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Autore: InuAra    26/01/2015    8 recensioni
ULTIMO CAPITOLO ONLINE!
Con due bellissime fanart di Spirit99 (CAP. 4 e 13)
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Cosa succede se il mondo di Ranma incontra il mondo di Shakespeare? Rischia di venirne fuori una storia fatta di amori, avventura, amicizia, gelosia, complotti. Tra fraintendimenti e colpi di scena, ne vedremo davvero delle belle!
DAL CAPITOLO 2
Ranma alzò lo sguardo verso il tetto. “Akane. Lo so che sei lì” “Tu sai sempre tutto, eh?” A Ranma si strinse il cuore. Ora che era lì, ora che l’aveva trovata, non sapeva cosa dirle. Soprattutto, non poteva dirle nulla di ciò che avrebbe voluto. “Beh, so come ti senti in questo momento” “No che non lo sai” “Si può sapere perchè non sei mai un po’ carina?” “Ranma?” “Mmm…”  “Sei ancora lì?” “Ma certo che sono qui, testona, dove pensi che vada?” Fece un balzo e le fu accanto, sul tetto. “Sei uno stupido. So benissimo che sei qui perchè te l’ha chiesto mio padre” “E invece la stupida sei tu”, si era voltato a guardarla, risentito e rosso in viso, “E’ vero, me l’ha chiesto, ma sono qui perchè lo voglio io! Volevo… vedere come stai…ecco…”
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome, Un po' tutti
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Un piccolo riassunto per riportarvi nel vivo della storia:
Medioevo giapponese - Akane, figlia di Soun-sama, signore delle terre dell'ovest, non è mai uscita dal palazzo, dove è cresciuta accanto a Ranma, un giovane orfano che lavora come paggio al servizio di Soun Tendo.  A vegliare su di loro ci sono i due anziani consiglieri, Obaba e Happosai, e gli immancabili confidenti, Ryoga, amico, nonchè servo, di Ranma, e Ukyo, ancella di Akane. Soun si risposa con una giovane nobildonna, Kodachi, e al fratello di lei, Kuno Tatewaki, promette in sposa la principessa Akane, che rifiuta categoricamente i suoi corteggiamenti. A poco a poco Ranma e Akane si accorgono di essere innamorati e, sfidando i problemi di classe, si dichiarano. Decidono quindi di sposarsi di nascosto e scappare in Cina, in attesa di tempi migliori, ma immediatamente dopo il matrimonio e la prima notte di nozze vengono scoperti e divisi. Ranma viene prima imprigionato e poi esiliato e Akane è tenuta sotto stretta sorveglianza, pur con un discreto raggio di azione. Obaba fugge a sua volta dopo essersi presa l'intera responsabilità del matrimonio segreto. Partendo per la Cina, Ranma promette ad Akane che le scriverà spesso e che farà di tutto per ricongiungersi a lei.
 

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Quegli amici che hai e la cui amicizia hai messo alla prova,
aggrappali alla tua anima con uncini d'acciaio.

"Those friends thou hast, and their adoption tried,
Grapple them to thy soul with hoops of steel"

Hamlet – William Shakespeare
 




“Gliel’hai consegnata?!”

“Ma sì, ma sì! Ce l’ho fatta e senza problemi, smettila di preoccuparti per niente!”

Alla luce tremolante dell’unica candela rimasta accesa nella grande cucina di Palazzo Tendo, Ryoga vide distendersi appena, per quanto fosse ancora visibilmente scossa, l’epressione della sua Ucchan di ritorno dalle stanze di Akane.

“Come 'per niente'?! Ukyo, ma che stai dicendo?”, anche lui era sollevato, per quanto l’adrenalina in corpo continuasse a vorticare, “Ranma ha lasciato Palazzo Tendo solo ieri mattina, e Akane… la principessa... già stava disperando… L’hai vista? Non ha smesso di piangere un solo momento!”

“E a me lo dici? Non l’ho mai vista così, povera la mia padroncina… Non sapevo più cosa fare… E come darle torto? Era distrutta dal dolore e continuamente mi chiedeva: ‘Lo rivedrò? Ucchan… Lo abbraccerò ancora?...’ Guardavo le lacrime rigarle il viso e qualcosa mi si spezzava dentro…”

Ryoga la osservò per qualche istante, improvvisamente calmo.

O… no?

In un attimo, la fretta, la tensione, le emozioni dure e sferzanti dei giorni precedenti si erano sciolte.

Si erano portati tutto dentro, unici responsabili della sopravvivenza di Ranma e Akane.

Per loro si erano mossi di soppiatto, avevano sussurrato, confortato, sudato freddo, calcolato, taciuto, represso.

E ora, in quella cucina, affannati nell’atto di sfogarsi, erano rimasti solo loro due, il servo e l'ancella, due personaggi secondari appena ai margini dell'azione principale, eppure così tremendamente fondamentali.

Loro due. Ukyo e Ryoga.

Fu un gesto fulmineo.

La testolina castana della ragazza aveva cominciato a scuotersi da una parte all’altra ripetutamente nel tentativo di negare quell’emozione e ricacciare indietro il pianto, invano. E già lui si era mosso. Senza averci neanche pensato si era ritrovato ad asciugarle una guancia col dorso della mano un po’ ruvido.

“P-per fortuna verso questa sera è arrivato quel ragazzo, Hiroshi, il garzone di Hachiro, portando una lettera da Ranma per Akane”

“G-già…”

Perché quella mano ancora indugiava temeraria sul volto caldo e bagnato di lei, arrivando addirittura a sfiorarne la pelle coi polpastrelli?

E perché poi mentre le parlava si stava pericolosamente avvicinando, non riuscendo, nonostante gli sforzi, a distogliere gli occhi da quelli azzurro denso di lei?

“D-deve essere molto dura separarsi dal proprio amore…”

Davvero - imbranato che non era altro! – aveva pronunciato una cosa tanto melensa?!

“M-molto, sì…”

Immobili nel silenzio della cucina, fissavano le lingue di luce fioca che la fiammella proiettava sui loro volti, pallidi e senza respiro.

Non per la corsa…

E nemmeno per l’ansia di aver commesso qualcosa di proibito nel servire fedelmente la loro principessa, portandole di nascosto quella lettera...

“Dev’essere dura separarsi dall’uomo che si ama… con la paura di non rivederlo mai più…”, la voce sottile di Ukyo aveva rotto la calma apparente di quel momento.

La sua piccola mano, come guidata da una forza superiore, si avvicinava lentamente a quel ragazzo con la bandana timido e imbranato che intanto sgranava gli occhi.
 
Si posava sulla sua mascella.
 
Il ragazzo con la bandana deglutiva.
 
E poi, con le dita, disegnava i confini di quel viso, ne tratteggiava il mento, il naso, gli angoli della bocca…

“… con la paura di non poterlo mai più toccare…”

I polpastrelli di lei sfioravano ora le labbra di lui, in una impalpabile carezza che, inconsapevole, generava un brivido crescente.

“…con la paura di non poterlo mai più-”

Dire che il discorso si bloccò sarebbe sbagliato.

Semplicemente continuò, riversandosi nell’abbraccio improvviso con cui Ukyo strinse a sè Ryoga.

Lo strattonò e si aggrappò a lui con forza disperata e tenace.

Non lo avrebbe mai lasciato.

E lui, d’altra parte, si sarebbe ucciso piuttosto.

Affondò il volto nell’incavo del collo di lei e inspirò il profumo dei suoi capelli, cingendole la schiena.

“U-kyo…”

Come risposta, il silenzio.

O, ascoltando meglio, un rullo lontano e ovattato che via via si fece uno scalpitare irrequito all’altezza dei petti, rimbombando all’unisono e perdendo l’origine e l’eco in un unico corpo intrecciato.

Immobilizzati tra le braccia l’uno dell’altra, non osando spostarsi di un millimetro, restarono ad ascoltare, e presto al ritmo percussivo del cuore si sovrappose una flebile melodia di fiati, declinata dall’allontanarsi e dall’avvicinarsi in crescendo dei loro respiri. Le mani, che impercettibili stropicciavano la stoffa spessa dei loro abiti da lavoro, lasciavano cadere nella stanza suoni bassi, in sordina.

Frastornati da tanto rumore, proprio non si accorsero che in un perfetto accordo i loro volti si sollevarono appena, così da strofinarsi l’uno contro l’altro.

E proprio mentre, divorato dalla cera, si spense l’ultimo rantolo di luce, trovarono la strada verso le reciproche labbra.

Nessuno dei due avrebbe mai neanche supposto che un tocco tanto delicato potesse scatenare una sinfonia tanto assordante e variegata di sensazioni, tremiti, sussulti, boati.

E rimasero ad ascoltarla, a godere di quella musica che tacita suonava da troppo tempo, senza trovare espressione.

Restarono così, soltanto loro due, soli, senza colpe, lasciando ogni altro pensiero fuori da quell’incontro, lontano da tutto e da tutti.

Lontano si fece anche per qualche momento, pur restando nitido, il ricordo di Ranma e Akane, e per un po’ dimenticarono il loro stesso dolore lancinante per quell’altrui amore negato.


***


Neanche una candela fioca e riluttante era stata lasciata a illuminare le sue mani tremanti e pallide che fremevano strappando via l’involto che conteneva la lettera.

La spianò nervosamente e alla sola luce della luna, l’aria pungente che irrompeva segretamente nella sua stanza muta, Akane si affrettò a bere quelle parole scritte con mano poco ferma eppure sicura.


Akane,
hai visto che il tuo baka non è poi così stupido come può sembrare? Anche lui sa mettere in fila qualche parola scritta. E lo fa solo per te…


Trattenne un singulto. E si stropicciò il viso umido e gonfio per scacciare ogni traccia di torpore e malinconia e disporre gli occhi ad accogliere con prontezza e per intero ogni singola frase.


Ho poco tempo e breve sarà la mia lettera… ma voglio dirti alcune cose prima di salpare e lasciarmi il Giappone alle spalle.
Tornerò. Tornerò da mia moglie… (Che strano scrivere questa parola! Lascia che ne usi una un po’ più familiare…) Tornerò dal mio maschiaccio. Questa è una promessa!
Sì, ho disegnato in volto il mio solito sorrisetto beffardo, quello che ti manda su tutte le furie e ti piace allo stesso tempo, e voglo una cosa: che sorrida anche tu. Io sono vivo, tu sei viva. E ci amiamo. Questo basta, no? Non farmi dire queste cose inutilmente, lo sai che in questo momento sono rosso di vergogna… Ma è la pura verità. In qualche modo faremo.


Sollevò lo sguardo e si rese conto che già stava sorridendo. Non aveva dovuto cercare quel sorriso, era arrivato e basta. Come se lui fosse lì con lei, rosso e imbarazzato, e non tanto lontano. Come se lei fosse libera e leggera, e non prigioniera della sua stessa casa.


Mi trovo nel porto di Hakata e tra poco più di un’ora la mia nave partirà.


“Ti trovi in viaggio, ora? Sei partito? In questo momento, dove sei?”

Un sussurro e una preghiera.

E intanto guardava quella luna gelida e perfetta, scongiurandola di incrociare proprio in quel momento anche lo sguardo di lui, affinchè, usandola come tramite, potessero stare lassù entrambi, in quello stesso momento.


Hachiro, il vecchio amico di Happosai con cui sono arrivato qua, ha due garzoni a lui molto fedeli, Hiroshi e Daisuke. Sono fratelli di latte, legati tra loro da anni di lavoro e scorribande. Due bravi ragazzi: ho avuto modo di conoscerli, sono stati loro a darmi cibo e vestiti e a mostrarmi il molo da cui partirà la mia imbarcazione. Devono avermi preso in simpatia perché hanno giurato sul loro onore che ogni giorno uno dei due verrà in porto e chiederà a ogni nave in arrivo dalla Cina se ci sono lettere ‘per Ryoga Hibiki’. E ogni giorno uno di loro a turno farà in modo di recapitarle a quel frignone con la bandana! Sono per te, Akane. A tua volta fa’ avere loro le lettere per me e in qualche modo riusciremo a parlarci anche se a distanza.


Riprese fiato e a poco a poco il suo respiro si fece più regolare.

Sì… Sapeva già tutto da Ukyo. Solo alcuni minuti prima era entrata nella sua stanza come una furia dal passo felpato e le aveva consegnato la lettera dicendole che l’aveva portata un simpatico ragazzo di Hakata di nome Hiroshi, mandato da Ranma. Lui e il fratello di latte si sarebbero alternati come staffetta dalla città portuale per recapitare giornalmente le missive del loro nuovo amico a quella sconosciuta principessa a cui già erano affezionati solo dai racconti del ragazzo col codino.

Quanto già doveva a quei due alleati mai incontrati!


Durante il viaggio in carro sono stato silenzioso e ho pensato a te senza sosta; avrei voluto mettere da parte tutto e semplicemente dirti: “Guarda che natura meravigliosa!”
Sai, vorrei essere i tuoi occhi in questo viaggio, poterti descrivere le meraviglie che, volente o nolente, attraverserò, descrivendoti il mondo, come ho sempre fatto…
Ho attraversato boschi e villaggi e in alcuni luoghi mi sembrava di esserci già stato, magari in sogno… Chissà, magari nel mio lontano passato li ho percorsi o vi abitavo… Poco ricordo della mia infanzia, prima di conoscere te…


“Ranma…”


Ne assaporavo l’aria frizzante e qualcosa mi diceva che quei posti mi conoscevano. Tu li avresti amati, illuminati dal sole com’erano, l’erba verde scuro che scricchiolava ai margini della strada, il cielo fermo. E poi il mare.


Il mare…

Il suo cuore cominciò a battere forte.


Non basterebbe una vita per raccontarlo, né basta il mio sguardo per contenerlo o la mia immaginazione per comprenderlo.
Quanto ci raccontava Obaba è tutto vero!
Obaba… Chissà dove si trova ora quella buona vecchiaccia.


Sorrise, e il sorriso scacciò una lacrima sul punto di spuntare.


Ecco, sono riuscito a farti sorridere e dentro di te mi stai rimproverando per averle mancato di rispetto…


“Ah ah! Ranma! Sono davvero così prevedibile?”


Continua così, Akane, continua a lottare! Non smettere!


“Forse semplicemente mi conosci davvero molto bene…”


La donna che conosco è forte e saprà aspettare il mio ritorno. Questo baka ce la metterà tutta perché ciò avvenga quanto prima!
A presto, maschiaccio!
Tuo Ranma


“A presto, baka”

Rimase la luna a guardare i gesti misurati di quella ragazza che infilava la missiva in uno scrigno di legno semplice intagliato nascosto sotto il tatami del letto, per poi accoccolarsi tra le coperte e, dopo ore di veglia e di dolore, finalmente, addormentarsi.


***


Quella fu solo la prima di molte lettere.

Passarono i giorni e non passò sera senza che Hiroshi o Daisuke non facessero ingresso in uno dei cortili secondari del palazzo.

Presto li incontrò di persona la stessa Akane, e loro rimasero abbagliati dalla grazia e dalla semplicità con cui li accolse.

"Io e mio fratello vi giuriamo eterna fedeltà, signora!", questo mi hanno detto oggi i tuoi amici di Hakata, Ranma! Sono venuti in coppia, dato che è il loro giorno di riposo dal lavoro e hanno fatto doppia strada per te, per noi! Non so cosa abbiano visto in me, ma sono due amici buoni e fedeli. Sorridevo col cuore colmo di gratitudine mentre aggiungevano: "Siamo rimasti colpiti dalla storia di vostro marito ed era un atto di amicizia nei suoi confronti quello che ci muoveva. Ma ora che conosciamo voi, siamo vostri servi, per la vita". Si inchinavano un po' goffamente mentre parlavano... Non posso fare a meno di volere loro già un gran bene.

Le risposte raggiunsero in Cina il giovane esiliato il cui viaggio proseguì senza intoppi. E si moltiplicarono in nuovi dialoghi a distanza, seppur con lo spostamento temporale che il viaggio postale comporta. Ma questo poco importa a due testoni desiderosi di comunicare.

Dimmi dove sei, amore mio... Cosa vedi in questo momento?

Tra poco più di un'ora attraccherò al porto. Già vedo la costa: ora capisco quando Obaba parlava della bellezza della Terra di Cina.

Ranma, non farmi stare in pensiero, parlami anche delle cose pratiche delle tue giornate. Mangi? C'è da mangiare su una nave?! Non oso immaginare le condizioni in cui ti trovi...

Ancora non sono arrivato a terra e già ho fame. Tranquilla, Akane, ho mangiato come un re in questi giorni. Qui sulla nave già tutti mi vogliono bene, non so perchè. Ho mangiato pesce a volontà, non ho mai mangiato così tanto pesce... eppure ho fame! Voglio provare la cucina cinese! Mi dicono che I ravioli al vapore sono la fine del mondo… Non ridere, Akane! In fondo sono sempre lo stesso zotico che hai conosciuto...

Però qualcosa mi dice di stare tranquilla. Per come sei fatto ti sarai già fatto tutti amici... Tu ti dai da fare, aiuti tutti e impari in fretta. Mi fa ridere immaginarti su e giù per una nave tra mozzi e marinai, come in una di quelle incisioni che a volte guardavamo a bocca aperta con  mio padre, quando ancora non era il mio carceriere...

La vita di mare mi si addice, sai? Anche a te piacerebbe molto. Un giorno viaggeremo, Akane, ti porterò in Cina e anch'io potrò tornare nel mio Giappone. Non passerà molto tempo, te lo prometto. Non essere triste...


Ukyo osservava la sua padrona, il cui tempo era scandito dalle lettere che arrivavano, dalle lettere che scriveva in risposta e da quelle che attendeva.

Nel frattempo le giornate della giovane ancella erano a loro volta scandite dai mille piccoli doveri e da quei brevi agognati momenti di piacere accanto a Ryoga.

"Tu e Ryoga?! Io l'ho sempre saputo!"

"Sshhh! Ma cosa volete sapere, Akane-san!..."

Era arrossita come mai nella vita quando aveva confidato alla sua principessa quanto si era ritrovata felice, sicura, 'a casa' tra le braccia dell'amico di sempre. Ma solo Akane poteva capirla e trascorsero ore spensierate a parlare d'amore mangiando le famose focacce alla piastra di Ukyo.

Brevi parentesi di allegria nel torpore sospeso di quelle giornate.

Quando non era con la sua padrona, Ukyo era impiegata in molte diverse mansioni e questo le consentiva di osservare da vicino quella strega della signora Kodachi.
Qualcosa le diceva di stare in guardia, eppure la giovane moglie di Soun-sama era incredibilmente gentile, premurosa, attenta. Accudiva il marito, lenendone malumori e malesseri fisici e coi servitori era fredda ma pacata.



Ryoga dal canto suo cercava di non perdere mai di vista la sua principessa e la sua Ucchan.

'Sua'...

Accanto al nome di Ukyo quell'aggettivo assumeva tutta un'altra importanza.
Presto forse sarebbe davvero diventata sua moglie, chissà... Al solo pensiero arrossiva e cominciava a balbettare…! Quanto l'avrebbe desiderato…

Dopo quella prima sera, si meravigliava ogni giorno di come il loro amore fosse germogliato senza quasi che se ne accorgessero; come una pianta rampicante timida ma radicata, li aveva avvolti silenzioso e saldo, e loro si erano ritrovati così, sorpresi di essere innamorati l'uno dell'altra in un sentimento tanto grande quanto solido.
Quanto avrebbe voluto parlarne con Ranma! Ah, quel dannato gli mancava tremendamente! Ogni tanto gli capitava a tiro Happosai, ma non era la stessa cosa...


Chi non si era lasciata sfuggire quanto quel servitore ubbidisse fedelmente al suo padrone anche a distanza, non perdendo di vista neanche per un istante quella sciocca principessina innamorata, era, neanche a dirlo, la signora indiscussa del palazzo, Kodachi Kuno.

E tuttavia un'idea le girava in testa da qualche tempo: la giovane sposa di Soun-sama sapeva bene che l'animo umano si fa presto sedurre dal potere e dalla ricchezza, mostrando il fianco della corruttibilità a chiunque voglia approffittarne.

E lei era più che mai desiderosa di approfittarne.

"Signora, è arrivato il dottor Tofu, che avevate mandato a chiamare"

Attraverso la porta che dalle proprie stanze dava sul cortile, indugiando con lo sguardo ancora un poco su Ryoga, intento a trasportare legna e altri arnesi per fare andare avanti la grande casa, con un gesto fluido e perentorio Kodachi Kuno fece segno all'ancella di uscire e al dottore di entrare.

Spostò su di lui i freddi occhi adamantini.

Un bell'uomo, indubbiamente, alto e muscoloso, oltre che estremamente colto e preparato nelle arti e nelle scienze... Eppure così stupido da trascorrere i suoi giorni in giro per i villaggi a guarire poveracci, vestito da poveraccio lui stesso, senza amor proprio nè ambizioni.
Un caso perso, insomma.

Ma aveva un'estrema necessità di lui e delle sue conoscenze.

"Dottore, è un onore per me avervi qui"

"Mi hanno detto che avevate un urgente bisogno di me, ma..."

"Quelle erbe... me le avete portate?"

"Vostra grazia, io..."

"Me le avete portate?!"

Ci fu un attimo di silenzio in cui gli occhi attenti di Ono Tofu scrutarono cupi attraverso gli occhiali tondi lo sguardo famelico di Kodachi.

"... Sì"

"Molto bene. Consegnatemele e..."

"Ma perdonatemi se oso... Lo devo chiedere... Perchè voi volete proprio quel composto di erbe? Mescolate assieme creano un veleno di quelli che bloccano tutti i sensi e portano addirittura alla morte! Il suo impiego non conosce campi in cui poter-"

"Dottore... E io mi son ridotta ad ascoltare un tale attestato di disistima nei miei confronti?"

Sulle sue labbra, appena un sorriso.

La sua voce, calda, dolce. Con una vaga nota stonata quasi indistinguibile in sottofondo

"Ho studiato anch'io le arti dell'erboristica e della medicina e mi diletto da anni in piccoli esperimenti che mi hanno reso abile nella cura e nella guarigione, al punto che Soun-sama in persona si vanta in ogni dove delle mie doti. Ora, a meno che voi non dubitiate di me e della mia buona fede, non è giusto provare cause ed effetti di un farmaco per poterne scoprire il rimedio? Sperimenterei la forza di ciò che lei mi dà non certo su esseri umani, ma su creature inutili: gatti, topi, conigli..."

"Signora, non può esserci del buono in tutto questo, sareste voi per prima esposta al male e alla crudeltà del farmaco stesso..."

"Sciocchezze, mio buon dottore, sciocchezze! Non sarebbe la prima volta e poi la conoscenza viene prima di ogni remora, mio caro"

E con mano delicata e ferma si insinuò tra quelle tremanti di Tofu che tentennavano nel porgere la piccola boccetta rossastra, strappandogliela con grazia.

"Ecco fatto, non ci voleva poi molto. E ora andate pure, vi chiamerò io quando avrò bisogno"

"Mia signora, state attenta"

E senza alcun timore ma con tanta mestizia in petto, il dottor Tofu diede le spalle a Kodachi Kuno e si dileguò.

In tutta risposta la donna sorrise e tornò a guardare il ragazzo con la bandana, sudato e sorridente che aiutava alcune serve con i pesanti cesti della biancheria.

"Ma certo. Molto attenta"



***



"Mio buon signore, vi dico che la mia padrona è in stanza e sta poco bene... Proprio non si sente di uscire!..."

"E io insisto che tu mi faccia entrare"

Da un tempo che le pareva interminabile Ukyo si trovava in quella posizione semi-inginocchiata, gli occhi rivolti al pavimento in atto di sottomissione, eppure affrontando al contempo la boria di Kuno, che voleva irrompere nelle stanze di Akane.

E lei non poteva permetterglielo.

"Perdonatemi ma non posso prendermi questa libertà o perderei il lavoro. La mia padrona vi prega di passare in un altro momento"

Da quando quell'insetto era stato esiliato, Kuno aveva deciso di rivedere la strategia del suo corteggiamento. Aveva il tempo dalla sua parte, ora, e con quel miserabile fuori combattimento presto si sarebbe insinuato tra i favori della giovane principessa, con o senza matrimonio.

"E sia. Ma fatele avere questi", disse con tono imperioso mentre, andandosene, gettava un mazzo di crisantemi bianchi lucenti ai piedi di Ukyo.

E l'ancella tornò finalmente a respirare.

"E' andato via?", sbucò fuori Akane.

"Sì sì", la spinse dentro Ucchan, "Ma non potete continuare a evitarlo... Per quanto ancora lo terremo a bada?"



***



Il tempo, in fondo, ha una misura tutta sua quando a dilatarlo o a restringerlo di colpo sono le parole...

E in cerca di parole era Akane, in quel preciso momento, parole che potessero darle l'illusione di vivere giornate reali e normali, lontane da pensieri e preoccupazioni...

Sono finalmente approdato in Cina, a Yangzhou!

Caro Ranma, i giorni sono tutti uguali qui.

Si respira un'aria strana, Akane! Fatta di libertà ma anche di miseria, di colori e di racconti.

Mi barcameno tra Kodachi che mi spia e mi controlla da lontano, Kuno che si apposta per corteggiarmi e mio padre che mi parla solo coi suoi occhi severi pieni di rimprovero.

Ho appena messo piede a terra e ancora non ho visto nulla ma ti scrivo le ultime righe così che la nave possa portare la mia lettera non appena ripartirà, dopo aver fatto rifornimenti.

Ma tengo testa a tutti e tre, non temere. E poi non sono sola. Non so cosa farei senza Ryoga e Ucchan. Sono le mie guardie del corpo e i miei confidenti, i miei fratelli, i miei amici più veri.

La città dicono che non sia troppo vasta, ma è molto caotica ed è enorme paragonata ad Hakata o al villaggio che ero solito bazzicare.

Mi fido di loro senza riserve. Così come del vecchietto. Happosai sta cercando di convincere mio padre, lavorandolo ai fianchi... e sono certa che se non fosse per quella sua sciocca moglie ci sarebbe già riuscito...

Mi ci vorrà un po' per trovare la locanda 'Ko-Lun' gestita dalla signora Nodoka.

Tengo duro per te e aspetto il tuo ritorno con crescente fiducia, giorno dopo giorno!

Sarà il luogo da cui ripartirò, l'inizio di qualcosa, ne sono certo, del mio ritorno da te... Tieni duro!

E anche oggi vedo tramontare il sole e guardando verso ovest immagino di superare monti e mare e di giungere a te per darti la buonanotte!

Buonanotte maschiaccio mio, mille volte buonanotte!


***



Era pomeriggio inoltrato e Ryoga era inquieto.

Si era dovuto allontanare, anche se per poco, dalla ‘zona di sicurezza’, quella zona in cui riusciva a tenere sotto controllo Akane Tendo, seppur da lontano, e a buttare un occhio anche sui movimenti di Ukyo.

Era stato incaricato di spostare dei pesanti tomi dalla Sala Grande alle stanze di Soun Tendo.
Ancora pochi minuti e una corsa poco elegante ma necessaria l'avrebbe riportato alle sue mansioni di sempre, lontano dall'ala ufficiale e vicino a ciò che aveva più a cuore...

*Ancora  pochi minuti... Ancoa pochi minuti... Dannaz-*

"Mia signora"

Nell'ultimo passaggio, con le pesanti pergamene ammonticchiate disordinatamente tra le sue braccia, si era imbattuto nell'altera regina della casa e si era inginocchiato velocemente.

"Oh, guarda chi c'è... 'Ryoga... Hibiki', mi pare che ti chiami, vero?"

"Sì signora, è il mio nome"

"Oh, non meravigliarti, caro, è preciso dovere di ogni padrona conoscere il nome di ogni suo singolo servo. Tu sei stato assegnato alla piccola Akane, non è così?"

"S-sì, mia signora..."

"Non titubare, caro, nelle tue risposte. So bene che non è propriamente così... Ma che importa! Dopo il triste esilio del tuo padrone è naturale che tu segua la sua sposa..."

"..."

"Piuttosto dimmi... Ancora piange? Oh, povera bambina! Non finisce mai il dolore di un cuore innamorato! Ma per il suo bene, caro, non permetterle di fare nulla di folle... Si sa, a quell'età, con quel temperamento, si segue troppo spesso l'impulso! Che errore... Va consolata, la principessina... Ne va calmato l'animo... Dimmi, come possiamo fare? Tu hai qualche idea, caro? Suo padre è testardo quasi quanto lei e per il momento, purtroppo, non c'è speranza che il giovane Ranma possa essere richiamato dall'esilio... Povero ragazzo... Mio fratello in fondo vuole solo il bene della ragazza... Ha sbagliato a forzarla, questo sì... Ma ora è così sola... E chissà quando tornerà il suo Ranma... Forse mai... E lei, poverina... E anche tu, in attesa di un padrone che non torna... Vi compiango, povere creature... Ecco, potresti parlarle e farle capire che mio fratello vorrebbe solo consolarla un po', lenire il suo dolore..."

Ryoga non osava incrociare il proprio sguardo con quello di lei e Kodachi interpretò il gesto come un accenno di infedeltà che si apriva alla vergogna.

E volle rassicurare quel timido moto di alleanza.

"Fa in modo che Tatewaki le si insinui dentro il cuore... E io ti dò quanto ti basta... Anzi, no! Ti faccio ricco più del tuo padrone... Potrai condurre una vita libera, lontano da qui, senza bisogno di lavorare per il resto dei tuoi giorni. Potresti usare quei soldi per sposarti e garantire una vita agiata alla tua sposa e ai tuoi figli... Parlo io a Soun-sama, ci penso io a te, mio caro. Parla con la principessa... Siamo persone di buon senso, no, Ryoga Hibiki? Spiegale quanti vantaggi in più può avere, solo volendolo. Dille che lo pensi tu"

Andava avanti a parlare ma intanto lo scrutava, non più tanto sicura.

Il ragazzo si ostinava in un silenzio snervante e criptico.

Possibile che rifiutasse la sua offerta? Forse aveva bisogna di un'altra piccola spinta...

"Pensa alla proposta che ti faccio... In fondo se vuoi puoi restare il servo della mia figliastra e al contempo ricevere onori da me, da mio fratello, e dal mio amato marito. Lo meriti. E solo per un'opera di bontà... Mio saggio ragazzo... P-pensaci un po' su"

Si fingeva sicura ma avrebbe volentieri schiaffeggiato rabbiosa quel faccino che con tenacia restava abbassato in segno di obbedienza.

*Osi sfidarmi, eh? Bene, avrai quello che davvero ti meriti...*

"Non c'è bisogno che tu mi risponda ora. Pensaci con calma"

Un buffetto sul capo con fare magnanimo, quasi materno e si voltò in un volteggiare di maniche di kimono.

Il tempo di rialzarsi per andarsene il prima possibile e Ryoga vide una boccetta cremisi rotolare ai suoi piedi.

*E ora... Raccoglilo...!*

Istintivamente la raccolse e fece un cenno goffo verso Kodachi.

Gli occhi più ingenui del mondo si piantarono su di lui.

"Cosa...? Ho sentito cadere... Oh, l'hai raccolto! L'avevo qui con me, dev'essermi scivolato nel movimento! Grazie, caro. Ma sai cos'è? E' un rimedio portentoso! Lo uso ogni volta che ho anche il più piccolo malessere. Mi ridà colore alle guance e forza in corpo! E lo sai anche chi ha salvato da morte certa? Soun-sama! Oh sì, mio caro! Di questi tempi anche un sovrano rischia la morte per un raffreddamento trascurato. E queste erbe l'hanno soccorso più di una volta! No no, tienilo pure. Ho deciso che te lo regalo. Ne ho altri… Un piccolo anticipo per quel bene che ti verrà da me. Ma te lo meriti comunque, per la tua fedeltà di sempre. Che tu cresca in salute servendo il tuo signore, se questo è il tuo volere *Amen* E ora vai caro, torna alle tue incombenze! Ti ho trattenuto anche troppo"

"Mia signora, grazie"

Riconoscenza asciutta e doverosa. Non più di un inchino. Impeccabile e sfuggente.

Ma poco importava.

Era riuscita comunque nel suo intento.

Lo guardò allontanarsi.

*Piccolo insolente... Quando si è onesti in questo modo qui lo si rimane per sempre, eh?... Non ti fai corrompere? Maledetta nullità! Ci spia per conto del suo 'amico' e ricorda a lei di essergli fedele... Ma ti ho dato quel che basta per... Eh eh… Un piccolo sorso e la priverai del suo servo. E dopo, toccherà anche a lei, perchè se non si calma, una soluzione la troviamo anche per la piccola Akane*

E dentro di sé rise, di una risata lugubre e acuta, a fare da sfondo ai suoi macabri progetti di vendetta.


***


"Ucchan! Ucchan!"

"Ryoga! Ma che hai? Sei tutto pallido e sudato..."

"Stai bene? State bene??"

"S-sì... Ma così mi fai preoccupare, hai due occhi..."

"Akane-san dov'è?"

"In stanza... Si sta allenando lontano da occhi indiscreti, in tal modo si tiene impegnata e di buon umore e scarica un po' del suo spirito combattivo!"

"E tu??"

"Io?? Ma si può sapere cos'hai, Ryoga?! Io sono sempre stata qui dove mi hai trovato! Sto aiutando i cuochi a portarsi avanti con i preparativi, come puoi vedere! C'è molto lavoro da fare in vista del banchetto di domani... Pare che Soun-sama abbia indetto un'assemblea straordinaria con tutti i generali delle terre dell'ovest"

La vide, munita di un coltellino, che stava mondando con mani abili una montagna di foglie di cavolo, lì, seduta sul ballatoio esterno alla casa, per godersi un po' di sole, coi piedi penzoloni e un grande secchio di legno accanto a lei a raccogliere i rifiuti.

Finalmente si calmò.

"Ho avuto paura che Kodachi avesse combinato di incontrarmi per trattenermi lontano da voi..."

"Hai... hai visto quella strega?! Che è successo??"

"Ah ah! Calmati tu, ora, ti prego! Non è successo nulla!"

Le prese il mento tra le dita,  e glielo scrollò giocoso.

"Lo deciderò io se non è successo nulla! Racconta!"

"Beh, no... cioè sì, in effetti... Ha provato in modo piuttosto evidente a comprarsi la mia fedeltà"

"Come?!"

Le raccontò ogni gesto, ogni intonazione, ogni parola di quel tentativo e le espressioni di Ukyo attraversarono senza filtro ogni passaggio della storia.

"Devi stare attento, tesoro mio... Ti ha preso di mira e non ti mollerà facilmente..."

Si sentiva un po' svuotata, ma in fondo tranquillizzata dalla condotta di Ryoga.

“ ‘Tesoro mio’…?”, arrossì il ragazzo con la bandana.
 
“Oh, smettila, non è il momento…!”, arrossì lei. Ma cosa diamine si era lasciata sfuggire?!
 
Per fortuna Ryoga tornò immediatamente serio.
 
"Comunque… lo so. Ma penso di non averle mancato di rispetto e per un po' credo che pazienterà... Soltanto una cosa mi dà da pensare. Andandosene le è caduta questa boccetta... Mi ha detto che si tratta di un rimedio benefico che ha salvato anche Soun-sama più di una volta da malesseri di vario tipo. Me l'ha regalata, ‘come anticipo’, ma anche ‘come ringraziamento dei miei favori di sempre’, così ha detto... Non potevo rifiutare..."

"No, certo, hai fatto bene..."

"Solo che..."

"Cosa?"

"Mi è sembrato strano... Non pensi che abbia fatto in modo che io prendessi questa boccetta?... Ci sarà qualcosa dietro questo suo gesto?"

"Io credo molte cose di Kodachi Kuno, cose che non possono uscire dalla mia bocca, se voglio restare la ragazza rispettabile che sono... Ma questa volta credo che tu ti sbagli e che quella boccetta le sia caduta davvero. Proprio l'altro giorno, mentre servivo il tè nella Sala Grande, ho visto io coi miei occhi il nostro signore accasciarsi per un malore, e quella strega ha tirato immediatamente fuori dalla manica questa stessa boccetta, ne ha versato qualche goccia in bocca a Soun-sama e lui si è subito ripreso, le guance gli sono tornate rosee e ha sorriso per il ritrovato benessere. No, credo si tratti proprio di quel rimedio e tutto sommato per questa volta qualcosa di utile ci ha fruttato pure quell'arpia. Vedrai ci tornerà comodo quest'inverno, quando avremo bisogno di energia per non soccombere alle fatiche di questo benedetto palazzo!"

Completamente rassicurato dalle parole di Ukyo, Ryoga lasciò scivolare via dalla mente anche l'ultimo brandello di dubbio, e cominciò ad aiutarla, sempre con un occhio alle finestre di Akane.

Senza che lui potesse saperlo, altri occhi, in quel momento, da lontano accarezzavano silenziosi le silhouettes di lui e di lei intenti al lavoro.

E si compiacevano di aver visto bene nel constatare quanto i meccanismi del mondo siano sempre gli stessi e le relazioni umane abbiano bisogno di alleati per dare un senso alle proprie paure.

Mostrare a quella servetta il potere miracoloso di un rimedio benefico contenuto in una boccetta identica a quella col veleno si era rivelata un'intuizione geniale nonché, potenzialmente, molto, molto divertente.

Era solo questione di tempo.










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Ciao a tutti!


Per prima cosa, scusatemi.

Sono mancata per troppo tempo da questo fandom e da questa storia e questo ritardo è imperdonabile.

In particolare mi scuso con le mie meravigliose Ladies, che hanno continuato a scrivermi, a sostenermi e a pensare a me, nonostante fossi sparita!

Non sto a raccontarvi che il lavoro mi ha tenuta impegnata coi suoi orari assassini, che la vita si condisce sempre di continui piccoli grandi inconvenienti e che il tempo non basta mai... Tutte cose che sappiamo e che riguardano tutti.

Perciò, ancora una volta, scusate.

Eccomi qui!

Ho cercato di riprendere le fila del racconto, anche se in modo un po' faticoso.

E presto mi rimetterò in pari con le vostre storie e con le recensioni, spero con un po' più di regolarità!

Ringrazio infinitamente tutti coloro che, nonostante i ritardi, continuano a leggere, seguire, preferire e soprattutto commentare!

E un abbraccio enorme alle mie Ladies, le cui parole e i cui consigli, anche a distanza, continuano a commuovermi e divertirmi!

InuAra
 
(Lady Shakespeare, eheh!)
 
 
  
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