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Autore: Nora13    25/01/2015    0 recensioni
[Questa storia partecipa al concorso "Pesca a Prompt (Contest Multifandom a Pacchetti)", indetto da Ili91]
Estratto:
 "Stiles aveva pensato molte volte a quella possibilità. Aveva già rifiutato una volta una proposta simile, ma allora era diverso. Certo, come ogni essere umano, anche lui aveva ragionevolmente paura di morire. [...] Era innegabile che i vantaggi della licantropia fossero una continua tentazione."
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Scott McCall, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nick (forum ed eventualmente sito): Nora13 (Efp), Nora_2000 (Forum) 
Titolo: Siamo ancora in piedi 
Fandom: Teen Wolf
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of Life
Rating: Verde 
Pairing/personaggi: Scott McCall, Stiles Stilinski 
Pacchetti scelti: 12, P
Prompt e obbligo utilizzato: Morso, Utilizzare il genere “introspettivo” tra i principali
Avvertimenti/Note: Nessuno
Nda: La storia è ambientata in un periodo indefinito fra la prima e la seconda stagione; si sviluppa in tre parti, collegate solo dai pensieri e dagli stati d’animo di Stiles. Spero solo di non essermi dilungata inutilmente nella prima parte, quella su cui ho più dubbi e, essendo il mio primo concorso, di aver utilizzato bene prompt ed obbligo.  









 
Scott stava facendo faville in campo, come al solito. Era quasi solo lui a detenere la palla dall’inizio della partita. Roteava schivando facilmente gli avversari che tentavano in ogni modo di fermare la sua corsa verso la loro porta.
Stiles invece era seduto in panchina, come al solito. Borbottava sottovoce incitamenti che forse il suo migliore amico avrebbe potuto sentire, se non fosse stato tanto concentrato sulla partita. D’altra parte, sapeva bene che Scott avrebbe portato la squadra alla vittoria per l’ennesima volta. Forse era la concitazione del momento, a pochi secondi dalla fine, con gli spettatori che tifavano dagli spalti, desiderosi di conoscere il risultato della partita senza sapere che a giocare c’era un lupo mannaro forte, agile e rapido oltre ogni misura. Sì, il risultato era talmente prevedibile che lui avrebbe potuto imbastire un giro di scommesse con la certezza di diventare miliardario.
Con un gesto fluido, il capitano della Beacon High lanciò la palla in rete, oltre due avversari ed il bastone del portiere, che non poté fare nulla per impedire quel punto straordinario.
In un attimo, buona metà degli spettatori si riversò nel campo, urlando esaltata. Scott si era tolto il casco, rivelando il largo sorriso di un normale ragazzo sinceramente felice di aver vinto una partita di lacrosse.
Anche Stiles era balzato in piedi appena udito il fischio dell’arbitro annunciare la fine della partita. Ma prima che potesse tentare di raggiungere l’amico per dargli la meritata pacca sulla spalla e cominciare ad intontirlo di complimenti; tutto il resto della squadra, come se fosse d’accordo sin dall’inizio, sollevò Scott e si diressero trionfalmente all’uscita del campo.
 -Ehi!- esclamò Stiles, cercando di farsi sentire sopra le voci che scandivano il nome del capitano -Scusate, quello è il mio migliore amico! Potrei...-
Se qualcuno lo sentì, decise di ignorarlo. Il chiassoso gruppo di liceali si allontanò, probabilmente diretto verso qualche locale i cui proprietari non si facevano problemi nel servire alcolici ai minorenni.
Stiles restò fermo al centro del prato, mentre anche il resto degli spettatori se ne andava. Il ragazzo si grattò la nuca, sospirando. Cominciando a sfilarsi le protezioni, si diresse agli spogliatoi, forse più affranto di quanto avrebbe dovuto essere.
 
Stiles posò il cellulare sulla scrivania. Non era più euforico come pochi minuti prima.
Aveva chiamato Scott, pensando che l’amico si ricordasse della promessa fattagli: andare a vedere l’ultimo film de Lo Hobbit insieme. Il licantropo se ne ricordava, effettivamente. Ma quel giorno aveva un appuntamento con Allison. Sarebbero andati al cinema. Per vedere una commedia romantica. Nessuno meglio di Stiles sapeva quanto Scott odiasse le commedie romantiche.
Però non era quello il punto. A dire il vero, il suo migliore amico non impazziva nemmeno per i fantasy. Erano sempre andati al cinema, loro due, o a fare qualsiasi altra cosa facessero due vecchi amici che possono contare solo l’uno sull’altro. Perché, fino a qualche mese prima, il mondo di entrambi era casa, scuola e migliore amico. Adesso si era ampliato così all’improvviso da far girare la testa. Per colpa di una sera. Per colpa di un morso.
 
 -Stiles, vorresti dirmi cosa c’è che non va?- domandò d’un tratto Scott.
Il ragazzo si rigirò nel letto, in modo da guardare il sacco a pelo disteso a terra dov’era infilato l’amico.
 -Non c’è niente che non va. Abbiamo mangiato una pizza, chiacchierato fino a dieci minuti fa e sono le due, perciò, ho sonno, come deve essere.
 -Non intendo adesso. Voglio dire in generale. Hai qualcosa per la testa e credo abbia a che fare con me.
Stiles rifletté un momento. -Me lo stai dicendo come amico o come lupo mannaro che può fiutare le mie emozioni?-
 -Cosa?- esclamò Scott -Te lo sto dicendo come migliore amico, ovviamente.-
L’altro si strinse nelle spalle, distendendosi nuovamente sul letto.
 -Forse ho capito. Sei invidioso.- riprese il licantropo, ma senza alcuna nota di disapprovazione nella voce. Era il tono di chi spera di sbagliarsi.
Invidioso? No, Stiles era certo di non essere invidioso di Scott. Quella parola non poteva racchiudere il suo stato d’animo.
Semplicemente, si chiedeva come potessero essere arrivati dov’erano ora. La risposta era semplice: caso. O sfortuna, che dir si voglia. Una cosa che sembrava abbondare a Beacon Hills quanto le creature sovrannaturali.
 -No, Scott, non sono invidioso. Come potrei? Non sei stato tu a volere tutto questo.
 -Vorresti chiedermi il morso?
Stiles aveva pensato molte volte a quella possibilità. Aveva già rifiutato una volta una proposta simile, ma allora era diverso. Certo, come ogni essere umano, anche lui aveva ragionevolmente paura di morire. Ma aveva respinto l’offerta soprattutto per dispetto, in un certo senso. Voleva dimostrare a Peter che non tutti potevano volere il morso, che diventare lupi mannari non era la risposta a tutti i problemi. Perché sapeva che Peter provava verso le persone normali una specie di distorta compassione. Era innegabile che i vantaggi della licantropia fossero una continua tentazione.
 -Se tu me lo chiedessi Stiles, non so se lo farei. Non voglio correre il rischio di ucciderti. Però ti capirei, ovviamente.- continuò Scott.
Stiles abbozzò un sorriso. -Puoi dormire tranquillo. Per il momento, la mia vita è già abbastanza incasinata.- Appena lo disse, si diede dello stupido ed egoista. Scott aveva avuto un mucchio di problemi, da quando era diventato un lupo mannaro.
Eppure intuì che il suo amico era sollevato da quelle parole. -Va bene. Buonanotte, Stiles.-
 -Buonanotte, Scott.
Il ragazzo si rigirò su un fianco, tirandosi la coperta fin sopra le orecchie. Sentì Scott sussurrare: -Siamo ancora in piedi.-
Non riuscì a capire se quella frase fosse per lui o se l’avesse detta fra sé e sé. Tuttavia, si sentì come rassicurato. Anche se dall’esterno sembrava fossero cavaliere e scudiero, Batman e Robin, non era così. E la loro non era un’amicizia perfetta. Ma finché fossero stati alla pari, finché fossero rimasti loro stessi, avrebbe funzionato.
Stiles si augurava che continuasse ad essere così. Si sarebbe impegnato perché rimanesse così. 




 
   
 
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