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Autore: Glamiji    25/01/2015    1 recensioni
“Non hai ancora capito, fratellino, davvero? D’altronde, sono sempre stato più bravo di te nelle deduzioni. Ma ormai dovrebbe essere lampante, elementare, oserei dire… In ogni caso, forse è meglio così. E’ troppo tardi per ammetterlo anche solo a te stesso. Troppo tardi, decisamente troppo tardi
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Chi era lui per turbare tale gioia? Come poteva osare distruggere ciò che altri avevano costruito?
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Spoiler per chi non ha visto "The sign of three" (3x02). Accenni di Johnlock un po' platonico.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, Crack Pairing | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Danzavano.
Persi in una gioia di sinfonie e precipitose note, immergendosi l’uno negli occhi dell’altra, ridendo di un’allegria troppo limpida e pura per appartenere alla realtà.
Stava sognando, era solo un sogno, no?
Tante risate. Tanto rumore. Tanti sorrisi. Quanti di quei sorrisi erano veri? Li osservò. Tutti, in effetti. Ognuno dei presenti, mettendo da parte le proprie ombre (quell’uomo laggiù, avrebbe mai trovato il coraggio di confessare a sua moglie il tradimento?), partecipava il più sinceramente possibile alla felicità degli sposi.
No, non tutti, non esattamente.
I suoi occhi si mossero verso John. Quante altre volte l’aveva visto sorridere così? A quante altre persone aveva riservato quello sguardo? Forse sì, forse quando lui… ma ne era poi così sicuro? O la sua mente stava alterando i propri ricordi per soddisfare un’inconscia, incomprensibile volontà? Si era sempre fidato della sua mente. Cosa c’era ora di diverso?
Un brivido di incertezza corse lungo la sua schiena, d’un tratto l’aria che prorompeva dall’ingresso ornato di fiori divenne più fredda, poi, repentinamente, troppo calda.
“Non hai ancora capito, fratellino, davvero? D’altronde, sono sempre stato più bravo di te nelle deduzioni. Ma ormai dovrebbe essere lampante, elementare, oserei dire… In ogni caso, forse è meglio così. E’ troppo tardi per ammetterlo anche solo a te stesso. Troppo tardi, decisamente troppo tardi”
La voce di Mycroft risuonò nelle sue orecchie. Solo qualche giorno prima… Si era sforzato, si era impegnato davvero, a non capire. Aveva soffocato quelle parole, le aveva gettate nelle fogne più squallide del suo intelletto, si era riempito di nuove idee, di nuove azioni, pur di dimenticarle, aveva colmato se stesso di altre riflessioni fino sentirsi male per l’afflusso di pensieri.
Ma ora, eccole qui, che riaffioravano in superficie, crudeli, spietate, durante il matrimonio di John e Mary.
Danzavano, innamorati, colmi di speranze e di passioni, allegri, eseguendo la coreografia della loro felicità davanti all’estasi del pubblico commosso.
Se solo non avesse finto di essere morto… Una pioviggine salata gli inumidì gli occhi. Sentì di non poter rimanere più a lungo in quella stanza. Quasi inconsciamente, i suoi piedi lo condussero attraverso il festoso salone; urtò qualcuno, accelerò, senza accorgersene si ritrovò a correre, col respiro affannoso, a immergersi nel tunnel della notte, tra l’intenso, nauseante profumo dei fiori e il bagliore accecante delle stelle.
“Sherlock!”
Si voltò, non avrebbe dovuto voltarsi.
John, tra l’irritato e il preoccupato, si affrettava dietro di lui.
“Sherlock! Cosa diavolo stai facendo?”
Continuò a camminare, sentiva i passi dell’altro diventare più veloci.
“E’ il mio matrimonio! Sei il mio testimone, non puoi… non puoi scappare, non puoi andartene così!”
John gli afferrò una spalla, lo costrinse a voltarsi.
“Cos’altro ti aspetti che faccia? Ho tenuto un discorso, ho evitato un omicidio, ho trovato il colpevole di un caso irrisolto, ho impedito che il tuo matrimonio costasse la vita a qualcuno. Cos’altro ti serve?”
Una fitta di dolore lo attanagliò alla vista del volto deluso dell’altro. Provò a girarsi di nuovo, ma ebbe appena il tempo di asciugare gli occhi con la manica della giacca senza farsi vedere, prima che l’amico lo bloccasse, tenendolo fermo di fronte a sé.
“Sai, lo so che questa situazione ti mette a disagio, troppe persone, troppo rumore, ma credevo che almeno una volta, per me, potessi fare un piccolo sforzo. E’ il mio matrimonio, diavolo! Tengo alla tua presenza! Ma è evidente che per te esserci non ha altrettanta importanza”
Un nodo in gola gli impedì di rispondere. Avrebbe potuto, in quel momento, ammettere, a se stesso e a John. Ammettere, egoisticamente, che Mycroft aveva avuto ragione. Avrebbe potuto cedere all’impulsività che la parte più irrazionale di lui esigeva, prepotente, avida dell’uomo che aveva davanti. Ma non era mai stato irrazionale.
Ripensò ai due sposi che danzavano, poco prima, sospesi sulle note della felicità. Chi era lui per turbare tale gioia? Come poteva osare distruggere ciò che altri avevano costruito?
Si divincolò dalla presa di John, si allontanò senza parlare. L'altro lo seguì, incerto, per qualche metro, poi tornò lentamente verso l'edificio luminoso, scuotendo leggermente la testa.
Se solo non avesse finto di essere morto… Forse nessuno si sarebbe intromesso nel loro rapporto, e forse, forse… Ma ormai era troppo tardi per ammetterlo.

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Ciallllve (un po' stile Leonard but I like it)
Niente, stavo guardando "The sign of three" e la mia mente ha elaborato codesta schifezzuola distruggi-feels.
Che dire? No, non riesco a rassegnarmi al matrimonio di John e Mary. Non mi piacciono proprio. Johnlock è per sempre, cerchiamo di farlo capire anche a Moffat.

L.

  
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