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Autore: Lexifer    25/01/2015    3 recensioni
Queste storie fanno parte della SwaanQueen week, per una settimana di meravigliosi momenti delle nostre due amate eroine, aspettando che la stagione 4B di Once Upon A a Time inizi e sperando che ci riservi e le riservi piacevoli sorprese
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dove era?
La spiaggia, certo, il posto in cui si rifugiava sempre quando doveva pensare, quando era a pezzi, quando era felice, quando voleva star sola e quando stare con qualche viso amico e bere un bicchiere era tutto ciò di cui aveva bisogno.
In sostanza, il posto in cui passava la maggior parte del suo tempo da quando era li, da quando Graham era morto.
Era passata dalla spiaggia a parlare col mare, uno dei suoi pochi amici di sempre.
Sconfinato e maestoso, tutti ne avevano paura. Eppure, per quanto temuto, era rispettato quasi con rigore religioso da tanti e da ancor più persone, apprezzato.
Le estati lo dimostravano perfettamente, le persone amavano il mare, ma era l’inverno la stagione in cui chi lo temeva e apprezzava veramente si poteva notare.
Si sa, il mare d’inverno ha una certa magia.
Magia, era quella la parola più giusta e più sbagliata che poteva passarle per la testa in quel momento, si perché tutto si era incasinato dannatamente per colpa della magia.
Magia che le era anche potuta piacere da bambina, quando scappava o quando qualche famiglia che la teneva per due, tre mesi, la portava in qualche fiera o per le strade a passeggiare e capitava di incontrare un illusionista, o un prestigiatore e magicamente un coniglio, o una bellissima colomba bianca, usciva e spiccava il volo.
Si, le era decisamente piaciuta, ed anche l’arte dell’illusione, del far sparire piccoli oggetti l’aveva affascinata e le era tornata utile quando aveva deciso di lasciare il sistema e vivere sola e libera.
Non si era mai soffermata troppo sul come le riuscisse naturale rubare le piccole cose necessarie a sopravvivere dando per scontato la fortuna e la giovane età che la rendevano poco sospettabile. Qualsiasi ragazzino fruga in giro, semplicemente per guardare cosa lo circonda, no ?
Ed ora, invece, era circondata da tutta questa magia e tutte le storie che aveva sempre sentito raccontare.
Letteralmente
I personaggi delle fiabe si erano rivelati tutti veri, buoni e cattivi, probabili e assurdi, erano li, a storybrooke.
D’altronde, il ragazzino l’aveva avvisata, quando qualche mese prima era andato fino a Boston presentandosi come suo figlio e chiedendole di “salvare” quella piccola città niente meno che dalla Regina Cattiva, l’aveva più che avvisata.
Non gli aveva creduto, ma solo alla parte del salvataggio, lei era solo una persona che per lavoro rintracciava le persone e le smascherava, nessun tipo di eroe, ma non poteva lasciare che quel bambino di 10 anni rimanesse solo, anche perché poteva effettivamente essere il suo bambino, quel bambino che aveva dovuto abbandonare esattamente dieci anni prima.
Quindi, era salita in macchina e lo aveva portato fino a una certa Storybrooke, nel Maine, ascoltandolo per tutto il tempo parlare dei personaggi delle fiabe e di come lei, la sua mamma, dovesse essere la salvatrice e come tutto si stesse compiendo esattamente come era stato scritto.
Il fatto è che in quella piccola cittadina c’era rimasta, aveva conosciuto gli abitanti, stretto amicizia con alcuni, era diventata vice sceriffo e si era affezionata al suo Henry, facendosi odiare nel frattempo dalla madre adottiva, Regina, nonché sindaco.
Quella donna era sempre stata fredda e composta, ma civile con Emma, quindi andava tutto bene.
Poi, Graham era morto, le ostilità tra le due erano cresciute ulteriormente, Henry era stato avvelenato e un lampo di luce era stato.
Qualcosa si era spezzato.
Delle immagini le erano passate davanti agli occhi, tutto era diventato reale e la magia, quella dannata magia, era entrata ufficialmente nella sua esistenza come spiegazione di tante cose e come un altro terribile macigno da portare sulle spalle.
I suoi genitori? Eccoli li, rispettivamente Biancaneve e il Principe azzurro che per ventotto anni erano stati perfetti estranei e ignari di tutto, ora erano fin troppo apprensivi e presenti per lei, ed Emma sentiva che le mancava l’aria se le ronzavano troppo attorno.
Era sparita da circa cinque giorni ed era sempre stata li. Certo, la spiaggia era un po’ fredda in quell’inverno interiore ed esteriore che sentiva, ma era il posto migliore in cui potesse andare e nascondersi in caso la avessero cercata.
Ma nessuno era venuto a reclamarla, fortunatamente. Dopotutto, ora la Regina Cattiva girava libera per la città e nessuno voleva incappare nelle sue ire.
Rise amaramente fissando il mare e sognando di poter diventare spuma, andare a largo e svegliarsi nel suo appartamento di Boston dopo questo sogno assurdo, mentre pensava che se li ricordava diversi.
Già, nelle favole sembravano tutti tanto coraggiosi e pronti l’uno per l’altro. Già.
Invece lei era li e dopo cinque giorni, l’unica persona che aveva incontrato era proprio colei che tutti temevano e speravano che distruggesse.
Si alzò, spolverò i jeans dalla sabbia e si girò senza ben sapere dove voleva andare trovandosela davanti.
Non era cambiata di una virgola, soliti abiti eleganti e portamento impettito, nessuno schiavo e nessun vestito sfarzoso in stile Victoriano.
Voleva solo andarsene senza avere guai quel giorno, quindi agì senza pensare.
“Lasciate che mi presenti nuovamente, dato che voi avete una nuova identità. Emma swan, sceriffo e salvatrice, a quanto sembra. Si dice che dovrò distruggervi, ma non oggi Vostra Maestà. Se volete scusarmi”
Fece un inchino appena accennato, calcando l’appellativo con disprezzo e la superò fuggendo via a grandi passi, lasciando Regina ferma, dritta e con lo sguardo perso al mare con l’unico desiderio di potersi perdere tra le onde e tornare a essere la ragazza che non sapeva usare la magia, ma sapeva amare.
 
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“Regina.
Regina guardami”
Le prese le mani e l’altra alzò lo sguardo puntandolo nel suo.
Un verde speranzoso velato di tristezza si fuse perfettamente con quegli occhi scuri che lasciavano trasparire tutto il dolore e la voglia di amare che aveva appena ritrovato.
“Emma io non posso. Non posso lasciarti andare, non così e non ora”.
La voce rotta dalle lacrime che cominciavano a formarsi e alcune che minacciavano pericolosamente di scorrere via.
“Regina sveglia! Si che puoi, che possiamo. Perché ci ritroveremo. Sempre. So che la battuta è di mio padre e la dietro vorrà uccidermi per i diritti ma non mi importa, perché staremo insieme sempre e comunque, questo è solo un momento in cui le nostre strade si separano, un bivio in cui dobbiamo percorrerle da sole ma ti prometto, e ascoltami bene perché quando prometto qualcosa mantengo la mia parola, ti prometto che mi vedrai arrivare e inchinarmi davanti a te, in qualsiasi sfarzoso palazzo sarai, anche se dovessi esserci trasportata con la forza da delle guardie per qualche strano crimine, ci rivedremo e io ti troverò, d’accordo?”.
Le era uscito tutto di getto e ora fissava Regina, le lacrime che scendevano ormai da quando Emma aveva cominciato quella suo assurdo monologo, e sperava di non esser costretta a ciò che stava per fare.
Non voleva lasciarla li sapendo che sarebbe andata nella Foresta Incantata e senza nessuna certezza, ma il loro bambino doveva esser portato in salvo e quella, era la loro unica soluzione valida.
“Solo ricordati di me. Non dimenticarmi. Ricordati di me al mattino quando ti sveglierai e io saprò sempre che ci sei. Potrai anche darmi dei nuovi ricordi ma saprò per certo che qui – portò le loro mani allacciate sopra il suo cuore – qui ci sei e ci sarai per sempre tu. Sentirò sempre che mi mancherà qualcosa fin quando non ti avrò di nuovo con me, fin quando non sarò nuovamente al tuo fianco, perché non ho mai veramente amato prima e non amerò mai più così dopo di te”
Oramai le lacrime scorrevano libere sui visi di entrambi e Regina, ignorando il fatto che erano sempre stata nell’ombra, nascoste a tutto e tutti, baciò Emma di slancio, in modo dolce ma passionale, nel modo di chi dice addio a quelle sensazioni per un tempo indefinito, nel modo di chi ha bisogno dell’altro quasi più di se stesso per star bene come solo loro due sapevano stare.
Nascose infine il viso nel collo della bionda, lasciando liberi i singhiozzi di uscire e di sfogare tutto quel che teneva dentro da troppo.
 Quando si staccarono, Emma la baciò appena, dolcemente incoraggiandola con lo guardo a far quello che dovevano, le loro fronti si congiunsero per un attimo, poi Emma, si staccò e raggiunse con Henry il vecchio maggiolino giallo, passando la linea della città, mentre una nuvola viola la avvolgeva facendola sparire e portando tutti indietro nel luogo da cui venivano.

Era una giornata qualsiasi a palazzo, piovosa e grigia, esattamente come il morale della sovrana, che stava seduta su un piccolo trono, a fianco a quello più maestoso che spettava a Biancaneve, in quando regnante legittima, e ascoltava quel che popolani e non avevano da dire, toccava a lei infatti, questo compito.
Quando erano tornati, era stata sollevata da tutte le accuse e dall’inevitabile processo assumendo i compiti minori per ripagare Snow e Charming della loro bontà, ancora una volta.
Aveva appena finito di ascoltare un mercante pensando fosse l’ultima odienza mattutina e stava scrivendo qualcosa quando, improvvisamente, la guardia annunciò l’arrivo di un nuovo ospite,
Un cavaliere dall’armatura perfettamente lucente, nonostante fosse completamente mezza d’acqua piovana, entrò nella sala del trono e si inginocchiò davanti a lei senza proferire parola. Delle meravigliose ali adornavano il suo elmo, ancora calato sulla testa.
-“Messere, vorreste dirmi chi siete e quale ragione vi porta a palazzo?”
Non vi fù risposta, in compenso, il cavaliere alzò il viso, per poi mettersi in piedi in tutta la sua fierezza e togliersi l’elmo.
-“ Vi avevo detto che mantengo sempre le mie promesse, Vostra Maestà”
Sebbene il viso fosse perfettamente serio, gli occhi di Emma ridevano, ridevano ed erano felici e lo furono ancora di più nel vedere quelli di Regina, la sua Regina, spalancarsi e riempirsi di gioia mentre si alzava e correva verso di lei.
Si, perché non importava il fatto che li lei fosse la regina, Emma era tornata e l’aveva ritrovata nonostante tutte le difficoltà che in un anno le erano passate per la testa e proprio come le aveva chiesto, non era passata mattina in cui svegliandosi, non l’avesse immaginata accanto a se e una sola lacrima le avesse solcato il viso ricordandole che erano persino ad un mondo di distanza.
Ora era li e la stava stringendo forte, mentre come un anno prima la mora piangeva liberamente nascondendo il viso nel collo dell’altra, ma questa volta era un pianto di gioia e si stringevano promettendosi silenziosamente di non lasciarsi andare mai più.
Fu regina a staccarsi e baciare Emma con tutta la passione che aveva, ansiosa di recuperare tutto il tempo che il loro piccolo amore, al tempo appena sbocciato, non aveva avuto, poi, vide il loro piccolo principe affacciato alle grandi porte, vestito da perfetto scudiero e lo incitò ad avvicinarsi avvolgendolo poi in un abbraccio.
-“ Come avete fatto a ricordare e ad arrivare qui, e come sei diventata cavaliere, e come-“
-“Non importa. Non ora. Ora ho solo voglia di passare del tempo con la mia famiglia a cui ho promesso che sarei tornata. Sono qui, non c’è altro che conta”
Si guardarono ancora una volta, gli sguardi carichi di riconoscenza a tutto quel che era successo e le aveva unite, prima che Regina si girasse e impartisse un ordine.
-“ Guardia! Fa preparare delle stanze per i nostri ospiti accanto alle mie, si fermeranno a palazzo per qualche notte”
-“ Mia signora, la Regina Biancaneve dovrebbe prima essere-“
-“Sono, o non sono la sovrana in sua assenza? Posso garantirti che questa decisione le starà più che bene, adesso vai”
La guardia sparì di tutta fretta al tono di Regina ed Emma non potè far altro che ridere nel vederla così bene nel suo ruolo.
-“ A quanto pare siamo al cospetto della Regina Cattiva, corriamo ragazzino”
-“ Tu non immagini quanto cattiva, cara. Ripensandoci, Henry, è meglio che le tue stanze non siano vicino alle nostre, stai crescendo e hai bisogno dei giusti stimoli, quindi faremo adibire quelle vicino ai giardini. Vai a riferirlo alla guardia, di che ti mando io e non ci saranno problemi, ala destra.”
-“Fico!”
Lui corse nella direzione che gli era stata indicata tutto contento, mentre pregustava la faccia della guarda al sentir nuovamente parlare di sua madre.

Emma e Regina non poterono trattenere delle leggere risate nel vederlo correre via tanto eccitato, nel mentre si avviarono nella parte opposta, Emma che cingeva il fianco di Regina con un braccio.
-“ Quindi, sei di nuovo il pesce grosso, da queste parti.”
-“Solo quando tua madre non c’è, è lei lo squalo ora, cara.”
-“Mm-mh, però mi è sembrato di vedere chiaramente il terrore sul volto di quel poveretto”
-“Non mi chiamavano mica Regina Cattiva senza motivo, sai?”
-“E io non vedo l’ora di scoprirlo quanto cattiva puoi essere, lo sai? Credo che le mie stanze per stanotte rimarranno immacolate”
Emma le lanciò uno sguardo che poco lasciava da intendere e la fece ridere nuovamente.
-“Idiota”
-“Si bè, per portare quest’affare servono più muscoli che cervello, se non lo avessi notato”
Rise ancora, poi trascinò Emma nelle sue stanze dove parlarono per ore prima di incontrarsi con Snow e David e passare la notte abbracciate, finalmente, dopo troppo tempo lontano.
La mattina dopo si svegliarono col sorriso stampato sulle labbra ed il sole che splendeva sulla loro strada che era tornata ad essere un'unica e meravigliosa ascesa al loro lieto fine.









Lexifer Corner
Ma saaaaalve gente!
Sarò breve dato che è tardi e non voglio perdere il giorno di inizio.
Che dire, la SwanQueen week è ufficialmente iniziata e la mia vita è completa.
Sette giorni di storie sulle nostre amate protagoniste possono solo essere il paradiso in mezzo alla realtà.
Sulla storia non c’è molto da dire, solo che si rifà al primo prompt “meet cute au” e spero di esser stata abbastanza in tema pur non essendo propriamente au, soprattutto spero vi piaccia.
L’ho scritta senza pensarci, semplicemente come venivano le parole sulla meravigliosa base di “loosing your memory” di Ryan star. Se volete, mettetela in ripetizione mentre leggete e fatemi sapere che ne pensate.
alla prossima,
Il vostro cantastorie qui per servirvi, lexifer
  
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