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Autore: Blacksouls_ink    25/01/2015    2 recensioni
Rose è nel suo letto, al caldo, proprio come recitava una vecchia promessa. Qui, mentre le dolci braccia della morte la stanno per accogliere, ripensa alla sua vita, in particolare alla fatidica notte del 15 aprile 1912 quando il Titanic affondó e con lui la persona che amava di più al mondo.
[dal testo]
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jack Dawson, Rosalinda Dewitt Bukater | Coppie: Jack Dawson/Rosalinda Dewitt Bukater
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il calore delle coperte mi avvolge in un abbraccio morbido, invitante, e lo scoppiettio delle fiamme nel caminetto, riempie il religioso silenzio della stanza. Sono sdraiata sul mio letto, in quella che da troppo tempo è la mia casa. Al mio fianco, il comodino che da una vita ospita tutte le foto dei miei più bei ricordi, le esperienze che hanno reso importante la mia vita. La prima volta che sono andata a cavallo, il mio primo volo in aeroplano, io e la mia bellissima figlia, il giorno in cui è nata; il matrimonio dei miei figli, il mio primo nipote, e un'infinità di altre immagini. 

Ognuno è un pezzo importante nel puzzle della mia vita, ma in questa composizione manca un tassello. C'è un buco, un vuoto, nel mio cuore, che solo una persona potrebbe colmare. 

Il ricordo di Jack, è vivo nella mia mente, lo è sempre stato, così come nel mio cuore. Abbiamo vissuto insieme solo poche settimane, ma a ripensarci ora, a distanza di 84 anni, paiono molto più che una vita intera. 

Ho amato mio marito, con tutto il cuore, ma esso è sempre appartenuto a qualcun altro. E quel qualcuno se l'è portato con sé nelle profondità del gelido oceano. Non voglio essere fraintesa, ho amato la mia vita. È stata un'esistenza piena di avventure ed esperienze, circondata da persone che amavo con tutto il cuore, vivendo al meglio ogni momento.

 Ma il senso di vuoto rimane. 

Ogni volta che vedevo mio marito ridere, pensavo al suono della sua calda risata, risuonare tra le pareti della nave. Ogni volta che osservavo un quadro, un disegno, vedevo ancora le sue mani, veloci ed inquiete, accarezzare il foglio con soffici linee nere. 

L'ultimo ricordo che ho di lui, risale a quando ho lasciato, per l'ultima volta la sua mano, per guardarlo sprofondare nelle acque scure dell'Atlantico. 

Nonostante il calore che mi circonda, se chiudo gli occhi posso ancora sentire il freddo agghiacciante dell'acqua, le lame che mi trafiggevano il corpo, il legno duro che mi sosteneva, le grida strozzate di paura dei pochi ancora vivi, spegnersi pian piano, come era andata a fondo il Titanic; ma soprattutto le sue mani, i suoi occhi chiusi, ghiacciati . Ma non voglio ricordarlo così. Preferisco pensare ai suoi occhi aperti, illuminati di gioia, mentre osserva l'orizzonte, occhi pieni di speranza per il futuro; lo vedo correre, tra la gente, la sua risata che risuona, che non si spegne. "Promettimi che sopravviverai". Ho mantenuto la promessa, sono andata avanti con la mia vita, ho dato valore ad ogni singolo giorno di essa, e ho amato e sono stata felice. Ma  non ho potuto, non ho voluto, dimenticarlo. 

Ora sono in pace, nel mio letto caldo, e sono così stanca. Chiudo gli occhi lentamente, e perdo la sensibilità del mio corpo: ormai è come se fluttuassi, non sento e non vedo niente. 

Poi è come se venissi sbalzata nel mio corpo ancora una volta, apro gli occhi di colpo e una luce abbagliante mi acceca, non facendomi tutta via abbassare le palpebre. Invece, vago con lo sguardo su un ambiente familiare. Sono in un corridoio, davanti ad una porta ampiamente decorata, che riporta alla luce vecchi ricordi. Appena mi appresto ad allungare la mano per aprirla, questa si spalanca, mettendomi davanti agli occhi una scena bizzarra, ma al contempo... Normale. Vago con lo sguardo su quei volti familiari, i volti di centinaia di persone, sorridermi con affetto. 

È come trovarsi in un film già visto tante, troppe volte: avanzo velocemente tra la folla di persone che si scosta al mio passaggio, creando un varco. Supero, accelerando man mano che mi avvicino alla fine della sala, i volti di Tommy, Cora, Fabrizio... Tutti loro. 

Un passo dopo l'altro, arrivo alla scalinata. LA scalinata. Inizio a salire le scale, un piede alla volta. In cima, una luce abbagliante mi impedisce di vedere cosa ci sia alla fine. Avvicinandomi, la luce si attenua, permettendomi di scorgere qualcosa- qualcuno-, un'ombra. Sento il cuore battere accelerare i battiti, ma inizialmente non capisco il perché. Senza accorgermene, inizio a correre sulle scale, il viso rivolto verso l'alto. Trattengo il fiato per tutta la corsa e quando arrivo in cima, vedo un uomo, girato di spalle. Lo guardo meglio ed ho un tuffo al cuore. 

Quei capelli, quella postura, quel modo impertinente di tenere le mani nelle tasche dei pantaloni... I miei occhi si spalancano per la gioia, il sorriso si accende sulle mie labbra. Solo in quel momento, mi accorgo di essere di nuovo... Giovane. Ho l'aspetto di una diciassettenne. Sono di nuovo... Me. Ma non ho il tempo per pensarci. 

L'uomo-il ragazzo- si gira lentamente, rivelando un sorriso sbarazzino sul viso, due grandi occhi chiari. Sento che il cuore potrebbe esplodermi nel petto quando riconosco il volto di Jack, del mio Jack. E tutto d'un colpo, mi passano davanti tutti i bei momenti passati con lui, la festa in terza classe, la sera del ritratto, il nostro primo bacio... Lui mi tende la mano, gli occhi pieni di un sentimento che riconosco come amore. Quell'amore infinito che è durato per 84 anni, e che non ci ha mai abbandonato. Io gli prendo la mano, e quel contatto mi provoca dei brividi... Sentire la sua pelle dopo così tanto tempo... Poterlo toccare, sentire, vedere... Niente mi ha mai resa più felice. Mi avvicino a lui, il viso a pochi millimetri dal suo. Per qualche istante ci guardiamo, anneghiamo l'uno nello sguardo dell'altro, scambiandoci mute parole. "Ti amo." "Mi sei mancata" "Non ti ho mai dimenticato" sono i messaggi che i nostri sguardi cercano di trasmettere. E ci riescono. Le sue labbra si posano lentamente sulle mie, in un bacio appassionato, felice. Il sorriso non abbandona le nostre labbra, mentre tutte le persone presenti iniziano ad applaudire. A malapena le noto, talmente presa dalle braccia di Jack che mi cingono, dalle sue labbra sulle mie, dalla sua sola presenza, che scatena in me un senso di incredibile, immensa gioia. La mia mente è stranamente lucida, nonostante la sensazione inebriante che provo. Mi sento in pace, in pace con il mondo, e finalmente posso dire di aver trovato il tassello mancante. 

"Eri tu Jack, eri sempre tu" penso mentre chiudo gli occhi e posò la testa sulla sua spalla. Mi rendo conto solo ora, di trovarmi di nuovo sul Titanic, un nome che dovrei odiare per quello che mi- per quello che ci ha fatto. Mi trovo invece ad amare questa nave è tutto ciò che rappresenta: mi ha portato a Jack e ha portato lui da me. Ci ha uniti e divisi allo stesso tempo. Ma ora so, che il nostro amore, contrariamente ad essa, è inaffondabile.

   
 
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