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Autore: InsurgentMusketeer    25/01/2015    1 recensioni
Quel giorno le persone si muovevano a due a due. Cuoricini di peluche e palloncini rossi riempivano il vuoto che creavano i loro corpi, legati solamente dalle mani. Stranamente calde, per quella stagione.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando il mendicante accordò il Mi cantino erano appena le tre.

 

 

 

Era uno di quei giorni in cui l'aria non profumava e le giostre erano ferme. Il colore del sole prendeva tonalità rugiada e fredde come il mese in cui lei stava camminando, tenendo per sè il calore che avrebbe dovuto regalare e costringendo gli uomini a implorarne un pò, silenziosi, stretti sotto il bavero delle giacche, compressi per sentire il rumore dei loro respiri, più che per scaldarsi.

 

Era il giorno in cui passeggiare da soli era più evidente che in altri e voleva essere il biglietto da visita della debolezza, della solitudine più areiforme, di quella diversità a tutti i costi che in un contesto o in un altro si trova sempre.

 

 

 

Il mendicante era giovane e aveva gli occhi pieni di niente. Provò il Mi maggiore al primo tasto e regalò al vento l'intonazione più morbida e perfetta. Il punto in fondo alla strada che fissava da qualche minuto non aveva nessuna particolare attrattiva, ma la cecità che lo legava alla sua chitarra non era mai così clemente da permettergli di fare la differenza tra un luogo e un altro.

 

Quel giorno le persone si muovevano a due a due. Cuoricini di peluche e palloncini rossi riempivano il vuoto che creavano i loro corpi, legati solamente dalle mani. Stranamente calde, per quella stagione.

 

 

 

Lei gli sedette accanto e aprì il libro sorridendogli. Lui ricambiò amorevole, come sempre.

 

Non che quel giorno il suo sorriso fosse più intenso: rimaneva lo stesso per tutto l'anno. Ed era proprio questo, il bello.

 

Lei si schiarì la gola e recitò:

 

"Amare significa comunicare con l'altro e scoprire in lui una particella di Dio."

 

 

Avete presente quando, parlando ad alta voce, vi sembra che quella voce non sia la vostra?

 

Infastidita e imbarazzata da quella sensazione, richiuse il libro e tornò a guardarlo.

 

"Bello, vero? E' Coelho."

 

Lui continuò a sorridere.

 

"L'ho preso l'altro giorno in libreria. E' stata proprio questa frase a colpirmi, sai? E ho l'impressione che il resto sarà ancora meglio."

 

Il vento s'incazzo per un istante, fischiando sulle tegole del palazzo alle sue spalle.

 

Rise.

 

"Ma che te lo dico a fare, hai ragione. Tu di libri in vita tua ne avrai letti sì e no due o tre. Lo so, ti annoiano, me l'hai detto mille volte."

 

Fece una pausa e il mendicante poco lontano intonò angelico quella canzone che fa piccola, possiamo parlare tutta la notte, ma non ci porterà da nessuna parte.

 

Lo sentì di nuovo lontano, quando riprese a collegare i pensieri alle labbra. Si sedette meglio e si strinse a lui e al suo strano corpo.

 

"A parte quella fase che hai avuto in cui non leggevi nient'altro che Patricia Cornwell. E dire che a me non è mai piaciuta."

 

Lui rise distante. Molto distante.

 

"Sai che Cherry ha avuto sei cuccioli? Mio Dio, anch'io non pensavo fosse possibile. Di solito i gatti si limitano a due, tre, massimo quattro gattini. Ma sei.."

Il suo viso partorì un sorriso stretto e finto, disegnato con una mina da cinque millimetri, e si richiuse l'attimo dopo.

Dal suo sterno partì un maremoto violento e velenoso che affiorò caldo alle sue ciglia e si raffreddò lungo il porto gelido delle sue guance.

Il mendicante stette a guardare l'unica sofferenza cui gli era concesso assistere, perchè le lacrime sono più suono che materia. Anche il dolore lo è.

E lei non si aspettò più che il sole ritornasse a scaldarla. Lei era tempesta, adesso, e la sua bonaccia non sarebbe più tornata. Aveva gli occhi color del cielo di settembre e le labbra di rosa, e la cosa peggiore di questo piccolo elenco era il verbo usato.

Si tappò la bocca per soffocare gli ultimi singhiozzi. Una lacrima rimase appigliata alla punta del suo naso e finì col morire silenziosa sulla copertina del libro di Coelho.

Mentre si alzava da terra, il fantasma della lacrima aveva dipinto un alone stellato sulla parola "fiume".

 

Fece un sorriso, stavolta quanto più possibile vicino al suo.

Perenne, eterno, con quella stabilità che ogni stagione al suo termine avrebbe potuto invidiargli.

 

Si chinò a baciare il viso impresso nel freddo della lapide.

"Buon San Valentino, amore mio."

 

 

 

 

Il tempo non migliorò.

 

 

 

 

 

Tentennò rovesciando una lattina di

 

(Nonsochecosa)

 

per terra e si alzò a fatica, facendo perno sulla cassa della chitarra.

Si scrollò di dosso polvere e briciole che non poteva sapere dove fossero esattamente.

 

 

Ripose sicuro la chitarra nel fodero e pestò con decisione una strada del ritorno che ormai aveva imparato a memoria.

 

   
 
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