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Autore: Giorgia_Farah    26/01/2015    1 recensioni
Alexia, Alucard e Gioiella: una famiglia di vampiri felice, con il nonno Drakon e i genitori di Alexia. Prima di questo però la vampira dovette affrontare mille avventure, delusioni e pericoli. Red Moon 2 è il secondo capitolo della storia di Alexia. Questa volta però la loro perenne felicità viene distrutta a causa di un vampiro che li accusa di aver trasformato la loro figlia una vampira neonata ( un pericolo per la loro razza) e chiedono guerra. Per impedire tutto questo Alexia, insieme ai suoi componenti della famiglia, dovrà ritornare di nuovo alla sua vita spericolata e avventurosa di prima. Quando era ancora una mezza vampira.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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A passo umano il viaggio sarebbe durato tre giorni, ma per me era durato un giorno e mezzo , alla fine, quando sia mia figlia che Consuelo avevano desiderato un po' di riposo, Drakon decise di trascorrere la giornata in un albergo. Non distava molto da Lupus, era proprio vicino al confine.

“Stanza 24”, ripose la voce profonda dell'uomo cicciottello che stava in segreteria, dopo averci dato le chiavi.

Giolla già dormiva tra la mie braccia, era un angioletto, mi teneva stretto il collo ed ogni tanto mormorava. Mi chiesi mille volte cosa stesse sognando, ma per la sua privacy non origliai i suoi pensieri. Era da quasi un anno che non spiavo i suoi sogni, solo quando lei lo richiedeva.

La stanza era ben appartata, di lusso, letto matrimoniale, a caratteri occidentali, le pareti calde e di color marrone davano al luogo un aspetto accogliente.

Appoggiai Gioiella nel letto, le levai piano le scarpe e la coprii.

Consuelo, in silenzio, disfò le valigie e corse in bagno a lavarsi i denti. Colsi sin da quando Drakon l'aveva appoggiata a terra ch'era stremata, i suoi occhi semi chiusi dalla stanchezza. Non appena entrò sotto le coperte, sprofondò in un sonno profondo.

“Erano tanto stanche sin da quando eravamo partiti”, aggiunse Drakon, seduto sulla poltrona, a guardare i visi rilassati delle due bambine.

“Forse era meglio lasciarle a casa”, ribattei, incantata ad osservare mia figlia.

Alucard appoggiò una mano alla mia spalla. “Abbiamo fatto la cosa giusta, amore, se uno dei vampiri avrebbe deciso di ritornare a Solemville....non c'avrebbe messo molto a trovare Gioia e ucciderla. Perfino i tuoi genitori sarebbero stati in pericolo”

Annuii, infondo aveva ragione: era meglio occuparsi delle bambine, portandole con noi, piuttosto che lasciarle in mani umane. Se non fossero venute era come condannarle a morte.

Scrutando il cielo stellato oltre la portafinestra, mi proiettai verso il balcone, mi misi a guardare la luna.

Nel silenzio notturno, colsi i passi di Alucard. Mi strinse la mano. “A cosa pensi?”

“A tutto: a Gioiella, a Lupus, ai miei genitori, ai vampiri che hanno deciso di distruggerci la vita”

Il mio fidanzato mi prese il viso tra le mani. “No, amore, non pensare che ci rovinerà. Non si arriverà a questo”

“E allora come mai ho la sensazione che ti perderò per sempre?”, lacrime immaginarie mi rigarono il viso, coperto da un'espressione sconvolta.

Lui mi strinse a se e mi cullò. “Non mi perderai, te lo prometto. Farò di tutto per non lasciarti mai, tesoro”

“Se penso di aver vissuto tutto questo solo per poi morire, è come uno spreco. Come possono cinque vampiri decidere del nostro futuro? Non è giusto!”

“Lo so, amore, lo so. Ma noi glie lo impediremo, stanne certa, i nostri amici sapranno aiutarci. Io e Drakon abbiamo pensato di chiamare anche i parenti sparsi nelle zone della terra”

Sollevai il viso per guardarlo, impietrita. “Non puoi costringere i tuoi parenti a combattere”

“Non si arriverà ad uno scontro, Alì, verranno per testimoniare. Più siamo meglio è, e non ci faranno niente. Ma se davvero si arriverà ad uno scontro, noi saremo pronti, cominciamo da domani l'allenamento”

“Ma...”

“Niente ma. Non ti devi preoccupare, ho anni di esperienza, insieme a Drakon, perfino lui sa come combattere dato che tanti anni fa è stato un guerriero”

La certezza che mio padre poteva aiutarci, dato che veramente era un esperto di guerra, mi sciolse quel barlume di paura che mi pesava nelle spalle. Appoggiai rilassata la testa contro il petto di lui, rimasi a guardare la luna.

“Pensi che....”, lo guardai di nuovo, speranzosa. “Pensi che acconsentiranno? Ci aiuteranno?”

Un lato della sua bocca si curvò a mo' di sorrisetto compiaciuto. “Sono amici di Drakon, si sono giurati aiuto e fedeltà eterna. Ci aiuteranno, vedrai. Non insisteranno due volte, combatteranno”

Al solo pensare che il pomeriggio seguente avrei incontrato gli storici licantropi che stipularono un patto col vampiro più famoso del mondo, mi percosse un brivido d'eccitazione. Seguito poi da una scintilla di speranza. Se lo diceva Alucard che avrebbero acconsentito, allora state pur certi che aveva detto la verità.

 

Il pomeriggio non era mai stato così nuvoloso e tetro come quel giorno, forse era l'abitudine di vivere sempre col sole sulla testa, lasciammo l'albergo in piena mattinata, quando il sole non era ancora sorto oltre la valle, le bambine salirono in sella e sfrecciammo verso la meta.

Il confine era circondato da alberi, un po' come Boscosenzafine, solo che oltre quel muro naturale si estendeva una prateria spettrale:

la campagna si mostrava come un campo di battaglia, dappertutto era bruciato e nero della fuliggine, un disastro che fece perdere quella speranza anche al più ottimista di noi vampiri.

Mi persi in quel regno nero e tetro, Gioiella nascose il proprio visino impaurito contro il mio collo, l'aria puzzava di fumo, qualche briciolo di cenere svolazzava nel vento freddo. Sembrava il Regno dei Morti.

“Sembra ci sia stata una guerra”, disse mia sorella, i suoi occhi erano due fessure.

“Ma che è successo?”, chiesi, confusa, guardando Alucard.

“Ti ricordi quando ti avevo detto che i licantropi sono creature che non trovano mai la pace?”

“Si”

Indicò la distesa nera davanti a noi. “Ecco la dimostrazione”

Rimasi qualche secondo a pensarci, poi capii. “Vuoi dire che possono anche farsi la guerra contro la propria razza?”

“Avvolte, quando non si rispetta un patto o una norma, sì”, mi rispose Drakon senza togliere gli occhi dal panorama.

“E adesso cosa facciamo?”, chiese Consuelo, scrutandoci uno per uno con lo sguardo.

“Andiamo alla ricerca dei nostri cuccioli”, rispose Alucard, si piegò in avanti e un attimo dopo era sparito.

A malavoglia, mi toccò seguirlo con Drakon dietro alle mie spalle. In silenzio, percorremmo la valle deserta, mai ci fu un pezzo di campo in cui potei cogliere il colore verde della natura. Era come se tutto il territorio fosse un campo di guerra: case distrutte o abbandonate, campi oscuri con erba secca, c'era un silenzio da mettere i brividi che solo i grilli lo spezzavano al nostro passaggio; poi dopo mezz'ora di corsa nel nulla i miei occhi captarono in lontananza una macchia.

Mi fermai, accentuando il grado visivo. Sì, non mi sbagliavo, era veramente una piccola macchia verdognola. “Alucard, Drakon!”, subito i due vampiri si proiettarono al mio fianco. “Lo vedete anche voi?”, chiesi indicando il punto, accanto a noi.

Eravamo in una piccola salita, dove la terra si alzava per mirare meglio il paesaggio. Dopo pochi attimi capii che eravamo al centro della Terra dei Licantropi, come se quell'enorme macchia verde fosse il cuore di tutto.

“Sì, siamo arrivati”, aggiunse Drakon, senza esitare, svoltammo verso destra verso il cuore di Lupus.

La voglia di esplorare non fece altro che farmi correre ancor più forte, tanto che fui la prima che vi entrò, e tutto era paragonabile a Boscosenzafine: la stessa armonia, lo stesso verde, lo stesso ritmo sonoro di uccelli e animali che percorrevano la natura. Era lì che si concentrava la vita di tutto, di certo un posto così bellissimo non poteva essere toccato dalla guerra tra lupo e lupo.

“Questo posto è bellissimo!”, esclamò Gioiella, che si era affacciata a guardare la foresta.

Scese dalle mie spalle correndo verso sinistra. Impaurita, dovetti raggiungerla, mentre gli altri erano imbambolati ad ammirare la natura.

“Aspetta, Gioia!”, urlai. La raggiunsi che stava guardando una coccinella camminare su una foglia di cespuglio. Rimasi a guardarla tranquilla, appoggiando la schiena contro un tronco di albero, ascoltando col tempo i passi della mia famiglia ( se solo si sarebbero allontanati, li avremmo raggiunti), invece anche Consuelo con i due vampiri si mise ad ammirare e giocare rimanendo sempre nelle vicinanze.

Era tutto così tranquillo, da rilassarmi...............................

Troppo tranquillo.....................................................................

Fin troppo, anzi........................................................................

Uno scalpiccio provenuto in lontananza mi fece scattare in piedi, come una cerva sente il cacciatore, e restai sull'attenti. Gioiella giocava ancora con una farfalla, saltellava e rideva.

Un altro scalpiccio più forzato, questa volta seguito da respiri profondi e rauchi....un ribollimento, un ruggito. Lo colsi, a venti metri di distanza, tra due alberi secolari, c'era un cespuglio alto più di due uomini, dietro la vegetazione fitta colsi due luccichii fiondarsi nei miei occhi. L'aria si fece di un odore dolciastro e nauseabondo da far arricciare il naso.

“Alexia”, mi chiamò Alucard che si era avvicinato a me.

“Sssh!”, esclamai, toccandogli il braccio. Un secondo dopo, come me, anche Drakon e Consuelo rimasero impietriti.

Gioiella intanto non aveva ancora concepito la gravità della situazione, la farfalla si avvicinò al cespuglio oscuro e la bambina si fermò, scrutando anche lei oltre le foglioline.

Come una scossa di energia, mi proiettai accanto a mia figlia e la misi dietro di me. Mi piegai allo stesso tempo in avanti per guardare meglio le due scintille finché non colsi oltre da quelle due iridi marrone intenso.

Il respiro si fermò, voltandomi verso gli occhi incuriositi della mia famiglia. “Tutti via! Tutti via!”

I loro occhi sgranati dalla paura.

“E' un licantropo!”, esclamai.

Presi Gioiella che nel frattempo aveva lanciato un urlo. Un ruggito dietro le spalle fece tremare la vegetazione, gli uccelli sopra le chiome degli alberi volarono via, la terra tremò ad una pressione pesante che cadde dietro di me, poi una cosa nera che intravidi a malapena mi graffiò il fianco facendomi volare in aria.

Sbattei violentemente contro un albero, qualcuno urlò, e l'enorme creatura nera si prestò ai miei piedi spalancando le fauci. 

   
 
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