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Autore: theheartinthehand    25/01/2015    1 recensioni
"Puoi essere più dolce con me?"
"Mai. Io sono di ghiaccio."
"Tanto troverai il tuo sole. Prima o poi arriverà, Zayn, e ti scioglierà"
It's Ziall :3
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Niall Horan, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
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Quella notte, in disco, ce la siamo spassata. In verità se la sono spassata, mentre io ero seduto al bancone.

Guardavo tutto il tempo la schermata del cellulare, e distoglievo lo sguardo solo per dare una veloce occhiata alla pista da ballo affollata di gente la quale si stava strusciando l'una sull'altra. Lo ammetto, ero abbastanza pervertito, ma potevano pure prendersi una stanza e andare lì.

Avevo fatto una smorfia, notando la scritta "Nessuna notifica" sul display.

"Ehi, Nì!" la voce traballante e roca di Josh mi era parsa lontana, sebbene si fosse avvicinato a me. La musica, in quella disco, era altissima.

"Josh" lo avevo guardato, inarcando un sopracciglio "Cosa vuoi?"

Lui aveva sorriso, quel sorriso distorto che fanno gli ubriachi.

"Non bevi?" aveva riso, avvicinandomi una bottiglia di whisky. Per risposta avevo distorto il naso, disgustato, e avevo detto: "No, grazie"

 Avevo illuminato la schermata del cellulare, ormai diventata scura. Un messaggio di mia madre.

"Vi aspetto affianco all'edicola."

Avevo sospirato dal sollievo, nascondendo un sorriso. Mi ero stancato di stare al bancone e di guardare coppie che erano in ogni angolo del locale sbaciucchiarsi, proprio come nel momento in cui Josh e Zayn si salutarono: sbaciucchiandosi.

Successivamente Noah, Josh ed io eravamo tornati a casa, mentre Zayn era rimasto. Dopotutto, aveva diciassette anni.

Mugolai infastidito, quando sentii la sveglia suonare, e contemporaneamente, nemmeno si fossero organizzati, l'urlo di mia madre che diceva di alzarmi.

Un'altra giornata di scuola.

Questo pensiero attraversò subito la mia mente, e strinsi il cuscino: non mi sarei svegliato per nulla al mondo.

Odio la scuola.

Ma, dopotutto, chi non la odia?

Dobbiamo studiare per sedici anni e per il resto della nostra vita dobbiamo lavorare. Figo.

Quando fui sul punto di finire nuovamente tra le braccia di Morfeo, il mio sedere toccò terra. Gemetti dal dolore e aprii gli occhi lentamente.

"Ma che cazzo.." Mia madre mi guardava, le sopracciglia inarcate, le labbra serrate in una linea, il cellulare sempre a portata di mano vicino all'orecchio, l'altra mano sul fianco.

Succedeva sempre: non mi svegliavo, anzi, non volevo svegliarmi, e mia madre mi buttava giù dal letto. E ora sono da due anni che so questo: lo avrebbe sempre fatto fino a che non mi fossi svegliato da solo, ma continuo lo stesso a dormire, non pensandoci.

Improvvisamente una parte di me mi suggerì di prendere il cuscino e dormire per terra, ma il pavimento era freddo, mentre io ero in mutande.

"Preparati o farai tardi, presto!" mi ordinò duramente mimando con le labbra e uscì dalla camera, continuando a ridacchiare al cellulare. Sbuffai: odiavo quando stava al cellulare. Iniziava a fare la gatta morta e a spettegolare, un'altra cosa che odio a morte.

*********

"E ricordate, ragazzi, dovrete analizzare i primi tre capitoli del libro, la Resistenza, il Neorealismo e, infine, dovrete ripetere grammatica, perchè farò domande anche su questo" concluse la professoressa, scrivendo sul registro quell'assegno abnorme. Impossibile. Esagerato.

Eravamo a metà Novembre e i professori non facevano che ripetere la stessa frase: "Gennaio sarà un mese infernale, preparatevi"

Ovviamente, non dimentichiamoci che la professoressa di italiano vicino a quel 'preparatevi' aggiungeva 'psicologicamente' e noi studenti, intelligenti come siamo, capivamo indirettamente il resto della frase: "Gennaio sarà un mese infernale, preparatevi psicologicamente, perchè non vi darò un attimo di pace"

 "Professoressa, quando dovremo portare i capitoli?" chiese Mark, mentre io scarabocchiavo qualcosa sul diario. 

“Il prossimo Venerdì, non dimenticatevi, ragazzi”

Sbuffai, sapendo che non avrei passato un bellissimo weekend: per studiare solo narrativa avrei dovuto rinunciare all’uscita quotidiana con Josh e Noah. Voi vi chiederete: perchè non farli di Venerdì o di Domenica? Facile: Giovedì mi prometto sempre di fare i compiti del Lunedì il Venerdì, ma alla fine quel che faccio è stare al cellulare; di Domenica dovevo ripetere, perchè il Lunedì avevo due verifiche in classe.

Odio che la scuola non dia tempo a noi stessi, perchè abbiamo bisogno di tempo libero anche noi; invece non si accorgono che gli assegni che ci dettano per casa sono esagerati.

Avevo bisogno di mangiare, ma mancava ancora un'ora alla fine della scuola. Avrei potuto mandare un messaggio a Josh, dicendogli di incontrarci fuori la fermata dell'autobus, così che saremmo andati a casa insieme. Non vivevamo vicini, al contrario, ma potevamo prendere lo stesso bus, visto che si fermava giusto davanti casa mia e anche a casa di Josh. Prima non avevo mai provato a prendere l'autobus, perchè mia madre me lo vietava: era l'ora di ribellarsi, nonostante sarà stata la prima e ultima volta - o forse no?

Alzai la mano e la professoressa spostò l'attenzione su di me.

"Dica pure, Horan" mi concesse di parlare e mi schiarii la gola.

"P-Potrei andare in bagno?" Succedeva sempre. Balbettavo ogni volta, in ogni occasione: a volte perchè non trovavo aggettivi o verbi esatti per parlare, e altri perchè ero insicuro.

Lei annuì debolmente, mentre io mi alzai dal posto, ed ebbi la sensazione che tutti mi guardassero: odio quando tutti concentrano l'attenzione su di me, senza staccarmi gli occhi di dosso. Amo l'attenzione di una sola persona, che magari mi coccola - nella mia classe tutti mi trattavano come peluche, visto il miuo bisogno di affetto - ma venticinque persone che mi osservavano insistentemente, come se volessero farmi imbarazzare, non riuscivo a reggerle.  Lo so, sono contradditorio: amo l'attenzione, ma la odio. Mi spiegherò meglio: odio l'attenzione come quelle sulle star, come quelle sugli'sfigati', se vogliamo chiamarli così, come chi ha commesso un reato; amo l'attenzione come quella su una persona che si ama, come quella su una persona che si coccola dolcemente, e cose così.

Uscii dalla classe sospirando dal sollievo e presi una gran boccata d'aria: fuori dalla classe era fresca, invece dentro era viziata. Troppo.

A passi felpati raggiunsi il bagno ed entrai, chiudendo la porta; presi il cellulare, poggiandomi sul termosifone - il caldo termosifone, che m trasmise subito un po' di calore - e mandai un messaggio a Josh.

"Hei Josh, oggi prendo con te l'autobus, ci incontriamo alla fermata?"

Fortunatamente, il mio amico era sempre online, a scuola.

"I professori se ne fregano e continuano a fare i loro comodi, e noi i nostri" diceva sempre.

 Così mi arrivo velocemente una risposta.

"Certo! :) Verrà anche Zayn, e Noah! Contento?"

Niall: Mh, abbastanza ;)

Josh: Ahahahahha, biondino, incontriamoci alla fermata alle due. Non tardare, o perderai l'autobus.

Niall: Dubiti di me? Oh, mi sono offeso.

Josh: Dai idiota, ora vado. La prof mi sta guardando male. Quella stronzetta. A dopo.

Niall: Meglio che vada anche io, devo tornare in classe. Sono fuori da troppo. A dopo

Posai il cellulare nella tasca, mi lavai le mani e ritornai in classe.

"Horan, dov'eri?" La professoressa di algebra sedeva sulla sedia, squadrandomi.

"In bagno"

"Tutto questo tempo?"

"C'era fila" mentii, mentre andavo a sedermi al mio posto.

"Bene, oggi interroghiamo Evans, Collins e Smith"

**********

Mancavano cinque minuti alla fine della lezione, e morivo di fame. Ogni secondo il mio stomaco brontolava prepotentemente, e qualcuno si girava verso di me, divertito. Tutti sapevano che mangiavo un sacco, ma c'era per loro -e per me- un mistero: come mai non ingrassavo?

Meglio così, dopotutto. Ero troppo pigro per mettermi a dieta. Avrei infranto la promessa del "Non mangiare. Fai palestra" solo due ore dopo.

La professoressa si sedette alla cattedra, e iniziò a scrivere l'assegno sul registro.

"Studiare da pagina 240 a 245, esercizi a pagina 250, numeri 30,31,34,40,pagina 251 numeri 51, 52, 53, e basta"

Riportai velocemente diario, quaderni e libri -che lasciavo sempre sotto il banco nelle ore di lezione-  nella cartella e la chiusi, alzandomi in piedi. Presi la giacca dall'appendiabiti e la indossai, per poi poggiare la cartella sulla mia spalla. La campanella suonò in quel momento, e affiancai tutti gli alunni che camminavano a passo felpato verso l'uscita principale.

Ricordandomi, poi, che all'inizio della giornata all'inferno-alias-scuola avevo raggomitolato un cappello di lana in tasca, lo presi e lo adagiai sulla mia testa per bene.

Salutai i miei compagni velocemente e guardai l'orario: le due. La fermata distava a cinque minuti e,per non fare tardi, dovetti iniziare a correre velocemente.

Iniziai già a intravedere delle sagome, che analizzai come Josh e Noah, da lontano. Pian piano che mi avvicinavo, vedevo il piede di Josh battere incontrollatamente sull'asfalto di cemento. Rallentai appena fui più vicino, e lì lo vidi: Zayn, sembrava l'avesse fatto apposta a nascondersi dietro il muro. Era appoggiato su di essa, una sigaretta tra le labbra mantenuta tra indice e medio. Inspirò il fumo e lo buttò fuori in una nuvola. Il ciuffo - sembrava alto almeno dieci centimetri!- era sistemato all'insù perfettamente, neanche un ciuffo fuori posto. Sembrava ci tenesse, al suo aspetto fisico. Indossava un jeans stretto chiaro e una maglia bianca, coperta da una giacca di pelle nera, e ai piedi delle vans nere: solo dai suoi indumenti, avevo pensato che i suoi colori costanti fossero bianco e nero. Beh, non c'è black senza white, giusto?

"Heilà!" salutai i ragazzi di fronte a me e Josh, di spalle, si girò verso di me.

"Nì! Ma quanto ci hai messo?" mi rimproverò, con un sorriso strafottente sulle labbra. A volte pensavo non mi volesse bene, per vari motivi: si sfogava con me dei suoi problemi, ma appena iniziavo io a sfogarmi mi dava dell'egoista; mi prendeva sempre in giro di fronte agli altri, come se volesse risultare simpatico, quando mi fa salire solo un senso di nausea e odio.

Questa è la metà dei motivi che ho per pensare che non mi vuole bene.

"Dai Josh, non è ancora arrivato l'autobus, calmati" mi difese Noah, e un sorriso spontaneo spuntò sulle mie labbra.

Zayn continuava, nel frattempo, a fumare la sua sigaretta, finchè non finì. Così buttò il mozzicone per terra e lo calpestò.

"Ha ragione Noah: l'autobus non è ancora arrivato, non accanirti su di lui" Zayn mi affiancò, sorridendo, e avvolse le mie spalle con un braccio. Io sorrisi e lo abbracciai forte.

"Grazie spilungone" alzai il viso verso il suo per guardarlo e gli tirai la guancia, mentre lui sorrise divertito.

Sentii Josh sbuffare e mi staccai da lui. Dopotutto, il mio non era sembrato un comportamento leale: stavo attaccato al corpo del ragazzo del mio amico, ma se lui si fosse attaccato alla mia ragazza o al mio ragazzo che sia, mi sarei incazzato oltre i limiti.

"Noaaah" esclamai, buttandomi fra le braccia del ricciolino biondo. Lui mi strinse a sè più forte che poteva, tanto che stavo quasi per soffocare. Ma così amo gli abbracci: soffocanti, degli abbracci che non dimentichi più.

"Niaaaall" rise lui e mi misi sulle punte per baciargli una guancia. Mi dispiace ammetterlo, ma fra quei tre io ero il più basso. Sebbene fossi un maschio, ero alto quanto i sette nani.

Mi staccai e guardai Josh e Zayn, che per l'ennesima volta stavano limonando. Mi avvicinai a loro, mi misi sulle punte avvicinandomi alle loro orecchie, soffiando leggermente, e: "Ragazzi, l'autobus è arrivato" risi, allontanandomi. Amavo questi generi di scherzi. No, mi correggo, amo gli scherzi. Non amo esserne vittima, ma farli è divertente. Se non danneggiano qualcuno.

Loro sbuffarono e si staccarono, salendo.

Noah ed io li seguimmo e fummo i primi a trovare dei posti -esattamente quattro, quanti ne eravamo noi- e avvisammo gli altri due, che ancora andavano avanti e indietro per l'autobus in cerca di qualche posto.

Così ci sedemmo -io ovviamente vicino alla finestra, al fianco di Noah e di fronte a Zayn- e il bus partì. Guardai fuori dalla finestra, alcuni dei liceali si recavano verso casa a piedi. Io prendevo il pullman scolastico per ritornare a casa, ma quel giorno non lo feci.

Fortunatamente, mia madre non si sarebbe accorta di niente, visto che lei era ancora a lavoro e ritornava verso le sette di sera. Ce ne voleva di tempo, per quell'ora.

 

Presi il cellulare dalla tasca e aprii Whats App.

300 messaggi non letti nel gruppo 'Inserire gruppo'

Un messaggio da Louis

Un messaggio da Harry

Era un gruppo formato da noi ragazzi e ragazze conosciuti su Facebook, in un gruppo di fan che amano lo stesso artista musicale. Un giorno, un ragazzo pubblicò un post con scritto: "Voglio creare un gruppo su Whats App per conoscerci meglio, che ne dite? Commentate con il vostro numero qua sotto"  Io, non fidandomi, avevo mandato il numero in chat. Può sembrare ridicolo, ma dopo aver visto quel gruppo, vi potreste ricredere.

Su 13.000 persone, 30 commentarono.

Così conobbi 17 ragazze e 13 ragazzi fantastici, tra cui due ragazzi di nome Louis ed Harry. Louis non era mai in depressione nel gruppo , come alcune ragazze e ragazzi, era sempre allegro e audace e cercava sempre di tirare su morale, invece Harry stava sempre per fatti suoi, ma se gli chiedevi aiuto poteva anche portarti la torre di Pisa a casa.

Harry: Hei Nialler

Louis: Niall non sai cosa è successo! XD Appena sei online scrivimi, che te lo racconto!

Niall: Hei Hazztino

Niall: Dici, Tomlinson, sono curioso ;)

Solo in quel momento realizzai: non avevo il numero del moro-alias- ragazzo di Josh.

"Zayn, mi dai il tuo numero?"

 

  
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