Anime & Manga > Il grande sogno di Maya
Ricorda la storia  |       
Autore: Ninfea Blu    26/01/2015    5 recensioni
Leggendo gli ultimi numeri del manga, ho immaginato uno sviluppo diverso degli eventi che potrebbe essere verosimile. Masumi non si è mai rivelato e si è sposato con una donna che non ama, condannandosi all'infelicità. Maya ha cercato di dimenticarlo, gettandosi anima e corpo nel teatro. Sono due cuori infelici, finché una sera il cinico presidente della Daito decide di non tornare a casa...
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Masumi Hayami, Maya Kitajima
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Masumi Maya

a  Una rosa alla tua porta  b

 

 

 

 

Le imponenti vetrate del bar del grattacielo della Daito, si aprivano come un sipario maestoso sulla notte di Tokio, rischiarata dalle luminarie al neon. A quell’ora della sera il locale era praticamente deserto, e l’ambiente con le sue luci soffuse dava un’ idea generale di tristezza e abbandono.

C’ era solo un cliente, l’ultimo per quella giornata: la sagoma della schiena di un uomo si profilava massiccia contro il bancone.

Aveva allentato la cravatta, e tolto la giacca gettandola sullo sgabello accanto; dalla sua posizione, in silenzio guardava il cielo oltre la vetrata pensando a quante volte in passato si era rifugiato lì, davanti a un bicchiere di brandy, in cui annegare pensieri e ansie indicibili.

Veniva in quel posto per soffocare un dolore, un tormento che lo accompagnava ogni volta.

 

Neppure adesso era diverso.

 

 

Tre anni.

 

Non era cambiato nulla.

 

Quasi nulla.

 

Lui era soltanto più infelice.

I suoi ricordi erano ancora lì, incollati sul cuore.

E il desiderio di un’ altra vita, se possibile, si era acuito di più, e non gli dava tregua. Mai.

 

Quella sera non aveva voglia di tornare a casa. Da una donna che non amava.

Eppure aveva tentato.

 

Tutto si era rivelato inutile.

E doloroso. Era penoso vivere con una persona, i giorni, le ore e le tue notti e pensare a qualcun altro. In maniera costante, ossessiva.

 

Dopo il lavoro aveva lasciato il suo ufficio, aveva congedato la sua segretaria, e invece di lasciare il palazzo, aveva preso l’ascensore per salire all’ultimo piano del grattacielo.

Mentre saliva, gli erano tornate alla mente le rose purpuree.

Quelle che non le aveva più mandato.

Lei le aveva respinte.

 

Il pensiero ancora lo straziava. Era accaduto subito dopo il matrimonio.

Non era stato capace di farsene una ragione e un mare di domande erano rimaste senza risposta.

 

Al suo ingresso, il barman con gesti misurati stava asciugando i bicchieri di cristallo per riporli sullo scaffale; lo aveva accolto con un sorriso, vagamente sorpreso di vedere arrivare il presidente della Daito a quell’ora tarda.

Era da tempo che Masumi Hayami non si faceva vedere.

Da quando si era sposato non ricordava di averlo più visto varcare la soglia del locale, neppure per bere un caffè.

Gli rivolse un saluto cortese cui l’uomo rispose.

 

“È tardi, signor presidente. A casa, ha una bella moglie che l’aspetta…”

Masumi non rispose, abbozzò una smorfia, mentre alla mente gli sovveniva l’immagine della consorte che lo accoglieva con un leggero bacio sulla guancia. Vaghi gesti d’affetto.

Misurati. Freddi. Come la sua vita spenta.

Non un solo pensiero di passione. Niente che gli infiammasse il sangue.

Non gli veniva neppure la voglia di toccarla.

Mesi che andavano avanti così.

 

A lei non sembrava più nemmeno importare.

Si era rassegnata a una vita senza slanci.

La moglie di un uomo facoltoso, quello era il ruolo cui era stata preparata.

Bellissima e raffinata. Mite, composta, senza apparenti passioni, desideri soffocati, repressi. Praticamente perfetta per un uomo come lui.

 

A volte si chiedeva come lei facesse a sopportare quell’ esistenza vuota.

Lui non reggeva più. Lo sentiva.

Avvertiva una fredda inquietudine che gli strisciava sul cuore. Quella vita arida lo logorava di giorno in giorno e si stava accorgendo che certi sogni neppure troppo lontani, tornavano a bussare sul suo cuore. Chiedevano di essere soddisfatti.

 

A volte gli pareva di soffocare.

Avvicinò il bicchiere alle labbra per bere un sorso di liquore che gli bruciò la gola e le viscere.

L’alcool gli dava sollievo, ma accendeva un fuoco momentaneo che si estingueva sempre troppo in fretta.

Tornò con la mente a quel pomeriggio appena trascorso.

Una rivista aperta sulla sua scrivania. Una foto. Due occhi scuri e fieri, diversi e uguali a sempre.

Un articolo commentava il successo del suo ultimo spettacolo che lui aveva visto. Un piacere cui non avrebbe mai rinunciato, al punto di lasciare sola la moglie in più occasioni, senza rimorsi. L’ unico legame che restasse con lei.

Un’ intervista letta col cuore in gola. Le domande insinuanti del giornalista.

 

“È vera la storia che avrebbe una relazione col suo partner di scena? Cosa può dirci? Voci di corridoio dicono che vi frequentate da mesi…”

“Tutte sciocchezze inventate dai giornali scandalistici. Siamo solo buoni amici. Il mio solo amore è il teatro… non ci sarà mai nulla di altrettanto importante nella mia vita.”

 

Davanti al bicchiere di brandy, si chiedeva se fosse vero.

Sembrava troppo cinica quella risposta per appartenere a lei. Aveva sempre paura quando leggeva gli articoli delle riviste di spettacolo, paura di quello che avrebbe potuto scoprire. Un nuovo compagno. Uno scandalo. Ma in quegli ultimi tre anni, non c’erano mai stati uomini, almeno ufficialmente e questo lo confortava.

E si sentiva un’ egoista.

 

Davvero Maya?

Davvero hai rinunciato a tutto, tranne che al teatro?

Per questo hai respinto le rose purpuree del tuo misterioso ammiratore?

Le loro spine mi fanno ancora male al cuore.

Sono fiori che non appassiranno mai dentro di me.

Tu non appassirai mai dentro di me, e io non posso andare avanti così… con questo stillicidio che ferisce la mia anima…

Ragazzina, a volte i tuoi occhi di donna mi sembrano così tristi… troppo simili ai miei… ragazzina, ho tentato, ma non riesco a rinunciare.

Stanotte non mi manderai via… costi quel che costi.

 

 

Masumi posò il bicchiere vuoto sul bancone, prese la giacca posata accanto, se la gettò in spalla, si alzò e si diresse verso l’uscita. Aveva deciso cosa fare e lo avrebbe fatto. Certamente, non sarebbe tornato verso casa. Non quella notte.

 

 

 

§§§§§

 

 

 

 

Fermò l’ automobile sotto il suo appartamento.

Da qualche tempo Maya abitava lì, da quando l’amica Rey era andata a convivere con il suo compagno, un giovane attore della compagnia Unicorno.

Masumi si era sempre mantenuto informato, incapace di disinteressarsi a tutto ciò che la riguardava; manteneva i contatti con i suoi vecchi amici della compagnia Tsukikage, e quelli dell’ Unicorno. Fuori dalle scene, frequentava la sua amica Rey con costanza.

Sentiva il tumulto sordo del cuore invaderlo. I minuti passavano. Restò immobile, appoggiato alla portiera dell’auto con quella rosa in mano. Era stato difficile trovarla a quell’ora tarda, aveva smosso mari e monti. Alla fine, aveva trovato un negoziante su internet che consegnava ventiquattrore su ventiquattro. Per fortuna che era venerdì.

 

Con una scusa, riuscì a farsi aprire dalla portineria del palazzo.

 

Salì le scale con calma apparente, guidato da una strana misteriosa determinazione, ma il cuore gli rimbombava nelle orecchie, e più saliva, più gli pareva che il ritmo accelerasse. Arrivò al secondo piano e quando fu davanti alla sua porta chiusa, per un momento ebbe l’impressione che il battito nel petto si arrestasse. Rimase lì davanti, fermo per lunghi istanti, ad ascoltare il suo respiro che si placava, a sentire se provenissero rumori dall’appartamento.

E se l’avesse trovata in compagnia di qualcuno? Un amico, o peggio?

Magari, quell’attore di cui parlava l’articolo letto poche ore prima.

Scosse nervoso la testa.

Lo raggiungeva solo il silenzio.

La luce del pianerottolo si spense. Restò al buio per un tempo imprecisato, poi con l’indice a tentoni sfiorò di nuovo l’interruttore sul muro. E finalmente, si decise a suonare il campanello.

Pochi attimi e sentì un ciabattare provenire dall’interno. Quando sentì la chiave girare nella serratura il suo cuore si arrestò improvviso. La porta si aprì.

 

Non era preparato a nulla e non avrebbe saputo cosa aspettarsi.

Il primo impulso sarebbe stato quello di sgridarla: ragazzina, non si apre la porta, senza prima controllare chi è allo spioncino, ma non riuscì a proferir parola.

Fu troppa l’ emozione di trovarsela davanti, innocente e affascinante, candida e seducente, vestita di un semplice pigiama leggero e corto, le gambe e le braccia nude, un telo di spugna sulla testa bagnata.

Gli arrivò alle narici la leggera fragranza fiorita del bagnoschiuma che accendeva il profumo della sua pelle fresca. E improvviso, gli fu chiaro che quella che aveva davanti non era più una ragazzina, ma una giovane donna. Gli parve più alta. Il suo corpo era sbocciato e si era fatto più armonioso e un poco più rotondo, ne colse le forme lievi e morbide sotto il tessuto di cotone che la nascondeva appena al suo sguardo.

Sentì la fiamma sopita in corpo rianimarsi, bruciare il suo sangue, lambire la sua carne, torcergli le viscere.

Non l’aveva mai guardata così, neppure in scena.

Ed era passato troppo tempo dall’ultima volta che l’aveva incontrata, anche solo per caso.

Osservandola seppe con certezza che lei lo sentiva addosso, quello sguardo. Le sue guance si imporporarono, mentre le labbra umide si schiudevano in un sospiro muto, e l’espressione tradiva tutta la sua sorpresa unita a un velato timore.

Maya a quel punto, fece un passo indietro.

Lui avanzò sicuro e lento, inesorabile, la rosa in mano protesa verso di lei.

Le sfiorò la curva delicata della guancia con i petali.

La vide sussultare.

Senza staccare mai gli occhi dai suoi, Masumi richiuse la porta, appoggiandovi la schiena.

Il silenzio restava sospeso tra loro.

Lungo. Insostenibile.

Come i loro sguardi allacciati.

 

Dì qualcosa…

 

“Sei senza parole, ragazzina? Non è da te…”

Forse fu la sua voce insolita a riscuoterla. Così vicina, profonda. Vibrava di un’ emozione oscura. Il battito furioso del cuore l’ avvertì del pericolo.

“Signor Hayami… non sono più una ragazzina… e lei non dovrebbe essere qui… a quest’ora…”

“Perché no, Maya? Dov’è finito l’affetto sincero che avevi per il tuo misterioso ammiratore? Intendi continuare a respingere le mie rose?”

Il significato di quelle parole le esplose nel petto; così quell’ uomo indecifrabile si rivelava? Dopo tutto quel tempo? Dopo quei lunghi dolorosi tre anni di matrimonio, in cui lei aveva tentato di dimenticare e rassegnarsi per sempre al fatto che lui apparteneva a un’ altra?

Le labbra le tremarono: lui si era avvicinato di più, aveva abbassato la rosa e alzato l’altra mano a sfiorarle la bocca con il pollice in un gesto palese e allusivo.

La mano, con una carezza tenera si era spostata lungo il collo esile.

E lentamente si era abbassato fino a raggiungere le sue labbra.

 

Il primo bacio fu lieve, ma la colse di sorpresa.

L’aveva guardata un attimo, nell’attesa di un possibile rifiuto che non venne, prima di continuare a baciarla in un modo sempre più esigente. Si era staccato solo per incontrare i suoi occhi spalancati di meraviglia.

“Hai ragione, Maya… - bisbigliò contro le sue labbra, con un sospiro rauco - non sei più una ragazzina.”

L’aveva baciata ancora, con più foga di prima, coprendole le labbra, schiudendole fino a invadere con tenera urgenza il segreto dolce e fresco della sua bocca, alla scoperta del suo sapore.

Lei era come miele che gli scendeva nell’anima.

Un palpito di felicità dimenticata si accese nel suo cuore. Sperò che per lei fosse lo stesso, un intimo, segreto desiderio.

L’aveva stretta contro il torace, le mani grandi sulla sua schiena minuta, fino a sollevarla da terra. L’asciugamano era caduto.

La sentiva fremere, aggrappata a lui, le piccole mani sulle sue spalle larghe, ancorate al tessuto della giacca. Non seppe per quanto tempo restarono così, stretti uno all’altra, dimentichi di tutto, preda di un dolce delirio che li avvinceva. La sentiva arrendevole, tenera e tremante contro il suo petto. Bastava quello a fargli scoppiare il cuore di una gioia misteriosa. Si illuse per un attimo che potesse bastargli, poi avvertì le sue mani giocare timide fra i suoi capelli. Allora, corpo e anima reclamarono tutto di lei.

 

 

Al primo dolce assalto, tra sconcerto e incredulità, si era sentita incapace di respingerlo, pur sapendo che avrebbe dovuto.

Lui non era il suo uomo.

Quella rosa l’aveva totalmente disarmata, vanificando tutti gli sforzi fatti per lasciarlo andare, e in un istante, lei aveva ritrovati intatti in fondo all’anima quei sentimenti che credeva di aver cancellato.

Erano ancora lì, forti più di prima, rinvigoriti dal tempo, dalla distanza, dalla separazione forzata, e bastava la miccia giusta a farli esplodere di nuovo.

Lo amava ancora.

Ma questa consapevolezza la fece disperare. Forse arrabbiare.

Perché si burlava di lei? Perché doveva essere così crudele?

Voleva che perdesse la ragione?

Non era suo.

Non poteva esserlo.

Masumi aveva una moglie, e non era lei.

Lacrime salate e impietose vennero a ricordarglielo, mentre le sue labbra calde, esigenti e sensuali la stordivano.

Miele e sale si mischiarono.

 

Masumi l’aveva presa in braccio, una mano sotto le ginocchia, l’altra a cingerle la vita sottile, e non smetteva di baciarla con un ardore che la stava bruciando.

Sentì i suoi passi muoversi sicuri e le fu tutto chiaro.

Fu presa dal panico.

Si divincolò, mosse le gambe per tentare di sfuggirgli, ma Masumi, possessivo, la strinse con più forza affondando le dita nella sua pelle.

Sconfitta si puntellò contro il suo petto e lo fissò in viso, in un ultimo inutile tentativo di resistergli.

“Aspetta Masumi, ti prego. Perché ti riveli adesso? Dopo tutto questo tempo? Tu sei sposato… non possiamo… io non posso!”

Lui la guardò un istante, con infinita tenerezza.

La sua piccola donna.

Il volto arrossato per l’emozione, le labbra gonfie e gli occhi umidi, ma colmi di quel fuoco che straziava anche lui. Benché scuri, erano troppo trasparenti e sinceri, e lui vi leggeva attraverso.

Non poteva lasciarla andare. Non più.

“Perché in questi tre anni, a parte vederti recitare, l’unico momento di felicità è stato quando sono entrato da quella porta, poco fa. Da quando hai respinto il donatore di rose, il mio cuore sanguina. Solo tu puoi curare le mie ferite. Tu sei mia e io sono tuo. Doveva essere così fin dall’inizio, purtroppo ho commesso un errore dietro l’altro… ma stanotte non mi lascerò respingere.”

“Oh, Masumi…” sospirò vinta, allacciandogli le braccia al collo e affondando il viso contro la sua spalla.

La trasportò fino alla stanza da letto e l’adagiò dolcemente fra le coltri.

Le fu accanto, le accarezzò il viso dolcemente, le asciugò le lacrime che ora nascevano in mezzo ai sorrisi. Le baciò la fronte, i capelli umidi, le guance, le palpebre chiuse, le labbra.

“Ti amo, Maya. Lontano da te, ho rischiato di diventare pazzo. Mi hai stregato molto tempo fa, questa è la sola cosa che so, la sola cosa vera della mia vita. Tutto il resto è il nulla più assoluto.”

E lei fu certa che quelle parole fossero reali e altrettanto vere nel suo cuore. Quella notte infinita sarebbe vissuta nel suo abbraccio, nata con lui.

 

Masumi ascoltò il suo corpo con le mani, che si aprì come un fiore delicato e prezioso per la prima volta.

Lo esplorò con devozione come un pellegrino, nutrendolo con gentilezza e colmandolo coi suoi baci profondi, venerandolo con gli sguardi più intensi. Incoronò la sua bellezza con la gemma più preziosa, quell’amore che traboccava dal cuore come linfa vitale. Essere in lei, nella sua femminilità calda e profonda come il mare, fu come perdersi dentro un firmamento di stelle, sentirsi piccolo, custodito, e rinascere a nuova vita.

Scoprì di amarla con ogni fibra del suo essere, con ogni goccia di sangue che correva nelle vene, con ogni battito di ciglia.

Scoprì di essere amato con altrettanta forza, di essere per lei potente energia e sollievo.

Era affamata, assetata di lui, di ogni contatto di labbra, di ogni più intima, segreta carezza che con innocenza lo cercava.

E Maya, nell’ estasi travolgente della loro unione si sentì come una regina. Splendida e immortale come una dea unita al suo sposo.

Fu sua in ogni pensiero e parola, nei baci che infiammavano la pelle e le membra, in ogni sospiro e sussurro; fu come riscoprire la gioia di donarsi, e perdersi travolto dal calore del suo abbraccio, dal tepore molle e arreso del suo corpo che diventava nido misterioso e accogliente, dal richiamo della sua voce felice che lo avvinceva come una musica soave.

I palpiti dei loro cuori si inseguivano in rincorse folli, esplodendo in vortici di gioia.

Furono una cosa sola, una sola felicità, una sola anima, un solo canto d’amore.

Il più antico e il più puro. Il più grandioso.

Si amarono così per tutta la notte, pregando che non giungesse mai il mattino che li avrebbe separati, riportati alla realtà troppo triste delle loro vite sospese. L’alba li trovò con le mani intrecciate, le braccia aperte sui cuscini, il cuore contro il petto dell’altro, il respiro nel respiro e le fronti accostate.

 

 

 

Masumi si svegliò prima di lei.

Si fermò rapito a guardarla, rubando quell’espressione di felicità che aleggiava sul suo volto. Forse stava sognando.

Una vaga amarezza lo assalì.

Non voleva uscire da quel letto, ma non poteva restare con lei come avrebbe voluto, e lo sapeva.

Le accarezzò la linea della guancia con il dorso delle dita, desiderando che sollevasse le palpebre.

Fu come se lo avesse sentito.

“Buongiorno.” Sussurrò davanti ai suoi occhi aperti.

Maya si girò su un fianco, ma non parlò limitandosi a guardarlo. C’era qualcosa nei suoi occhi scuri che lo inquietò.

Sembrava tristezza.

“Sei silenziosa… - si avvicinò per posarle un bacio sulle labbra – spero che tu non sia pentita.”

“No, ma…” esitò impacciata.

“Che cosa c’è Maya?” Le chiese, senza riuscire a nascondere la sua apprensione. All’ improvviso ebbe paura.

“È stato bellissimo questa notte, davvero. Porterò questo dolcissimo ricordo nel cuore per il resto della mia vita…”

La sua piccola mano corse ad accarezzargli una guancia e Masumi la coprì con la sua. Si accorse che tremava.

“Io voglio rivederti, Maya. Non accetto rifiuti.”

Dolcemente lei si allontanò dal suo abbraccio, per scendere dal letto. Prese gli indumenti sparsi in giro per la stanza e si rivestì. Sentiva sulla pelle l’aria fredda e addosso lo sguardo caldo di lui, che non l’abbandonava.

“Maya…” La chiamò incerto. Ma lei corse fuori dalla stanza.

L’uomo saltò giù dal letto. Infilò pantaloni e camicia senza allacciarla. La raggiunse nella piccola sala del soggiorno. La trovò seduta sul divano, le mani in grembo, il volto abbassato sul pavimento.

“Maya!!”

La osservò: sembrava la ragazzina piccola e fragile di sempre. Si avvicinò e si inginocchiò accanto a lei, posando le mani sulle sue.

“Maya, che cos’ hai? Dimmelo, ti prego.”

Lei esitò tormentandosi le mani.

“Masumi, non potrà esserci un seguito a questa notte. Io ti amo più di quanto immagini, ma ti prego, non chiedermi di diventare la tua amante. È un ruolo che non saprei sostenere. Tu non sei un uomo libero…”

La guardò sconcertato, per un attimo incapace di parlare, conscio solo della fitta di dolore che sentì al petto.

Lasciarla andare? No.

Era impensabile.

Sarebbe stato come morire.

Si sollevò per sedersi sul divano, accanto a lei.

“Mi stai dicendo che mi ami, me l’ hai detto per tutta la notte, e non vuoi stare con me? Scusami, ma non capisco.”

Non nascose il disappunto.

“Io vorrei poter stare con te, lo vorrei tanto, ma… non posso. Tre anni fa, quando ti sei sposato, ho fatto di tutto per dimenticarti. Non sai quanto ho sofferto, quanto mi è costato respingere le rose del mio dolce ammiratore, le tue rose Masumi… ma non potevo fare altro. Dovevo mettermi il cuore in pace, rassegnarmi ad averti perso. Pensavo di esserci riuscita…”

La costernazione di Masumi aumentò ancora, appena colse il senso di quelle parole.

“Un momento: stai dicendo che tu sapevi che ero io il tuo ammiratore?”

“Sì, lo avevo capito che eri tu. Ieri sera, quando ti sei presentato alla mia porta con quella rosa, non potevo crederci. Che strani scherzi fa il destino… Volevo resisterti, mandarti via. Ho dovuto arrendermi al mio cuore.”

“Oh, Maya…”

“Ti prego Masumi, cerca di capirmi.”

La voce era incrinata e lui percepiva lo sforzo che faceva per non piangere. Ma non comprendeva del tutto le sue parole. L’unica cosa che gli era chiara era che non voleva perderla; la voleva ancora e avrebbe fatto a pezzi la sua stessa miserabile vita per legarla a sé per sempre.

Non gli importava di niente, tranne che di lei.

Contava solo quella felicità totale appena intravista e che già sembrava dissolversi.

“Reciterò soltanto per te, per il resto della mia vita. Sul palco sarò solo tua. Soltanto lì, nel mondo dell’arcobaleno, il nostro amore continuerà ad esistere, e nessuno potrà impedirlo. Nessuno potrà togliercelo. Tu sarai sempre il mio prezioso ammiratore, il mio più caro amico. Mi sentirò sempre amata finché tu mi guarderai recitare. Ma fuori dal palco… non c’è futuro…”

Con le ultime parole, Maya si arrese alle lacrime trattenute fino a quel momento. Portò le mani al volto per nascondere lo strazio.

Il cuore oppresso, Masumi non voleva credere che stesse parlando sul serio. Eppure in un angolo remoto del suo animo sentiva che lei aveva ragione; con quelle premesse loro non avevano futuro e lui non poteva condannarla ad una vita clandestina di vergogna.

Senza volerlo, avrebbe corso il rischio di rovinarla, minacciando la sua stessa carriera di attrice.

 

La felicità stava sfuggendo di nuovo.

Ma sopportarlo, ora diveniva insostenibile. Almeno per lui.

Non mosse obiezioni. Non riusciva a trovarne.

Si alzò in piedi per allacciarsi la camicia e infilarla nei pantaloni, poi recuperò la giacca in camera da letto.

Doveva pensare con calma, ma non ci riusciva. La sua mente non era lucida, ed era diviso tra un misto di gioia e pena.

Dov’era finito il freddo, cinico calcolatore, l’uomo con pochi scrupoli, padrone sempre della situazione?

Lì c’era solo un uomo perdutamente innamorato, che non sapeva cosa fare.

 

Quando tornò in soggiorno, trovò Maya in piedi ad attenderlo.

Era bellissima, ancora trasfigurata dai segni della passione, gli occhi pesti e umidi di pianto, i capelli in disordine.

La guardò, reprimendo l’impulso potente di stringerla di nuovo. Se l’avesse anche solo sfiorata, non sarebbe più uscito da quell’appartamento.

“Devo andare, ora…”

Si sentì subito amareggiato; sembravano soltanto le squallide parole di un amante di passaggio.

Ma vorrei tanto restare, pensò avviandosi verso l’ ingresso. Maya lo seguì rimanendo a breve distanza, senza staccare gli occhi dalla sua alta figura.

 

“Masumi…”

 

Il suo nome pronunciato in un sussurro disperato lo folgorò sulla porta aperta. Tornò indietro svelto.

“Chiederò il divorzio, Maya. È una promessa.” Poi scomparve oltre la soglia. 

 

Il rumore dei suoi passi sulle scale si affievolì.

Una scintilla appena nata di speranza accese le iridi scure della giovane.

Il suo ammiratore manteneva sempre le sue promesse.

 

 

 

 

Fine (forse...)

 

 

Buongiorno a tutte le fans de “La maschera di vetro”.

Questo è il mio debutto in questo fandom, dove ultimamente bazzico più come lettrice che altro; non ho mai scritto nulla prima, e non so se scriverò ancora. Conoscevo l’anime della mia infanzia, ho scoperto recentemente quello del 2005 (spero che lo doppino in italiano prima o poi) e i bellissimi OAV.

Così mi sono avvicinata al manga, su consiglio anche di altre brave autrici, e l’ ho letto con gran piacere. Non so cosa la Miuchi abbia in mente per il finale, (ho qualche sospetto che non svelo qui), ma viste le vicende degli ultimi numeri, ho pensato che poteva essere verosimile uno sviluppo del genere, con Masumi sposato e infelice, una cosa cui stavo pensando piuttosto seriamente.

Così è venuta fuori l’idea di questa storia un po’ amarognola, ma dal finale aperto. Io spero vi sia piaciuta.

Eventuali pareri favorevoli e non, li accoglierò con gratitudine.

Ninfea

 

 

   
 
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Il grande sogno di Maya / Vai alla pagina dell'autore: Ninfea Blu