni improbabili, mh? Ed è ammirevole come si impegna su quei fornelli, quando, anche di questo ne è certo, Isa non è mai stato un tipo da lavoretti domestici, specialmente da cucina. Le loro merende erano sempre o gelati venduti da stravaganti paperi in giro per strada, oppure degli arrangiamenti fantasiosi ottenuti con quanto il frigo di uno dei due aveva da proporre. A giudicare da quel profumo dolcissimo, poi, non se la sta  nemmeno cavando male. Improvvisamente, Isa volta il viso, forse conscio di essere osservato così intensamente. Quando i loro sguardi si incrociano, a Lea non viene altro da fare che arrossire, seduto lì, a tavola, paziente come un bimbo che aspetta il pranzo dalla madre. Ma nonostante l’espressione costantemente seria e dura di Isa, sfugge ad entrambi un sorriso.
Perché c’era anche quel piccolo particolare, tra loro. Quella piccola tensione a lungo dimenticata in virtù di scopi ben poco nobili, ma tanto taciuta quanto riconosciuta.
Ricorda solo momenti fugaci tra loro, quando erano giovani. Baci scambiati quasi per esperimento, rubati dietro a vicoli con l’ansia della folla che poteva beccarli da un momento all’altro. Carezze date per un qualsiasi pretesto, sempre ‘accidentalmente’. Un po’ di polvere sulla spalla. Una macchia accanto alle labbra. Un po’ di sapone rimasto sulla schiena.
Chissà se quella sera quel sentimento così sopito si sarebbe risvegliato, mostrandosi in una furiosa esplosione di dichiarazioni…e altro.

Una parte di lui ci spera.
L’altra nemmeno azzarda, per paura di rovinare quel momento perfetto.

Finalmente, dopo tante e tante riflessioni, Isa si volta, con espressione un po’ affaticata, ma sembra piuttosto soddisfatto del risultato. Regge per i manici, opportunamente coperti con un panno umido, un’enorme pentola che orgogliosa emana il profumo del suo stesso contenuto. Poggia a tavola il tutto, in un silenzio innaturale, mentre Lea ruba ogni singolo gesto, ogni singolo momento, come se sperasse di vederli ripetuti come in loop, giorno dopo giorno. Come se sperasse che quella diventasse la sua nuova quotidianità.
Isa prende un mestolo, lo immerge e ne versa il contenuto nel piatto di Lea.
Non ha ben idea di cosa sia. Sembra un invitante tipo di carne bianca, a pezzetti, accompagnato da tante piccole verdure.
Lea non è esattamente un fanatico della carne. Anzi, la detesta a dire il vero. Ma non è il caso di sminuire il lavoro del suo –ancora per poco, se gli dei lo vorranno- amico, no?

Guarda compiaciuto prima la sua porzione, poi Isa, che ne versa un po’ anche nel suo, di piatto.

Non si dicono niente. E Lea non inizia a mangiare. Non ne ha troppa voglia, nemmeno se lo spiega il perché.
Sarà la sensazione di batticuore nel petto, una sensazione che non provava dal momento in cui lo ha riavuto di nuovo tra le sue braccia, dopo una ricerca estenuante.

Sarà che quel sorrisetto di quel ragazzo bellissimo seduto davanti a lui gli toglie il fiato, e lo fa sentire come una ragazzina innamorata per la prima volta.
Sarà che è sì affamato, ma di ben altro.

Isa lo nota, e non trattiene la sua perplessità, Portando le mani sotto al proprio mento, con un’aria di elegante attesa.

-Non mangi, Lea?
E’ solo grazie a quella domanda che si accorge di quanto a lungo ormai l’abbia fissato, e lui, con la faccia tosta che si è sempre ritrovato, arrossisce per la seconda volta in meno di dieci minuti.
-Non…è che…- si ritrova a balbettare, sorridendo imbarazzato, grattandosi la nuca. -…sai, Isa, sono rimasto sorpreso all’idea di te che cucini. Non è…da te, ecco tutto.
-Ho voluto fare qualcosa di diverso per un momento speciale, cosa c’è di sbagliato?- risponde Isa, iniziando, malgrado il suo commensale non abbia ancora cominciato, ad assaggiare il frutto dei suoi sforzi. E gli sfugge un sorrisetto immediato, quasi compiaciuto. -…e non per vantarmi, ma è davvero delizioso.-. Un altro boccone, ed il sorriso si allarga ancora di più. – Credo dipenda anche dalla qualità degli ingredienti.
-A…ah, sì?- domanda Lea, del tutto disinteressato al discorso. Non può far altro che rimanere rapito da quella visione. Prega, con tutto il suo cuore –ora può farlo- che ogni sera, al ritorno da un eventuale lavoro, possa avere quella scena a disposizione. Magari vivere insieme. Lui ed Isa…
Eppure il ragazzo smette di mangiare, fissandolo nuovamente, stavolta con aria di rimprovero.

-Lea, guarda che mi offendo!

-S…scusa, scusa!- esclama il ragazzo coi capelli rossi, imbarazzato, grattandosi un po’ il viso.
Si sente decisamente molto, troppo nervoso. A breve il cuore nel petto potrebbe scoppiare.
Fissa la pietanza, afferrando un cucchiaio appoggiato accanto al piatto.
E…e improvvisamente, si fa largo una strana sensazione in lui.
Che cosa c’è di sbagliato, in tutto questo…?
Non si tratta più di farfalle nello stomaco. C’è qualcosa che non va…

Eppure quando solleva il viso vede Isa che ancora lo guarda con aria indispettita, a braccia incrociate.

-Non ti fidi così tanto della mia cucina, Lea?
-No, sono certo sia delizioso…

-Allora non ti fidi di me.

Bastano quelle ultime parole a spezzare l’atmosfera. Ecco quello che non voleva che accadesse. Che Isa si senta in qualche modo vincolato dagli eventi del passato. Che i loro rancori degli ultimi anni emergano improvvisamente, distruggendo tutto quello che c’è –e potrebbe esserci- tra loro. E quando lo guarda, vede quell’ombra di senso di colpa, appannargli gli occhi. No, non vuole. Vuole che tutto sia come prima. Vuole che Isa si senta, nei suoi confronti, esattamente come tanti anni fa.

Di tutta risposta a quell’ultimo commento, prende una generosa cucchiaiata e la fa precipitare in bocca.

….e non può crederci.

 

E’ delizioso.

 

-Isa, non credevo potessi essere un cuoco così bravo!
L’aria di Isa si alleggerisce a quelle parole, sospirando quasi sollevato. Chiudendo gli occhi, riprende un altro boccone, e quando li riapre, riesce a vedere Lea che ancora mangia.

La cosa non può che fargli piacere.

Un estremo piacere.

Il suo piccolo, dolce…

…estremamente semplice Lea.

 

La cena finisce, e nel migliore dei modi. Risate, tante risate, come non se ne facevano da un bel po’.

Sguardi nostalgici che oscurano quelli di sospetto, rancore e delusione, scambiati tra fredde mura di un universo che sembra quasi essere esistito nei loro sogni.

Ecco come Lea definirebbe gli ultimi eventi: solo un brutto sogno.
La realtà è di gran lunga più piacevole.

Come potrebbe non essere così? Va tutto bene!
E stanno ancora ridendo al ricordo di loro due, da giovani, che cercavano di boicottare la recita di Natale, insoddisfatti del ruolo ridicolo di renne che era stato loro affibbiato.
Di tante altre marachelle, fatte sempre con la dispettosa innocenza di due bambini che, nonostante i caratteri completamente diversi, si son ritrovati fin troppo bene insieme.

Così tanto da resistere anche ad una lunga, oscura separazione.

E ritrovarsi di nuovo lì, a tavola, a consumare un pasto insieme.

-Oh, Isa, è così bello stare qui…

Forse con nota un po’ troppo sentimentale, ma a Lea sfugge esattamente cosa sta pensando in quel momento, ubriaco di sentimenti positivi e della presenza di quel ragazzo che non pensava gli mancasse così tanto nell’anima.
Isa, coprendosi ancora la bocca, composto anche nell’euforia, cerca di riprendersi.
Lea non può fare a meno che guardarlo negli occhi, adorabilmente attratto da quel blu profondo che per tanto tempo era stato brutalmente sostituito da un’aureola dorata, e che non aveva niente a che vedere con gli angeli.

La cicatrice al centro della fronte c’era ancora, quella X che in qualche modo lo marchiava a vita, ma nulla che la luminosità di quel sorriso mancato per troppo tempo non possa coprire.
Lea ne è innamorato pazzo, e anche Isa deve essersene accorto, dal modo in cui ricambia il suo sguardo.

-Mi trovo bene anche io, Lea. Dovremmo farlo più spesso.

-Oserei dire sempre!

-Perché no?-

Lea non capisce quell’ultima domanda, tantomeno capisce il motivo per cui Isa si sta alzando dal suo posto, e con un’espressione che lui oserebbe definire tremendamente eccitante si avvicina a lui, con un sorrisetto che non lascia presagire sante intenzioni. Isa si piega verso di lui, senza togliergli gli occhi di dosso, deliziandosi di quell’espressione adorabilmente sorpresa, compiacendosi di quanto potere abbia su di lui. E anche Lea non gli è indifferente. Lo si capisce mentre gli prende il viso con una mano, dal mento, sollevandoglielo, accarezzandogli il labbro col pollice, come se volesse tastarne la morbidezza.

-…da quanto non ci baciamo, Lea?

-Non…non ricordo, Isa…
Lea si congratula con sé stesso, mentre trattiene il respiro. Potrebbe esplodere, dare fuoco all’intera casa, e sbattere violentemente Isa sul tavolo per festeggiare quell’inaspettato cambio di atmosfera. Sente il fuoco nell’aria. E lui di fuoco se ne intende.

Isa riprende a parlare, mentre malignamente si avvicina a quella figura appena più piccola di lui, slanciata e passionale. Come una lingua di fuoco, per l’appunto.

-Oserei dire da quando numero Tredici e Quattordici si sono intromessi nella nostra vita.

L’espressione di Lea cambia improvvisamente, contrariato dal sentir parlare Isa in quel modo. Eccolo. Sembra essere tornato quell’odioso bastardo che era quando ancora facevano parte dell’Organizzazione. Ma non vuole rovinare tutto, a quanto pare è Isa che si è arrogato il diritto di distruggere l’atmosfera. Quindi non dice niente. Ma lo guarda con un broncio quasi infantile. Isa ride a quell’espressione, e senza troppi complimenti, si siede su Lea, continuando a guardarlo con quell’aria così seducente, contemplando quell’espressione adorabilmente contrariata.

-Non fare quel faccino da chioccia che ha perso i pulcini.

-Sono miei amici, Isa. E si chiamano Roxas e Xion.

-Lo so…’amici’…- sussurra il ragazzo coi capelli blu, iniziando a far azzardare le proprie mani forti su quel corpo esile. Può sentire Lea irrigidirsi mentre sfiora quei punti che ricorda essere estremamente delicati. Dietro alle orecchie. Alla base del collo. Lea freme, ed è evidente, anche se cerca stoicamente di mantenere quell’espressione offesa. Non fa che aumentare il divertimento di Isa, che riprende a parlare, tra quelle carezze tentatrici.

-…e in quanto amici, non devi preoccuparti. Non ho più una cattiva opinione di loro. Le considero persone…molto buone.

Lea sorride un po’ più sereno, ed un po’ più eccitato, mentre Isa con un’intraprendenza assurda gli sfiora appena le labbra con le proprie, assaporando un sospiro del ragazzo, mentre le proprie mani scendono sul suo petto, sbottonandogli la camicia, e passando insistentemente i palmi sulla pelle nuda. Lea freme ancora. Non può credere alla sua fortuna, proprio no. Non soltanto ha ritrovato il suo migliore amico…ma ora quell’amico sta per diventare qualcosa di più…qualcosa come…

-…o almeno, io li ho trovati buoni.

come?

Isa ride, divertito alla strana espressione confusa di Lea. Non realizza il suo piccolo, proprio no.

-Insomma…- continua, ridendo. Ridendo troppo. Un po’ troppo. Quasi convulsamente. Non è da Isa ridere così. Con quel fare quasi…maniacale. Quello non è un sorriso, è un ghigno. Un ghigno fin troppo compiaciuto.
Il cuore di Lea, che prima batteva per l’eccitazione, ora si colma di ansia e confusione.

E Isa riprende a parlare.

-…mi sembra che anche tu li abbia graditi, Lea.

-Di cosa stai…?

Isa lo interrompe, chiudendogli le labbra con un dito, con uno ‘shhh’ quasi affettuoso.

Ma la parola ‘affettuoso’ non si addice a quel suo sguardo.
Lea sta tremando.

Isa parla ancora.

-…ed in quanto tuoi amici, non devi preoccuparti…- sussurra Isa, mentre fa scivolare il dito dalle sue labbra, al suo collo…-…loro saranno sempre…- …e scivola, fino al petto…-…qui….-

…e potrebbe sembrare una cosa estremamente dolce, estremamente romantica.

Se non fosse per il fatto che il dito non si ferma all’altezza del cuore.

All’altezza dello stomaco.

Gli occhi di Lea si spalancano. Le orecchie non riescono nemmeno ad ascoltare la risata perversa di Isa, che rimbomba per la cucina, per quanto il sangue gli è salito al cervello, per quanto la paura ed il panico si impossessino di lui.
E no, non crede di aver capito bene.

Ma una cosa la nota, lì, freddo come un cadavere.
La mano di Isa risale al suo petto, aperta come se fosse artigliata.

Ed i suoi occhi sono dorati.

Vuole reagire.

Apre la bocca per urlare.
Ma delle parole, intossicanti come veleno puro, gli bloccano ogni  facoltà di intendere e volere.

Un pensiero ricorrente gli bombarda la mente, in un disperato tentativo di rassicurarlo.
Di risvegliarlo da quell’incubo.
Perché deve essere un incubo.

Va tutto bene.

Va tutto bene.

Vatuttobenevatuttobenevatuttobene.

Non può essere. Non è vero.

Loro avevano vinto, no?

Dov’è Roxas? E Xion?

Saïx…?
Sente una voce sussurrare, ed una mano premere contro al suo petto.

Come se volesse trapassarlo.

 

Un dolore acuto gli perfora ogni cellula del suo corpo, ma ancora non urla.

Invocherebbe disperato l’aiuto dei suoi amici. Urlerebbe il nome di Roxas e Xion.
Ma una parte di lui sa che non è più possibile.

Non lo sarà mai più.
E quel dolore diventa più lancinante.

E cosa dice quella voce…?

- Bentornato, Axel.-

 

 

 

 

 

 

 

 

Note: Dovevate aspettarvelo. Isa non cucina.

Però non è stato così cattivo, insomma.

Lo ha detto che erano ingredienti di qualità.

 

 

   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Kingdom Hearts / Vai alla pagina dell'autore: BloodyRoad